lunedì 30 marzo 2015

Alexandre Lacazette: falso nueve, vere speranze

Alla scoperta delle avventure dell'ultimo talento nato sulle rive del Rodano. "Avant, Avant, Lion le melhor!"

di Nicolò Vallone







L'appellativo Alexandre le Grand sta attualmente ad indicare due personaggi, uno entrato a far parte della storia mondiale e uno destinato a far parte della storia di una società di calcio. Ma solo a uno dei due si affianca l'appellativo La Gâchette [il grilletto]. A 24 anni, Alessandro Magno guidava il suo esercito nell'assedio della città persiana di Tiro. Alla stessa età (da compiere a maggio) l'Alessandro Magno di Francia, al secolo Alexandre Lacazette, s'impone sulla scena sportiva d'Oltralpe come "giocatore francese del momento" in Ligue 1.

In una collocazione che passa dal generale al particolare, da Nazionale a club, Lacazette è figlio di quel processo di cosmopolitizzazione della Francia calcistica che dai Trésor e i Tigana, passando per i Karembeu e i Thuram, ha sfornato e sforna gli Evra e i Pogba, attirando le ire dei movimenti di estrema destra per i quali "nero è bello" solo come simbologia politica; ed è anche uno dei prodotti più recenti di quella splendida fucina di talenti che è l'Olympique Lyonnais (abbreviato OL e italianizzato Lione), che vanta un settore giovanile secondo solo a quello del Barcellona quanto a numero di giovani lanciati nel professionismo, e al quale va riconosciuto il merito di aver regalato al calcio che conta i vari Giuly, Benzema, Ben Arfa, Remy e altri nomi di livello.

Per introdurre il giocatore di cui stiamo per raccontare la storia, ecco un concentrato delle sue abilità.

Nato in una poco abbiente famiglia guadalupense, il giovane Alexandre cresce in un quartiere della periferia di Lione, Mermoz, tra musica rap, umile e dignitosa educazione di stampo cattolico, poca scuola e tanto calcio. Se la sorte da un lato dispensa ostacoli e ambienti difficili, dall'altra offre doti naturali e ancore di salvezza: in questo caso, la dote è il saperci fare con la palla tra i piedi, l'ancora è il saperci fare con la palla tra i piedi nella città sede dell'OL. Ad impreziosire il tutto e mettere definitivamente il ragazzo nelle condizioni di emergere, l'appoggio incondizionato dei genitori ai sogni di gloria del figlio; anzi, di tutti i figli, visto che anche i fratelli maggiori hanno tentato con vari risultati di fare carriera rincorrendo una sfera di cuoio.

In questa foto Lacazette sembra un superman che fa volare gli avversari che provano ad ostacolarlo.

L'ingresso nella grande famiglia Lione avviene 10 anni fa. Corre l'anno del signore 2005, Alexandre ha 14 anni e il club del carismatico patron Jean-Michel Aulas vive una delle migliori annate di sempre, che si concluderà l'anno successivo con la conquista del quinto campionato consecutivo: è il punto più alto della magnifica parabola che ha visto l'OL dominare la scena transalpina nel primo decennio del Duemila laureandosi campione di Francia per sette volte di fila, dal 2001 al 2008, senza che prima avesse mai vinto il massimo titolo nazionale. Merito di un favoloso mix di progettazione tecnica e oculatezza economica: non a caso, Aulas è uno degli ideatori del Fair Play Finanziario!
Ecco, il 2008. L'anno dell'ultimo trionfo lyonnais. Dopo 3 anni di académie, il non ancora maggiorenne Alexandre inizia ad assaporare il cosiddetto calcio che conta nelle categorie inferiori. Ma non lo fa in prestito presso un'altra società, col rischio magari di non trovare l'ambiente giusto e perdersi per strada. È nel Lione 2, infatti, che il nome Lacazette inizia ad apparire sui tabellini come marcatore in partite tra "pro". Perché nei grandi campionati europei, come noto, i team più blasonati fanno militare nei piani bassi del calcio professionistico la seconda squadra, dove i talenti possono sbocciare come si deve, le riserve tenersi calde e motivate, e le vecchie glorie fare da chioccia non solo in allenamento ma in regolari match ufficiali.


L'esperienza nel Lione 2 dura un paio di stagioni, caratterizzate da 23 reti in 52 presenze, giusto il tempo di far conoscere al pubblico le doti tecniche e atletiche delineate e affinate durante la trafila giovanile. Brevilineo e di tecnica purissima, fini giocate tra le linee e guizzante rapidità palla al piede valgono a Lacazette un posto fisso a ridosso delle punte, da ala o da trequartista a seconda delle necessità. Il gol e l'assist diventano presto elementi ricorrenti nel suo bagaglio e nel suo curriculum: la chiave, oltre alle qualità già citate, è l'ottimo uso del piede debole, il sinistro, che non raggiunge la potenza del destro ma compensa il gap con una precisione da cecchino. Il paragone – pratica rituale per la stampa sportiva di qualsiasi Paese – è con Sylvain Wiltord, che in Italia ricordiamo per aver firmato il pareggio a tempo scaduto nella finale di Euro 2000.


