lunedì 30 gennaio 2017

Entrare nella leggenda

Roger Federer ha giocato una partita epica, ha sfruttato le incertezze di Nadal e si è definitivamente redento.

di Federico Principi







Approcciandoci a quello che molti pensano sia l'ultimo Fedal della storia a livello di finali Slam, col senno del poi ci siamo un po' tutti fatti troppo condizionare dai precedenti. Federer era indietro per 23-11 complessivamente e nella fattispecie era importante sottolineare quanto fosse indietro per 8-2 sul duro outdoor e 3-1 sul duro outdoor al meglio dei 5 set contro Nadal. È stato fin troppo frettoloso stabilire che Nadal fosse il favorito: entrambi venivano da 5 set dalle semifinali e nonostante la partita di Nadal contro Dimitrov fosse stata più lunga e giocata un giorno dopo di quella tra Federer e Wawrinka, i problemi all'adduttore di Federer condizionavano le previsioni verso una vittoria di Nadal soprattutto in caso di partita lunga.

Probabilmente il fatto che gli scorsi anni la superficie dell'Australian Open fosse una delle più lente tra quelle dei campi duri ha fatto sottovalutare quanto quella attuale fosse davvero veloce. Molti giocatori l'hanno descritta come rapidissima ma con il senno del poi si può quasi dire che le condizioni di gioco erano più simili a quelle di un campo indoor o in erba piuttosto che di un classico campo duro all'aperto degli anni Duemila.

Ovviamente tutto questo ha avvantaggiato la partita e in generale il torneo di Federer, esattamente come la superficie granulosa di qualche anno fa aveva permesso a Nadal di raggiungere numerose finali all'Australian Open dove la sua palla saltava molto, più o meno come sulla terra battuta. 

La differenza si è vista anche nelle vecchie statistiche: Federer contro Nadal all'Australian Open 2012 (su una superficie più lenta) cercava di giocare di più sul rovescio di Nadal. Temeva che giocare sul suo dritto si potesse fare solo per tirare un vincente lungolinea molto forte oppure a campo aperto (dopo aver fatto accorciare Nadal sulla diagonale destra): in caso contrario Nadal avrebbe potuto frullare il suo dritto e per Federer sarebbero iniziati i problemi. L'ultimo precedente si era invece disputato a Basilea 2015 e Federer aveva preparato diversamente la partita: il campo (indoor) è molto più veloce e le accelerazioni di dritto erano destinate molto di frequente subito verso il dritto di Nadal, che su un campo rapido non ha tempo per completare l'apertura e gioca quindi troppo spesso un dritto difensivo corto e con poco spin, molto attaccabile.

Australian Open 2012: Federer gioca 2 palle su 3 sul rovescio di Nadal. Dall'altra parte gioca tutti i vincenti a campo aperto (pallini rossi), quasi mai invece in manovra.

Basilea 2015: il dritto di Federer va più di frequente sul dritto di Nadal. La partita la vince Federer.

Federer a Melbourne quest'anno ha destinato sicuramente molte più accelerazioni immediate sul dritto di Nadal, e con lo stesso rovescio guadagnava addirittura campo in molti casi sulla diagonale sinistra, redimendosi dalla storica via crucis che ha condizionato tutto il tennis di vertice all'incirca dal 2005 al 2010. Ma non è stata l'unica chiave della vittoria di Federer che lo ha consegnato definitivamente alla leggenda e che lo condurrà al ritiro ormai senza alcun rimpianto, avendo finalmente ottenuto un (forse ultimo) titolo dello Slam.

1) Federer non ha usato il back
Il back di rovescio è forse il fondamentale dove più di ogni altro Federer può dire con orgoglio di essere sempre stato il migliore nel circuito. Il problema però sta nel distinguere i back propositivi da quelli remissivi: in troppi precedenti contro Nadal, Federer ha usato soprattutto questi ultimi. Memorabili in negativo per lo svizzero le numerose palle break sprecate nella finale di Wimbledon 2008 giocando dei brutti rovesci tagliati su molte risposte sulla seconda di Nadal, anziché provare a prendere qualche rischio con il rovescio coperto. 

