martedì 20 settembre 2016

Upset


L'Inter sfrutta le incertezze juventine e porta a casa il derby d'Italia

di Emanuele Mongiardo



Nelle ultime settimane una delle questioni più frequenti tra giornalisti sportivi e opinionisti in Italia è stata il valore della Juventus 2016/17: con la cessione di Pogba e gli acquisti di quest'estate, Higuain e Pjanic su tutti, la squadra si è rinforzata o si è indebolita? Allegri ha provato a rispondere, offrendo agli addetti ai lavori uno spunto piuttosto interessante: tra le mani ha una rosa che sicuramente è diversa da quella dell'anno scorso. Sulla diversità il tecnico livornese dovrà lavorare per raffinare ulteriormente la propria creatura, cercando di scoprire e limare il più possibile i difetti ed esaltarne invece i pregi. L'Inter ha saputo colpire i giusti punti di pressione dell'avversario, basti pensare al gol di Icardi, il terzo subito da corner per i bianconeri, e ha portato a casa i tre punti contro ogni pronostico.

Il derby d’Italia correva il rischio di porre il campionato di fronte ad un bivio decisivo già alla quarta giornata: un’eventuale vittoria della Juventus avrebbe rafforzato ulteriormente lo status di super favorita della Vecchia Signora, che a quel punto avrebbe dimostrato la propria superiorità anche nei confronti di una potenziale concorrente come l’Inter. I nerazzurri sarebbero invece scivolati in quella spirale di negatività che ormai da troppe stagioni avvolge la squadra, un rischio quanto mai concreto, specie dopo l’ultima sconfitta in Europa League contro gli israeliani dell’Hapoel Beer Sheva. 

Allegri deve rinunciare a Dani Alves per via di un infortunio alla coscia rimediato contro il Siviglia. Schiera comunque il solito 3-5-2 con Buffon tra i pali presidiato dal terzetto Benatia-Bonucci-Chiellini. A centrocampo per la prima volta Pjanic veste i panni del regista basso. Le mezzali sono Asamoah a sinistra e Khedira a destra. Sulle fasce agiscono Lichsteiner ed Alex Sandro, mentre in avanti Higuain si accomoda in panchina per far spazio a Mandzukic come partner di Dybala.

De Boer opta invece per un 4-3-3 di partenza in cui ad affiancare le tre certezze Handanovic, Murillo e Miranda ci sono D’Ambrosio a destra e Santon a sinistra. Medel in mediana ha il compito di coprire le spalle a Joao Mario e Banega. In avanti, oltre a Icardi, il tecnico olandese punta a destra su Candreva e a sinistra su Eder, preferito questa volta a Perisic.



Prendere e non dare

Nelle prime battute del match De Boer si serve dell’avversario come punto di riferimento per il proprio schieramento. Se Allegri confida nel 3-5-2, il 4-3-3 di De Boer è pronto a diventare 4-2-3-1 o 4-2-1-3 per creare una serie di duelli individuali lungo tutto il campo. L’ex allenatore dell’Ajax sembra voler sfruttare nell’arco dei novanta minuti diverse gradazioni di pressing. Inizialmente l’Inter prova ad alzare il ritmo pressando alta la Juventus: gli attaccanti prendono in consegna il terzetto difensivo bianconero (Eder-Benatia, Icardi-Bonucci, Candreva-Chiellini); Pjanic prova ad abbassarsi per dar manforte alla costruzione bassa, ma uno tra Joao Mario e Banega lo segue fino a ridosso dell’area di Buffon; i due centrocampisti rimasti si accoppiano con le mezzali bianconere mentre la difesa ha il compito di aggredire i propri uomini di riferimento (i terzini seguono gli esterni e i difensori centrali le due punte).


Fuori inquadratura: Joao Mario segue Asamoah e Medel va su Khedira; D’Ambrosio e Santon marcano rispettivamente A.Sandro e Lichsteiner; Murillo e Miranda sono subito aggressivi sulle due punte


Col passare dei minuti l’intensità del pressing alto nerazzurro cala e il centrocampo abbassa il proprio baricentro. Anche in questo caso si ha un 4-2-3-1 in cui le possibilità di recupero palla sono garantite dalla parità numerica con gli uomini coinvolti nella costruzione della Juve. I bianconeri oltre che col rombo basso, provano a consolidare il possesso con un rombo a centrocampo che prevede l’abbassamento di Dybala; rombo a cui si somma il difensore in possesso di palla per un totale di cinque uomini coinvolti. L’Inter a sua volta stringe Eder e Candreva mandandoli in marcatura sul centrocampista di riferimento. Icardi resta nei pressi di Bonucci. Quando la palla giunge a Benatia o a Chiellini tutti i bianconeri a centrocampo sono coperti ed uno tra Eder e Candreva, a seconda del lato, può attaccare il difensore in possesso, provando a bloccare sia rombo di centrocampo che di difesa.



