martedì 8 dicembre 2015

Ogier, direzione Loeb

Nel mondiale rally si conferma al vertice il binomio franco-tedesco, con Ogier lanciatissimo verso i record di un altro "Seb" e la Volkswagen regina per la terza volta in tre anni.

di Claudio Fargione





Con quello che era il mitico "RAC Rally" ed ora "Wales Rally GB", si è chiuso lo scorso weekend il campionato mondiale numero 43. Per il terzo anno consecutivo la categoria è stata preda del nuovo cannibale transalpino Sébastien Ogier e della sua squadra, quella Volkswagen Motorsport che doveva raggiungere la vetta in 3 anni secondo programmi, mentre nello stesso spazio temporale si è portata a casa 3 allori piloti e altrettanti costruttori. I pronostici pre-stagione sono stati rispettati in pieno, ma al di là del dominio un po' scontato la stagione ha comunque riservato degli spunti interessantissimi.


Ogier: il campione
Partiamo con ordine e iniziamo con il doveroso omaggio ai campioni. Ogier, con al fianco come sempre il fido Julien Ingrassia, ormai è un vero fuoriclasse, affermatissimo e perfetto praticamente su ogni tipo di fondo. Il suo bottino dell'annata parla di 8 vittorie su 13 gare e un'altra buttata via nella power stage del Catalunya per eccesso di sicurezza. Peccato veniale visto che ormai gli iridi erano al sicuro e la vittoria è rimasta in casa Volkswagen. Non si vede chi o cosa possa infastidirlo allo stato attuale. L'unica battaglia veramente palpitante contro un avversario diversamente equipaggiato si è vista nella prima gara dell'anno al Montecarlo, quando il mito vivente Sébastien Loeb ha deciso di tornare una tantum nel rally-che-vale-una-stagione e vedere l'effetto che faceva. La lotta tra i 2 ex compagni e acerrimi nemici è stata uno spettacolo fino a quando il Sébastien della Citroen, in testa alla grande, non ha danneggiato la posteriore destra nell'ottava speciale. Peccato che Loeb non sia rimasto ancora un po' a tempo pieno nel mondiale: la sua scelta ha privato il WRC di un duello con Ogier che sarebbe stato davvero... caliente! 


Sebastien Ogier (a sinistra) celebra con il navigatore Julien Ingrassia la vittoria in Galles.


Volkswagen: la miscela vincente
Ogier possedeva senza dubbio la miglior vettura, ma per giungere al trionfo mondiale era necessario passare attraverso la sfida con i compagni di squadra Jari-Matti Latvala e Andreas Mikkelsen, dotati dello stesso mezzo tecnico. Il primo corre stabilmente nel mondiale da quando aveva 17 anni, ovvero ben 13 stagioni fa, come dire un'era geologica per l'automobilismo. Peccato che la stagione appena trascorsa abbia per lui confermato una dura realtà: la sua velocità non è mai in discussione perché resta tra i più rapidi del carrozzone mondiale, ma ha un avversario imbattibile che è il suo stesso carattere. Non c'è nulla da fare: nonostante "mental coach" e psicologi, Jari-Matti resta ancora un pilota troppo falloso e ciò lo relega inevitabilmente al ruolo di secondo di lusso. Ha salvato la stagione con la vittoria tra i laghi del rally di casa, che per un finlandese vale pur sempre come un mondiale, ma ormai non è più credibile come possibile iridato a giudizio di tanti. 


Lo sguardo da duro nasconde in realtà qualche incertezza.

Decisamente in rialzo invece le quotazioni di Andreas Mikkelsen. Il norvegese che già da minorenne si dava da fare coi controsterzi dopo 2 vittorie nell'Intercontinental Rally Challenge e 2 stagioni di apprendistato con la Polo WRC è finalmente arrivato alla maturazione completa. Nella seconda gara in Svezia ha buttato via la vittoria proprio nella power stage finale con un testacoda dovuto all'eccessiva pressione psicologica, ma ha saputo fare tesoro dell'errore: durante la stagione ha collezionato ben 9 podi e soprattutto la sua prima vittoria al Catalunya. L'affermazione è sembrata quasi un contrappasso per Mikkelsen: dopo avere regolato Latvala ha ereditato la testa proprio durante la power stage per l'errore di Ogier che stava dominando apprendendo la notizia davanti ai microfoni in diretta tv. La sua incredulità che si trasforma in gioia e le lacrime del suo navigatore Ola Floene restano uno dei momenti più intensi dell'annata. Può crescere ancora Andreas: ne ha le capacità e ora anche la sicurezza. 


