giovedì 23 aprile 2015

La brutta partita più bella. Missione compiuta?


Ridimensionare: riportare alle giuste proporzioni, valutare in maniera più realistica. Dallo stadio Louis II esce fuori una Juventus diversa da come era entrata, una squadra che approda in semifinale dopo 12 anni, la prima italiana dopo l'Inter di Mourinho del 2010. La prestazione è stata tanto brutta e deludente quanto storico e importante è stato il traguardo raggiunto. Il calcio italiano conferma la sua attitudine a concepire le partite di calcio come una sorta di altalena: risultati da una parte, bel gioco dall'altra. Se sale una, l'altra scende: inesorabilmente, senza mezzi termini o interpretazioni. Quasi fosse un contrappasso dantesco intrinseco alla nostra visione generale di calcio che ci obbliga a lucrare sul gioco altrui. Eppure i presupposti per una grande prova dei bianconeri c'erano tutti: uno dei migliori risultati possibili all'andata in casa, avversario sulla carta inferiore, possibilità di dimostrare all'Europa intera del calcio che la realtà della Juventus è in ascesa. Tutto questo non è avvenuto ma la semifinale è arrivata, possiamo dire “missione compiuta”?


La Juventus spicca il volo verso la semifinale. È tra le prime quattro d'Europa.


Passiamo ad analizzare la partita di ieri sera nel dettaglio partendo dal Monaco.
Il portoghese Jardim, tecnico dei monegaschi, ha costruito un gruppo molto competitivo e complessivamente ha fatto un lavoro straordinario considerando il materiale a sua disposizione. Il Monaco si schiera con un 4-2-3-1 molto fluido e ibrido: a seconda delle situazioni Joao Moutinho si alza o si abbassa sulla linea dei centrocampisti determinando il modulo effettivo. La squadra attacca molto le fasce laterali, le ali Carrasco e Silva lasciano spazio alle sovrapposizioni dei terzini senza però rischiare niente nella zona centrale perchè i due centrali, Raggi e Abdennour, eroicamente accorciano in maniera sistematica in avanti soffocando le punte juventine. Il gioco negli ultimi 30 metri, però, è parecchio banale e impreciso: dipende troppo dalle posizioni in cui Moutinho tocca la palla e gli attaccanti deludono molto. Martial e Carrasco, per quanto siano talentuosi e futuribili, non giocano una partita di valore specifico comparabile a quello dei compagni e la manovra offensiva del Monaco ne risente tantissimo. I monegaschi sbattono continuamente contro la difesa della Juve - molto bassa, dentro l'area di rigore – e Barzagli e Bonucci dimostrano una grande capacità di concentrazione e attenzione.


Mappa statistica della grande partita difensiva di Bonucci.


Al contrario la Juventus sembra non riuscire a proporre gioco. Il 3-5-2 scelto da Allegri è molto efficace quando i due laterali giocano alti perché arricchisce la manovra di numerosissimi sbocchi e possibilità. Quando, però, come ieri sera, i laterali sono bloccati dagli avversari e sono costretti a stare troppo bassi – formando una linea a 5 con i difensori – il modulo diventa un handicap perchè i 3 centrocampisti si schiacciano e i due attaccanti non sanno mai cosa fare: indietreggiare per accorciare la squadra oppure cercare di rimanere più alti per allungarla a costo di creare un buco alle loro spalle. Morata e Tevez ballano indecisi tra queste due possibilità e lo fanno sempre disarmonicamente uno con l'altro. Riuscire ad interpretare efficacemente il 3-5-2 in campo europeo, dove rischi di regalare un uomo agli avversari, è estremamente difficile.


Tevez in una delle rare volte in cui ha potuto attaccare palla al piede fronte alla porta avversaria.


Il vero gioiello della struttura tattica di Jardim – e il vero problema della Juventus – è il sistema di pressing. A differenza di tutte le squadre italiane, avversari abituali dei bianconeri, i monegaschi attuano un pressing non specificamente sugli uomini ma sui passaggi. In pratica lasciano anche qualche metro in più al possessore per controllare e intercettare le linee di passaggio verso il ricevente. L'uscita della palla dalla difesa per la Juve diventa, così, un vero e proprio incubo tra il sistema di pressing del Monaco e i tantissimi errori tecnici individuali e corali. Vidal è irriconoscibile, Morata sbaglia praticamente tutto, Pirlo è in sofferenza. Una squadra che praticava un pressing simile a livello di struttura era il Barcellona di Guardiola. Non nascondo che per alcuni istanti sparsi della partita ho follemente immaginato che il Louis II si trasformasse nel Camp Nou e che il bianco delle magliette diventasse improvvisamente l' ”azul” dei blaugrana.
Per quanto riguarda i singoli hanno impressionato soprattutto Fabinho e Kondogbia, oltre al solito Moutinho. Il terzino brasiliano è un '93 con ampi margini di miglioramento: spinta costante e tanto coraggio. Il francese Kondogbia, invece, si è dimostrato incontenibile fisicamente e molto intelligente tatticamente, ha letteralmente dominato la zona centrale del campo vincendo quasi tutti gli 1vs1 e ha occupato benissimo gli spazi.


Mappa di calore di Fabinho e Kurzawa. I due terzini sono stati un continuo e costante appoggio per lo sviluppo della manovra offensiva del Monaco. Entrambi sempre molto alti e propositivi.


La Juventus ha pagato la pessima condizione fisica dei suoi uomini più importanti. La tensione per l'importanza della partita non regge, se punti a vincere sempre non puoi essere impreparato psicologicamente per queste partite. Buffon, Barzagli e Bonucci hanno varie volte salvato la Juventus. Pereyra poteva e doveva essere inserito prima perché ha consentito alla Juventus di alleggerire la pressione e aggredire gli spazi in campo aperto che si aprivano con il passare dei minuti nella difesa della squadra del Principato.


Pirlo molto in difficoltà nella partita di ieri sera. Soprattutto a causa del poco movimento senza palla dei compagni, far partire le azioni della Juventus è stato un enigma irrisolvibile per lui.

Domani ci aspetta il sorteggio delle semifinali. Analizzare chi possa essere l'avversario migliore lascia il tempo che trova perché sicuramente Real Madrid, Barcellona e Bayern Monaco sono sì squadre molto diverse ma allo stesso tempo tutte apparentemente fuori portata.
Alla meglio dei 180 minuti reggere il confronto tattico e mentale con il Bayern Monaco sembra proibitivo ma rimane molto stimolante affrontare le squadre di Guardiola e, se l'obiettivo per la Juve è continuare a crescere, sarebbe l'avversario ideale.
Il Barcellona, offensivamente, è la squadra più forte al mondo: Suarez, Neymar e Messi danno infinite possibilità e variazioni al tema. Senza considerare il fattore Camp Nou.
Infine il Real Madrid, nonostante abbia più equilibrio del Barcellona, dovrà recuperare molti infortunati e non presenta un sistema di pressing organizzato comparabile a quello di Bayern e Barcellona. Se è vero che dove cade, cade sempre male la Juventus può sperare di accoppiarsi con il Real Madrid.
Se, però, la prestazione sarà quella delle due sfide con il Monaco la semifinale si trasformerà da sogno ad incubo.





È arrivato il momento di smontare l'altalena di risultati e bel gioco, serve ritrovare la Juventus propositiva e coraggiosa di Dortmund. Vincere giocando bene è essenziale in campo europeo e l'uno è propedeutico per l'altro. Intanto abbiamo la possibilità di goderci la sfida tra la squadra che sta ammazzando il campionato italiano e una delle tre big d'Europa. Non vediamo l'ora.

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