venerdì 10 maggio 2019

Il futuro del tennis italiano

Siamo stati a Roma per assistere alla splendida sfida tra Jannik Sinner e Lorenzo Musetti. Ci ha lasciato numerose indicazioni interessanti

di Federico Principi (@fedprinc)



Foto Felice Calabrò

Ci sono due linee attraverso cui si sviluppa il piano narrativo della sfida andata in scena a Roma tra Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, e più in generale del loro confronto in senso ampio. La prima linea è quella della continuità, perfettamente rappresentata dalla cornice dello stadio Pietrangeli. Nell'arena preferita dei giocatori italiani si sono date battaglia le nostre due migliori promesse, decise a proseguire il filone della tradizione del tennis italiano proprio nella sua cornice più rappresentativa. Il secondo filo narrativo è quello del punto di rottura: non solo e non tanto perché Sinner e Musetti rappresentano le naturali evoluzioni di tipologie di giocatori già esistenti, anche in Italia, ma soprattutto perché potrebbero forse essere finalmente i primi a dare in futuro quella definitiva sterzata del tennis italiano verso l'élite, i primi a dare i frutti della nuova organizzazione interna della formazione tecnica federale di qualche anno fa.

La loro sfida delle pre-qualificazioni non verrà conteggiata nelle statistiche ufficiali, ma ci piace pensare che resterà invece scolpita nell'immaginario collettivo di un'opinione pubblica ormai stanca dell'astinenza da successi del tennis maschile nei tornei dello Slam. Anche l'atmosfera che si respirava sul Pietrangeli era un misto tra stupore, meraviglia, soddisfazione nel vedere forse finalmente dei junior italiani così pronti per sfondare e anche una certa dose di impazienza nel vederli all'opera con una posta in palio più elevata. L'opinione pubblica nel frattempo sembra compatta nel sostegno a entrambi ma sembra anche essersi già spaccata in modo marcato nelle preferenze tra uno dei due, in base a gusti personali a livello tecnico e caratteriale.

Musetti e Sinner sono infatti due giocatori sostanzialmente opposti, perfetti per creare un'efficacissima narrativa sulla loro rivalità, acuita dal marcato contrasto di stili. La loro diversità rende ancora più complesso decifrare le loro aspettative per il futuro, ma contribuisce invece a mantenere intatto il fascino delle loro differenti interpretazioni del gioco. Soprattutto Musetti, oltretutto, rappresenta quella classica figura rilassante e consolatoria che rifugge all'automazione del tennis contemporaneo, un tipo di tennista di cui si sente sempre più il bisogno con l'andare delle generazioni.

La sfida
Lo scontro sul Pietrangeli in questo senso non ha deluso né sul piano dell'incertezza del punteggio e dell'intensità agonistica, né proprio sul confronto di stili tra i due. La varietà di velocità, rotazioni, angoli e soluzioni tattiche ha permesso a Musetti di fare partita pari - e di procurarsi l'occasione anche di chiudere in due set - contro un giocatore in questo momento più pronto di lui ad affrontare il circuito ATP, anche in virtù di un anno in più di età - vale la pena ricordare: Sinner è classe 2001, Musetti invece 2002.

È stato proprio questo il leit-motiv generale della partita, ovvero lo scontro tra un giocatore più robusto fisicamente e dalla maggiore velocità di palla con i fondamentali a rimbalzo - cioè Sinner - e uno invece capace di mischiare maggiormente le carte, di togliere punti di riferimento. Il tennis vario di Musetti ha creato numerosi grattacapi al giovane altoatesino: Sinner ha compiuto qualche errore di troppo nel corso della partita ma quasi sempre in occasioni in cui ha dovuto mettere peso a palle sporche, volutamente giocate da Musetti soprattutto grazie al back, che hanno tolto a Sinner quelle sicurezze che di solito ha nei campi veloci dove può sfruttare di più il suo grande timing, il suo gioco più lineare, e non è costretto a mettere peso alla palla.

È proprio grazie al back e alla ricerca degli angoli più stretti attraverso il top che Musetti in molti casi ha sopperito a una sua tendenziale inferiorità sulla diagonale di rovescio. Al carrarese manca forse un po' di stabilità del corpo nel cercare il rovescio in avanti - come del resto anche a suoi colleghi più illustri dotati di rovescio a una mano - e anche questo motivo è alla base del fatto che avrebbe potuto giocare qualche lungolinea in più. Quando ha avuto tempo di caricare il colpo, tuttavia, gli angoli e le rotazioni raggiunti con il rovescio in top sono stati spesso efficaci per neutralizzare il solidissimo rovescio di Sinner e tamponare egregiamente sul lato sinistro.

Musetti cambia ritmo con il rovescio: prima gioca il back, e Sinner accorcia non riuscendo a spingere bene; poi gioca un rovescio più stretto con il top spin a uscire, che destabilizza l'altoatesino nella ricerca della palla verso l'esterno.

