di Federico Principi
Spazio fratto tempo. È
semplicissima. Quel miscuglio di brividi, adrenalina, vuoti di stomaco e pelle
d'oca che si provano alle alte velocità non è altro che una semplice equazione.
"La rapidità di movimento di un
corpo, tanto maggiore quanto maggiore è il cammino percorso in un dato tempo,
valutabile quindi dal rapporto tra il cammino percorso e il tempo impiegato a
percorrerlo". Così il vocabolario online Treccani definisce
quell'entità apparentemente astratta, bramata quanto temuta, familiare al mondo
delle corse: la velocità.
Quando si torna a Monza
la velocità ricompare, ogni volta, come leit
motiv del weekend. La conformazione del tracciato, tanto semplice nel
disegno quanto di difficile interpretazione da parte dei piloti nelle staccate
e nella percorrenza della Parabolica, stimola il testosterone del
professionista ma anche del semplice appassionato, affamati di quella
sensazione di apnea oltre i trecento all'ora. Ci si chiede semplicemente quale
sarà la punta più alta fatta registrare in chilometri orari alla fine del
rettilineo principale, quali potranno essere le medie sul giro di qualifica o
sull'intera distanza della gara. I più specializzati compieranno un accudito
studio sulle ultime evoluzioni dei motori e sui maggiori o minori livelli di drag utilizzati dalle vetture nel corso
della stagione, per tentare di pronosticare quei dati numerici a tre cifre. Che
al momento rimangono fermi ai record del 2004: altri tempi, altri regolamenti,
altri cicli tecnici. Montoya col potentissimo BMW 10 cilindri (come tutti gli
altri all'epoca) a servizio della sua Williams fece registrare nelle pre-qualifiche
la mostruosa media di 262,2 km/h, stranamente non migliorata nella qualifica da
Barrichello (260,3 km/h). In gara invece il primato resta quello dell'anno
precedente, fissato da Michael Schumacher: 53 giri alla media di 247,5 km/h.
Sopra, Montoya e il giro più veloce di tutti i tempi.
Sotto, Barrichello in pole nello stesso anno.
Il balletto dei motori
Una pista nella quale
si percorre circa il 70% del giro con l'acceleratore "a tavoletta"
obbliga i team a scelte fin troppo scontate in fatto di aerodinamica:
semplificazione massima e riduzione dei profili alari ai minimi termini.
Uniformando e standardizzando in maniera consistente le capacità aerodinamiche
di ogni singola vettura, saranno quindi i cavalli dei motori a sobbarcarsi la
responsabilità di stabilire le gerarchie dei tempi sul giro e l'ordine
d'arrivo. Per questo motivo è proprio a Monza dove si assiste a un vero e
proprio valzer delle power unit, dimostratesi determinanti.
Debuttano in Brianza la
terza e quarta unità rispettivamente per Mercedes e Ferrari. La prima
considerazione da fare è abbastanza ovvia: la Rossa è indietro quanto a durata
del propulsore e nessuno mette più in discussione l'utilizzo di una quinta
power unit che da regolamento è concessa solo per costruttori nuovi, cioè
Honda. Le ormai famose e in certi casi canzonatorie penalizzazioni andranno
quindi a colpire anche Ferrari e Sauber: da vedere se accadrà in Texas o in alternativa
in Messico, dove da Maranello (forti del terzo pilota Gutierrez, sponsorizzato
da Telmex e da Carlos Slim, il secondo uomo più ricco al mondo) puntano ad un
risultato positivo che potrebbe avere risvolti commerciali molto interessanti.
Severamente vietato
fare battute stucchevoli sui gettoni del telefono o della sala giochi, paragonandoli
a quelli spesi dalle case costruttrici di Formula 1: è permesso irridere solo
gli "sviluppi" Honda, visto che Ferrari e Mercedes non scherzano. A
Maranello hanno utilizzato 3 gettoni, tenendosi gli ultimi 4 per la quinta
power unit che garantirà una penalità di 10 posizioni, ma sarà fondamentale per
valutare i progressi e stabilire un piano per la caccia al titolo nel 2016. Già
esauriti invece, con grande stupore generale, i gettoni Mercedes, impiegati
tutti in blocco per progredire la nuova power unit, la terza. Considerando che
anche le stelle a tre punte manderanno in pista un'ulteriore unità, ma a
differenza di Ferrari non avranno penalizzazioni perché sarà solo la quarta,
suscita molte perplessità questa scelta drastica. A Stoccarda, per la conclusione
del campionato, si concentreranno quindi sui liquidi Petronas e su modifiche
per l'affidabilità che da regolamento sono gratis. Senza gettoni. Anche voi più
anziani avreste voluto telefonate gratis alle vostre fidanzate dalle cabine
telefoniche...
