L'Inter sfrutta le incertezze juventine e porta a casa il derby d'Italia
di Emanuele Mongiardo
Nelle ultime settimane una delle questioni più frequenti tra giornalisti sportivi e opinionisti in Italia è stata il valore della Juventus 2016/17: con la cessione di Pogba e gli acquisti di quest'estate, Higuain e Pjanic su tutti, la squadra si è rinforzata o si è indebolita? Allegri ha provato a rispondere, offrendo agli addetti ai lavori uno spunto piuttosto interessante: tra le mani ha una rosa che sicuramente è diversa da quella dell'anno scorso. Sulla diversità il tecnico livornese dovrà lavorare per raffinare ulteriormente la propria creatura, cercando di scoprire e limare il più possibile i difetti ed esaltarne invece i pregi. L'Inter ha saputo colpire i giusti punti di pressione dell'avversario, basti pensare al gol di Icardi, il terzo subito da corner per i bianconeri, e ha portato a casa i tre punti contro ogni pronostico.
Il derby d’Italia correva il rischio di porre il campionato
di fronte ad un bivio decisivo già alla quarta giornata: un’eventuale vittoria
della Juventus avrebbe rafforzato ulteriormente lo status di super favorita
della Vecchia Signora, che a quel punto avrebbe dimostrato la propria
superiorità anche nei confronti di una potenziale concorrente come l’Inter. I
nerazzurri sarebbero invece scivolati in quella spirale di negatività che ormai
da troppe stagioni avvolge la squadra, un rischio quanto mai concreto, specie
dopo l’ultima sconfitta in Europa League contro gli israeliani dell’Hapoel Beer
Sheva.
Allegri deve rinunciare a Dani Alves per via di un
infortunio alla coscia rimediato contro il Siviglia. Schiera comunque il solito
3-5-2 con Buffon tra i pali presidiato dal terzetto Benatia-Bonucci-Chiellini.
A centrocampo per la prima volta Pjanic veste i panni del regista basso. Le
mezzali sono Asamoah a sinistra e Khedira a destra. Sulle fasce agiscono
Lichsteiner ed Alex Sandro, mentre in avanti Higuain si accomoda in panchina
per far spazio a Mandzukic come partner di Dybala.
De Boer opta invece per un 4-3-3 di partenza in cui ad
affiancare le tre certezze Handanovic, Murillo e Miranda ci sono D’Ambrosio a
destra e Santon a sinistra. Medel in mediana ha il compito di coprire le spalle
a Joao Mario e Banega. In avanti, oltre a Icardi, il tecnico olandese punta a
destra su Candreva e a sinistra su Eder, preferito questa volta a Perisic.
Prendere e non dare
Nelle prime battute del match De Boer si serve dell’avversario
come punto di riferimento per il proprio schieramento. Se Allegri confida nel
3-5-2, il 4-3-3 di De Boer è pronto a diventare 4-2-3-1 o 4-2-1-3 per creare
una serie di duelli individuali lungo tutto il campo. L’ex allenatore dell’Ajax
sembra voler sfruttare nell’arco dei novanta minuti diverse gradazioni di
pressing. Inizialmente l’Inter prova ad alzare il ritmo pressando alta la
Juventus: gli attaccanti prendono in consegna il terzetto difensivo bianconero
(Eder-Benatia, Icardi-Bonucci, Candreva-Chiellini); Pjanic prova ad abbassarsi
per dar manforte alla costruzione bassa, ma uno tra Joao Mario e Banega lo segue
fino a ridosso dell’area di Buffon; i due centrocampisti rimasti si accoppiano
con le mezzali bianconere mentre la difesa ha il compito di aggredire i propri
uomini di riferimento (i terzini seguono gli esterni e i difensori centrali le
due punte).
Col passare dei minuti l’intensità del pressing alto
nerazzurro cala e il centrocampo abbassa il proprio baricentro. Anche in questo
caso si ha un 4-2-3-1 in cui le possibilità di recupero palla sono garantite
dalla parità numerica con gli uomini coinvolti nella costruzione della Juve. I bianconeri
oltre che col rombo basso, provano a consolidare il possesso con un rombo a
centrocampo che prevede l’abbassamento di Dybala; rombo a cui si somma il
difensore in possesso di palla per un totale di cinque uomini coinvolti.
L’Inter a sua volta stringe Eder e Candreva mandandoli in marcatura sul
centrocampista di riferimento. Icardi resta nei pressi di Bonucci. Quando la
palla giunge a Benatia o a Chiellini tutti i bianconeri a centrocampo sono
coperti ed uno tra Eder e Candreva, a seconda del lato, può attaccare il
difensore in possesso, provando a bloccare sia rombo di centrocampo che di
difesa.
