giovedì 14 settembre 2017

All'alba di un nuovo percorso

Il Barcellona di Valverde sconfigge la Juve e si candida per il primo posto del girone D
di Emanuele Mongiardo




A distanza di cinque mesi dallo zero a zero che aveva schiuso alla Juventus le porte della semifinale di Champions League, gli uomini di Allegri tornano al Camp Nou, stavolta per la prima giornata della fase a gironi di Coppa. Barcellona e Juventus hanno in comune un'estate piuttosto movimentata, destinata probabilmente a segnare un nuovo percorso per entrambe le squadre.

Da una parte la cessione di Bonucci costringe a rivedere parte dei meccanismi di quello che è stato, unitamente a quello dell'Atletico di Simeone, il miglior reparto difensivo degli ultimi anni in Europa, senza considerare l'età di Chiellini e Barzagli che costringerà Allegri a coinvolgere sempre più uomini nella rotazioni difensive.

Il Barcellona invece deve ancora assimilare l'addio a Neymar, desideroso di svincolarsi dal cono d'ombra di Messi e per questo migrato ai piedi della Tou Eiffel. Il mercato ha portato in dote Dembele, talento potenzialmente sconfinato ma ancora da sgrezzare. Soprattutto però è cambiata la guida tecnica: dopo il triennio di Luis Enrique, in cui i risultati gravavano sulle spalle della MSN, è stato scelto come nuovo allenatore Ernesto Valverde: l'ex Athletic ha il compito di ricostruire meccanismi di gioco che possano innanzitutto esaltare il talento di Messi e quindi portare alla vittoria in Liga e in Champions.

Barcellona e Juventus arrivano allo scontro di martedì entrambe con un percorso netto di tre vittorie in campionato. Ragionevolmente nel gruppo D sono loro le squadre favorite per la qualificazione, ecco perché il match del Camp Nou può essere rivelatore per quanto riguarda le gerarchie del girone.

Allegri, orfano di Mandzukic. Chiellini, Cuadrado e Khedira, punta su quasi tutti i nuovi arrivati, proponendo un 4-4-2 pronto a trasformarsi in un 4-3-3 asimmetrico in fase offensiva. Davanti a Buffon agiscono Barzagli e Benatia, i centrali con maggior esperienza a disposizione, mentre il terzino destro scelto per l'occasione è De Sciglio; a sinistra, ovviamente, Alex Sandro. In mezzo al campo Pjanic e Matuidi sono i due mediani; alla loro destra prende posto il giovane uruguayano Bentancur, col compito di accentrarsi in fase di non possesso e creare un centrocampo a tre; l'esterno opposto è invece Douglas Costa, chiamato ad ambientarsi il prima possibile nell'undici titolare. Le punte sono Higuain e Dybala.

Valverde invece conferma le scelte delle prime giornate di Liga; unica novità è Dembele al posto di Deulofeu. Perciò i quattro davanti a Ter Stegen sono Semedo, Pique, Umtiti e Alba. Busquets è il mediano davanti a cui si muovono Rakitic e Iniesta. Davanti, oltre all'ex ala del Dortmund, ci sono Leo Messi da falso 9 e Suarez nell'inedita posizione di ala sinistra.

La strategia di Max
Già dal fischio iniziale è chiaro quale sarà lo spartito della gara: Barcellona in controllo del pallone e Juve attenta a negare ogni spazio tra le linee per recuperare palla e attaccare in transizione.

La Juve invece parte con un 4-4-2 che preferisce coprire il centro del campo mantenendo soprattutto una distanza minima tra difesa e centrocampo, comprimendo quindi quegli spazi vitali per giocatori come Messi e Iniesta. In questo modo si riescono anche a recuperare palloni utili per ripartire in transizione. Ovviemente il 4-4-2 prevede scivolamenti da un lato all'altro del campo che portano Costa o Bentancur a uscire in pressione sul terzino del lato palla, con l'esterno del lato opposto che stringe in modo da poter controllare i movimenti della mezzala sul lato debole. Nella linea di centrocampo Allegri concede a Matuidi licenza di staccarsi per aggredire il centrocampista più vicino, a patto però di essere coperto alle spalle da Pjanic.


Il 4-4-2 juventino con l'esterno del lato palla (Bentancur) che esce sul terzino (Jordi Alba)






Le uniche occasioni in cui la Juve prova a pressare più in alto sono le rimesse dal fondo, durante le quali Dybala e Higuain schermano il lato destro del Barcellona in modo da lasciare libera solo la linea di passaggio su Umtiti sul centro sinistra, costringendo quindi i padroni di casa ad affidare il possesso al centrale di difesa meno dotato tecnicamente (e comunque Umtiti ha degli ottimi piedi) e soprattutto invitando i blaugrana a sviluppare l'azione sul loro lato meno creativo.






