mercoledì 7 settembre 2016

NFL preview, parte 2

2016 All-Hype Team.

di Michele Serra








Prima di tutto, un disclaimer. Per questa pseudo-line up non ho tenuto necessariamente conto dei top nel ruolo, quelli che chiaramente vorreste vedere giocare tutti i giorni (Cam, OBJ, Watt, e via dicendo…). Ho scelto alcuni giocatori che sono reduci da un ottimo 2015 e devono confermarsi, che devono riscattarsi dopo una brutta stagione e sì, anche quelli che semplicemente non dovreste perdervi su League Pass: quelli, insomma, che dovrebbero farvi venire ancora più voglia di seguire questa o quella squadra, solo per la loro magnetica presenza. Tanto premesso, ecco i nomi.


Andy Dalton, QB, Cincinnati Bengals 

Suo malgrado, Dalton è stato ancora una volta un fattore negativo per la propria squadra, anche se lo scorso anno è stata la sfortuna a giocare a lui e ai Bengals un brutto tiro. Nel bel mezzo della sua migliore stagione dall’ingresso nella Lega, il rosso ex TCU ha subito un infortunio al pollice che lo ha costretto a lasciare le redini della squadra all’ex Alabama AJ McCarron: il ragazzo non ha affatto sfigurato come titolare, ma che ha chiaramente tarpato le ali alle ambizioni di Cincy, uscita ancora una volta al primo turno dei playoff per la quinta stagione consecutiva. 

A livello di yard a partita (250), Dalton ha fatto meglio solo nel 2014, ma quel che ha colpito molto è la precisione al lancio e le migliorate letture, aiutato anche da un grande offensive coordinator come Hue Jackson e un attacco con pochi punti deboli. Dalton ha fatto registrare solo 7 intercetti in 386 lanci (con una INT% dimezzata rispetto allo scorso anno, da 3.5 a 1.8), un QBR da 73 (+ 20 rispetto allo scorso anno) e un QBRating di 106 (contro l’83 dell’anno precedente). I Bengals hanno subito alcune defezioni importanti durante la off-season, tamponate però con soluzioni casalinghe o arrivate dal mercato, come Brandon LaFell, rigenerato dalla cura Brady, al posto di Marvin Jones, finito a Detroit al posto di Megatron, o Andre Smith, uno dei veterani della o-line dei Bengals che, ormai stagionato, ha lasciato posto a Cedric Ogbuehi, arrivato nel draft dello scorso anno. 

La partenza di Hue Jackson, quella teoricamente più difficile da assimilare, ha portato ad un cambiamento per modo di dire, visto che il suo successore sarà Ken Zampese, coach dei QB fin dall’arrivo di Marvin Lewis in Ohio, 2003. Il playbook, quindi, rimarrà pressoché invariato, con enfasi sul gioco di corsa, basato sul duo Jeremy Hill-Gio Bernard (col primo in calo dopo un’ottima prima stagione e col secondo in contract year) e con abbondante uso di play-action - 11esimi nella lega per percentuale di play-action giocate, oltre il 20.

Cincinnati ha tutto per poter puntare a superare finalmente le Wild Card, e molto ha a che fare con Dalton. Starà a lui continuare sul rendimento dello scorso anno e, soprattutto, lontano dai guai fisici.



Bonus track: Dak Prescott, QB, Dallas Cowboys

Un nome che i tifosi di Dallas avrebbero preferito aspettare a conoscere. L’ennesimo infortunio di Romo (per giunta alla schiena, che lo fa tribolare già da anni) costringe i Cowboys a far debuttare in attacco un altro rookie, tra l’altro nella posizione più delicata di tutte. Dal canto suo, l’ex Mississippi State ha fatto vedere ottime cose in pre-season, mostrando un braccio forte e calma nel prendere decisioni, anche quando la tasca collassa. Chiaramente verrà data ancora maggiore enfasi al gioco di corsa, in modo tale da mettere Prescott nelle migliori condizioni per agire. 

E poi, alla fine dei conti, c’è pur sempre Dez Bryant - con cui Prescott pare avere già un buon rapporto in campo - un futuro Hall-Of-Famer come Witten, e la miglior o-line della Lega per rendere più facile la sua transizione, improvvisa tanto quanto obbligata, tra i pro.


Todd Gurley, RB, L.A. Rams

Una delle principali attrazioni del college football, la scelta di Gurley alla numero di 10 del draft 2015 è stata accompagnata con curiosità e scetticismo. Non certo per la qualità del giocatore, che non si discute, bensì per i problemi al ginocchio patiti al college (rottura del legamento), uniti al refrain su come sia meglio evitare spendere scelte alte per i RB. 

