di Federico Principi
Il
Gran Premio di Sochi era stato il punto più
alto della stagione di Rosberg, con la quarta vittoria in quattro gare fino a
quel momento e Hamilton distante ben 43 punti in classifica. L’errore in
qualifica a Baku è stata l’unica battuta d’arresto da quel momento in poi per
Hamilton, capace di vincere 5 dei successivi 7 Gran Premi, perdendo punti da
Rosberg solo in Azerbaigian.
Hamilton prende il comando
Su un tracciato estremamente tortuoso e non troppo
differente da Montecarlo ci si
aspettava che le Red Bull avrebbero potuto minacciare le Mercedes anche in
qualifica (dopo la pole di Ricciardo a Monaco) e la stessa Ferrari si sarebbe
potuta riavvicinare. Le qualifiche hanno però confermato le gerarchie abituali,
con Rosberg e Hamilton di nuovo davanti a tutti ma stavolta con un
bell’asterisco.
I settori dei migliori tempi in Q3 con le Red Bull
migliori di Hamilton nel secondo parziale e vicine alle Mercedes nel terzo.
Vettel ha invece ottenuto il secondo miglior parziale nel primo settore, dove
conta di più il motore: come si vede sotto dalle velocità massime la Red Bull
ha forse scaricato di aerodinamica la macchina per difendersi nel primo
intertempo, sfruttando il telaio nel secondo e nel terzo dove con un altro
assetto sarebbe andata perfino più forte.
Le migliori velocità di punta in qualifica: dominio
power unit Mercedes ma Verstappen (quasi sui livelli di Hamilton) è più veloce
di Vettel e anche Ricciardo è su quel livello, nonostante il motore Ferrari sia
teoricamente più potente.
Nelle qualifiche del
sabato è pesantemente piovuto durante il Q1, ma la pista si è poi
progressivamente asciugata durante la sessione e la Q3 si è svolta interamente
con gomme slick. Prima dell’ultimo tentativo Hamilton era avanti di pochi
millesimi nei confronti di Rosberg, ma mentre tutti stavano tentando l’ultimo
assalto al tempo un testacoda di Alonso ha causato un regime di doppia bandiera
gialla verso il centro della pista.
Tutti i piloti si sono
rassegnati a rallentare, abortire il giro e di conseguenza concludere lì la
qualifica, ad eccezione di Rosberg che ha rallentato nel punto specifico ma ha
poi continuato a spingere successivamente abbassando di poco più di un decimo
la pole provvisoria di Hamilton. Il tedesco ha effettuato una manovra al limite
del regolamento ma estremamente intelligente, sfruttando il progressivo
miglioramento delle condizioni della pista. La Mercedes ha deciso di difendere
il tedesco dimostrando l’effettivo rallentamento in quegli specifici
mini-settori e proteggendo l’uno-due in prima fila, scongiurando ipotetiche
penalizzazioni (è capitato di subire 3 posizioni di arretramento per effettivo
mancato rispetto di bandiere gialle in qualifica). Il primo episodio di
ostilità silenziosa tra Hamilton e Rosberg durante il weekend.
On board il giro della pole di Rosberg. Si sente come nelle curve incriminate lui alzi il piede dall'acceleratore. Ai lati della traiettoria ideale ancora delle chiazze d'acqua.
Con le Red Bull in seconda fila (Ricciardo di nuovo
davanti a Verstappen) e Vettel in quinta posizione (Raikkonen non è riuscito a
qualificarsi al Q3 dopo una Q2 con asfalto incerto) la partenza prometteva
scintille, anche grazie ad un asfalto nuovo e per questo motivo più uniforme
rispetto al passato tra “parte pulita” e “parte sporca” e soprattutto un virtù
di una prima staccata piuttosto lontana dalla linea di partenza. Hamilton è
scattato leggermente meglio rispetto a Rosberg, il quale a sua volta non lo ha
chiuso (a fine gara dirà che solo dai replay si è reso conto che l’inglese era
ancora dietro e in realtà non era affiancato), ma la migliore partenza l’ha
fatta Ricciardo passato primo alla prima curva e successivamente scacciato
dietro dai due Mercedes nei successivi corpo a corpo.