Medel-Banega vs Dybala-Khedira, Eder controlla Pjanic e Joao
Mario segue Asamoah. Quando il ghanese serve Chiellini Candreva può uscire in
pressione, costringendo il difensore a lanciare nel vuoto
Ma se in fase di non possesso De Boer vuole prendere le
misure uno per uno agli avversari, col pallone tra i piedi prova invece a
sfuggire all’apparato difensivo di Allegri. Difatti il centrocampo è fluido e
può variare dai tre uomini al doble pivote, con uno tra Joao Mario e Banega che
va a cercare spazio dietro le linee. In attacco, come da pronostico, lo
schieramento è asimmetrico per via delle differenti caratteristiche di Eder e
Candreva. L’italobrasiliano prova ad agire il più possibile vicino ad Icardi,
magari per tentare qualche combinazione nello stretto, senza però mai riuscire
nell’intento. Tuttavia è sempre bravo a cercare lo spazio tra le linee alle
spalle del centrocampo avversario, zona in cui spesso agisce di fianco alla
mezzala che si alza. Candreva invece, nonostante qualche volta provi a ricevere
in zone più interne di campo, preferisce muoversi vicino alla fascia.
Una delle occasioni in cui Candreva
entra dentro il campo. Medel trova Banega tra Pjanic e Khedira. Eder si muove
in profondità per attirare Benatia ed allargare ulteriormente l’half space in
cui può inserirsi Candreva
Entrambi gli esterni offensivi dell’Inter hanno il compito
di posizionarsi tra terzo centrale ed esterno, anche per tenere quest’ultimo il
più basso possibile. Se Eder ama muoversi negli half spaces, Candreva prova
invece più spesso ad attaccare la profondità in contemporanea con i movimenti
di Icardi. Spesso infatti la manovra al centro è bloccata per via dell’abilità
della Juve a coprire quella zona di campo e la difesa prova a lanciare in
direzione dell’argentino.
Certezze bianconere
E’ una soluzione di lettura elementare per la Juve che fa di
tutto per costringere l’Inter a questo tipo di giocata. Allegri confida nelle
certezze granitiche del 3-5-2 e ne ripropone lo spartito in fase difensiva pur
con alcune varianti atte a sfruttare le caratteristiche particolari dei propri
uomini. L’intensità del pressing è stabilita da Mandzukic che può decidere di
pressare il difensore sulla prima costruzione o di schermare il mediano
avversario. Più fluida invece è la posizione di Asamoah che si avvale del
proprio atletismo per uscire verso l’esterno e pressare alternativamente D’Ambrosio
o Candreva.
Il blocco centrale juventino nel primo tempo riesce a negare
spazio tra le linee ai giocatori dell’Inter. La compattezza del 3-5-2, come
detto, è determinata dalle punte che possono decidere di alzare o meno la
pressione, seguiti dal resto della squadra. Questo permette di mascherare anche
alcune pecche dovute alle inclinazioni naturali dei giocatori. Khedira ad
esempio ama difendere in avanti; tuttavia alcune sue uscite non sono state del
tutto puntuali, permettendo all’Inter di trovare l’uomo tra le linee.
Anche la pressione verso l’esterno di Asamoah se effettuata
col tempismo sbagliato può scoprire le spalle del centrocampo. Ecco che allora
Allegri effettua un piccolo accorgimento atto probabilmente anche a non
lasciare solo Pjanic in mediana. La Juve si avvale dell’aiuto di Dybala in fase
di non possesso per creare due linee di centrocampo che formano una sorta di
parallelogramma, i cui lati maggiori sono formati rispettivamente dai due
centrocampisti che restano in mediana e da Dybala+la mezzala che si alza.
Le difficoltà comunque nascono in fase offensiva, sia per
merito degli avversari (il già citato blocco dei rombi di costruzione), sia a
causa di prestazioni individuali non all’altezza. La Juve riesce ad arrivare
agevolmente sulla trequarti solo quando un giocatore dell’Inter esce col tempo
sbagliato in pressione. Un difetto questo che colpisce perlopiù i terzini e che
permette ai bianconeri di impostare dalla fascia. Se uno dei due esterni riesce
a ricevere e girarsi, il centrocampo dell’Inter prova a muoversi verso
l’esterno. Così facendo Dybala e Asamoah/Khedira possono attaccare lo spazio
alle spalle di intermedi e terzini avversari, sfruttandone anche la lentezza nel
recuperare all’indietro; a quel punto l’esterno può servire i trequartisti e
far arrivare la palla in zone pericolose.
