di Michele Serra
Nella notte dell’All Star Game, a
rubare la scena è stata la trade messa in atto tra Sacramento Kings e New
Orleans Pelicans, che ha portato a NOLA Demarcus Cousins ed Omri Casspi. A fare
il percorso inverso sono stati Buddy Hield, Tyreke Evans, Langston Galloway, la
prima scelta di New Orleans al prossimo draft (protetta top-3) e una seconda
scelta dei Sixers del draft 2019. Che lo scambio sia nettamente sfavorevole per
Sacramento, sulla base di quello che hanno ricevuto, è assodato. Vediamo però
come cambiano le due squadre e cosa possono portare i nuovi acquisti alle due
franchigie.
Twin Towers
Nell’era dello small ball, New
Orleans decide di intraprendere la strada opposta, e di scommettere su due
lunghi puri come Anthony Davis e Cousins. Si sono viste tante coppie
leggendarie sotto la stessa bandiera, nella storia NBA, ma una coppia di lunghi
così forte, così assortita e, soprattutto, nel prime della loro carriera,
dovevamo ancora vederla. Ciò non significa però che AD e Boogie insieme
intasino il campo, anzi. Entrambi si sono adeguati al nuovo stile di gioco che
domina l’NBA da alcuni anni, allargando via via il proprio gioco allontanandosi
dall’area. Il numero 23 non fa del gioco esterno ancora un punto di forza (tira
da 3 con il 30%, quasi esclusivamente above the break, cioè dalla
posizione centrale), ma è l’elemento del suo gioco più usato: si è preso finora
432 tiri dal mid-range, contro i 322 nel pitturato, convertiti con il 42%.
Chi invece ha assunto una
dimensione decisamente esterna, pur rimanendo anch’egli molto versatile, è
Boogie. Solo due stagioni fa il tiro da 3 era una mossa assente dal suo
arsenale fatto di penetrazioni a canestro di fisico e dominio in area (solo 8
le conclusioni tentate in un anno), mentre dallo scorso anno ha iniziato a
bombardare dalla lunga, con risultati più che discreti, se pensiamo al
miglioramento ottenuto da un anno all’altro: 33% lo scorso anno, 35%
nell’annata in corso. Quest’anno tira con il 37% i catch and shoot da oltre
l’arco, e battezzarlo è diventato un rischio.
Sa però costruirsi i tiri da solo,
anche da tre punti, come in questo caso:
...e attacca benissimo il ferro
mettendo palla per terra e finendo in maniera acrobatica nonostante la stazza:
non esattamente il vostro centro classico.
Oppure, guardate quest’azione, dove
Davis esce dai blocchi per prendersi un jumper dalla media:
Immaginate che al posto di Ajinça
ci sia Davis - a bloccare - e che al posto di AD ci sia Cousins che può a)
tirare dalla media o b) penetrare a canestro sfruttando la forza fisica.
Altra situazione interessante
potrebbe essere un p&r con Cousins come ball handler, per sfruttare gli
1.18 punti per possesso in questa situazione, aumentandone al contempo la
frequenza (solo l’1,12% delle sue conclusioni arriva in questo modo).
Dove invece i due possono avere più
problemi è sicuramente il lato difensivo, dove né Davis, né Cousins eccellono.
Entrambi hanno elementi del loro gioco utili da questo punto di vista; Davis è
uno pterodattilo in grado di arrivare su qualsiasi pallone (2.5 stoppate a
partita), mentre Cousins ha ottimo tempismo per gli sfondamenti (0.33 subiti a
partita, quinto in NBA). Nessuno dei due però è un rim protector - concedono
entrambi il 50% al ferro agli avversari, non cifre disastrose ma nemmeno da top
della specialità. Il loro problema pare essere più che altro di effort, avendo
la tendenza a rimanere statici sulle penetrazioni in area degli esterni e in
generale tenendo un atteggiamento a volte troppo passivo.
Questa potrebbe essere una
situazione che li vedrà coinvolti spesso, con Boogie che salta sulla finta e
Davis - qui Koufos - che stoppa la conclusione:
In generale, New Orleans ha
scommesso su quello che può essere considerato il miglior centro della Lega ad
un prezzo decisamente di saldo, il tutto per convincere AD della bontà del
progetto del GM Dell Demps. Occhio però che Cousins sarà unrestricted alla fine
della prossima stagione e, come sempre in questi casi, c’è il rischio che, se
l’esperimento non è andato bene, possa migrare altrove. Nel frattempo,
godiamoci questa coppia.
