Se si parla di talento, o meglio ancora, di somma di talenti, probabilmente non c’è nulla di comparabile al Barcellona di quest’anno. Eppure resto scettico riguardo alle possibilità di vittoria dei Blaugrana, aldilà del roboante 3 a 1 del Parco dei principi.
Suarez e Neymar, i marcatori blaugrana del match. |
Blanc adotta il solito 4-3-3, con Rabiot e Cabaye in luogo di Thiago Motta e Verratti. Per quanto validi, i francesi non garantiscono l’abilità nel palleggio e nell’elusione del pressing degli italiani. Il modulo è camaleontico, particolare è la posizione di Maxwell, tra i migliori dei parigini; l’ex terzino interista si allinea spesso al centrocampo, in cui rientra anche Lavezzi, andando ad erigere una linea a cinque, con Pastore a supporto di Cavani e Van Der Wiel nell’insolita posizione di centrale destro. Eppure l’esperimento sembra funzionare, i padroni di casa irretiscono la manovra barcelonista con la sua ancestrale arma: la superiorità numerica n mediana. I tre di centrocampo riescono ad incunearsi nel triangolo della mediana spagnola, con Lavezzi e Maxwell a pressare ulteriormente dall’esterno Iniesta e Rakitic. Lavezzi e Matuidi, i migliori dei transalpini, creano anche dei grattacapi alla retroguardia di Luis Enrique, Cavani però è troppo impreciso, così come Pastore, lezioso al limite dell’irritante. La gara cambia inerzia sul gol di Neymar, frutto di una mancata lettura difensiva di Van Der Wiel.
Il PSG è costretto a sbilanciarsi, il 4-3-3 ritorna ad una conformazione più canonica e spesso con la pressione alta riesce a recuperare palloni interessanti. E’ un peccato, perché al contrario di quanto si possa pensare, i campioni in carica della Ligue 1 sono tutt’altro che un’accozzaglia di figurine.
Il PSG è costretto a sbilanciarsi, il 4-3-3 ritorna ad una conformazione più canonica e spesso con la pressione alta riesce a recuperare palloni interessanti. E’ un peccato, perché al contrario di quanto si possa pensare, i campioni in carica della Ligue 1 sono tutt’altro che un’accozzaglia di figurine.
Messi mentre dimostra con il linguaggio del corpo il controllo spazio-temporale che ha sulla partita. |
Il fulcro del gioco è l’attacco, il ruolo del regista è ormai delegittimato, con Leo prima opzione sistematica, sostituto di Xavi: piange il cuore a pensare ad Iniesta relegato al ruolo di luccicante ornamento. Sovente l’argentino cerca il cambio di gioco, ma Neymar in quella posizione ha un ottimo futuro da guardalinee. Lo stesso Suarez, col punteggio ancora in parità, si è dovuto limitare ad un movimento orizzontale, limitato dall’aridità della trama e dalla conseguente mancanza di spazio da aggredire (chissà come si sarebbe divertito con Guardiola).
Poi, deus ex machina, è arrivato l’errore del terzino olandese. Forse è un’impressione mia, ma il nuovo Barcellona potrebbe soffrire il pressing alto, data la minore tendenza all’uscita palla al piede, in particolare del centrocampo; il tempo darà le sue risposte. Organizzazione ne ho vista poca, confido che per vincere la Champions ci voglia ben altro, ho sempre pensato che dietro ogni successo ci fossero sempre un concetto ed un sistema; forse per questo resto convinto che, dopo un’eventuale rimonta, il Bayern avrà la strada spianata verso la vittoria.
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