In una stagione, Gurley parrebbe aver spazzato via molti di questi dubbi, con le sue 1106 yard su corsa (4.8 di media) e i suoi 10 TD guadagnati in 13 partite. Le sue cifre lo pongono in ottima compagnia tra altri grandi Rams con cui l’ex Georgia condivide il ruolo: è lui il terzo RB nella storia dei Rams a correre per almeno 1000 yard nella sua stagione da rookie dai tempi di Eric Dickerson (1983), nonché il primo rookie di sempre a far registrare almeno 125 yard nelle prime quattro uscite da titolare. Il tutto correndo dietro una delle peggiori o-line della lega secondo Football Outsiders (ampiamente nella metà bassa della NFL per quanto riguarda power success - % di corse su terzo o quarto down con 2 o meno yard da percorrere, che hanno portato alla chiusura dello stesso, stuffed % - percentuale di corse in cui il RB è stato bloccato alla linea di scrimmage o indietro - e second level yards - cioè il guadagno ottenuto ad almeno 5 yard dalla linea di scrimmage). 

La stagione di Gurley, per quanto buona, ha vissuto di alti e bassi, specie contro alcune delle migliori difese su corsa della lega, come  Cincinnati e Arizona, che hanno letteralmente annullato il giocatore, ma anche contro avversari ben più abbordabili (vedi per esempio Chicago) il giocatore non è riuscito ad ingranare. Molto dipenderà dal progresso che la linea saprà fare, soprattutto nella persona di Greg Robinson, LT che nei primi due anni di NFL non ha ancora lontanamente giustificato la seconda scelta spesa per lui al draft 2014. Nonostante l’arrivo di Jared Goff, carico di aspettative, l’attacco dei Rams ruoterà attorno al gioco di corsa e quindi a Gurley, sperando che ci regali altre cose come questa (notare la pazienza nell’aspettare che arrivino i blocchi e boom, via che è andato). Questo ragazzo ha tutto per diventare un grandissimo e uno dei must-watch nel suo ruolo.



Bonus track: Lamar Miller, RB, Houston Texans 

Hoyer, Mallett, Yates, Weeden. Blue, Polk, Foster, Grimes, Hunt. Sono i QB e i RB impiegati dai Texans lo scorso anno, con i quali tra l’altro sono stati centrati i playoff. Sperando che Osweiler si dimostri meglio dei suoi predecessori, forse fin troppa poca attenzione ha destato l’arrivo di Miller dai Dolphins. Lo staff di Miami ha sempre lesinato sull’utilizzo dell’ex prodotto dell’università locale, che nel poco tempo a disposizione ha fatto registrare cifre di tutto rispetto (mai sopra le 216 portate nei quattro anni di carriera ma mai sotto le 4 yard di media). Con un QB, forse, degno di questo nome, Jaelen Strong sano e il rookie Will Fuller a togliere pressione da Hopkins, avere un gioco di corsa affidabile sarebbe utile in primis per facilitare il lavoro dell’ex Denver: con Lamar Miller è possibile.


Allen Robinson, WR, Jacksonville Jaguars 

Se Blake Bortles ha fatto registrare un miglioramento così consistente tra la sua prima e seconda stagione NFL, lo deve anche ad Allen Robinson, ragazzo da Penn State emerso come uno dei migliori prospetti della lega nel suo ruolo. Solo alla sua seconda stagione NFL, Robinson ha fatto registrare 80 ricezioni per 1400 yard (sesto nella lega) e 14 TD su ricezione (primo a pari merito con Doug Baldwin e Brandon Marshall), divenendo il bersaglio preferito di Bortles (153 target, primissimo in squadra) e mostrando un gioco molto completo. 

Robinson non ha una velocità di base elevatissima, ma ha buoni movimenti alla linea di scrimmage per creare separazione e velocità sul lungo che gli permette di prendere il tempo al proprio marcatore diretto, unita ad una buona creatività col pallone in mano (come riporta Pro Football Focus, Robinson ha guadagnato 672 yard sui passaggi da almeno 20 yard, primo in NFL in questo). Come se non bastasse, è alto 192 cm per quasi 100 kg, e unito all’atletismo innato, ciò gli consente di essere un obiettivo facilmente individuabile in endzone o sui passaggi alti, come accennato poco fa, in cui sa decisamente far valere il fisico e le doti naturali per catturare le jump ball (in redzone, Robinson è il migliore della NFL per TD segnati con 12, grazie ad una percentuale di ricezioni del 68%, settimo tra i ricevitori con almeno 15 target in questa zona di campo, per Pro Football Reference). Qui un esempio della sua abilità sulle palle alte e profonde.