Federer in generale nel corso degli anni ha capito sempre più spesso quanto Nadal, con il dritto, non soffrisse il rallentamento con il back e anzi lo sfruttasse per caricare meglio e con più precisione la palla. Un po' più difficile per lo spagnolo è giocare un rovescio a due mani efficace su un back basso. Ma in generale le palle cariche di Nadal sul rovescio di Federer sono sempre state molto difficili da gestire per il rovescio in top dello svizzero, che non poteva arretrare e colpirle in fase discendente: le ha sempre controllate meglio in back, ma questo comportava invece che in quei casi Nadal potesse accelerare meglio sulla palla successiva.

Tuttavia avevamo un po' tutti sottovalutato i miglioramenti che Federer ha fatto con Ljubicic in questi 6 mesi di stop. Già dalle partite contro Berdych e soprattutto Nishikori al quarto turno, Federer ha mostrato di avere grandissimi timing e brillantezza per tagliare meglio in diagonale con il corpo in avanti anche con la risposta. Pensare che avrebbe potuto farlo per 5 set contro Nadal sembrava utopistico, ma la superficie più rapida (con la palla di Nadal che salta di meno) e in generale un calo di top spin di Nadal negli ultimi 2-3 anni hanno permesso a Federer di controllare alla pari e molto spesso di prevalere sulla diagonale sinistra.

Insomma il rovescio anticipato e profondo accorciava tantissimo i tempi di reazione di Nadal che per lunghe fasi della partita non ha avuto il tempo di preparare il dritto. Il timing in anticipo serviva anche alla risposta in top di Federer per impedire a Nadal di impostare lo scambio fin dal primo colpo dopo il servizio. Il risultato è che Federer ha fatto la miglior partita della carriera dalla parte sinistra, senza aver perfino mai utilizzato il back che è forse il suo vero colpo migliore.

La chiave della partita: Federer risponde in anticipo e profondo con il rovescio in top, poi prende in mano la diagonale sinistra e impedisce a Nadal di caricare il dritto. Facile poi la chiusura di Federer con il suo dritto a campo vuoto.

2) Nadal non ha risposto in avanti
Prima della partita avevo scritto che Nadal era stato costretto a provare a rispondere più vicino al campo nel 2016, soprattutto sulla seconda, in particolare dopo l'infortunio al polso che ha diminuito l'accelerazione della racchetta necessaria per creare top spin. Ovviamente, nelle fasi precedenti della carriera, rispondendo da dietro sulle seconde (su campi non rapidissimi) Nadal cercava di caricare molto bene la palla e poi riguadagnare subito campo prendendo lo scambio in mano, ma non era più possibile con continuità dopo l'infortunio al polso.

L'impatto medio in risposta a Indian Wells 2013. La superficie era abbastanza lenta, simile a quella dell'Australian Open degli scorsi anni e Nadal poteva caricare la palla da dietro.

Nadal ha approfittato di questo lavoro per giocare una splendida partita in risposta contro Raonic nei quarti, cercando sempre una risposta proattiva con anticipo e aperture brevi vicino alla linea. Questo aveva disinnescato con più facilità gli slice (da destra soprattutto) di Raonic, che sono stati invece il problema quando Nadal è tornato a rispondere in modo più "classico" nella semifinale contro Dimitrov, rifugiandosi nella sua comfort zone in una partita dall'esito molto incerto. 

Nella finale contro Federer, Nadal ha inizialmente impostato la partita rispondendo all'altezza "classica" sulla prima di servizio, ma nel primo game della partita ha effettuato scelte differenti sulla seconda. Nadal arretrava da sinistra perché lo slice di Federer non poteva aprire il campo allo svizzero e anzi Nadal voleva subito caricare lo scambio sulla diagonale sinistra. Viceversa a destra inizialmente Nadal temeva lo slice anche sulla seconda e ha risposto in avanti chiudendo il campo. Successivamente è tornato a rispondere molto dietro da entrambi i lati sulla seconda, tranne casi sporadici in cui ha però steccato le insicure risposte vicino alla linea di fondo.

