di Michele Serra
Prima di tutto, un disclaimer. Per questa pseudo-line up non ho
tenuto necessariamente conto dei top nel ruolo, quelli che chiaramente vorreste
vedere giocare tutti i giorni (Cam, OBJ, Watt, e via dicendo…). Ho scelto
alcuni giocatori che sono reduci da un ottimo 2015 e devono confermarsi, che
devono riscattarsi dopo una brutta stagione e sì, anche quelli che
semplicemente non dovreste perdervi su League Pass: quelli, insomma, che
dovrebbero farvi venire ancora più voglia di seguire questa o quella squadra,
solo per la loro magnetica presenza. Tanto premesso, ecco i nomi.
Andy Dalton, QB, Cincinnati Bengals
Suo malgrado,
Dalton è stato ancora una volta un fattore negativo per la propria squadra,
anche se lo scorso anno è stata la sfortuna a giocare a lui e ai Bengals un
brutto tiro. Nel bel mezzo della sua migliore stagione dall’ingresso nella
Lega, il rosso ex TCU ha subito un infortunio al pollice che lo ha costretto a
lasciare le redini della squadra all’ex Alabama AJ McCarron: il ragazzo non ha
affatto sfigurato come titolare, ma che ha chiaramente tarpato le ali alle
ambizioni di Cincy, uscita ancora una volta al primo turno dei playoff per la
quinta stagione consecutiva.
A livello di yard a partita (250), Dalton ha fatto
meglio solo nel 2014, ma quel che ha colpito molto è la precisione al lancio e
le migliorate letture, aiutato anche da un grande offensive coordinator come
Hue Jackson e un attacco con pochi punti deboli. Dalton ha fatto registrare solo
7 intercetti in 386 lanci (con una INT% dimezzata rispetto allo scorso anno, da
3.5 a 1.8), un QBR da 73 (+ 20 rispetto allo scorso anno) e un QBRating di 106
(contro l’83 dell’anno precedente). I Bengals hanno subito alcune defezioni
importanti durante la off-season, tamponate però con soluzioni casalinghe o
arrivate dal mercato, come Brandon LaFell, rigenerato dalla cura Brady, al
posto di Marvin Jones, finito a Detroit al posto di Megatron, o Andre Smith,
uno dei veterani della o-line dei Bengals che, ormai stagionato, ha lasciato
posto a Cedric Ogbuehi, arrivato nel draft dello scorso anno.
La partenza di
Hue Jackson, quella teoricamente più difficile da assimilare, ha portato ad un
cambiamento per modo di dire, visto che il suo successore sarà Ken Zampese,
coach dei QB fin dall’arrivo di Marvin Lewis in Ohio, 2003. Il playbook,
quindi, rimarrà pressoché invariato, con enfasi sul gioco di corsa, basato sul
duo Jeremy Hill-Gio Bernard (col primo in calo dopo un’ottima prima stagione e
col secondo in contract year) e con abbondante uso di play-action - 11esimi
nella lega per percentuale di play-action giocate, oltre il 20.
Cincinnati ha tutto per poter puntare a superare finalmente le Wild
Card, e molto ha a che fare con Dalton. Starà a lui continuare sul rendimento
dello scorso anno e, soprattutto, lontano dai guai fisici.
Bonus track: Dak Prescott,
QB, Dallas Cowboys
Un nome che i tifosi di Dallas avrebbero preferito aspettare a
conoscere. L’ennesimo infortunio di Romo (per giunta alla schiena, che lo fa
tribolare già da anni) costringe i Cowboys a far debuttare in attacco un altro
rookie, tra l’altro nella posizione più delicata di tutte. Dal canto suo, l’ex
Mississippi State ha fatto vedere ottime cose in pre-season, mostrando un
braccio forte e calma nel prendere decisioni, anche quando la tasca collassa.
Chiaramente verrà data ancora maggiore enfasi al gioco di corsa, in modo tale
da mettere Prescott nelle migliori condizioni per agire.
E poi, alla fine dei
conti, c’è pur sempre Dez Bryant - con cui Prescott pare avere già un buon
rapporto in campo - un futuro Hall-Of-Famer come Witten, e la miglior o-line
della Lega per rendere più facile la sua transizione, improvvisa tanto quanto
obbligata, tra i pro.
Todd Gurley, RB, L.A. Rams
Una delle
principali attrazioni del college football, la scelta di Gurley alla numero di
10 del draft 2015 è stata accompagnata con curiosità e scetticismo. Non certo
per la qualità del giocatore, che non si discute, bensì per i problemi al
ginocchio patiti al college (rottura del legamento), uniti al refrain su come
sia meglio evitare spendere scelte alte per i RB.