La medaglia d'oro del Catalunya.

Per quello che riguarda la squadra e la vettura dei dominatori del mondiale non c'è molto da aggiungere: la potenza e l'organizzazione del team gestito da Jost Capito sta uccidendo il campionato, mentre la Polo sembra davvero esente da punti deboli anche con le sue continue evoluzioni. La preoccupazione maggiore per i campioni è venuta dalle eventuali conseguenze dello scandalo "Diesel-gate", ma i comunicati ufficiali sono stati molto rassicuranti in merito all'impegno nel mondiale anche oltre il 2017. Per dare una dimensione del dominio messo in mostra dalle vetture tedesche bastano questi dati: 12 vittorie su 13 gare negli ultimi 2 anni, 500 speciali vinte su 713 disputate dall'esordio ad oggi e infine 25 vittorie per Ogier su 39 partenze totali (percentuale del 64%). Semplicemente devastanti, e ad oggi per gli avversari i dolori sembrano continuare...


Citroen: la miglior perdente
Scendendo in classifica costruttori troviamo il Citroen Total Abu Dhabi World Rally Team che ha conquistato il secondo posto per soli 6 punti in volata sulla Hyundai Motorsport. Tralasciando le prestazioni non all'altezza di Khalid Al Qassimi, pilota degli Emirati che assicura alla casa francese la cospicua sponsorizzazione di Abu Dhabi, il "driver" che ha portato l'unico successo di tappa a Satory è stato il britannico Kris Meeke. Il pupillo del grande Colin McRae ha conquistato al Rally Argentina il suo primo successo nel mondiale nella gara della più pesante "débacle" Volkswagen. Nonostante questa vittoria il 36enne Kris è stato messo pesantemente in discussione dai vertici della squadra per i suoi risultati altalenanti tanto che certe voci di mercato lo davano protagonista di uno scambio di sedili con Neuville in uscita dalla Hyundai. Ad oggi solo "rumours", per dirla all'inglese, con i due confermati anche per il 2016 nelle rispettive squadre. 


Spettacolare salto di Meeke in Argentina. Fruttuoso: l'unica vittoria non-Volkswagen della stagione.

Discorso diverso invece per Mads Østberg che non ha colto che un solo podio in Finlandia, correndo da vero passista durante la stagione. La sua affidabilità e concretezza gli hanno permesso di essere il primo dei non Citroen in classifica mondiale, precedendo il compagno Meeke di soli 4 punti. La consapevolezza dei suoi limiti e la capacità di chiudere sempre nei punti sono le armi migliori di un pilota maturo e intelligente come Mads, ma anche i fattori che lo fanno apparire ormai plafonato nelle prestazioni e relegato ad un dorato anonimato tra gli ufficiali del mondiale. 



Visione che sembra corroborata anche dal fatto che la casa del "double chevron" ha iniziato ad investire seriamente su un altro giovane del vivaio francese, quel Stéphane Lefebvre che per 4 eventi è stato promosso dalla Citroen DS3 R5 della PH Sport in WRC2 alla guida di una DS3 WRC ufficiale nei colori Red Bull. Navigato dall'esperto belga Stéphane Prévot, il giovanissimo francese ha colto un ottavo posto in Galles come miglior risultato e ha corso come secondo pilota designato a portare punti ai costruttori nel Rally di Australia. Sicuramente è ancora presto per giudicarlo, ma le doti ci sono e sarà da tenere d'occhio nelle stagioni venture. 

Per quanto riguarda la squadra si erano addensate diverse nubi sulla prosecuzione dell'attività nel mondiale rally che tante soddisfazioni aveva portato negli anni del dominio Loeb, ma senza il campione alsaziano la Citroen sembra avere perso molto anche da un punto di vista della personalità nella squadra. La DS3 non è la più bella del reame ma è comunque un'ottima vettura che nelle mani del "campionissimo" a Montecarlo stava mettendo in riga tutti. Nel breve termine l'attività nel WRC non è in discussione e proseguirà in parallelo a quella nel Mondiale Tursimo dove Citroen domina da 2 anni. Poi, dal 2017, si vedrà.