Insieme ai Bortles e Allen Hurns, arrivati in NFL come lui nel 2104, Robinson costituisce l’arma più pericolosa dell’attacco dei Jaguars, che stanno iniziando a mettere assieme più pezzi per poter uscire dai bassifondi della Lega, e al contempo un Game Pass-Alert.


Ladarius Green, TE, Pittsburgh Steelers

A San Diego è stato uno dei giocatori più chiacchierati ancorché “misteriosi” della squadra. Green ha mezzi fisici (198 cm per 109 kg) e atletici per sfondare in un attacco, quello dei Chargers, che ha gradualmente perso pezzi per infortunio nel corso delle ultime due stagioni, senza mai riuscirci, se non in casi isolati. Rumors volevano il giocatore non esattamente dentro gli schemi offensivi (a.k.a. non li conosceva bene). 

A prescindere dalle voci, il fatto di avere davanti a sé un mostro sacro del ruolo come Antonio Gates e un coaching staff molto conservativo e poco incline al rischio/cambamenti, di 2-TE set quasi mai l’ombra, hanno penalizzato il ragazzo, che oltretutto è reduce da una stagione travagliata per problemi fisici. Ora Green sarà il TE titolare nel secondo attacco della Lega per DVOA, quello degli Steelers, nonostante l’assenza prolungata di Bell e, soprattutto, Roethlisberger, che ha costretto la squadra di Mike Tomlin a sorbirsi ampie dosi di Michael Vick e Landry Jones, senza avvertire comunque un crollo nelle prestazioni generali. 

Green ha il fisico da TE e l’esplosività di un ricevitore e, a maggior ragione senza Martavis Bryant per tutto l’anno e Bell per le prime quattro partite, l’OC Todd Haley potrà garantire un ruolo importante all’ex Chargers, che godrà delle libertà che le difese avversarie non possono certo lasciare al miglior wide receiver della NFL, Antonio Brown. Sembra quello che in America chiamano un “match made in heaven”, un matrimonio perfetto affinché le qualità di Green, finora mostrate a sprazzi, possano definitivamente emergere. Passerà comunque le prime sei partite stagionali in PUP list.

Non esattamente il vostro tight end ordinario, diciamo…


Kelechi Osemele, OG/OT, Oakland Raiders 

Lo so, è difficile associare ad un o-lineman il concetto di hype, ma nel caso di Osamele si può fare un’eccezione, a maggior ragione considerando il contratto da 60 milioni in 5 anni che i Raiders gli hanno fatto firmare. Osemele è stato una delle ancore della o-line dei Ravens che, quando sana, ha prodotto ottime stagioni per l’attacco. 

Osemele può giocare sia da tackle (ruolo in cui ha iniziato la carriera in NFL), sia da guardia dove si è affermato, grazie all’ottima abilità sia in pass pro (8 sack concessi il primo anno, 6.5 nei tre successivi) sia come run blocker, chiaramente la sua specialità, dove eccelle anche al secondo livello - in cui la o-line dei Raiders, molto solida la scorsa stagione, ha faticato, solo 26esima per yard guadagnate secondo Football Outsiders. La statura elevata (quasi 2 metri) e le mani molto forti lo rendono estremamente efficace, e Oakland non si è fatta molti problemi a metterlo sotto contratto a cifre un po’ alte per un o-lineman ma che Osemele non dovrebbe avere problemi a ripagare sul campo.


Vic Beasley, DE/OLB, Atlanta Falcons

Vic Beasley ha indubbiamente vissuto una prima stagione molto travagliata, tra i problemi fisici che lo hanno condizionato limitandone il rendimento e un ruolo nella difesa di Atlanta ancora in definizione (solo il 51% di snap difensivi giocati, numero non elevato ma che, nella d-line dei Falcons rappresenta comunque il secondo dato più alto). Beasley ha a tratti messo in mostra quelle caratteristiche peculiari che hanno portato il GM Thomas Dimitroff a sceglierlo con la ottava scelta assoluta al draft dello scorso anno (esplosività al momento dello snap, movimenti naturali da edge rusher), con la speranza di dare qualità ad una difesa, quella di Atlanta, tra le peggiori della NFL (29esima per DVOA nel 2014). 

