domenica 22 marzo 2015

I 6 classici più importanti degli ultimi anni


C'è chi dice che il mondo intero si fermi per 90 minuti, c'è chi dice che Barcellona e Real Madrid non siano solo le due squadre di calcio più influenti su questo pianeta ma incarnino due filosofie opposte, due universi paralleli che ogni tanto si scontrano e qualcosa succede. Barcellona - Real Madrid, ontologicamente, è l'esaltazione della dicotomia calcistica mondiale. Blaugrana e Blancos come Hegel e Kant, Coppi e Bartali, Fellini e Visconti, Usa e Urss, Apple e Microsoft, Beatles e Rolling Stones, yin e yang, caffè e tè.
<<L'uomo saggio impara molte cose dai suoi nemici>> diceva Aristofane ed è indubbio che l'altissima competizione tra i due club abbia contribuito a scavare il solco che divide questi due pianeti calcistici dalla maggior parte degli altri top team europei.

Vi presentiamo i 6 Barcellona–Real Madrid più importanti degli ultimi anni.





El Clásico: más que un partido! (castigliano, Madrid)
El Clasìc: mes que un partit! (catalano, Barcellona)


Real Madrid - Barcellona 0-3 19/11/2005


E' il 19 novembre 2005 quando al Bernabeu si gioca Real Madrid-Barcellona. Il Barcellona è quello di Frank Rijkaard che alla fine della stagione alzerà la coppa dalle grandi orecchie nel cielo di Parigi. Questa partita è passata alla storia, anzi alla leggenda, come la consacrazione definitiva di un talento straordinario: Ronaldinho. Il brasiliano gioca forse la miglior partita della sua carriera, sigla un gol meraviglioso, seguito da un altro fotocopia del primo. Anche i tifosi del Real si alzano in piedi ad applaudire. Il match si conclude con il risultato di 0-3 a favore del Barcellona, ma il tabellino francamente sembra non importare a nessuno. Ecco la forza di Ronaldinho.










Il Gaucho, però, è più di un semplice grande campione del calcio. Non è solo un funambolo tutto samba e dribbling, non è solo un'artista, non è solo un atleta capace delle più potenti ed estetiche progressioni palla al piede mai viste in un rettangolo verde. Ronaldinho è la mistificazione del calcio brasiliano, la perfetta unione di tutti i pregi e tutti i difetti del calcio verdeoro incarnata in 181 cm e 80 kg (incerto) di puro e sopraffino talento calcistico. 
<<E' l'unico giocatore che ho visto sorridere dopo aver colpito un palo in una semifinale di Champions League>>  dirà qualcuno. <<Pagherei il biglietto solo per vedere Ronaldinho che fa il raccattapalle>> dirà qualcun'altro.
Invece Josè Altafini, nella telecronaca di quel classico su Sky, dirà con quel suo tono di voce a metà tra l'entusiasmo di un bambino e l'estasi di un monaco tibetano: <<Ronaldinho è il messia, ha riportato il calcio sulla terra>>. Ecco, sulla copertina del manuale del calcio, amici, c'è lui: Ronaldinho, al Bernabeu, in una sera qualsiasi di un 19 novembre qualsiasi. Quando c'è Ronaldinho tutto il resto, francamente, sembra non importare a nessuno.


Barcellona - Real Madrid 5-0 29/11/2010

E' il primo classico sulla panchina madridista per Jose Mourinho ed è forse la sua sconfitta più “pesante” e difficile da digerire.
Dal punto di vista catalano il match rappresenta l'idealizzazione di un modello calcistico che affonda le sue radici nel contesto sociale, politico e popolare.
Il Barcellona è una squadra che appartiene alla metafisica e che arriva a sfiorare il divino. Il Real Madrid di Mourinho, per quanto forte e modernissimo, è una squadra troppo lineare. Citando Sandro Modeo “Sembra di vedere un corpo solido contro un corpo liquido, una squadra molto forte (anche fisicamente) che cerca di piantare dei chiodi nell'acqua.”
La manita chiude il cerchio con la storia blaugrana: da quella del Barcellona del Cruijff giocatore nel '74 a questa di Guardiola allenatore nel 2010 passando per quella del '94 del Cruijff allenatore e Guardiola giocatore. E' la giostra della vita del calcio catalano, è il ciclo del calcio totale.