In una stagione, Gurley
parrebbe aver spazzato via molti di questi dubbi, con le sue 1106 yard su corsa
(4.8 di media) e i suoi 10 TD guadagnati in 13 partite. Le sue cifre lo pongono
in ottima compagnia tra altri grandi Rams con cui l’ex Georgia condivide il
ruolo: è lui il terzo RB nella storia dei Rams a correre per almeno 1000 yard
nella sua stagione da rookie dai tempi di Eric Dickerson (1983), nonché il
primo rookie di sempre a far registrare almeno 125 yard nelle prime quattro
uscite da titolare. Il tutto correndo dietro una delle peggiori o-line della
lega secondo Football Outsiders (ampiamente nella metà bassa della NFL per
quanto riguarda power success - % di corse su terzo o quarto down con 2 o meno
yard da percorrere, che hanno portato alla chiusura dello stesso, stuffed % -
percentuale di corse in cui il RB è stato bloccato alla linea di scrimmage o
indietro - e second level yards - cioè il guadagno ottenuto ad almeno 5 yard
dalla linea di scrimmage).
La stagione di Gurley, per quanto buona, ha vissuto
di alti e bassi, specie contro alcune delle migliori difese su corsa della
lega, come Cincinnati e Arizona, che
hanno letteralmente annullato il giocatore, ma anche contro avversari ben più
abbordabili (vedi per esempio Chicago) il giocatore non è riuscito ad
ingranare. Molto dipenderà dal progresso che la linea saprà fare, soprattutto
nella persona di Greg Robinson, LT che nei primi due anni di NFL non ha ancora
lontanamente giustificato la seconda scelta spesa per lui al draft 2014.
Nonostante l’arrivo di Jared Goff, carico di aspettative, l’attacco dei Rams
ruoterà attorno al gioco di corsa e quindi a Gurley, sperando che ci regali
altre cose come questa (notare la pazienza nell’aspettare che arrivino i
blocchi e boom, via che è andato). Questo ragazzo ha tutto per diventare un
grandissimo e uno dei must-watch nel suo ruolo.
Bonus track: Lamar Miller,
RB, Houston Texans
Hoyer, Mallett, Yates, Weeden. Blue, Polk, Foster, Grimes, Hunt.
Sono i QB e i RB impiegati dai Texans lo scorso anno, con i quali tra l’altro
sono stati centrati i playoff. Sperando che Osweiler si dimostri meglio dei
suoi predecessori, forse fin troppa poca attenzione ha destato l’arrivo di
Miller dai Dolphins. Lo staff di Miami ha sempre lesinato sull’utilizzo dell’ex
prodotto dell’università locale, che nel poco tempo a disposizione ha fatto
registrare cifre di tutto rispetto (mai sopra le 216 portate nei quattro anni
di carriera ma mai sotto le 4 yard di media). Con un QB, forse, degno di questo
nome, Jaelen Strong sano e il rookie Will Fuller a togliere pressione da
Hopkins, avere un gioco di corsa affidabile sarebbe utile in primis per
facilitare il lavoro dell’ex Denver: con Lamar Miller è possibile.
Allen Robinson, WR, Jacksonville Jaguars
Se Blake
Bortles ha fatto registrare un miglioramento così consistente tra la sua prima
e seconda stagione NFL, lo deve anche ad Allen Robinson, ragazzo da Penn State
emerso come uno dei migliori prospetti della lega nel suo ruolo. Solo alla sua
seconda stagione NFL, Robinson ha fatto registrare 80 ricezioni per 1400 yard
(sesto nella lega) e 14 TD su ricezione (primo a pari merito con Doug Baldwin e
Brandon Marshall), divenendo il bersaglio preferito di Bortles (153 target,
primissimo in squadra) e mostrando un gioco molto completo.
Robinson non ha una
velocità di base elevatissima, ma ha buoni movimenti alla linea di scrimmage
per creare separazione e velocità sul lungo che gli permette di prendere il
tempo al proprio marcatore diretto, unita ad una buona creatività col pallone
in mano (come riporta Pro Football Focus, Robinson ha guadagnato 672 yard sui
passaggi da almeno 20 yard, primo in NFL in questo). Come se non bastasse, è
alto 192 cm per quasi 100 kg, e unito all’atletismo innato, ciò gli consente di
essere un obiettivo facilmente individuabile in endzone o sui passaggi alti,
come accennato poco fa, in cui sa decisamente far valere il fisico e le doti
naturali per catturare le jump ball (in redzone, Robinson è il migliore della
NFL per TD segnati con 12, grazie ad una percentuale di ricezioni del 68%,
settimo tra i ricevitori con almeno 15 target in questa zona di campo, per Pro
Football Reference). Qui un esempio della sua abilità sulle palle alte e
profonde.
