lunedì 25 luglio 2016

La Restaurazione

Lewis Hamilton vince in Ungheria e ripristina lo status quo di leader del Mondiale. La Ferrari dovrà lottare con la Red Bull per il secondo posto nel Costruttori.

di Federico Principi







Il Gran Premio di Sochi era stato il punto più alto della stagione di Rosberg, con la quarta vittoria in quattro gare fino a quel momento e Hamilton distante ben 43 punti in classifica. L’errore in qualifica a Baku è stata l’unica battuta d’arresto da quel momento in poi per Hamilton, capace di vincere 5 dei successivi 7 Gran Premi, perdendo punti da Rosberg solo in Azerbaigian.

Hamilton prende il comando
Su un tracciato estremamente tortuoso e non troppo differente da Montecarlo ci si aspettava che le Red Bull avrebbero potuto minacciare le Mercedes anche in qualifica (dopo la pole di Ricciardo a Monaco) e la stessa Ferrari si sarebbe potuta riavvicinare. Le qualifiche hanno però confermato le gerarchie abituali, con Rosberg e Hamilton di nuovo davanti a tutti ma stavolta con un bell’asterisco.

I settori dei migliori tempi in Q3 con le Red Bull migliori di Hamilton nel secondo parziale e vicine alle Mercedes nel terzo. Vettel ha invece ottenuto il secondo miglior parziale nel primo settore, dove conta di più il motore: come si vede sotto dalle velocità massime la Red Bull ha forse scaricato di aerodinamica la macchina per difendersi nel primo intertempo, sfruttando il telaio nel secondo e nel terzo dove con un altro assetto sarebbe andata perfino più forte.

Le migliori velocità di punta in qualifica: dominio power unit Mercedes ma Verstappen (quasi sui livelli di Hamilton) è più veloce di Vettel e anche Ricciardo è su quel livello, nonostante il motore Ferrari sia teoricamente più potente.

Nelle qualifiche del sabato è pesantemente piovuto durante il Q1, ma la pista si è poi progressivamente asciugata durante la sessione e la Q3 si è svolta interamente con gomme slick. Prima dell’ultimo tentativo Hamilton era avanti di pochi millesimi nei confronti di Rosberg, ma mentre tutti stavano tentando l’ultimo assalto al tempo un testacoda di Alonso ha causato un regime di doppia bandiera gialla verso il centro della pista.

Tutti i piloti si sono rassegnati a rallentare, abortire il giro e di conseguenza concludere lì la qualifica, ad eccezione di Rosberg che ha rallentato nel punto specifico ma ha poi continuato a spingere successivamente abbassando di poco più di un decimo la pole provvisoria di Hamilton. Il tedesco ha effettuato una manovra al limite del regolamento ma estremamente intelligente, sfruttando il progressivo miglioramento delle condizioni della pista. La Mercedes ha deciso di difendere il tedesco dimostrando l’effettivo rallentamento in quegli specifici mini-settori e proteggendo l’uno-due in prima fila, scongiurando ipotetiche penalizzazioni (è capitato di subire 3 posizioni di arretramento per effettivo mancato rispetto di bandiere gialle in qualifica). Il primo episodio di ostilità silenziosa tra Hamilton e Rosberg durante il weekend.

On board il giro della pole di Rosberg. Si sente come nelle curve incriminate lui alzi il piede dall'acceleratore. Ai lati della traiettoria ideale ancora delle chiazze d'acqua.

Con le Red Bull in seconda fila (Ricciardo di nuovo davanti a Verstappen) e Vettel in quinta posizione (Raikkonen non è riuscito a qualificarsi al Q3 dopo una Q2 con asfalto incerto) la partenza prometteva scintille, anche grazie ad un asfalto nuovo e per questo motivo più uniforme rispetto al passato tra “parte pulita” e “parte sporca” e soprattutto un virtù di una prima staccata piuttosto lontana dalla linea di partenza. Hamilton è scattato leggermente meglio rispetto a Rosberg, il quale a sua volta non lo ha chiuso (a fine gara dirà che solo dai replay si è reso conto che l’inglese era ancora dietro e in realtà non era affiancato), ma la migliore partenza l’ha fatta Ricciardo passato primo alla prima curva e successivamente scacciato dietro dai due Mercedes nei successivi corpo a corpo.