Godere dell'on board di Loeb nella speciale 14 del Montecarlo 2015: fatto.


La rincorsa della Hyundai
La grande sfidante dei francesi per il secondo posto tra i costruttori è stata Hyundai, dalla quale si attendeva una crescita viste le buone prestazioni mostrate dalla vettura nel 2014, dove era arrivata la prima rocambolesca vittoria al Rally Deutschland. Quella appena terminata è stata invece un'annata contraddittoria per gli uomini di Michel Nandan, vissuta tutta in attesa della nuova i20 WRC che per lunghi mesi non si sapeva ancora se sarebbe stata a 3 o 5 porte. Alla fine sarà quest'ultima ad esordire al Montecarlo 2016 e sulla carta sembra essere anche l'unica vettura capace di fornire qualche grattacapo ai panzer di Wolfsburg. Purtroppo la vedremo in gara per un solo anno, visto il cambio regolamentare previsto per il 2017. Scelta sicuramente discutibile quella del management coreano, ma tant'è... In tutto questo non ha nemmeno giovato alla squadra l'addio dell'esperto tecnico Nino Frison, che lo scorso mese ha ufficializzato l'addio al team quando invece sarebbe stato auspicabile mantenere una certa stabilità nei ruoli. Il 2015 non ha portato nuovi successi ad Alzenau: solo 3 terzi e un secondo posto. 

Tuttavia proprio quest'ultimo piazzamento ha rappresentato un momento molto lieto per la squadra perchè ha rappresentato l'esplosione del talento di Hayden Paddon. Il neozelandese al secondo anno in Hyundai ha rappresentato per tutti una vera sorpresa e pur senza eguagliare la splendida seconda piazza del Rally di Sardegna ha comunque messo in mostra prestazioni di grande rilievo sulla terra e soprattutto un carattere e una sicurezza che lo hanno reso un punto di riferimento per la squadra. così tanto da "blindarlo" anche per i prossimi anni. Logico anche che sia stato promosso dal "team 2" al team ufficiale in 3 occasioni. 


Paddon sfreccia in Sardegna verso il secondo posto, dietro il grande Ogier. Il miglior risultato della carriera. 

Parallelamente alla scalata al vertice di Paddon si è invece assistito ad un affievolirsi della stella di Thierry Neuville. Il belga vicecampione 2013 e vincitore dell'unica gara per la Hyundai sembrava essere un punto di riferimento fondamentale per il team, mentre durante l'anno ha accumulato diverse prestazioni sottotono ed errori che lo hanno portato ad essere nervoso anche con la squadra stessa. In occasione dell'ultima gara la Hyundai lo ha spostato al "team 2" per alleggerirlo di responsabilità e fargli ritrovare serenità, almeno nelle intenzioni, ma la scelta non sembra avere portato i risultati sperati visto il ritiro per incidente. Thierry è un talento ma ha bisogno di tranquillità per ritrovare se stesso e adesso non riesce a trovarla in una squadra che sembra essere tutta per il nuovo pupillo australe. 


Perplesso Neuville, dietro gli inseparabili occhiali.

Nonostante tutto, Neuville si è comunque rivelato il migliore dei piloti della casa in classifica mondiale. Diverso il discorso per Dani Sordo. Il pilota spagnolo è ormai esperto e consapevole dei suoi limiti e senza strafare ha pensato a incassare 89 punti per la causa Hyundai, uno solo in meno di Neuville, con un podio nella gara di casa ad impreziosire il suo rendimento. Scelta intelligente la sua, che gli permette di essere confermato anche per la prossima stagione. Necessita invece di accumulare ancora esperienza l'olandese Kevin Abbring, talento già visto in azione nell'Europeo e sul quale i coreani vogliono giustamente investire.