Per quanto riguarda invece la fase offensiva, Allegri sa di non potersi affidare solamente alle transizioni. Durante la scorsa stagione, nel doppio confronto, aveva approfittato a pieno della tecnica di due difensori come Bonucci e Dani Alves per risalire il campo palleggiando, aiutato anche dal pressing approssimativo del Barcellona di Luis Enrique. Stavolta l'intenzione è attirare il pressing del Barcellona sulla propria destra, il lato per intenderci dove ama spaziare Dybala, per poi cambiare velocemente gioco sulla fascia di Alex Sandro e Douglas Costa, sorprendendo così gli avversari sul loro lato debole. E' un piano che necessita innanzitutto di moovimenti coordinati tra Dybala e Higuain, col primo che spesso muovendosi verso la fascia apre corridoi interessanti per il passaggio del terzino sul Pipita. Questi può decidere di proteggere palla e cambiare gioco in prima persona o, come avvenuto molto raramente, appoggiarsi su Bentancur, rimandando al giovane ex Boca la responsabilità del cambio gioco. In alternativa, il giocatore più cercato quando la Juve porta molti uomini in fascia è Pjanic, sicuramente il più adatto a innescare i due esterni brasiliani sul lato debole.









due occasioni in cui il movimento verso l'esterno di Dybala libera il passaggio su Higuain. Nel primo caso il Pipita appoggia a Bentancur che però sbaglia la misura del lancio, nel secondo si mette in proprio e col sinistro attiva la conduzione di Alex Sandro










La mano di Valverde









E' un piano che non riesce del tutto perché Valverde sembra aver capito che uno dei più grandi problemi dell'ultimo Barcellona di Luis Enrique era proprio la riconquista della palla. Per contrastare il palleggio bianconero l'ex allenatore dell'Athletic, quando la sua squadra è in pressione alta, vuole pareggiare il numero di uomini adottati dalla Juve in impostazione. Perciò, anche sulle rimesse dal fondo, spesso si ritrovano alcuni accoppiamenti fissi: Suarez e Messi gravitano nella zona dei centrali di difesa, Iniesta si alza su Pjanic e Rakitic va su Umtiti. Sfruttando l'asimmetria di entrambi gli schieramenti Jordi Alba si alza su De Sciglio.









L'unico dubbio riguarda la marcatura di Bentancur, che probabilmente Valverde non immaginava mezzala destra ma trequartista nel classico 4-2-3-1 bianconero. Il Barcellona allora si adatta alla posizione dell'uruguayano alzando anche Busquets in pressing, pareggiando numericamente il centrocampo a tre della Juve e affidando la marcatura di Dybala al talento difensivo di Umtiti, autorizzato anche ad uscite in zone rischiose sulla Joya. E' un tipo di pressione alta che necessita ancora di miglioramenti nella tempistica, ma che porta spesso i bianconeri a commettere errori tecnici che riconsegnano il possesso al Barcellona. Quando invece la pressione viene elusa e bisogna difendere più bassi Valverde adotta un classico 4-4-2, in cui Dembelè e Iniesta sono gli esterni col compito di attivare gli scivolamenti sul lato palla, con conseguenti scalate dei compagni.











Pressione alta del Barcellona, con il tre contro tre a centrocampo. Qui Rakitic scala e si occupa di Dybala che si muove alle sue spalle, lasciando la marcatura di Matuidi a Dembele che stringe. Da notare Jordi Alba che si alza su De Sciglio









L'influenza di Valverde però, è percettibile soprattutto per quanto riguarda la fase di costruzione. Il primo aspetto che salta all'occhio è l'asimmetria tra il lato sinistro e il lato destro del campo. Detto della posizione da finto centravanti di Messi, che secondo le proprie inclinazioni naturali gravita sul centro destra, è da notare come sulla destra l'ampiezza sia garantita da Dembele, con Semedo che quindi resta alle spalle del talento francese. Sul lato opposto invece tocca a Jordi Alba restare largo per smagliare la linea difensiva avversaria; quando il terzino ex Valencia sale allora Suarez può accentrarsi e agire in una zona a lui più consona.