Il Barcellona esalta tutte le proprie caratteristiche generali e specifiche. Spazialmente nel campo si dispone in 20/30 metri di lunghezza, ma pronto a coprire tutta la larghezza del terreno di gioco, con la linea difensiva a metà campo per sfruttare il fuorigioco all'occorrenza. Le fasi di possesso e non possesso si specchiano l'una nell'altra senza mai scucirsi e scollegarsi.
Tutti i gol vengono da dinamiche di gioco esaltanti. Il terzo ed il quarto sono esemplificativi della costante ed ossessiva ricerca della profondità: grandi tagli di Villa su filtranti laser di Messi.
Leo è illegale quando parte con il suo sinistro dalla fascia destra per poi accentrarsi tranciando la trequarti con assist straordinari per i tagli a tutta velocità e con i tempi giusti dei suoi compagni.


Il primo gol di Xavi, invece, esalta la caratteristica dei catalani meno sottolineata ed elogiata: il coraggio. Non basta essere i più forti come squadra, non basta aver il migliore allenatore, non basta avere il calciatore più forte, bisogna avere il coraggio per giocare in quel modo! Ecco che Xavi imposta poco prima della mediana smarcandosi da un avversario e smistando verso un compagno libero, poi lo ritroviamo a centrocampo quando dà il ritmo con un tocco di prima alla transizione blaugrana per giungere infine in area a controllare il pallone (in modo fortunato oppure sfiorando la fisica, dipende dai punti di vista) e a scavalcare Casillas con un pallonetto. Calcio totale fa rima con coraggio.


Real Madrid - Barcellona 3-1 25/10/2014

Doveva essere il Classico di Suarez, che tornava in campo dopo la squalifica di 4 mesi, invece è il classico dei campioni d'Europa che mettono il vestito da transizioni supersoniche delle grandi serate e fanno una figura sfavillante di fronte ad un Barcellona pieno di possibilità e potenzialità ma poco concreto, troppo leggero. Gli ospiti galleggiano nell'aria e il Madrid affonda le sue lame affilate negli spazi lasciati dagli impacciati blaugrana.
Messi e compagni vivono ancora una profonda crisi d'identità a metà tra il ricordo di una squadra e di una chimica di squadra - imbattibili ma ormai inesistenti - e tra il progetto di un nuovo percorso tecnico-tattico. Soprattutto, fatto inusuale da anni, il Barcellona inizia questo classico da sfavorito.




Luis Enrique tiene Suarez e Neymar molto larghi e mostra al mondo ufficialmente il suo progetto di far arretrare Messi in fase di possesso palla per concedergli più palloni e allo stesso tempo permettendo agli altri due di aggredire lo spazio libero.
Il Barcellona passa in vantaggio ed è merito di una bellissima combinazione dei tre davanti: Suarez largo a destra cambia gioco per Neymar che taglia verso l'interno del campo, movimento a liberare spazio di Messi, finta del brasiliano e pallone nell'angolino.
La partita però cambia e il Barcellona si riscopre incapace di difendersi dalle mortifere ripartenze del Madrid. Segnano Ronaldo su rigore, provocato da un fallo di mano di Pique dopo una tambureggiante azione di Marcelo, Pepe di testa tutto solo sugli sviluppi di un calcio d'angolo e Benzema.
Ecco, il gol di Benzema merita un piccolo discorso a parte, non per il gol in sé o per lo splendido contropiede o per la bellezza e l'armonia nel vedere le maglie bianche avanzare negli spazi larghi della difesa di un Barcellona ormai completamente privo del precario e rarefatto equilibrio custodito durante la partita. Il nocciolo della questione è l'assist, semplicemente perfetto: è un passo di bambuco, è il colpo de "El Diez" dei Cafeteros, quel "Khames" che aveva fatto innamorare gli amanti del calcio di mezzo mondo ai mondiali brasiliani e che adesso, con quel tocco in profondità delicato ma allo stesso tempo deciso, si è preso il Bernabeu.