Ma il vero errore di Nadal è stato quello di rispondere alla prima di Federer troppo spesso alla stessa altezza della partita contro Dimitrov. Nadal si è fidato forse troppo dei match del passato contro Federer oppure ha forse sottovalutato un po' la rapidità della superficie. Forse temeva che chiudere (soprattutto da destra) il campo in avanti avrebbe significato non avere il tempo per difendere il servizio centrale, che è più diretto e che Federer esegue spesso a perfezione quanto a precisione, ma va detto però anche che chi serve al centro ha meno spazio per far entrare la palla nel rettangolo di battuta se la dirige al centro. 

Precedente contro Federer a Roma 2013. Nadal risponde sempre tra i 3 e i 6 metri dietro la riga di fondo e mette sempre la risposta in campo a parte in un caso. La superficie di Roma (terra battuta) era però enormemente più lenta di quella dell'Australian Open 2017 e Nadal a Melbourne avrebbe dovuto alzare il baricentro anche a costo di subire qualche ace in più o steccare qualche risposta in più.

Quindi, almeno da destra, Nadal avrebbe più spesso dovuto chiudere il campo in avanti lasciando a Federer la possibilità di fare ace al centro, ma con meno percentuale di possibilità di servire la prima in campo su quel lato. Rispondere più dietro ha quindi permesso a Federer, soprattutto nei punti chiave del quinto set, di trovare troppi punti facili con lo slice da destra e di adottare questo colpo come ancora di salvataggio in alcuni momenti di pressione.

3) Nadal non ha giocato abbastanza dritti lungolinea
Questo rimprovero a Nadal si può fare soltanto a posteriori. È abbastanza comprensibile che Nadal abbia preparato la partita insistendo all'infinito sulla diagonale sinistra e cambiando angolo solo per tirare il vincente a campo aperto, o comunque solamente per far muovere un Federer eventualmente troppo spostato verso sinistra.

Alla luce di quanto però detto in precedenza sui miglioramenti di Federer con il rovescio in top, Nadal poteva forse cambiare un po' strategia durante la partita come ci ha abituato soprattutto negli anni d'oro in alcuni necessari casi. A partire dal 2012, per battere Djokovic e sfuggire alla diagonale sinistra contro il terribile rovescio in anticipo del serbo (fortissimo anche nel lungolinea e quindi spesso illeggibile nelle traiettorie), Nadal aveva enormemente allenato il dritto lungolinea che gli serviva per invertire la diagonale e spesso anche l'inerzia dello scambio.

Nadal durante la finale di Melbourne poteva capire che il Federer visto ieri non era molto lontano dal miglior Djokovic di rovescio: anticipo e angoli stretti, con la palla che tornava presto e la superficie veloce che non permetteva a Nadal di aprire comodamente il dritto. Nadal poteva quindi impostare successivamente gli scambi un po' come fece soprattutto nella finale al Roland Garros 2014 contro Djokovic, vinta davvero grazie al dritto lungolinea. 

Ma forse le troppe certezze accumulate nei tanti precedenti contro Federer sulla diagonale sinistra si sono per una volta rivoltate contro al maiorchino. Oltretutto una volta arrivati al quinto set in quel modo, con Federer che sembrava davvero calato definitivamente, era molto difficile per Nadal cambiare improvvisamente strategia in seguito al brusco risveglio dello svizzero. I troppi dritti in diagonale hanno quindi messo in palla il rovescio di Federer ed è stato proprio lì che si è decisa la partita.

4) L'aspetto psicologico ha favorito Federer
Roger Federer ha dichiarato in conferenza stampa: «Ho detto a me stesso di giocare liberamente. Devi colpire la palla e non pensare all'avversario. Devi sentirti libero dai pensieri ed essere libero nei tuoi colpi, perché il coraggio sarà premiato».