Santon esce in ritardo su Lichsteiner. Dybala attacca lasciato dal terzino alle spalle di Banega; l’argentino riesce a ricevere e servire Pjanic per il tiro
Il coraggio del
secondo tempo
Per provare ad innalzare la propria pericolosità, nel
secondo tempo Allegri autorizza i terzini ad avanzare il più possibile. Il
nuovo raggio d’azione degli esterni ha i suoi effetti collaterali. Nel corso
degli ultimi venti minuti la BBC sarà costretta ad affrontare transizioni
negative difendendo difatti in parità numerica contro gli attaccanti avversari.
Tuttavia migliora alcuni meccanismi offensivi che
favoriscono gli inserimenti di uomini nelle mezze posizioni, avendo il merito
di impedire ai terzini interisti di accorciare sui propri centrocampisti. Anche
l’azione del gol di Lichsteiner, se vogliamo, è figlia dell’avanzamento di Alex
Sandro e dello svizzero. La Juve beneficia di una punizione a centrocampo,
l’Inter è compattata in un 4-5-1. Icardi è in inferiorità contro Khedira e
Pjanic. Il bosniaco può avanzare mentre Alex Sandro tiene occupato D’Ambrosio.
Si apre uno spazio alle spalle di Joao Mario occupato prontamente da
Asamoah. D’Ambrosio scala su Asamoah e
Candreva va su Alex Sandro. L’ex terzino del Torino prova ad arginare il
ghanese che però riesce a servire A.Sandro. A quel punto l’indecisione di
Candreva sulla marcatura fa la differenza e D’Ambrosio si vede costretto ad
inseguire anche il brasiliano, superiore sul piano tecnico e atletico. Di fatti
l’ex Porto riesce a crossare per il momentaneo vantaggio di Lichsteiner.
Il gol sa di beffa per gli uomini di De Boer, probabilmente
nel loro momento migliore del match. Anche l’olandese all’uscita dagli
spogliatoi prova ad aumentare il volume della propria proposta offensiva. In
particolare capita spesso che entrambe le mezzali si alzino alle spalle del
centrocampo avversario. L’Inter prova ad eludere la pressione avversaria, in
particolare quella di Khedira. Una volta scavalcata la prima linea di pressione
del quadrilatero bianconero, la palla arriva in direzione della seconda linea
bianconera, formata da due uomini. I movimenti incontro di Eder però, combinati
con la salita contemporanea di Joao Mario e Banega permettono all’Inter di
sfruttare una situazione di tre contro due.
Anche l’atteggiamento dei terzini diventa più propositivo:
Santon e D’Ambrosio provano ad approfittare dell’ampio spazio garantito dalla
posizione bassa di A.Sandro e Lichsteiner nel 5-3-2 a difesa schierata della
Juventus. Proprio un filtrante di Santon propizia l’angolo da cui nasce il
pareggio di Icardi.
Subito dopo la rete dell’argentino De Boer effettua la
sostituzione decisiva, inserendo Perisic al posto di Eder. Ovviamente il croato
ama partire più largo e l’Inter ora preferisce cercare il suo lato di campo
piuttosto che la superiorità numerica tra le linee. Perisic mette diverse volte
in difficoltà Barzagli e Lichsteiner attaccando lo spazio alle loro spalle,
riuscendo poi a ricevere e a puntare in dribbling il proprio uomo. L’ex
Wolfsburg ha il merito di farsi trovare pronto sul servizio di Icardi,
convertendo nel 2 a 1 finale un errore in appoggio di Asamoah.
Prospettive sulla
stagione in corso
Inter Juventus insegna, qualora ce ne fosse bisogno, che
ogni partita ha una storia a sé e che la proprietà transitiva nel calcio vale
poco o nulla. Allegri dovrà cogliere l’occasione per raffinare ulteriormente il
materiale a disposizione, in attesa ovviamente del ritorno di Marchisio che
dovrebbe permettere anche a Pjanic di elevare il livello delle proprie
prestazioni. De Boer invece, ancora alla ricerca del miglior abito per la sua
Inter, sa di poter contare su elementi di prestigio riconosciuto. Miranda, Joao
Mario e Banega restano a mio avviso i valori aggiunti di questa squadra: si
sono dimostrati all’altezza dei campioni d’Italia e la loro personalità nel
confronto con l’avversario ha saputo trascinare anche i compagni verso una
vittoria che mancava a San Siro ormai dal 2010. Aldilà di quanto scontato possa
essere l’esito finale, la Serie A 2016/17 dimostra ancora di più di poter
essere uno dei laboratori più interessanti d’Europa.
Articolo a cura di Emanuele Mongiardo
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