Real Madrid - Barcellona 0-2 27/04/2011
<<Si decide stasera, con il terzo atto della trilogia, la sfida infinita tra...>>. Sono sicuro che molti di voi avranno riconosciuto questa ormai celeberrima introduzione. Naturalmente si tratta del proemio di Arsenal-Liverpool, Champions League 2008, pronunciato da Massimo Marianella in una delle più deliranti telecronache del giornalismo sportivo italiano. Se però si parla di trilogia nel calcio, l’unica in grado di competere con i vari Guerre Stellari, The Bourne, Il Padrino, è quella andata in atto nell’aprile 2011 tra Real Madrid e Barcellona, un thriller degno del miglior Quentin Tarantino. E giacchè l’ho invocato, proprio in onore del regista di Pulp Fiction, non vi racconterò delle sfide in ordine cronologico.



27 aprile 2011, Santiago Bernabeu. Tensione palpabile nella semifinale di Champions tra merengues e culè. E’ periodo di piena egemonia blaugrana, non sembra esserci nessuno in grado di ostacolare Guardiola e soci, anche perché tale livello di perfezione non è umanamente osteggiabile. Il Messi del 2011 è ineffabile per la ragione umana, è quella cosa in sé non ascrivibile ad alcuna categoria fenomenica. Xavi gioca a ritmi e tocchi da futsal in un campo da calcio e il motore immobile è Guardiola; probabilmente nei prossimi anni distingueranno la storia del calcio in a.G e d.G.. Sulla sponda opposta Mourinho cerca di instillare nei suoi la solita sindrome da accerchiamento, un’ arma a doppio taglio, vana senza una sottomissione totale della volontà dei singoli (ed un Cristiano Ronaldo in questa posizione non ce lo vedo proprio). I blancos si sovraccaricano di energia negativa, in alcuni frangenti del match Pepe marca a uomo Messi. La strategia inizialmente paga, la parità si perpetua nonostante lo sbilanciamento difensivo dei padroni di casa. Ma a mezz’ora dal termine, un accidioso fummo offusca la mente di Pepe, che interviene in gioco pericoloso su Dani Alves. Per alcuni l’espulsione è d’obbligo, per altri meno, ma Stark opta per il rosso. Guardiola coglie l’attimo fuggente, inserisce Afellay (quanto era forte nel 2011?!) e da lì in poi la partita ha un nome e un cognome: Lionel Messi. Dapprima sfrutta una scorribanda dell’olandese per insaccare di piatto, poi dipinge un capolavoro tipico solo di chi nasce in Argentina, più precisamente a Rosario o a Lanùs. Il post partita invece, è entrato nell’immaginario collettivo come una delle più grandi parate di culo dello sport, solo Jose Mourinho avrebbe potuto. Porquè?
La vendetta è un piatto che va servito freddo, Guardiola ha saputo redimersi. Già, perché una settimana prima il Real aveva soffiato la Coppa del Re ai catalani.


Real Madrid - Barcellona 1-0 20/04/2011
20 aprile 2011, Mestalla. Dopo il pareggio in campionato per 1 a 1 al Bernabeu, La Comunidad Valenciana ospita la finale dell’ex Copa del Generalisimo. Mourinho adotta un 4-3-3 che permette di pressare il centrocampo blaugrana e di innescare Ronaldo nelle transizioni offensive. Proprio il portoghese sciorinerà una delle migliori prestazioni della sua carriera. 