Medel-Banega vs Dybala-Khedira, Eder controlla Pjanic e Joao Mario segue Asamoah. Quando il ghanese serve Chiellini Candreva può uscire in pressione, costringendo il difensore a lanciare nel vuoto


Ma se in fase di non possesso De Boer vuole prendere le misure uno per uno agli avversari, col pallone tra i piedi prova invece a sfuggire all’apparato difensivo di Allegri. Difatti il centrocampo è fluido e può variare dai tre uomini al doble pivote, con uno tra Joao Mario e Banega che va a cercare spazio dietro le linee. In attacco, come da pronostico, lo schieramento è asimmetrico per via delle differenti caratteristiche di Eder e Candreva. L’italobrasiliano prova ad agire il più possibile vicino ad Icardi, magari per tentare qualche combinazione nello stretto, senza però mai riuscire nell’intento. Tuttavia è sempre bravo a cercare lo spazio tra le linee alle spalle del centrocampo avversario, zona in cui spesso agisce di fianco alla mezzala che si alza. Candreva invece, nonostante qualche volta provi a ricevere in zone più interne di campo, preferisce muoversi vicino alla fascia.




Una delle occasioni in cui Candreva entra dentro il campo. Medel trova Banega tra Pjanic e Khedira. Eder si muove in profondità per attirare Benatia ed allargare ulteriormente l’half space in cui può inserirsi Candreva


Entrambi gli esterni offensivi dell’Inter hanno il compito di posizionarsi tra terzo centrale ed esterno, anche per tenere quest’ultimo il più basso possibile. Se Eder ama muoversi negli half spaces, Candreva prova invece più spesso ad attaccare la profondità in contemporanea con i movimenti di Icardi. Spesso infatti la manovra al centro è bloccata per via dell’abilità della Juve a coprire quella zona di campo e la difesa prova a lanciare in direzione dell’argentino.



Certezze bianconere

E’ una soluzione di lettura elementare per la Juve che fa di tutto per costringere l’Inter a questo tipo di giocata. Allegri confida nelle certezze granitiche del 3-5-2 e ne ripropone lo spartito in fase difensiva pur con alcune varianti atte a sfruttare le caratteristiche particolari dei propri uomini. L’intensità del pressing è stabilita da Mandzukic che può decidere di pressare il difensore sulla prima costruzione o di schermare il mediano avversario. Più fluida invece è la posizione di Asamoah che si avvale del proprio atletismo per uscire verso l’esterno e pressare alternativamente D’Ambrosio o Candreva.

Il blocco centrale juventino nel primo tempo riesce a negare spazio tra le linee ai giocatori dell’Inter. La compattezza del 3-5-2, come detto, è determinata dalle punte che possono decidere di alzare o meno la pressione, seguiti dal resto della squadra. Questo permette di mascherare anche alcune pecche dovute alle inclinazioni naturali dei giocatori. Khedira ad esempio ama difendere in avanti; tuttavia alcune sue uscite non sono state del tutto puntuali, permettendo all’Inter di trovare l’uomo tra le linee.



Khedira esce in pressione su Murillo. Joao Mario attacca lo spazio alle spalle del tedesco e lo indica al compagno. Dopo aver ricevuto scambia con Eder che conclude di poco a lato


Anche la pressione verso l’esterno di Asamoah se effettuata col tempismo sbagliato può scoprire le spalle del centrocampo. Ecco che allora Allegri effettua un piccolo accorgimento atto probabilmente anche a non lasciare solo Pjanic in mediana. La Juve si avvale dell’aiuto di Dybala in fase di non possesso per creare due linee di centrocampo che formano una sorta di parallelogramma, i cui lati maggiori sono formati rispettivamente dai due centrocampisti che restano in mediana e da Dybala+la mezzala che si alza.




Il quadrilatero del centrocampo juventino in fase difensiva. Questa doppia dislocazione permette eventualmente a Pjanic di scalare su Banega e coprire lo spazio alle spalle di Khedira


Le difficoltà comunque nascono in fase offensiva, sia per merito degli avversari (il già citato blocco dei rombi di costruzione), sia a causa di prestazioni individuali non all’altezza. La Juve riesce ad arrivare agevolmente sulla trequarti solo quando un giocatore dell’Inter esce col tempo sbagliato in pressione. Un difetto questo che colpisce perlopiù i terzini e che permette ai bianconeri di impostare dalla fascia. Se uno dei due esterni riesce a ricevere e girarsi, il centrocampo dell’Inter prova a muoversi verso l’esterno. Così facendo Dybala e Asamoah/Khedira possono attaccare lo spazio alle spalle di intermedi e terzini avversari, sfruttandone anche la lentezza nel recuperare all’indietro; a quel punto l’esterno può servire i trequartisti e far arrivare la palla in zone pericolose.