Ed ecco arrivare il 2010, l'anno delle occasioni d'oro per il ragazzo di Mermoz, ormai 19enne dunque (secondo la mentalità europea) pronto per il salto di qualità. La prima squadra, infatti, non più regina incontrastata di Francia, spodestata da realtà emergenti e minacciata dall'imminente e ricca “primavera araba” del Paris Saint-Germain, ha bisogno di nuova linfa a costi contenuti e, dopo aver regalato a questa giovane promessa l'esordio in Ligue 1 già a maggio in una tranquilla partita di fine campionato, gli garantisce un posto fisso in rosa per la stagione seguente. Ma tra una stagione e un'altra c'è di mezzo l'estate, e con essa spesso e volentieri le competizioni tra Nazionali. Lacazette prende parte agli Europei Under19 in maglia bleu. Come compagni di reparto ha Griezmann e Kakuta, ma è lui a segnare il gol decisivo per la vittoria del torneo al minuto 85 della finale contro la Spagna, togliendosi peraltro la soddisfazione di essere capocannoniere della competizione ex aequo con lo spagnolo Pacheco (all'epoca di proprietà del Liverpool, oggi in forza al Betis).
Quale miglior viatico per un inizio di carriera nel Lione? La prima parte del 2010-2011 vede il futuro Alexandre le Grand fare i primi passi (e i primi gol) in campionato sotto la guida del tecnico Claude Puel, che l'8 dicembre regala al suo gioiellino il battesimo europeo. Ultima giornata della fase a gironi di Champions League, un Lione ormai già agli ottavi ospita un Hapoel Tel Aviv alla ricerca quantomeno del terzo posto. Padroni di casa in vantaggio nella ripresa con Lisandro Lopez, leader dell'attacco lyonnais nel mirino della Juventus, sussulto degli ospiti che in 10 minuti ribaltano la situazione (da segnalare il 2-1 di Zahavi con una sforbiciata all'incrocio). L'allenatore francese decide allora di privarsi di Pjanic a centrocampo per inserire un giocatore offensivo: iniettare la sostanza di Kallstrom? No, in una serata in cui si va sotto ma anche con una sconfitta si passa il turno, ci si può permettere di buttare nella mischia l'esordiente Lacazette, che dal canto suo ripaga la fiducia andando a pareggiare nei minuti finali con un'incursione delle sue, finalizzata con freddezza a tu per tu col portiere.

Come vedremo fra poco, anche lui ha il proprio coro personalizzato.

All'annata del grand debut segue il triennio della formazione completa di questo calciatore, gestita magistralmente dal nuovo tecnico Remi Garde, l'uomo giusto per un club sì desideroso di tornare ai fasti di qualche anno prima, ma capace di ragionare con lucidità e realismo: i fondi non ci sono, i giovani sì; da loro si riparte e si lavora con pazienza, sul lungo periodo. Lacazette viene lanciato ma non bruciato, responsabilizzato ma non colpevolizzato. A 20 anni è già titolare: la sua prima stagione da pedina fissa dello scacchiere lyonnais lo porta subito in doppia cifra (10 gol in 43 gare tra campionato, coppe nazionali e Champions) mentre nella successiva le presenze diminuiscono a 37 e i gol addirittura a 4. Ad aumentare è però il calore dei tifosi, che in quella rapida e tecnica ala destra ripongono notevoli speranze e a febbraio 2013, in occasione della sua ennesima convincente prestazione, coniano il coro personalizzato “Alexandre Lacazette, Lacazette, Lacazette...” sulle note della filastrocca “London Bridge is falling down”. A riporre notevoli speranze in lui è anche il CT Didier Deschamps, che dopo averlo visto in azione non solo nel Lione ma anche nelle Nazionali Under20 e Under21 della Francia, lo convoca per quella Maggiore per affrontare due amichevoli a giugno 2013 contro Brasile e Uruguay: arrivano due sconfitte, e per Lacazette ci sono solo spezzoni, ma è la base di un rapporto con la maglia bleu ripreso qualche mese fa e destinato a un avvenire sempre più roseo.
Il “triennio di formazione” arriva a compimento con la stagione 2013-2014. Il sostegno ambientale, la convocazione in Nazionale, la maglia numero 10 sulle spalle, il ringiovanimento della rosa e un miglioramento della prestanza fisica rendono Lacazette molto più sicuro di sé ed autorevole in campo, con conseguenze evidenti su minutaggio e bottino personale: 54 presenze, 22 gol. Un balzo in avanti che porta anche la firma, dietro le quinte, dell'ex bomber e allenatore lyonnais Bernard Lacombe, da parecchi anni fedele consigliere del presidente Aulas e consulente degli attaccanti del Lione, che verso il giovane di Mermoz ha sempre avuto un occhio di riguardo.