Harakiri
Lo scambio visto dalla prospettiva
dei Sacramento Kings non ha assolutamente senso. Nemmeno dopo le parole del
proprietario Vivek Ranadive, che ha paragonato Buddy Hield, il pezzo pregiato
(sic) dello scambio a uno Steph Curry in the making, soprattutto perchè era stato sempre lui, al tempo della scelta di Stauskas al
draft, a paragonarlo a Curry - ancora - e a Klay Thompson, e no, non è
andata esattamente così. Tantomeno dopo le dichiarazioni, inspiegabili, di
Vlade Divac, il quale ha ammesso che Sacto aveva ricevuto offerte più vantaggiose
di quella dei Pelicans, alcuni giorni prima.
Sta di fatto che il front
office dei Kings ha visto in Buddy Hield il giocatore per cui sacrificare il
grande nemico Cousins che, per uno dei due schieramenti in causa, sarebbe
sempre stato il peso che ha zavorrato i Kings ai bassifondi della Lega.
Finora, l’ex Oklahoma University ha
mostrato decisamente poco. La sua qualità principale è sicuramente il tiro da
tre, che però ha oscillato pericolosamente nei suoi primi mesi in NBA, come
peraltro è lecito aspettarsi da un rookie: dal 26% di novembre al 35 di
febbraio, passando per il 48 di dicembre. Ai Pels, oltre il 36% delle sue
conclusioni è arrivato da catch and shoot (convertiti, oltre l’arco, con il
41%), o piedi per terra, o uscendo da un blocco.
Hield si muove bene senza palla per
farsi trovare libero su uno scarico, ma ancora il suo tiro non viene molto
rispettato dalle difese avversarie. Il 24% dei suoi tiri da tre è definito open
secondo i criteri di NBA.com, cioè arrivato con uno spazio tra i 120 e i
180 cm circa, convertito peraltro con il 40% (38% per i tiri definiti wide
open, quindi con almeno 180 cm di spazio tra lui e il marcatore).
A New
Orleans poteva contare su un ottimo play come Jrue Holiday e Anthony Davis, che
attirava attenzione su di sè mentre la difesa collassava l’area lasciando più
spazio sul perimetro. A Sacramento, invece, non avrà tutto questo, ma sarà
verosimilmente la prima opzione offensiva della squadra. Gli si chiederà per
forza di creare attacco da solo, e magari con il giusto minutaggio può
diventare un buon volume shooter - un giocatore che segna tanto perché si prende altrettanti tiri - da un
semplice tiratore spot up - piedi
per terra - che è ora. Il resto del suo gioco però è totalmente da inventare.
Tira con il 34% dal mid range e con il 45.5% nel pitturato, ben sotto la media
di Lega (58.4%).
Qui, per esempio, nonostante la difesa di
Porter (tutto fuorché asfissiante), Hield poteva fare molto meglio.
Se migliorasse in questo aspetto
del suo gioco, unito alla costruzione di un tiro da tre più continuo, potrebbe
arrivare ad avere un gioco in linea con gli standard della NBA attuale e in
grado di renderlo doppiamente pericoloso e imprevedibile.
Al di là della netta disparità di
talento tra ciò che è partito e quello che è arrivato, Sacramento ha le mani
legate anche in sede di draft. Lo scellerato scambio di Stauskas due anni fa
comprendeva anche la possibilità per Philadelphia di invertire l’ordine della
propria scelta con quella dei Kings, che quindi si troveranno in mano con la
peggiore tra le due. Nel 2019, inoltre, la scelta di Sacramento, che sarà
verosimilmente tra le peggiori squadre della NBA, finirà senza protezione a
Phila. La protezione top 3 della scelta di NOLA nel draft di giugno, poi, non
può far dormire sonni tranquilli ai tifosi Kings, che potrebbero uscire
ulteriormente impoveriti da questo scambio.
Chiaro, bisogna aspettare di capire
quali scelte spetteranno a chi e in che cosa verranno tramutate (anche se il
curriculum di Sacramento in sede di draft è davvero pessimo). Quel che è certo,
ora, è che senza Boogie i Kings non hanno più distrazioni extra-campo, e
potremo capire chi è davvero il male della franchigia: Ranadive e Divac o
Cousins.
Articolo a cura di Michele Serra
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