La partenza.
Così
le frecce d’argento hanno ripreso la loro leadership, senza lasciare che si
mutasse l’ordine naturale delle cose, ma con Hamilton che con uno scatto
migliore - e con una poca dose di audacia difensiva di Rosberg – ha sùbito
preso in mano il comando delle operazioni.
Il gatto e il topo
Hamilton ha preso la
leadership alla prima curva e non l’ha più mollata. Ha dettato il ritmo sapendo
che con lo stesso mezzo meccanico – e con i due pit stop che avrebbe compiuto
prima rispetto a Rosberg per meritocratici accordi interni – molto difficilmente
avrebbe ceduto la posizione se Rosberg non si fosse dimostrato nettamente più
veloce in pista.
Già nella prima parte di gara e nei primi 7-8 giri
soprattutto le Red Bull (con Ricciardo terzo e Verstappen quarto) sembravano
tenere il passo delle Mercedes: le possibili cause erano due e contemplavano un
possibile risparmio di gomma nei primi giri per non soffrire di degrado prima
degli altri (cosa possibile, visto che erano tutti con la super-soft, e già
accaduta in altre gare) o addirittura un volontario rallentamento di Hamilton
per compattare il gruppo sperando che almeno una Red Bull tentasse l’undercut sul tedesco fermandosi un giro
prima. I sospetti sono diventati certezze nel momento in cui Hamilton ha
compiuto la stessa operazione nel secondo stint, quando tutti erano passati
alle più dure soft e non c’era molta gomma da salvaguardare, e lui stesso ha
finto via radio di non avere il passo che in realtà teneva in tasca.
Hamilton sembra farsi recuperare terreno apposta per poi tappare Rosberg.
Oltretutto il giro 21 è l’unico in cui concede il DRS al tedesco: in tutti gli
altri passaggi Hamilton guadagna nel settore finale, abbastanza per tenere
Rosberg a oltre un secondo di distanza prima del rettilineo principale.
L’obiettivo di Hamilton
era quello di riportare Ricciardo e Vettel (Verstappen era stato scavalcato da
Raikkonen dopo la prima sosta e aveva perso il passo) a tiro di Rosberg per far
tentare loro la seconda sosta anticipata e un eventuale sorpasso per la seconda
posizione. Ricciardo ci ha effettivamente provato, accorciando la seconda parte
di gara e fermandosi per la seconda volta al giro 33 anziché al giro 42 come
Rosberg, che non riuscirà comunque a scavalcare.
Nonostante questa grandiosa progressione delle fasi centrali di gara
Ricciardo non riuscirà comunque a infilarsi tra le due Mercedes.
L’unico momento in cui
Hamilton ha rischiato la leadership è stata una estemporanea circostanza di
mancato rispetto delle bandiere blu da parte del doppiato Gutierrez, che al
giro 52 ha fatto perdere 1.1 secondi a Hamilton (con Rosberg che gli ha potuto
prendere la scia) che lo ha salutato con un dito medio tanto poco elegante (se
decontestualizzato) quanto sacrosanto per sottolineare l’indecente
comportamento in pista di un pilota professionista. Lo stesso Rosberg al giro
55 ha perso 1.3 secondi in un solo settore per colpa di Hülkenberg che – a
differenza di Gutierrez penalizzato di 5 secondi – non è stato nemmeno messo
sotto investigazione, sintomo di qualche inadeguatezza decisionale della
direzione gara nel corso del weekend.
La lotta per il podio
Il Gran Premio di Ungheria, alle spalle delle due
Mercedes, è sembrato molto simile a quello di Spagna per il
duello Ferrari-Red Bull che stavolta valeva ovviamente per un solo posto sul
podio. Approfittando anche stavolta della terza posizione in qualifica, la
migliore possibile per un pilota non-Mercedes, il gradino più basso del podio
se lo è aggiudicato Daniel Ricciardo, ma col senno del poi la Ferrari avrebbe potuto
ottenere la terza piazza con Vettel se il tedesco avesse deciso (come il suo
compagno Raikkonen) di montare le super-soft per due parti di gara su tre.