A convincere di più è
stato il nuovo propulsore Ferrari. Nonostante gli oltre 20 secondi rifilati da
Hamilton a Vettel in gara, la quarta power unit evoluta Ferrari ha scavalcato
la seconda Mercedes sia in gara che in qualifica, pur avendo utilizzato meno
della metà dei gettoni che l'inglese ha portato in pista. L'unico col
propulsore tedesco aggiornato era infatti Lewis: Rosberg ha riscontrato
problemi di affidabilità nelle prove libere 3, ripescando dalle ragnatele la
seconda power unit che è infatti andata a fuoco a pochi chilometri dal
traguardo. Le altre Mercedes (Williams, Force India, Lotus) montavano anch'esse
la terza unità, ma senza le evoluzioni, accusando distacchi abissali dai rossi
sia il sabato che la domenica: nonostante la vettura indiana sia stata la più
veloce in assoluto, il dato era riconducibile soprattutto ai bassi livelli di
carico aerodinamico che da diversi anni caratterizzano il progetto del telaio
della scuderia di Vijay Mallya. E Raikkonen era molto vicino ai valori di
velocità massima riscontrati da Perez e Hulkenberg. È inoltre circolata una
voce che con le nuove evoluzioni anche in casa Ferrari abbiano finalmente
installato il bottoncino della felicità: l'extra-power, di cui tanto si è
parlato riguardo a Mercedes, che sembrerebbe ora disponibile per Vettel e
Raikkonen almeno per la qualifica.
Renault in tutto questo
sta a guardare, tenendosi in tasca tutti e 12 i gettoni rimanenti e chissà per
quanto. Forse fino al termine della stagione, visto che i piani prevedono lo
smantellamento su tutte e quattro le Red Bull: Toro Rosso avrà Ferrari, forse
in cambio di una mezza promessa per Verstappen in rosso nel 2017, la casa madre
punta invece dritto sul Mercedes per tornare competitiva per il Mondiale 2016. I
francesi metteranno in tavola l'all-in sull'acquisizione del disastrato team
Lotus, in grave crisi finanziaria, che sarà rilevato da Renault come
costruttore a tutto tondo. A Maranello avrebbero invece rilanciato una nuova
offerta per fornire power unit per la Red Bull per il prossimo campionato.
Facile ipotizzare alcuni scenari: se in Ferrari sono rassegnati al fatto che
anche nel 2016 i motori di Stoccarda saranno i migliori, sembra giusta la
strategia di puntare a fornire la casa madre di Mateschitz. Viceversa, se gli
uomini in rosso riusciranno nell'impresa di progettare una power unit più
competitiva della tedesca, Ferrari potrebbe fare il colpaccio mettendosi nei
tubi di scarico entrambi i rivali equipaggiati Mercedes.
Under pressure
Vi avevamo già
raccontato delle brutte vicende degli pneumatici Pirelli a Spa. Alla fine
sembrerebbe aver prevalso l'opinione di Toto Wolff: troppi detriti in pista,
che hanno causato più di 60 micro-tagli per tutto il weekend belga a fronte di
altri 30 riscontrati nel resto della stagione. Vale la pena credere a questa
tesi o semplicemente si è deciso di non ledere l'immagine di Pirelli, che è in
ogni caso in concorrenza con Michelin per la fornitura unica di pneumatici a
partire dal 2017?
Gli unici dati di fatto
concreti riscontrabili verso il Gran Premio di Italia erano i seguenti.