Il sistema dei blancos imbriglia il fraseggio di Xavi e Iniesta ed ammansisce Pedro e Villa privi di rifornimenti: uno dei tanti capolavori tattici del mago di Setubal. La partita è comunque godibile ed equilibrata, perché nonostante l’ingolfamento di ogni linea di passaggio, Messi pratica un altro sport ed è limitato solo dal rude trattamento di Pepe e sodali. Cristiano più prosaicamente divora l’erba davanti a sé, è indiavolato, vede la porta da qualsiasi posizione. I supplementari sono la soluzione più ovvia. Il canovaccio è il medesimo, fino a quando al 103’ i polmoni di Adriano vanno in riserva. CR7 si fionda verso l’area avversaria, dove puntuale scarta il cioccolatino confezionato da Di Maria: un colpo di testa imparabile, come quelli infallibili di Virtua Striker. Finisce così, Real campione, unica consolazione in una stagione irradiata dello stordente bagliore rosso e blu. Ma le peripezie non sono ancora terminate, ed un episodio inconsueto nei festeggiamenti diventa il paradigma dell’annata madridista, pervasa in generale da un senso di impotenza nei confronti dei rivali e del destino: sul pullman scoperto, la coppa scivola dalle mani di Sergio Ramos, frantumandosi in mille pezzi. Non c’è pace neanche nella vittoria per la squadra di Florentino Perez.




Dopo l’amara sconfitta, la redazione di Eurosport scriveva questo a proposito di Guardiola:« C’è qualcosa che non va nello sguardo e negli atteggiamenti dell’allenatore del Barcellona. Una mancanza di serenità che si trasmette in modo decisivo agli uomini in campo. Nessun cambio nei 90 minuti che mettono in luce quelli che potrebbero essere strappi ormai netti. L’era Pep sembra davvero ai titoli di coda». Non sapevano che da lì a un mese avrebbero assistito ad uno spettacolo abbacinante, il cui sipario sarebbe calato solo con la traversa di Messi al Camp Nou contro il Chelsea l’anno successivo.


Real Madrid - Barcellona 2-6 2/05/2009

Quelle stagioni a cavallo tra 2008 e 2012 sono state irripetibili, ma probabilmente non le avremmo vissute senza Real Madrid Barcellona del 2 maggio 2009. Siamo di nuovo al vecchio stadio Chamartin. E’ il primo anno di gestione Guardiola, quando all’inizio il centrale titolare era Gabri Milito, Messi non era centravanti ed Henry continuava a spiegare calcio. Dopo la sconfitta per 2 a 0 nel Clasico dell’andata, il Real inanella diciassette risultati utili consecutivi, con un solo pareggio. Tanto basta per giungere al nuovo scontro diretto con soli quattro punti di svantaggio a cinque giornate dal termine.



Prima abbiamo parlato di Marianella, ma così come il buon massimo appartiene alla Premier e viceversa, anche Trevisani trasuda Liga da ogni poro. Per quanto Stefano Borghi sia altrettanto capace (sublime quando si tratta di Sud America), il campionato spagnolo DEVE essere materia di Riccardo, così come quello inglese dovrebbe tornare a Marianella. Altrimenti dovrebbero diminuire la tariffa mensile di Sky.


I pronostici sembrano sovvertiti definitivamente quando Higuain porta in vantaggio i blancos. Ma da lì in poi divampa l’incendio blaugrana, 3 a 1 e risultato ribaltato nel primo tempo (Henry, Puyol, Messi). Gli ospiti continuano ad ordire le solite trame di gioco, ma Ramos li sorprende di testa per il 3 a 2. E’ l’unica fiammella di speranza nella disastrosa gara del madridista, che più tardi si dimentica completamente di Henry e gli concede il 4-2. Il 5 a 2 lo segna Messi, ma ci sarebbe da scrivere un manuale sulla protezione di palla e relativa capacità di smarcamento di Xavi. Piquè mette il punto esclamativo, 6 a 2, centesimo gol in Liga del Barcellona, proiettato ormai verso la polemica semifinale di Champions a Stamford Bridge e con un vantaggio di sette punti sulla seconda in campionato. La domenica successiva il Real, perdendo col Villarreal, sancirà la vittoria matematica degli azulgrana in Liga e spianerà la strada a Guardiola verso il triplete.           


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