Insieme ai Bortles e Allen Hurns, arrivati in NFL come lui nel 2104,
Robinson costituisce l’arma più pericolosa dell’attacco dei Jaguars, che stanno
iniziando a mettere assieme più pezzi per poter uscire dai bassifondi della
Lega, e al contempo un Game Pass-Alert.
Ladarius Green, TE, Pittsburgh Steelers
A San Diego è
stato uno dei giocatori più chiacchierati ancorché “misteriosi” della squadra.
Green ha mezzi fisici (198 cm per 109 kg) e atletici per sfondare in un
attacco, quello dei Chargers, che ha gradualmente perso pezzi per infortunio
nel corso delle ultime due stagioni, senza mai riuscirci, se non in casi
isolati. Rumors volevano il giocatore non esattamente dentro gli schemi
offensivi (a.k.a. non li conosceva bene).
A prescindere dalle voci, il fatto di
avere davanti a sé un mostro sacro del ruolo come Antonio Gates e un coaching
staff molto conservativo e poco incline al rischio/cambamenti, di 2-TE set
quasi mai l’ombra, hanno penalizzato il ragazzo, che oltretutto è reduce da una
stagione travagliata per problemi fisici. Ora Green sarà il TE titolare nel
secondo attacco della Lega per DVOA, quello degli Steelers, nonostante
l’assenza prolungata di Bell e, soprattutto, Roethlisberger, che ha costretto
la squadra di Mike Tomlin a sorbirsi ampie dosi di Michael Vick e Landry Jones,
senza avvertire comunque un crollo nelle prestazioni generali.
Green ha il
fisico da TE e l’esplosività di un ricevitore e, a maggior ragione senza
Martavis Bryant per tutto l’anno e Bell per le prime quattro partite, l’OC Todd
Haley potrà garantire un ruolo importante all’ex Chargers, che godrà delle
libertà che le difese avversarie non possono certo lasciare al miglior wide
receiver della NFL, Antonio Brown. Sembra quello che in America chiamano un
“match made in heaven”, un matrimonio perfetto affinché le qualità di Green,
finora mostrate a sprazzi, possano definitivamente emergere. Passerà comunque
le prime sei partite stagionali in PUP list.
Non esattamente il vostro tight end ordinario, diciamo…
Kelechi Osemele, OG/OT, Oakland Raiders
Lo so, è
difficile associare ad un o-lineman il concetto di hype, ma nel caso di Osamele
si può fare un’eccezione, a maggior ragione considerando il contratto da 60
milioni in 5 anni che i Raiders gli hanno fatto firmare. Osemele è stato una
delle ancore della o-line dei Ravens che, quando sana, ha prodotto ottime
stagioni per l’attacco.
Osemele può giocare sia da tackle (ruolo in cui ha
iniziato la carriera in NFL), sia da guardia dove si è affermato, grazie
all’ottima abilità sia in pass pro (8 sack concessi il primo anno, 6.5 nei tre
successivi) sia come run blocker, chiaramente la sua specialità, dove eccelle
anche al secondo livello - in cui la o-line dei Raiders, molto solida la scorsa
stagione, ha faticato, solo 26esima per yard guadagnate secondo Football
Outsiders. La statura elevata (quasi 2 metri) e le mani molto forti lo rendono
estremamente efficace, e Oakland non si è fatta molti problemi a metterlo sotto
contratto a cifre un po’ alte per un o-lineman ma che Osemele non dovrebbe
avere problemi a ripagare sul campo.
Vic Beasley, DE/OLB, Atlanta Falcons
Vic Beasley ha
indubbiamente vissuto una prima stagione molto travagliata, tra i problemi
fisici che lo hanno condizionato limitandone il rendimento e un ruolo nella
difesa di Atlanta ancora in definizione (solo il 51% di snap difensivi giocati,
numero non elevato ma che, nella d-line dei Falcons rappresenta comunque il
secondo dato più alto). Beasley ha a tratti messo in mostra quelle
caratteristiche peculiari che hanno portato il GM Thomas Dimitroff a sceglierlo
con la ottava scelta assoluta al draft dello scorso anno (esplosività al
momento dello snap, movimenti naturali da edge rusher), con la speranza di dare
qualità ad una difesa, quella di Atlanta, tra le peggiori della NFL (29esima
per DVOA nel 2014).