La partenza.

Così le frecce d’argento hanno ripreso la loro leadership, senza lasciare che si mutasse l’ordine naturale delle cose, ma con Hamilton che con uno scatto migliore - e con una poca dose di audacia difensiva di Rosberg – ha sùbito preso in mano il comando delle operazioni.

Il gatto e il topo
Hamilton ha preso la leadership alla prima curva e non l’ha più mollata. Ha dettato il ritmo sapendo che con lo stesso mezzo meccanico – e con i due pit stop che avrebbe compiuto prima rispetto a Rosberg per meritocratici accordi interni – molto difficilmente avrebbe ceduto la posizione se Rosberg non si fosse dimostrato nettamente più veloce in pista.

Già nella prima parte di gara e nei primi 7-8 giri soprattutto le Red Bull (con Ricciardo terzo e Verstappen quarto) sembravano tenere il passo delle Mercedes: le possibili cause erano due e contemplavano un possibile risparmio di gomma nei primi giri per non soffrire di degrado prima degli altri (cosa possibile, visto che erano tutti con la super-soft, e già accaduta in altre gare) o addirittura un volontario rallentamento di Hamilton per compattare il gruppo sperando che almeno una Red Bull tentasse l’undercut sul tedesco fermandosi un giro prima. I sospetti sono diventati certezze nel momento in cui Hamilton ha compiuto la stessa operazione nel secondo stint, quando tutti erano passati alle più dure soft e non c’era molta gomma da salvaguardare, e lui stesso ha finto via radio di non avere il passo che in realtà teneva in tasca.

Hamilton sembra farsi recuperare terreno apposta per poi tappare Rosberg. Oltretutto il giro 21 è l’unico in cui concede il DRS al tedesco: in tutti gli altri passaggi Hamilton guadagna nel settore finale, abbastanza per tenere Rosberg a oltre un secondo di distanza prima del rettilineo principale.

L’obiettivo di Hamilton era quello di riportare Ricciardo e Vettel (Verstappen era stato scavalcato da Raikkonen dopo la prima sosta e aveva perso il passo) a tiro di Rosberg per far tentare loro la seconda sosta anticipata e un eventuale sorpasso per la seconda posizione. Ricciardo ci ha effettivamente provato, accorciando la seconda parte di gara e fermandosi per la seconda volta al giro 33 anziché al giro 42 come Rosberg, che non riuscirà comunque a scavalcare.

Nonostante questa grandiosa progressione delle fasi centrali di gara Ricciardo non riuscirà comunque a infilarsi tra le due Mercedes.

L’unico momento in cui Hamilton ha rischiato la leadership è stata una estemporanea circostanza di mancato rispetto delle bandiere blu da parte del doppiato Gutierrez, che al giro 52 ha fatto perdere 1.1 secondi a Hamilton (con Rosberg che gli ha potuto prendere la scia) che lo ha salutato con un dito medio tanto poco elegante (se decontestualizzato) quanto sacrosanto per sottolineare l’indecente comportamento in pista di un pilota professionista. Lo stesso Rosberg al giro 55 ha perso 1.3 secondi in un solo settore per colpa di Hülkenberg che – a differenza di Gutierrez penalizzato di 5 secondi – non è stato nemmeno messo sotto investigazione, sintomo di qualche inadeguatezza decisionale della direzione gara nel corso del weekend.

La lotta per il podio
Il Gran Premio di Ungheria, alle spalle delle due Mercedes, è sembrato molto simile a quello di Spagna per il duello Ferrari-Red Bull che stavolta valeva ovviamente per un solo posto sul podio. Approfittando anche stavolta della terza posizione in qualifica, la migliore possibile per un pilota non-Mercedes, il gradino più basso del podio se lo è aggiudicato Daniel Ricciardo, ma col senno del poi la Ferrari avrebbe potuto ottenere la terza piazza con Vettel se il tedesco avesse deciso (come il suo compagno Raikkonen) di montare le super-soft per due parti di gara su tre.