Credo che davvero non ci sia da aggiungere molto a questo. Rimane semmai il grande rimpianto per lui e per i suoi tifosi che Federer non sia riuscito negli anni passati ad attuare questa strategia mentale, così poco sofisticata ma al tempo stesso così difficile da mettere in pratica. Soprattutto il fatto che lo dica solo ora è una chiara ammissione del fatto che contro Nadal non ci fosse praticamente mai riuscito in passato e che era evidente anche dall'esterno quanto ci fosse sempre un momento della partita in cui Federer si bloccasse. Forse proprio ricordandosi nome, cognome e sembianze del suo avversario da quel momento fino a fine partita.

Magari però sulla mente libera di Federer ha inciso anche il momento della carriera. I match classici tra Federer e Nadal si sono svolti quasi tutti nel mezzo delle loro carriere, quando i loro destini erano ancora in divenire. Federer a un certo punto (2008, Australian Open 2009) ha davvero temuto che Nadal potesse prendere in mano il potere del tennis mondiale, strappargli titoli ovunque (lo aveva battuto anche a Wimbledon...) e superarlo nelle classifiche storiche di tutti i record, avvertendo per questo molta pressione. Un match tra di loro disputato ora ha invece il sapore della chicca finale, della ciliegina sulla torta di due carriere ormai purtroppo quasi concluse e già definitivamente delineate. Per questo Federer, nonostante quella di ieri sia stata forse l'ultima chance della carriera per vincere un diciottesimo Slam, avrebbe sicuramente accettato con molta più tranquillità una sconfitta di quanto non abbia fatto in quegli anni dove Nadal dapprima gli impediva di vincere il Roland Garros (e quindi sia il Calendar Grand Slam che il Career Grand Slam) e successivamente lo aveva spodestato da Numero 1 battendolo anche in altri Slam.

Lacrime amare a Melbourne 2009.

Nadal dal canto suo, dopo una decina di minuti di broncio, è sembrato anche lui accettare con serenità la sconfitta e a fine partita ha dichiarato: «Sono contento di come ho giocato. Se continuo a giocare così, sulla terra farò grandi cose».

Nelle prime sfide tra di loro era Nadal quello che non aveva nulla da perdere, eccezion fatta per la terra battuta dove era però davvero troppo superiore. Nadal considerava Federer come "Il Maestro", ma i 5 anni di meno che prima rappresentavano uno svantaggio di esperienza per Nadal si sono tramutati ora in 5 anni in meno di vecchiaia. Per questo, e anche per i precedenti e le caratteristiche tecnico-tattiche, Nadal si sentiva sicuramente favorito ma stavolta in una superficie sfavorevole. 

Nadal ha sentito sicuramente più pressione di Federer, tanto da non essere riuscito a snaturare leggermente il suo gioco classico (come abbiamo visto sopra) per adattarsi necessariamente alla prestazione disumana dello svizzero. Gli è mancato un po' il suo classico istinto da killer, anche se come sempre non si è mai demoralizzato nei momenti successivi a situazioni sfavorevoli. In generale in alcuni momenti è stato anche poco aggressivo, soprattutto con il rovescio: non si è fidato molto di alcuni miglioramenti forse troppo recenti (rovescio e posizione in risposta) per poter essere già consolidati e si è affidato alle sue armi classiche, che contro Federer gli erano spesso bastate anche sulle superfici veloci. 

Resta comunque l'impressione di aver assistito alla vera partita di addio delle carriere di questi due campioni. Tutti si augurano che ci saranno altri episodi del Fedal ma sarà davvero quasi impossibile rivederli insieme in finali Slam, spesso anche per questioni di tabellone non essendo più i Numeri 1 e 2 consolidati. Se davvero fosse l'ultima sfida tra Federer e Nadal, un epilogo migliore e più spettacolare non poteva esserci. Mi auguro che anche i tifosi di Federer tifino per un ultimo, decimo Roland Garros di Nadal. A quel punto potremmo definitivamente salutare questi due campioni, toglierci il cappello e non avere davvero più rimpianti. Avremmo tutti consumato definitivamente ogni goccia di energia di una rivalità indimenticabile.


Articolo a cura di Federico Principi