Le simulazioni gara del venerdì con le super-soft
(immagine Funo analisi tecnica). Vettel ha un tempo medio migliore di Ricciardo
e inferiore a Verstappen ma solo perché l’olandese compie la metà dei giri: il
teenager della Red Bull infatti negli ultimi 2 passaggi era nettamente più
lento di Vettel e soggetto prima a degrado.
Raikkonen ha effettuato solo pochi giri nelle libere 2
con le super-soft per passare alla simulazione con le soft e incrociare i dati
con quelli di Vettel. È stato molto costante ma le Red Bull a livello
prestazionale erano nettamente superiori con questa gomma, a differenza invece
della super-soft. La media è stata scartata da quasi tutti perché ci si
aspettava un fortissimo caldo (poi arrivato), e la media lavora meglio con
temperature più basse rispetto alla soft (come dimostrato a Silverstone).
La
posizione di partenza di Raikkonen in quattordicesima casella ha permesso così
alla Ferrari di avere riferimenti anticipati per Vettel sia sulla durata e
sulle performance della soft (montata da Raikkonen in partenza), sia sul
comportamento della super-soft nuova con macchina più scarica. Raikkonen ha proseguito il primo stint e con oltre 10 giri in più sulla soft rispetto alle soft nuove degli altri 5 piloti di testa riusciva sia a reggere il ritmo di Vettel, sia a tenere tranquillamente a bada Verstappen dopo un vano attacco all'uscita dai box.
La soft di Vettel è appena montata ma non è molto più veloce di quella di Raikkonen di inizio gara, nonostante il finlandese abbia anche un po' rovinato le gomme nel traffico nelle prime fasi.
Ma nonostante
Raikkonen abbia mostrato un ritmo forsennato per tutti i 21 giri della parte
centrale con la super-soft (dopo aver recuperato tantissimo nella prima parte), Vettel nel finale
ha deciso di proseguire con un altro set di soft, probabilmente sbagliando.
Anche se la FOM nel pre-gara non apriva all’ipotesi di due parti di
gara con super-soft in una strategia a 2 soste (anche perché la Pirelli aveva
indicato 14 giri come valore massimo con la super-soft) Raikkonen ne ha
percorsi rispettivamente 21 e 20 con quella gomma, dimostrando come sempre che la Ferrari si
trova bene con le super-soft e che lui è fantastico nella gestione del degrado.
Alla fine le due Ferrari si sono prodigate
all’inseguimento delle due Red Bull, con Raikkonen con una mescola di vantaggio
su Verstappen e Vettel con 8 giri in meno con lo stesso treno di gomme rispetto
a Ricciardo. Il finlandese è stato l’unico a tentare un paio di attacchi nei
quali i doppi cambi di traiettoria di Verstappen hanno fatto discutere anche se giudicati
poi regolari. Vettel si è dimostrato più veloce di Ricciardo ma non abbastanza
per uscire dalla sua scia nemmeno una volta per provare il sorpasso.
Soltanto al giro 67 (e cioè a 3 giri dalla fine) Vettel è riuscito ad
avere la possibilità di aprire l’ala ma il motore Renault è migliorato molto e
passare la Red Bull non era possibile nemmeno con un ritmo migliore.
E Ricciardo ha comunque surclassato Verstappen per la prima volta in gara, con l'eccezione di Montecarlo dove l'olandese è partito in ultima posizione e i loro ritmi in gara non erano comparabili. La cosa più beneaugurante per l'australiano è che questa volta le parti sembrano invertite: Verstappen teneva molto meglio il ritmo di Ricciardo fin quando i due montavano la gomma più morbida (super-soft), ma quando i due sono passati alla più dura soft Ricciardo è scappato via anche nelle fasi in cui Verstappen non era più tappato da Raikkonen.
Il grafico Forix con i tempi in gara. Da quando Raikkonen va ai box per la prima sosta (al giro 29) Verstappen ha la strada libera davanti ma il gap cresce incessantemente da quando passano alle soft. Nella prima parte con le super-soft i due Red Bull erano molto vicini.
Arriva il quarto titolo?