Le simulazioni gara del venerdì con le super-soft (immagine Funo analisi tecnica). Vettel ha un tempo medio migliore di Ricciardo e inferiore a Verstappen ma solo perché l’olandese compie la metà dei giri: il teenager della Red Bull infatti negli ultimi 2 passaggi era nettamente più lento di Vettel e soggetto prima a degrado.

Raikkonen ha effettuato solo pochi giri nelle libere 2 con le super-soft per passare alla simulazione con le soft e incrociare i dati con quelli di Vettel. È stato molto costante ma le Red Bull a livello prestazionale erano nettamente superiori con questa gomma, a differenza invece della super-soft. La media è stata scartata da quasi tutti perché ci si aspettava un fortissimo caldo (poi arrivato), e la media lavora meglio con temperature più basse rispetto alla soft (come dimostrato a Silverstone).

La posizione di partenza di Raikkonen in quattordicesima casella ha permesso così alla Ferrari di avere riferimenti anticipati per Vettel sia sulla durata e sulle performance della soft (montata da Raikkonen in partenza), sia sul comportamento della super-soft nuova con macchina più scarica. Raikkonen ha proseguito il primo stint e con oltre 10 giri in più sulla soft rispetto alle soft nuove degli altri 5 piloti di testa riusciva sia a reggere il ritmo di Vettel, sia a tenere tranquillamente a bada Verstappen dopo un vano attacco all'uscita dai box.

La soft di Vettel è appena montata ma non è molto più veloce di quella di Raikkonen di inizio gara, nonostante il finlandese abbia anche un po' rovinato le gomme nel traffico nelle prime fasi.

Ma nonostante Raikkonen abbia mostrato un ritmo forsennato per tutti i 21 giri della parte centrale con la super-soft (dopo aver recuperato tantissimo nella prima parte), Vettel nel finale ha deciso di proseguire con un altro set di soft, probabilmente sbagliando. 

Anche se la FOM nel pre-gara non apriva all’ipotesi di due parti di gara con super-soft in una strategia a 2 soste (anche perché la Pirelli aveva indicato 14 giri come valore massimo con la super-soft) Raikkonen ne ha percorsi rispettivamente 21 e 20 con quella gomma, dimostrando come sempre che la Ferrari si trova bene con le super-soft e che lui è fantastico nella gestione del degrado.

Alla fine le due Ferrari si sono prodigate all’inseguimento delle due Red Bull, con Raikkonen con una mescola di vantaggio su Verstappen e Vettel con 8 giri in meno con lo stesso treno di gomme rispetto a Ricciardo. Il finlandese è stato l’unico a tentare un paio di attacchi nei quali i doppi cambi di traiettoria di Verstappen hanno fatto discutere anche se giudicati poi regolari. Vettel si è dimostrato più veloce di Ricciardo ma non abbastanza per uscire dalla sua scia nemmeno una volta per provare il sorpasso.

Soltanto al giro 67 (e cioè a 3 giri dalla fine) Vettel è riuscito ad avere la possibilità di aprire l’ala ma il motore Renault è migliorato molto e passare la Red Bull non era possibile nemmeno con un ritmo migliore.


E Ricciardo ha comunque surclassato Verstappen per la prima volta in gara, con l'eccezione di Montecarlo dove l'olandese è partito in ultima posizione e i loro ritmi in gara non erano comparabili. La cosa più beneaugurante per l'australiano è che questa volta le parti sembrano invertite: Verstappen teneva molto meglio il ritmo di Ricciardo fin quando i due montavano la gomma più morbida (super-soft), ma quando i due sono passati alla più dura soft Ricciardo è scappato via anche nelle fasi in cui Verstappen non era più tappato da Raikkonen.

Il grafico Forix con i tempi in gara. Da quando Raikkonen va ai box per la prima sosta (al giro 29) Verstappen ha la strada libera davanti ma il gap cresce incessantemente da quando passano alle soft. Nella prima parte con le super-soft i due Red Bull erano molto vicini.

