di AER
Sabato scorso l’Arsenal ha alzato nel cielo di
Londra la sua dodicesima FA Cup. Non c’è ritratto migliore per descrivere il
momento storico dell’Arsenal, non c’è partita migliore per riflettere sul
quadro tecnico dei Gunners.
Cosa mai ci può essere di logico e razionale in una
squadra inglese con profonde radici francesi, con variazioni di passo spagnole
e con accenni di Sud America? Quali tracce di continuità ed equilibrio ci
possono essere in una squadra che a tratti - molto brevi - gioca il miglior
calcio del mondo? Cosa sono cinismo e pragmatismo al cospetto del mito di
Narciso che si ripete ogni anno nel nord di Londra? L’Arsenal non è una risposta,
non è una soluzione: l’Arsenal è una serie di intricate e suadenti domande che
si intersecano e scaturiscono l’una dall'altra.
Analizziamo il 4 a 0 rifilato all’Aston
Villa.
L’Arsenal si schiera con il 4-2-3-1 ormai modulo di
riferimento e molto collaudato soprattutto nel lavoro degli esterni d’attacco
molto bravi in fase di non possesso e soprattutto molto intelligenti nello
scegliere i tempi giusti per scivolare sull'esterno. Inizialmente sono molto
vicini ai due centrali di centrocampo quando gli avversari manovrano
centralmente e sono molto bravi a staccarsi con i tempi giusti e occupando gli
spazi giusti quando gli avversari spostano la palla sulle fasce. Non nascondo che
ritengo che Sanchez e Ramsey siano tra i migliori giocatori al mondo ad interpretare
il ruolo di esterno del 4-2-3-1 moderno, riescono ad essere efficaci in tutte e
due le fasi evidenziando soprattutto un'attitudine difensiva che diventa
fondamentale per mantenere i reparti corti e organizzati.
Inizialmente la partita sembra bloccata e l’Aston
Villa costringe l’Arsenal a ricorrere a lanci lunghi: lascia libero Mertesacker
in fase di impostazione e blocca le linee di passaggio sul lato forte costringendolo
a lanciare lungo su Walcott. I Gunners, però, riescono ad uscire brillantemente
da questa situazione dimostrando grande maturità tattica dei singoli.
Mertesacker capisce che deve cambiare gioco più spesso sulla fascia sinistra perché
la tattica di pressing dell’Aston Villa lascia spazio sul lato debole e viene
aiutato da Bellerin e Coquelin che dimostrano di non avere paura di ricevere,
proteggere e giocare il pallone anche in condizioni di pressione degli avversari
e in spazi conseguentemente stretti.
Coquelin. Già, Coquelin. Equilibratore di
centrocampo spaventoso per personalità, intelligenza tattica e conoscenza del
gioco. Arrivato quasi per caso a Gennaio, messo in campo per necessità. Ha
letteralmente trasformato la fase di non possesso dell’Arsenal: il francese ha cambiato la mentalità difensiva, i suoi miglioramenti sono andati di pari passo con
quelli della squadra.
Ramsey, Sanchez e Coquelin. Tutti e tre fondamentali per rendere funzionale in entrambe le fasi il 4-2-3-1 dell'Arsenal. |
Ad aggiungersi a Coquelin e i due sterni offensivi nel gruppo di quelli che hanno fatto fare il salto di qualità ci sono i due terzini. Finalmente l'Arsenal ha trovato due "possibili" (parliamo pur sempre di Arsenal, non ci sono certezze in questi anni) grandi terzini: Monreal e soprattutto Hector Bellerin, direttamente dalla cantera blaugrana. Wenger sembra aver finalmente capito che Monreal può dare più di Gibbs e poi a destra è esploso questo ragazzo, questa forza della natura. È esploso a discapito di tutti perchè con l'infortunio di Debuchi qualcuno a destra doveva giocare (non tutti gli infortuni sono un male, con rispetto per Debuchy). Più veloce di Walcott, tecnica spagnola - anzi catalana - eccellente, intelligenza tattica innata: ecco a voi Hector Bellerin, 20 anni compiuti da qualche mese.
I due terzini spagnoli sono gli uomini giusti al posto giusto. Monreal può dare il giusto contributo bilanciando le due fasi, proponendosi con regolarità e tempi giusti, offrendo una valida opzione per il possesso palla ma soprattutto liberando spazio per Sanchez come in occasione del gol del 2 a 0.
Bellerin, invece, è quello che ti fa saltare il banco sulla destra. Una continua spina nel fianco per gli avversari, un continuo appoggio offensivo per la sua squadra. I suoi margini di miglioramento nelle piccole cose e nei dettagli - perché già così sembra fortissimo - possono garantirgli una carriera da potenziale terzino di altissimo livello. La reale possibilità che possa ripetersi quello che già è successo con Fabregas rende la sua storia ancora più affascinante e ricca di hype, come dicono gli anglosassoni.
Hector Bellerin in azione sulla fascia destra. Ne sentiremo parlare di questo ragazzo. |
L'Arsenal, grazie alle caratteristiche individuali dei suoi giocatori, vince con ampio margine l'Oscar per la miglior interpretazione del 4-2-3-1 in questa prima parte di 2015.
Ecco, se non esistesse una competizione chiamata Champions League saremmo qui a parlare di un'ottima stagione per i Gunners.
Terzo posto in campionato: si, manca qualcosa, qualcosa che nella fase centrale della Premier - la fase decisiva - ti permetta di vincere le partite sofferte e dure, ma la squadra ha una tale futuribilità, un tale talento da rendere impossibile pensare che non sboccerà mai.
FA Cup portata a casa: sono già sei per Wenger che dimostra familiarità con la coppa più imprevedibile del mondo, imprevedibile come la sua squadra.
Brutta notizia, però, la Champions League esiste ed è pure la massima competizione per club europei. Uscire con il Monaco, per quanto si sia dimostrata un'ottima squadra, è difficile da digerire. Una macchia che ha accompagnato questi ultimi mesi e che non è stata allontanata neanche con le buone prestazione e i risultati.
Come in ogni finale di stagione si ragiona sull'Arsenal parlando di possibilità, di futuro, di margini di miglioramento, di giovani. Mai come quest'anno, però, l'Arsenal ha creato un gruppo completo, ricco, oserei dire vincente o al massimo "quasi pronto a vincere". Sono curioso di sapere quale sarà la prossima coppia difensiva, perchè Per e Laurent (Mertesacker e Koscielny) non giocheranno titolari l'anno prossimo? Vero Monsieur Arsène?
Questa FA Cup deve essere la partenza verso qualcosa di importante, bisogna concretizzare tutto il lavoro fatto in questi anni, occorre muoversi bene sul mercato e completare la rosa con gli elementi giusti: la mentalità da eterna promessa e da perfetta incompiuta deve essere stracciata di dosso.
From Wembley to the Future.
Nessun commento:
Posta un commento