di Marco Staiano
Quando si parla di Achille Varzi spontaneamente si
tende ad abbinare al nome del pilota galliatese quello del più famoso e osannato Tazio Nuvolari. La rivalità tra i due è ricordata come una delle più
entusiasmanti di sempre, e affonda le sue radici addirittura nel motociclismo.
Se però oggi ci si ricorda del “ Mantovano volante”, asso dell’automobilismo
che fu, omaggiato da Lucio Dalla e da un canale televisivo, colpevolmente ci si
dimentica di Achille: pilota come pochi, vincitore di Mille Miglia, Targa
Florio e Gran Premi in tutto il mondo, guida pulitissima e raffinata (tanto
che lo stesso Juan Manuel Fangio ne ammirò la perfezione stilistica) e una
grinta fuori dal comune.
Nato in una
famiglia agiata del Novarese, Achille aveva sin da ragazzino un immenso bisogno
di velocità, l’adrenalina gli scorreva impetuosa nelle vene. Il padre Menotti a
sedici anni lo indirizzò verso le gare in motocicletta, insieme ai fratelli Angioletto
e Anacleto. A diciassette anni, non ancora maggiorenne, Varzi cominciò già a
far capire di che stoffa fosse fatto, imponendosi come talento cristallino
delle due ruote. Nel 1922 è campione della categoria Seniores nella classe
350cc. A diciannove anni. Mentre precocemente Achille muoveva i primi passi nel
glorioso mondo dei motori, Nuvolari aveva già trent’anni e una guerra alle
spalle. Il suo talento però non si discuteva: facilmente tornò a vincere gare
motociclistiche già nel primo dopoguerra. Il Nivola restò però subito impressionato da quel ragazzino di Galliate,
sfrontato e tremendamente veloce.
A quei tempi i confini tra motociclismo e automobilismo erano molto più labili. Spesso la differenza stava nel fatto che
un’automobile era molto più costosa di una motocicletta, e obbligava chi non
potesse permettersela a ripiegare sull’acquisto di una moto, sicuramente più
economica. Quando nel 1926 - sponsorizzato dall’amico Vailati - Achille poté
provare una Bugatti 1500 4 cilindri, non gli sembrò vero. Lui, cresciuto nel
mito di Felice Nazzaro, svoltò la sua carriera di pilota, passando
definitivamente alle quattro ruote. Nell’automobilismo, dominato a quei tempi dall’insuperabile
Alfa P2 e da piloti-gentiluomini come Emilio Materassi, Campari, Meo Costantini e Brilli Peri, l’unica
soluzione era (il privilegio) di poter gareggiare comperandosi un auto privata.
Nel 1927 nacque la Mille Miglia e la rivalità Varzi-Nuvolari si affermò in tutto
il mondo come una delle più belle e combattute nella storia di questo sport. Nell’epoca
d’oro dell’automobilismo, senza voler sminuire il valore dei vari Benoist, Chiron, Wimill, Caracciola, Fagioli, Rosemeyer, Lang e Stuck, Tazio Nuvolari e
Achille Varzi infiammarono con i loro duelli ruota a ruota le oceaniche folle
europee, e ancor di più quelle italiane, rendendo l’automobilismo uno sport
popolarissimo. Oltre ad essere un confronto tra due assi che fuori
dall’abitacolo si rispettavano lealmente, il loro era anche un contrasto di
stili marcato. Nuvolari era passione allo stato puro, irruenza, veemenza. Varzi,
invece, sfoggiava una raffinatezza, una precisione e un’indole da calcolatore
fuori dal comune.
Nuvolari e Varzi.
La
precisione nello studiare gli avversari, nel pianificare le strategie da tenere
in gara, nel tenere maniacalmente tutto sotto controllo sono ravvisabili in
questo aneddoto raccontato da Enzo Ferrari: “Mancavano poche ore al via del G.P. di Montecarlo quando io arrivai
dall'Italia e trovai il mio collaboratore Bazzi pressoché annientato dalle
bizze di Varzi. Il nostro Achille si dichiarava insoddisfatto della macchina e
criticava soprattutto la posa di guida; aveva fatto cambiare dai meccanici una
decina di cuscini, ma non ne aveva trovato uno che gli Consentisse una
sistemazione di suo gradimento. Assistetti così alla fase finale della
discussione (tra Varzi ed i meccanici). Varzi chiese finalmente un paio di
cuscini, li soppesò, misurò la loro altezza e decise che per arrivare alla
perfezione, occorreva che fossero un poco più alti, ma non tanto da richiedere
un terzo cuscino. Bazzi diede un'occhiata e lo invitò ad andare a prendere un
caffè; al suo ritorno, promise, avrebbe trovata la sistemazione da lui voluta. Appena Varzi si fu allontanato, Bazzi afferrò il Corriere
della Sera che avevo in tasca, lo piegò in quattro, lo nascose sotto i cuscini.
Varzi tornò poco dopo, provò la posizione: "perfetto, si", - mormorò
-, e ringraziò quasi commosso.”