Maturazione caratteriale è anche questo: eccolo in un rispettoso ma deciso "vis à vis" con Benoit Tremoulinas.

Con tali ampie premesse, la vita calcistica di Alexandre Lacazette ha bisogno della svolta decisiva. Eccola arrivare l'estate scorsa. Per la stagione 2014-2015 la dirigenza del Lione opta per un cambio in panchina: arriva Hubert Fournier, che ha subito un'intuizione vincente. Bafétimbi Gomis, centravanti della squadra dal 2009, ha infatti rescisso il contratto ed è stato ingaggiato dallo Swansea. L'anno prima se n'era andato Lisandro Lopez: insomma, il nuovo mister si ritrova senza una prima punta titolare, e in devota ottemperanza alla politica societaria e all'evoluzione del suo gioiello, pensa a un cambio tattico nella formazione tipo. Il centravanti non lo chiede alla società, lo pesca in casa propria: Lacazette si sposta al centro dell'attacco, e verrà affiancato da altri due prodotti del vivaio, promossi in prima squadra negli ultimi 3 anni, N'Jie e Fekir (con buona pace di Gourcuff, confinato al ruolo di riserva di lusso)
È la formula giusta! Il Lione dei 3,5 milioni di valore complessivo della rosa disputa un campionato da protagonista, battagliando aspramente col PSG dei quasi 400 milioni di valore complessivo della rosa e col Marsiglia del loco Bielsa. Il trascinatore è l'uomo col 10 sulle spalle, giunto ormai nel pieno dello splendore fisico e mentale (a 23 anni? Sì, se da sempre graviti nell'orbita della tua squadra con la giusta continuità). Al centro dell'attacco, Lacazette riesce a catalizzare la sua potente e guizzante tecnica negli ultimi 20 metri, per arrivare a colpire con precisione spietata: è diventato un efficace finto centravanti, che ama confondere le linee di difesa e centrocampo avversarie venendo a prendersi il pallone 5 metri più indietro rispetto agli altri attaccanti. Dopo 22 giornate di campionato, i gol sono addirittura 21: solo Cristiano Ronaldo in Europa ha fatto meglio di lui! Una parabola vagamente simile a quella di una leggenda del calcio non solo transalpino, ma globale: Thierry Henry, un campionissimo diventato tale anche grazie a un accentramento della propria posizione sul terreno di gioco, e un autentico ispiratore per il nostro Alexandre le Grand, tanto che pare gli abbia fornito preziosi consigli in estate in vista del suo futuro da prima punta.
Come in ogni percorso glorioso che si rispetti, però, s'incontrano degli ostacoli: un infortunio muscolare tiene lontano dai campi Lacazette quasi tutto febbraio, e i suoi compagni faticano, devono rinunciare alla fuga che stavano cominciando a sognare. Però tengono botta: il loro bomber del resto è solo l'astro più fulgido di una costellazione di giovani che galoppa a spron battuto nello zodiaco della Ligue 1, una costellazione formata da stelline come le mezzeali Tolisso e Ferri, il portiere Lopes, capitan Gonalons, la coppia difensiva Umtiti-Koné e quella già citata N'Jie-Fekir... una fresca e frizzante armata che i tifosi hanno ribattezzato "Les enfants du pays", i figli del paese, tutti di Lione, tutti cresciuti e vissuti nell'OL.

La consacrazione presso la tifoseria è ormai definitiva!

Tornato in azione dopo un lunghissimo mese, La Gâchette è tornato tale. Ma per quanto tempo gonfierà ancora le reti francesi, e soprattutto quelle dello Stade de Gerland? Le sirene lo ammaliano da mezza Europa, Aulas tenta in tutti i modi di blindarlo fin da settembre, quando lo ha convinto a prolungare il contratto fino al 2018, e di recente ha affermato che “Lacazette vale più di Bale”. A un palato nostrano, abituato ai presidenti stile-Zamparini, tale operato sa molto di manovra per incrementare le quotazioni del giocatore per venderlo al prezzo più alto possibile. Ma chi conosce la realtà OL, chi conosce l'attaccamento alla maglia di presidente e giocatori, e chi, meno romanticamente ma più concretamente, conosce i progetti per il nuovo stadio (58000 posti, ricavi stimati intorno ai 70 milioni annui, pronto per l'anno prossimo) non stenta a credere che Aulas abbia non solo la volontà ma anche la possibilità concreta di trattenere il suo top player, e che Lacazette abbia tutti gli stimoli a far durare ancora a lungo il matrimonio col Lione, sulle orme di un idolo di gioventù di un'intera generazione lyonnaise, Sydney Govou.

In attesa degli sviluppi futuri, riviviamo insieme la magica stagione di Lacazette e del suo Lione.

Quel che è certo, alla fine di questa lunga storia ancora incompiuta, è che, Lione o meno, gli Europei di Francia 2016 hanno già trovato un protagonista, al di là dei soliti nomi.


Articolo a cura di Nicolò Vallone

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