Il miglioramento sotto il nuovo head coach Dan Quinn, ex DC
dei Seahawks, non solo non c’è stato, ma anzi, la squadra della Georgia è
finita ultima nella suddetta categoria: Atlanta è stata anche la 31esima
squadra per percentuale di pressione portata agli attacchi avversari (poco
sopra al 21%), che ha fruttato la miseria di 32 sack, nella bottom 10 della
Lega. Beasley verosimilmente agirà in prevalenza da OLB, anche per cercare di
renderlo più utile contro le corse (non arriva al metro e 90, non esattamente
il fisico di un edge rusher in grado di vincere lo scontro fisico con i tackle
NFL), situazione questa in cui nella scorsa stagione veniva tolto dal campo, o
come DE in situazioni di nickel. Beasley ha i mezzi atletici per diventare un
giocatore utile alla causa: sta al coaching staff dei Falcons usarlo al meglio.
Bonus Track: Robert Nkemdiche, DL, Arizona Cardinals
Il talento di Nkemdiche è fuori discussione, meno la sua maturità.
Ecco perché, nonostante i mock draft lo dessero ad inizio primo giro, è invece
finito ai Cardinals con la 29. L’ex Ole Miss è un talento che la squadra di
Bruce Arians non poteva farsi scappare, nonostante la difesa - settima in DVOA
e ulteriormente puntellata dall’arrivo via trade di Chandler Jones - sia uno
dei migliori reparti della NFL. Certo che un ragazzo di 130 kg con una velocità
esplosiva sullo snap come quella del rookie non si vede spesso, unita ad una
notevole forza fisica e ad un uso invidiabile della bull rush e di qualche buon
movimento più tecnico in pass rush.
Deve migliorare nelle letture e ha la
tendenza a rimanere ogni tanto avulso dal gioco, ma Arizona, complice un
problema al piede che lo ha frenato in estate, lo inserirà gradualmente. Tra
l’altro, Calais Campbell, Frostee Rucker e Josh Mauro saranno free agent il
prossimo anno: se il primo andrebbe confermato, degli altri Nkemdiche potrebbe
essere il sostituto naturale prodotto in casa che i Cards non pensavano di
avere.
Melvin Ingram, OLB, San Diego Chargers
La stagione di
Melvin Ingram è stata, diciamo, agrodolce. Amarissima dal punto di vista dei
risultati di squadra, decisamente incoraggiante per quanto riguarda il suo
score personale, che dice 16 partite giocate (prima volta dal suo anno da
rookie, ne aveva giocate solo 13 nelle scorse due annate combinate) e 10.5
sack. Peccato che 6.5 di questi siano arrivate nelle ultime 5 partite, quando
San Diego ormai era fuori da tutto.
Ingram ha tutto quello che un OLB può
desiderare: rapidità al momento dello snap, atletismo e agilità (più una spin
move che lo scorso anno ha avuto modo di esibire più volte). Quel che gli manca
è, come già accennato, la salute e, soprattutto, la continuità di rendimento,
che lo scorso anno è decisamente mancata. John Pagano, DC dei Chargers, ha
mostrato grande creatività di schemi con la stagione ormai naufragata e sarà
meglio per lui e per la squadra tutta che questa luce non si sia accesa e
spenta nell’arco di quelle partite. Ingram ha molto da offrire in termini
tecnici - e in questa off-season pare abbia lavorato tanto per far emergere il
proprio potenziale - e tanto da dimostrare, con un contratto in scadenza nella
prossima primavera. Tanto della stagione di San Diego passa dai suoi giovani
linebacker, di cui Ingram deve essere la guida, fuori e soprattutto dentro al
campo.
Josh Norman, DB, Washington Redskins
L’arrivo di
Josh Norman a Washington ha sorpreso un po’ tutti, considerando che all’ex
Carolina era stata assegnata la franchise tag, in quanto free agent, salvo poi
vedersela togliere e finendo libero sul mercato. Norman ha vissuto una grande
stagione in termini di squadra e personali, diventando uno dei top corner NFL,
anche se è da vedere quanto questa sia dipesa dall’eccellente front seven di
Carolina.
Quello che ci rende davvero impazienti è, sì, capire se l’ex Panthers
confermerà il suo rendimento, ma soprattuto il livello di competizione che si
troverà ad affrontare nella NFC East, dove giocherà quattro volte contro 2 dei
top *inserire numero a piacere* ricevitori della NFL, Dez Bryant e Odell
Beckham Jr. Questi quattro minuti scarsi di video vi aiuteranno a ricapitolare
quanto successo tra i due lo scorso anno in occasione della partita tra
Panthers e Giants…
…e questo tweet dimostra che la faccenda pare non essere conclusa
(OBJ che, scherzando ma non troppo, attribuisce il contrattone firmato da
Norman con gli Skins alle scazzottate che si sono date e che hanno portato il
cornerback alla ribalta delle cronache).
Se sta per nascere una nuova rivalità in NFL, Giants-Redskins è già
un appuntamento da non perdere. The hype is real.
Articolo a cura di Michele Serra
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