Dopo
aver corso e ottenuto svariate vittorie con l’Alfa Romeo (tra cui spiccano le
affermazioni proprio alla Mille Miglia e alla Targa Florio) sotto l’egida dello
stesso Enzo Ferrari, Varzi passò alla
rivale tedesca Auto Union. La scelta suscitò un enorme clamore
nel pubblico sportivo italiano che considerava il passaggio dall'Alfa Romeo
all'Auto Union alla stregua di un vero e proprio tradimento. Progettata da Ferdinand Porsche e dotata di un
innovativo motore centrale, l’Auto Union, come la Mercedes, viveva in pieno il
sogno di gloria hitleriano del Terzo Reich. L’automobilismo venne incentivato
con grosse sovvenzioni, dato che era visto come vero e proprio metro di misura
delle capacità tecnico-scientifiche tedesche. Alfred Neubauer,
corpulento e pittoresco direttore sportivo della Mercedes, affermò che per
"imparare l' Auto Union" Varzi ha impiegato lo spazio di un giorno,
il primo. Per adattarvisi, i piloti di sicura qualità esigevano un anno almeno
di scozzonatura. Il direttore della Mercedes aveva subito capito chi fosse
"il gran signore di Galliate". Diceva: Varzi è un artista; Nuvolari,
un eroe.
Nel
periodo tedesco la vita di Achille cambiò. Fatale fu una donna. Una donna
bellissima. L’indimenticato Mario Fossati così dipinse il primo incontro tra
Varzi e Ilse Hubach: “Primavera 1935.
Mercedes Benz e Auto Union provano a Monza. L'inverno è lungo al Nord. La
pista del Nurburgring è chiazzata di neve. I due team sono acquartierati a
Milano, nel lussuoso "Principe e Savoia". All'ora dell' aperitivo un
pilota della giovane generazione (che bussa insistentemente alla porta dell'
Auto Union) esibisce la moglie di una bellezza mozzafiato. L'aristocratico
Hans Stuck e il francese Louis Chiron si consumano di galanteria. Attraverso i
cristalli della porta girevole appare Varzi. Scorge il cerchio dei colleghi e
quel cigno, che ha gli occhi di una giovane attrice. Varzi si dirige dapprima
all'ascensore eppoi di scatto, a rovescio, allo zinco del bar. Abituato ad
osservare, ad analizzare anche in casa d' altri, meglio se dell'Auto Union,
Neubauer spia Varzi. Lo coglie in baciamano compìto all'avvenente signora. Ne
capta il dialogo. "Mi vorrai presentare, Hans a questa graziosissima
dama". E Stuck: "Signor Varzi le faccio sapere che dovrà mettersi in
coda alla lunga fila degli spasimanti". Varzi sorride: "Mi riterrò
fortunato di essere autorizzato ad ammirarla".
I due vivranno l’uno per l’altro. E inizialmente
ciò giova alla carriera di Varzi. Nel 1935 è infatti il pilota che riporta il
maggior numero di vittorie e piazzamenti. L’amore sembrava aver spiegato ancor
di più le ali di Achille. Ma poi accadde l’impensabile: le corse divennero solo
un accessorio, per lo più prettamente economico. Cominciò a tralasciare gli
allenamenti e soprattutto iniziò ad abusare di stupefacenti. Da lì il crollo:
il licenziamento dalla Auto Union e addirittura il ritiro del passaporto e
della licenza di conduttore.
Ma la voglia di Achille di adrenalina, di
vittoria, di velocità erano troppo forti. Nonostante la Seconda Guerra
Mondiale, che sembrava aver precluso ogni minima chance di ritorno, Varzi miracolosamente fece ritorno alle corse. Otto
anni dopo l’ultima vittoria, nel 1946 si impose a Torino. Poi due anni dopo,
quando Achille sembrava aver ritrovato la passione per questo sport, la
disgrazia: quella maledetta curva che poche ore prima aveva portato via Omobono
Tenni, decise di prendersi anche Varzi.
"Forse tu eri destinato a morire, Achille,
perché nella tua guida c’era quel qualcosa di geniale che fa parte del mistero
della natura, e la natura si sforza di eliminare coloro che vi si avvicinano
troppo al compimento. - "Beethoven venne colpito dalla sordità quando
sembrava che stesse per trascendere il potere umano dell’espressione musicale,
Galileo fu accecato quando stava per scoprire l’infinito e le sue leggi, le
mani di Leonardo da Vinci vennero colpite dall’artrite quando era vicinissimo
alla perfezione delle sue creazioni. Ed anche tu, Achille, sei stato fermato
quando stavi per attraversare le frontiere conosciute della velocità. Ora ti
devi preparare per un’altra gara, l’ultima grande gara.”
Così
venne ricordato dagli amici Achille Varzi, pilota eccelso, uomo d’altri tempi
del grande automobilismo che fu.
Articolo a cura di Marco Staiano
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