Il miglioramento sotto il nuovo head coach Dan Quinn, ex DC dei Seahawks, non solo non c’è stato, ma anzi, la squadra della Georgia è finita ultima nella suddetta categoria: Atlanta è stata anche la 31esima squadra per percentuale di pressione portata agli attacchi avversari (poco sopra al 21%), che ha fruttato la miseria di 32 sack, nella bottom 10 della Lega. Beasley verosimilmente agirà in prevalenza da OLB, anche per cercare di renderlo più utile contro le corse (non arriva al metro e 90, non esattamente il fisico di un edge rusher in grado di vincere lo scontro fisico con i tackle NFL), situazione questa in cui nella scorsa stagione veniva tolto dal campo, o come DE in situazioni di nickel. Beasley ha i mezzi atletici per diventare un giocatore utile alla causa: sta al coaching staff dei Falcons usarlo al meglio.


Bonus Track: Robert Nkemdiche, DL, Arizona Cardinals

Il talento di Nkemdiche è fuori discussione, meno la sua maturità. Ecco perché, nonostante i mock draft lo dessero ad inizio primo giro, è invece finito ai Cardinals con la 29. L’ex Ole Miss è un talento che la squadra di Bruce Arians non poteva farsi scappare, nonostante la difesa - settima in DVOA e ulteriormente puntellata dall’arrivo via trade di Chandler Jones - sia uno dei migliori reparti della NFL. Certo che un ragazzo di 130 kg con una velocità esplosiva sullo snap come quella del rookie non si vede spesso, unita ad una notevole forza fisica e ad un uso invidiabile della bull rush e di qualche buon movimento più tecnico in pass rush. 

Deve migliorare nelle letture e ha la tendenza a rimanere ogni tanto avulso dal gioco, ma Arizona, complice un problema al piede che lo ha frenato in estate, lo inserirà gradualmente. Tra l’altro, Calais Campbell, Frostee Rucker e Josh Mauro saranno free agent il prossimo anno: se il primo andrebbe confermato, degli altri Nkemdiche potrebbe essere il sostituto naturale prodotto in casa che i Cards non pensavano di avere.


Melvin Ingram, OLB, San Diego Chargers

La stagione di Melvin Ingram è stata, diciamo, agrodolce. Amarissima dal punto di vista dei risultati di squadra, decisamente incoraggiante per quanto riguarda il suo score personale, che dice 16 partite giocate (prima volta dal suo anno da rookie, ne aveva giocate solo 13 nelle scorse due annate combinate) e 10.5 sack. Peccato che 6.5 di questi siano arrivate nelle ultime 5 partite, quando San Diego ormai era fuori da tutto. 

Ingram ha tutto quello che un OLB può desiderare: rapidità al momento dello snap, atletismo e agilità (più una spin move che lo scorso anno ha avuto modo di esibire più volte). Quel che gli manca è, come già accennato, la salute e, soprattutto, la continuità di rendimento, che lo scorso anno è decisamente mancata. John Pagano, DC dei Chargers, ha mostrato grande creatività di schemi con la stagione ormai naufragata e sarà meglio per lui e per la squadra tutta che questa luce non si sia accesa e spenta nell’arco di quelle partite. Ingram ha molto da offrire in termini tecnici - e in questa off-season pare abbia lavorato tanto per far emergere il proprio potenziale - e tanto da dimostrare, con un contratto in scadenza nella prossima primavera. Tanto della stagione di San Diego passa dai suoi giovani linebacker, di cui Ingram deve essere la guida, fuori e soprattutto dentro al campo.



Josh Norman, DB, Washington Redskins

L’arrivo di Josh Norman a Washington ha sorpreso un po’ tutti, considerando che all’ex Carolina era stata assegnata la franchise tag, in quanto free agent, salvo poi vedersela togliere e finendo libero sul mercato. Norman ha vissuto una grande stagione in termini di squadra e personali, diventando uno dei top corner NFL, anche se è da vedere quanto questa sia dipesa dall’eccellente front seven di Carolina. 

Quello che ci rende davvero impazienti è, sì, capire se l’ex Panthers confermerà il suo rendimento, ma soprattuto il livello di competizione che si troverà ad affrontare nella NFC East, dove giocherà quattro volte contro 2 dei top *inserire numero a piacere* ricevitori della NFL, Dez Bryant e Odell Beckham Jr. Questi quattro minuti scarsi di video vi aiuteranno a ricapitolare quanto successo tra i due lo scorso anno in occasione della partita tra Panthers e Giants…


…e questo tweet dimostra che la faccenda pare non essere conclusa (OBJ che, scherzando ma non troppo, attribuisce il contrattone firmato da Norman con gli Skins alle scazzottate che si sono date e che hanno portato il cornerback alla ribalta delle cronache).




Se sta per nascere una nuova rivalità in NFL, Giants-Redskins è già un appuntamento da non perdere. The hype is real. 


Articolo a cura di Michele Serra

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