Arriva il quarto titolo?
Nico Rosberg, attraverso una perfetta combinazione di meriti propri e circostanze avverse a Hamilton, aveva accumulato fino alla gara di Sochi un vantaggio di 43 punti (quasi due vittorie di differenza) che rappresentava il suo massimo storico nella supremazia interna virtuale, certificata da 4 vittorie consecutive a inizio stagione che diventavano addirittura 7 allungando il cordone con le ultime 3 del 2015.

La stampa aveva messo in dubbio l’intensità mentale di Lewis Hamilton dopo i due titoli consecutivi. Il Campione del Mondo a fine 2015 non aveva risolto i suoi problemi di adattamento alle sospensioni ma a inizio 2016 il suo rendimento in qualifica si era riallineato a quello dell’inizio della scorsa stagione. Il suo problema principale è stato l’impossibilità di avere una gara pulita - senza contatti al via o senza sventure meccaniche in qualifica - addirittura fino alla sesta gara, a Montecarlo.

Dopo la qualifica del Gran Premio di Spagna una scaramuccia a distanza tra Hamilton e Rosberg aveva perfettamente fotografato la situazione. Nelle tre qualifiche nelle quali non aveva ancora avuto problemi l’inglese aveva sempre centrato la pole e mostrava un certo orgoglio per questo, ma Rosberg gli aveva ricordato che alla prima curva Hamilton non era mai passato in testa. Ad eccezione del Gran Premio di Silverstone - con una partenza dalla pole in regime di Safety Car che ha congelato le posizioni nella prima fase della corsa – quest’ultimo Gran Premio in Ungheria è proprio il primo appuntamento in cui Hamilton ha finalmente centrato questo obiettivo: chiuso il cerchio in questo senso, Hamilton ha avuto la possibilità di sfruttare tutto il proprio talento prendendo la leadership e dominandola a piacimento come aveva fatto contro Rosberg in Canada nel 2015, gestendo il consumo a giri alterni senza però mai permettere che il rivale gli si avvicinasse sotto il secondo.

La Mercedes aveva infatti mostrato a inizio stagione di soffrire nuovamente alla partenza dopo il nuovo cambio di regolamento che toglieva l’utilizzo di una delle due frizioniGià a metà 2015 le frecce d’argento erano state fulminate dalle Williams a Silverstone e dalle Ferrari a Budapest, e lo stesso Hamilton aveva perso il duello allo start con Rosberg sia in Austria che in Ungheria pur partendo dalla pole. Risolto questo problema Hamilton può unicamente concentrarsi sulla guida dove si mostra superiore a Rosberg in tutte le fasi, che siano qualifiche e passo gara sia sull’asciutto che soprattutto sul bagnato ma anche nella gestione delle gomme che è enormemente migliorata nel corso degli anni dopo i problemi di inizio carriera.


Quello che Rosberg prendesse un largo vantaggio a inizio campionato era forse l’unico modo per vivacizzare la lotta interna, che ancora una volta ha polverizzato la concorrenza delle altre vetture grazie alla supremazia tecnica del prodotto Mercedes. Nico Rosberg ha mostrato molta intelligenza e lucidità in qualifica stampando comunque il tempo sotto doppia bandiera gialla e rimanendo lo stesso apparentemente dentro il regolamento, ma alla partenza è stato nuovamente troppo timido, senza la personalità necessaria a chi ambisce a diventare Campione del Mondo.

Al di là di episodi controversi Hamilton non ha in realtà mai mostrato alcun cedimento mentale. Gli unici problemi avuti da Hamilton in stagione sono stati circoscritti a qualche difficoltà in più rispetto a Rosberg con le procedure di partenza, ma forse in questa stagione più di ogni altra Hamilton ha mostrato una maturità strategica (soprattutto a Montecarlo e in Canada ma anche a Budapest) probabilmente inedita. E la personalità, che a volte sfocia in presunzione da un lato e in parte scorrettezza dall’altro lato, non gli è mai mancata. Ora che Hamilton ha recuperato una leadership mondiale che sembrava compromessa, il livello della sua autostima è più alto che mai e il naturale approdo è il quarto, storico titolo mondiale.



Articolo a cura di Federico Principi


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