Quel che resta della Ford
Chiudiamo il discorso "ufficiali" parlando di Ford. La casa madre ha deciso per il disimpegno dal mondiale già da tempo, ma il bravo e tenace Malcolm Wilson riesce a proseguire l'attività con le Fiesta WRC tramite la sua M-Sport evolvendo le vetture e producendo utili attraverso la preparazione e la vendita delle versioni R5, RRC ed R2. Le risorse non sono pari a quelle delle case ufficiali, ma le prestazioni sono degne di rispetto dati i 4 podi conquistati. I due piloti Ott Tanak e Elfyn Evans si sono messi in luce rispettivamente in 2 occasioni: l'estone con un favoloso Rally di Polonia chiuso al terzo posto e il britannico con una prestazione mostruosa in Corsica, dove Latvala lo ha superato solo nell'ultima giornata. Non sono due top driver, ma due giovani adatti alle finanze non smisurate della squadra che Wilson sta crescendo con attenzione e pazienza, come ha fatto anni addietro con gente come Solberg, Martin e Duval. L'impegno del team è stato assicurato dagli uomini di Cockermouth anche per le prossime stagioni sempre con le Fiesta: notizia particolarmente positiva per tutto il mondiale.

Spettacolare passaggio di Evans in Corsica: meraviglioso secondo posto, alle spalle del solo Latvala.

Tanak è stato poi al centro dell'attenzione non solo per le prestazioni ma anche per lo spettacolare incidente di cui si è reso protagonista nella terza prova del mondiale, il Rally México. Nella prima giornata l'estone ha perso il controllo della Fiesta Wrc all'esterno di una veloce curva a sinistra cappottando direttamente dentro un laghetto. Fortunatamente sia Ott che il suo navigatore Raigo Molder sono usciti rapidamente dalla vettura che si è inabissata  completamente in 30" (il copilota si è addirittura rituffato per recuperare il quaderno delle note dall'abitacolo!). La prontezza di Molder è stata ben ripagata visto il miracoloso lavoro della M-Sport che in una notte ha ripulito e ristemato la vettura recuperata dopo ore in acqua permettendo addirittura alla coppia baltica di riprendere la gara con la formula del Superrally. Da rilevare anche come questo incidente abbia messo in luce una grave mancanza in ottica sicurezza: nello specchio d'acqua non c'erano sommozzatori o personale preparato all'intervento in un caso simile e l'organizzatore non aveva nemmeno previsto la possibilità di comunicazioni con l'area delle assistenze. Tanak e Molder hanno potuto comunicare con la squadra solo dopo 17 lunghissimi minuti nei quali alla Ford hanno temuto il peggio. Tutto è bene quel che finisce bene, ma sperando che la lezione sia stata recepita.


Il volo in acqua di Tanak in Messico è qualcosa di estremamente impressionante. Così come il navigatore Molder che nuota col quaderno delle note in mano.


Terminator Kubica
Non può mancare un riferimento al driver probabilmente più appetibile a livello mediatico. Robert Kubica, polacco ex Formula Uno, ha corso in tutti gli appuntamenti iridati escluse Australia ed Argentina con una Fiesta WRC, gestita dall'RK World Rally Team di sua proprietà e supportato dall'azienda petrolifera polacca che ha accompagnato anche Kajetan Kajetanowicz nella vincente campagna europea. L'annata di Robert si è dipanata sulla falsariga della precedente. Alle prestazioni incredibili - specie su asfalto in cui il polacco ha mostrato tutto il suo naturale talento - si sono alternati incidenti figli della continua voglia di Robert di cercare il limite, oltrepassandolo spesso. Non bisogna inoltre dimenticare che stiamo parlando di un pilota con limiti fisici all'utilizzo di mano e avambraccio destri che di certo non lo agevolano nel confronto con gli avversari. A tutto ciò quest'anno si è poi aggiunta una serie di problematiche nuove dovute al fatto che la vettura fosse gestita da una squadra privata tutta da rodare anche nella preparazione della vettura: a compromettere le prestazioni di Kubica si sono visti infatti anche svariati cedimenti tecnici. 


Il vestito da indossare è decisamente differente.

A fine anno il bottino di soli 11 punti non ha certo potuto dirsi soddisfacente ed a tenere banco sono proprio le intenzioni future del sempre chiacchieratissimo pilota di Cracovia: Robert vorrebbe passare ad un team ufficiale per capitalizzare l'esperienza accumulata senza pagare l'handicap di un mezzo inferiore in prestazioni e preparazione, ma le porte sono tutte chiuse. Le alternative ora sarebbero continuare con un proprio team ma solo per un numero selezionato di gare da preparare con cura oppure lasciare del tutto i rally e tornare alla pista. Per il mondo del WRC sarebbe una grave perdita quella di un personaggio come l'ex pilota di BMW-Sauber e Renault. Ma il polacco ci ha già abituato a sorprese.



Articolo a cura di Claudio Fargione

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