L'asimmetria del 4-3-3 del Barcellona evidenziata dalla posizione dei suoi tre attaccanti, con Suarez che viene dentro e Alba che si alza






Nonostante il Barcellona nel primo tempo non riesca quasi mai a giungere dalle parti di Buffon per via delle distanze serrate tra centrocampo e difesa, vi sono alcuni aspetti incoraggianti del nuovo corso catalano. Innanzitutto Messi e Iniesta ritornano ad essere le pietre angolari della squadra: dai loro movimenti e dalle loro interazioni, reciproche e coi compagni, nascono le migliori trame culé.






Don Andres talvolta si muove verso la fascia sinistra, quella di Umtiti a cui la Juve spesso e volentieri concede il possesso. In questo caso è evidente come Valverde stia cercando di coordinare soprattutto i movimenti del Manchego, di Suarez e di Jordi Alba, in modo da non fossilizzare la costruzione solo sul lato destro. Qui una combinazione spesso provata, ma praticamente mai andata a buon fine anche per l'attenzione di De Sciglio e Sturaro, è lo scatto dell'ex valenciano non appena Suarez entra dentro il campo e libera la fascia, con conseguente filtrante alle spalle della difesa di Iniesta; ma come detto, la Juve è stata brava a disinnescare questo tipo di giocata, che comunque potrà essere riprovata e affinata nel corso della stagione.






Nella maggior parte dei casi però ama muoversi verso il centro, avvicinandosi a Messi e alla zona con più uomini blaugrana per condurre palla e creare triangoli che permettono alla squadra di occupare in blocco la trequarti avversaria.





Lezione di geometria spiegata dal professor Iniesta: prima triangola con Messi per raggiungere il centro destra. Quando poi Dembele gli restituisce palla forma un triangolo con Rakitic e Semedo, poi ne forma un altro con Messi e Suarez, con il suo movimento che apre il passaggio dalla pulce all'uruguayano. Infine ne forma un ultimo con Busquets e Suarez al termine del quale prova l'imbucata verso Rakitic che con fiducia cieca nel suo capitano si era inserito in area






La presenza massiccia di così tanti uomini sulla propria destra ha dei risvolti anche sulla fase difensiva: Valverde vuole invitare i suoi a una riconquista di palla immediata, con l'aggressione sugli avversari appena perso il possesso. Situazione non così frequente nel corso della sfida alla Juve, essendo un meccanismo ancora da collaudare, ma che comunque sarà importante riproporre per recuperare palla in zone pericolose e moltiplicare quindi le occasioni da gol.









Qui la pressione costringe De Sciglio a buttare via il pallone






Messi invece molto spesso rientra fino al centrocampo per aiutare la costruzione, favorendo così il ritorno di Suarez verso il centro. Soprattutto Messi in zona centrale leggermente arretrato può essere esiziale se si aprono varchi tra difesa e centrocampo; come in occasione del gol dell'uno a zero, quando il Barcellona con pazienza riesce a sviluppare un'azione palla a terra a partire da Ter Stegen. Il portiere tedesco, approfittando di una copertura della linea di passaggio non ottimale da parte di Higuain, serve Pique che, pressato, innesca Dembele, che con un controllo orientato elude l'aggressione di Alex Sandro. A quel punto, con la Juve riversata in avanti per via della precedente pressione, il talento francese può servire Messi alle spalle del centrocampo bianconero. In questo caso Pjanic e Bentancur riescono a rientrare su diez, ma Leo dà un saggio della sua incisività da falso nueve: nonostante il rientro dei centrocampisti, gli basta usare Suarez come parete per oltrepassare la mediana avversaria e bucare Buffon con controllo e tiro eseguiti praticamente in un millisecondo.










L'importanza di Ter Stegen






Ma il primo gol offre ulteriori spunti di riflessione, sul lavoro di Valverde e sulle qualità dei singoli. E' evidente come il nuovo allenatore punti molto sulla costruzione dal basso che sembra essere l'aspetto del gioco meglio sviluppato fino ad ora dai blaugrana. Il Barcellona non esita a portare un gran numero di uomini a ridosso della propria area per favorire un'uscita pulita della palla; spesso gli unici a non essere coinvolti nella prima costruzione sono i soli Dembelè e Suarez, su cui comunque in casi di emergenza si può cercare la palla lunga per saltare il pressing. I catalani in prima costruzione allargano i centrali di difesa, con Busquets che quindi può decidere se restare a centrocampo o abbassarsi tra di loro in salida lavolpiana. Rakitic e iniesta si avvicinano alla difesa e spesso anche Messi, seppur più avanzato, viene incontro appena dietro ai centrocampisti. Soprattutto però, i terzini si alzano e si mettono con i piedi sulla linea del fallo laterale: è il dettaglio più importante perché permette da sfruttare i lanci millimetrici Ter Stegen, probabilmente il miglior portiere al mondo nell'impostazione insieme a Neuer e Reina.