Santon esce in ritardo su Lichsteiner. Dybala attacca lasciato dal terzino alle spalle di Banega; l’argentino riesce a ricevere e servire Pjanic per il tiro





Qui, dopo aver recuperato palla con Lichsteiner, la Juve trasla il rombo di costruzione sulla fascia grazie ai movimenti di Pjanic e Bonucci. E’ una delle poche uscite pulite dal basso dei bianconeri durante la partita e porterà al colpo di testa di Khedira, forse la più pericolosa occasione del primo tempo



Il coraggio del secondo tempo

Per provare ad innalzare la propria pericolosità, nel secondo tempo Allegri autorizza i terzini ad avanzare il più possibile. Il nuovo raggio d’azione degli esterni ha i suoi effetti collaterali. Nel corso degli ultimi venti minuti la BBC sarà costretta ad affrontare transizioni negative difendendo difatti in parità numerica contro gli attaccanti avversari.

Tuttavia migliora alcuni meccanismi offensivi che favoriscono gli inserimenti di uomini nelle mezze posizioni, avendo il merito di impedire ai terzini interisti di accorciare sui propri centrocampisti. Anche l’azione del gol di Lichsteiner, se vogliamo, è figlia dell’avanzamento di Alex Sandro e dello svizzero. La Juve beneficia di una punizione a centrocampo, l’Inter è compattata in un 4-5-1. Icardi è in inferiorità contro Khedira e Pjanic. Il bosniaco può avanzare mentre Alex Sandro tiene occupato D’Ambrosio. Si apre uno spazio alle spalle di Joao Mario occupato prontamente da Asamoah.  D’Ambrosio scala su Asamoah e Candreva va su Alex Sandro. L’ex terzino del Torino prova ad arginare il ghanese che però riesce a servire A.Sandro. A quel punto l’indecisione di Candreva sulla marcatura fa la differenza e D’Ambrosio si vede costretto ad inseguire anche il brasiliano, superiore sul piano tecnico e atletico. Di fatti l’ex Porto riesce a crossare per il momentaneo vantaggio di Lichsteiner.

Il gol sa di beffa per gli uomini di De Boer, probabilmente nel loro momento migliore del match. Anche l’olandese all’uscita dagli spogliatoi prova ad aumentare il volume della propria proposta offensiva. In particolare capita spesso che entrambe le mezzali si alzino alle spalle del centrocampo avversario. L’Inter prova ad eludere la pressione avversaria, in particolare quella di Khedira. Una volta scavalcata la prima linea di pressione del quadrilatero bianconero, la palla arriva in direzione della seconda linea bianconera, formata da due uomini. I movimenti incontro di Eder però, combinati con la salita contemporanea di Joao Mario e Banega permettono all’Inter di sfruttare una situazione di tre contro due.



Khedira-Asamoah VS Joao Mario-Eder-Banega. In questo caso Joao è costretto a rientrare e la Juve può recuperare


Anche l’atteggiamento dei terzini diventa più propositivo: Santon e D’Ambrosio provano ad approfittare dell’ampio spazio garantito dalla posizione bassa di A.Sandro e Lichsteiner nel 5-3-2 a difesa schierata della Juventus. Proprio un filtrante di Santon propizia l’angolo da cui nasce il pareggio di Icardi.

Subito dopo la rete dell’argentino De Boer effettua la sostituzione decisiva, inserendo Perisic al posto di Eder. Ovviamente il croato ama partire più largo e l’Inter ora preferisce cercare il suo lato di campo piuttosto che la superiorità numerica tra le linee. Perisic mette diverse volte in difficoltà Barzagli e Lichsteiner attaccando lo spazio alle loro spalle, riuscendo poi a ricevere e a puntare in dribbling il proprio uomo. L’ex Wolfsburg ha il merito di farsi trovare pronto sul servizio di Icardi, convertendo nel 2 a 1 finale un errore in appoggio di Asamoah.



Prospettive sulla stagione in corso

Inter Juventus insegna, qualora ce ne fosse bisogno, che ogni partita ha una storia a sé e che la proprietà transitiva nel calcio vale poco o nulla. Allegri dovrà cogliere l’occasione per raffinare ulteriormente il materiale a disposizione, in attesa ovviamente del ritorno di Marchisio che dovrebbe permettere anche a Pjanic di elevare il livello delle proprie prestazioni. De Boer invece, ancora alla ricerca del miglior abito per la sua Inter, sa di poter contare su elementi di prestigio riconosciuto. Miranda, Joao Mario e Banega restano a mio avviso i valori aggiunti di questa squadra: si sono dimostrati all’altezza dei campioni d’Italia e la loro personalità nel confronto con l’avversario ha saputo trascinare anche i compagni verso una vittoria che mancava a San Siro ormai dal 2010. Aldilà di quanto scontato possa essere l’esito finale, la Serie A 2016/17 dimostra ancora di più di poter essere uno dei laboratori più interessanti d’Europa.


Articolo a cura di Emanuele Mongiardo

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