Nico Rosberg,
attraverso una perfetta combinazione di meriti propri e circostanze avverse a Hamilton,
aveva accumulato fino alla gara di Sochi un vantaggio di 43 punti (quasi due
vittorie di differenza) che rappresentava il suo massimo storico nella
supremazia interna virtuale, certificata da 4 vittorie consecutive a inizio
stagione che diventavano addirittura 7 allungando il cordone con le ultime 3
del 2015.
La stampa aveva messo in dubbio l’intensità mentale di
Lewis Hamilton dopo i due titoli consecutivi. Il Campione del Mondo a fine 2015
non aveva risolto i suoi problemi di adattamento alle sospensioni ma a inizio 2016 il suo
rendimento in qualifica si era riallineato a quello dell’inizio della scorsa
stagione. Il suo problema principale è stato l’impossibilità di avere una gara
pulita - senza contatti al via o senza sventure meccaniche in qualifica - addirittura
fino alla sesta gara, a Montecarlo.
Dopo la qualifica del
Gran Premio di Spagna una scaramuccia a distanza tra Hamilton e Rosberg aveva
perfettamente fotografato la situazione. Nelle tre qualifiche nelle quali non
aveva ancora avuto problemi l’inglese aveva sempre centrato la pole e mostrava
un certo orgoglio per questo, ma Rosberg gli aveva ricordato che alla prima
curva Hamilton non era mai passato in testa. Ad eccezione del Gran Premio di
Silverstone - con una partenza dalla pole in regime di Safety Car che ha
congelato le posizioni nella prima fase della corsa – quest’ultimo Gran Premio
in Ungheria è proprio il primo appuntamento in cui Hamilton ha finalmente
centrato questo obiettivo: chiuso il cerchio in questo senso, Hamilton ha avuto
la possibilità di sfruttare tutto il proprio talento prendendo la leadership e dominandola
a piacimento come aveva fatto contro Rosberg in Canada nel 2015, gestendo il
consumo a giri alterni senza però mai permettere che il rivale gli si
avvicinasse sotto il secondo.
La Mercedes aveva infatti mostrato a inizio stagione
di soffrire nuovamente alla partenza dopo il nuovo cambio di regolamento che toglieva l’utilizzo di una delle due frizioni. Già a metà 2015 le
frecce d’argento erano state fulminate dalle Williams a Silverstone e dalle
Ferrari a Budapest, e lo stesso Hamilton aveva perso il duello allo start con
Rosberg sia in Austria che in Ungheria pur partendo dalla pole. Risolto questo
problema Hamilton può unicamente concentrarsi sulla guida dove si mostra
superiore a Rosberg in tutte le fasi, che siano qualifiche e passo gara sia
sull’asciutto che soprattutto sul bagnato ma anche nella gestione delle gomme
che è enormemente migliorata nel corso degli anni dopo i problemi di inizio
carriera.
Quello che Rosberg
prendesse un largo vantaggio a inizio campionato era forse l’unico modo per
vivacizzare la lotta interna, che ancora una volta ha polverizzato la
concorrenza delle altre vetture grazie alla supremazia tecnica del prodotto
Mercedes. Nico Rosberg ha mostrato molta intelligenza e lucidità in qualifica
stampando comunque il tempo sotto doppia bandiera gialla e rimanendo lo stesso
apparentemente dentro il regolamento, ma alla partenza è stato nuovamente
troppo timido, senza la personalità necessaria a chi ambisce a diventare
Campione del Mondo.
Al di là di episodi controversi Hamilton
non ha in realtà mai mostrato alcun cedimento mentale. Gli unici problemi avuti
da Hamilton in stagione sono stati circoscritti a qualche difficoltà in più
rispetto a Rosberg con le procedure di partenza, ma forse in questa stagione
più di ogni altra Hamilton ha mostrato una maturità strategica (soprattutto a
Montecarlo e in Canada ma anche a Budapest) probabilmente inedita. E la
personalità, che a volte sfocia in presunzione da un lato e in parte
scorrettezza dall’altro lato, non gli è mai mancata. Ora che Hamilton ha
recuperato una leadership mondiale che sembrava compromessa, il livello della
sua autostima è più alto che mai e il naturale approdo è il quarto, storico
titolo mondiale.
Articolo a cura di Federico Principi
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