La Juventus cerca di ostacolare l'impostazione con le due punte orientate sui centrali di difesa, Matuidi che si alza su Busquets e gli esterni che stringono nella zona delle mezzali, pronti a uscire in pressione sul terzino in possesso attivando le scalate da un lato all'altro se la palla dovesse arrivare sulle fasce. In tutto ciò, con i centrocampisti e i difensori bloccati, Ter Stegen è quasi sempre perfetto a lanciare sui terzini, soprattutto Jordi Alba, che a quel punto può appoggiare su Suarez e permettere al Barcellona di palleggiare con calma o, nel migliore dei casi, avanzare in conduzione.









ecco i vantaggi che garantisce un portiere forte coi piedi










Fine delle ostilità






Nel secondo tempo poi c'è l'episodio che chiude del tutto la partita, con Benatia che esce in anticipo su un'imbucata di Rakitic per Dembele; il marocchino però sbaglia il controllo e regala palla a Suarez che può allargare per Messi; Leo coglie la difesa avversaria impreparata, punta il fondo e determina la deviazione di Sturaro che propizia il 2 a 0 di Rakitic. Dopo la rete del Croato la Juventus difatti esce lentamente dalla partita, forse anche per la consapevolezza di affrontare un girone che difficilmente non riuscirà a superare. Ne è la prova il gol del 3 a 0, timbrato da Messi e nato da un contropiede condotto da Iniesta.






La Juventus, seppur priva di diversi titolari, ha giocato un primo tempo di grande equilibrio, in cui è anche riuscita ad impensierire Ter Stegen. Cercare analogie tra il crollo di Cardiff e questa sconfitta mi sembra fuorviante, innanzitutto per le diverse motivazioni in campo e poi per svariate situazioni contingenti, tra cui il periodo della stagione, il valore complessivo del girone e le già citate assenze. La prima parte di stagione è sempre un periodo di assestamento per Allegri che deve innanzitutto trovare il modo di mettere a proprio agio un talento come Douglas Costa che potrebbe mettere a ferro e fuoco la Serie A e garantire quell'upgrade offensivo che Cuadrado non offre. De Sciglio nella mezz'ora abbondante in cui ha giocato si è dimostrato affidabile difensivamente e ha giocato anche dei buoni palloni verso Higuain, segno che con un'organizzazione solida e un parco giocatori diverso alle proprie spalle può essere uno dei migliori terzini italiani; forse il primo tempo del Camp Nou è troppo poco, ma l'inizio lascia ben sperare. Il più pronto dei nuovi acquisti è sembrato Matuidi, che ha scelto oculatamente quando restare nella linea dei quattro centrocampisti e quando invece uscire in pressione sull'uomo più vicino. In ogni caso il rientro di Khedira, Mandzukic e Chiellini aiuterà Allegri a decidere in che grado essere conservatore, per creare il giusto mix tra la solidità granitica dello scorso anno e le caratteristiche dei nuovi arrivati e per scendere a patti col talento di Douglas Costa e, perché no, Bernardeschi.









Valverde, pur all'inizio del suo percorso, ha messo in chiaro alcuni principi cardine, tra cui la costruzione bassa ragionata a partire dal portiere, la centralità di Messi e Iniesta e le riaggressioni in zone alte del campo appena perso il possesso. Spetta a lui cesellare al meglio due diamanti grezzi come Semedo e Dembele. Il primo è sembrato subito pronto alla titolarità, con una struttura fisica che gli ha permesso di reggere l'urto di Douglas Costa e di mettere in difficoltà in fase offensiva un mostro di atletismo come Alex Sandro. Dembelé invece è un talento dai confini inesplorati e, al momento, non individuabili. Sarà importante migliorarne il tratto associativo, già presente in lui ma ancora in fase germinale, per combinarlo con una tecnica in velocità più unica che rara. Dovrà inoltre imparare a tagliare senza palla alle spalle della difesa per sfruttare gli spazi aperti da Messi; un compito che potrebbe attagliarsi alle caratteristiche di Suarez, in difficoltà per via della forma fisica non ottimale (prima partita giocata solo settimana scorsa contro l'Espanyol), ma che con i suoi movimenti potrebbe trarre grandi vantaggi dai movimenti a rientrare di Messi. Solo così il Barcellona potrà ritrovare la via della gloria in patria e in Europa, invertendo le gerarchie con quel Real Madrid che, a detta di Piqué, per la prima volta negli ultimi anni sembra essergli davanti.














di Emanuele Mongiardo