Le loro differenze sono state ben visibili anche sul dritto. Sinner e Musetti sembrano avere preparazioni del dritto molto moderne, quindi con il gomito ben portato indietro, e piuttosto simili rispettivamente a quelle di Alexander Zverev l'altoatesino e a Karen Khachanov invece il carrarese. Nonostante Sinner in questo momento sembrerebbe dotato di una maggiore velocità di palla, Musetti ha spesso comandato e vinto sulla diagonale del dritto quando ha avuto tempo di caricarlo, in virtù di un colpo con maggiori rotazioni. Come dal lato del rovescio ha potuto sfruttare il suo maggiore top spin, la terra battuta lo ha avvantaggiato in molti casi dal punto di vista biomeccanico anche sul lato del dritto.

Su quel lato Sinner sembra perdere un po' di timing in fase di risposta e, come detto in precedenza, gli errori disseminati lungo tutta la partita riflettono alcune sue difficoltà nel gestire i cambi di ritmo e nel dare peso alla palla. Nonostante tutto, è evidente come - almeno fino a questo momento - Sinner sembri avere una maggiore velocità di braccio sul dritto che gli consente di tirare molto forte quando gli arrivano palle piuttosto lineari all'altezza dell'anca, come del resto è abituato a fare sulle superfici dure.

Per Sinner è molto più facile tirare forte con il dritto su una palla all'altezza dell'anca che arriva già con del peso (come avviene nel colpo di chiusura) piuttosto che spingere una palla "morta", come la prima dopo il servizio, dove trova un buon angolo ma senza troppa pesantezza.

Non è detto, tuttavia, che in futuro sarà l'altoatesino ad ottenere i migliori successi sul veloce. Senza dubbio anche dal vivo è facilmente percepibile come il servizio di Musetti sia più vario di soluzioni e preciso, più pesante e con picchi di velocità decisamente maggiori. In molti punti importanti il carrarese ha tolto le castagne dal fuoco proprio grazie al servizio, nonostante la solidità in risposta del suo avversario, soprattutto di rovescio. In aggiunta a questo Musetti ha mostrato un'incredibile capacità di gestire il serve and volley non solo dal punto di vista tecnico - quindi nella gestione dei passi di avvicinamento alla rete e nell'esecuzione della prima volée - ma ha mostrato anche e soprattutto un ottimo fiuto nella scelta del momento in cui optare per il serve and volley, calibrando il fattore sorpresa. La volée è invece il punto debole più evidente di Sinner, che per ottenere successi contro giocatori più solidi dovrà appesantire ulteriormente i suoi fondamentali a rimbalzo o in alternativa lavorare profondamente sulle sue - al momento insufficienti - capacità a rete.

Cosa ci lascia il match
Al di là dello stupore nell'assistere dal vivo a un vero e proprio match junior che poteva sembrare un primo turno di un ATP 250 o un quarto di finale di un Challenger, Sinner e Musetti hanno lasciato l'impressione di possedere spiccate doti tecniche e di essere completamente al passo con i tempi nell'avanguardia del tennis contemporaneo. La loro impostazione, seppur con qualche inevitabile difetto su cui lavoreranno, sembra essere perfetta per massimizzarne i rispettivi talenti più naturali. Sia su Sinner che su Musetti i tecnici hanno certamente lavorato seguendo delle moderne regole teoriche, ma sembrano averlo fatto in modo molto armonico e per nulla soffocante sulle loro caratteristiche più naturali, esaltandone anzi le rispettive potenzialità.

Musetti e Sinner sono molto diversi sia dal punto di vista tecnico che da quello caratteriale. In loro sembrano anche ricalcarsi alcuni stereotipi osservati in decenni di tennis: da una parte l'altoatesino glaciale, mai una parola né una smorfia durante il match - anche se alla fine ha mostrato la sua personalità regalando una pallina verso le circa dieci persone dietro di me che lo hanno tifato per tutta la partita - dall'altra invece la classica immagine del ragazzo italiano focoso. Musetti è piuttosto diverso in campo di quanto non sia invece nelle interviste, dove risulta molto più pacato. L'agonismo della partita lo rende invece piuttosto irrequieto, anche se non sembra perdere la concentrazione nonostante faccia dei monologhi verso il suo angolo praticamente ad ogni punto perso, e questo forse è un aspetto su cui dovrà lavorare seppur non perdendo quella legittima dose di grinta e a volte anche di sana rabbia.

L'impressione è che la superficie abbia aiutato di più Musetti e le sue maggiori rotazioni, mentre un match tra di loro giocato sul veloce in questo momento premierebbe probabilmente Sinner con molta più facilità. Musetti a gennaio ha però vinto l'Australian Open junior su uno dei campi più veloci del circuito e non è detto che anche in futuro la terra risulterà la sua superficie preferita.

In questo momento Sinner sembra un giocatore più pronto per affrontare il circuito ATP, ma la maggiore varietà e complessità del repertorio tecnico di Musetti sembrano suggerire che dei due sia il carrarese quello ad avere le maggiori potenzialità di crescita, in questo momento anche dal punto di vista fisico. Il tennis è però uno sport dagli equilibri molto sottili e complessi e non è detto che non sarà invece proprio il giocatore "più semplice" tra i due ad avere le maggiori fortune, come del resto avvenuto in numerose occasioni in passato. Per il momento è sufficiente restare nella comoda posizione di attesa fregandosi le mani in vista del futuro.


Articolo a cura di Federico Principi