Attenzione alle parole di Mannucci su Autosprint: «La FIA segue da vicino il caso e alla vigilia di Monza (...) potrebbe presentare un "prontuario
d'uso". Che non avrebbe valore di disposizione regolamentare in quanto la
modifica del regolamento tecnico prevede una procedura complessa, non attuabile
entro le tempistiche del GP di Italia». Prosegue successivamente: «Questo prontuario prevederebbe (...) limiti massimi sulle pressioni di
gonfiaggio, su valori di camber e sulle temperature delle termocoperte. (...)
Disposizioni che crediamo nessun team si
prenderebbe la responsabilità di violare».
Era difficile dare
torto a Mannucci a priori, eppure sono stati proprio gli uomini Mercedes a far
registrare valori di pressione degli pneumatici inferiori ai minimi previsti
per Monza. Sulla griglia i tecnici della FIA hanno controllato la pressione dei
primi quattro (Hamilton, Raikkonen, Vettel e Rosberg) a 5 minuti dal via del
giro di ricognizione: se i ferraristi sono risultati in regola, Hamilton aveva
una gomma posteriore con un valore di pressione di 0,3 psi (unità di misura)
inferiore ai 19,5 indicati da Pirelli, Rosberg era addirittura sotto questo
valore per 1,1 psi.
Ridicolo contestare
violazioni di così lieve entità? No, perché la minor pressione si ripercuote
sia sulla prestazione (che aumenta), sia sul degrado, parallelamente crescente;
ma a Monza problemi di degrado abitualmente, per la conformazione della pista
che non stressa le gomme, non si verificano. In Mercedes avranno pensato di
alleggerire gli pneumatici, forse spaventati dalle false partenze da
Silverstone in poi, e dai possibili brucianti scatti delle Ferrari e di Vettel
in particolar modo. Sembra infatti che la mappatura RS (Race Start) delle
Rosse, che garantisce una coppia extra dal motore in fase di partenza, sia
nettamente più efficiente della stessa montata sulle frecce d'argento. È stato riconosciuto che gli pneumatici avessero un valore di pressione più
basso del consentito perché, almeno secondo la FIA, la misurazione era stata
compiuta a seguito della rimozione delle termocoperte: le gomme si erano nel
frattempo freddate e i dati di pressione erano scesi. Per poi risalire dopo
pochi giri di gara: per questo motivo alla conclusione dei giochi Hamilton è
stato comunque riconosciuto vincitore.
In GP2 la FIA non ha
fatto molti complimenti a Evans e Canamasas: qualificati rispettivamente
secondo e nono, sono stati ricacciati come Lucifero in ultima fila, vedendosi
tutti i tempi cancellati per lo stesso motivo che ha messo sotto inchiesta la
Mercedes di Formula 1. La quale ha furbescamente e forse consapevolmente
sfruttato grossi buchi nel regolamento: in nessun passaggio è infatti chiarito
quali siano le penalità da scontare in casi simili di violazione degli
adeguamenti ai parametri di pressione imposti dalla Pirelli. Dalla Williams sia
Pat Symonds che Rob Smedley hanno spinto per un provvedimento nel confronti
delle frecce d'argento. Sembra infatti che alla base della drastica decisione
presa nei confronti dei due piloti della GP2 ci siano motivazioni "di
sicurezza": che però, piccola polemica, valgono solo per i pesci più
piccoli.
Un altro aspetto non
del tutto chiarito è stata la modalità di comunicazione dell'"under investigation" usata
dalla FIA. Una mezza vigliaccata, perché soltanto al box Mercedes sapevano,
durante la gara, di correre sub judice. Il team radio a Hamilton, riascoltato
adesso, è decisamente eloquente: «Spingi
e crea il gap, non fare domande ma esegui, ne parleremo dopo». Toto Wolff
non voleva ovviamente far sapere alla Ferrari di rischiare di incorrere in
penalità, temendo una retrocessione di 20-25 secondi che avrebbe messo a
rischio la vittoria del Gran Premio di Italia. Eppure dalla FIA le
comunicazioni dovrebbero essere rese note pubblicamente: in quel modo anche
Vettel avrebbe saputo di poter puntare alla vittoria, e di conseguenza
monitorare con attenzione il gap. Il sospetto che la Federazione abbia passato
un pizzino segreto agli uomini di Stoccarda è molto forte.
La discussione, in inglese, tra Hamilton e il box nei giri finali.
Un, due, tre, stella
Quella mappatura RS del
motore Ferrari che avevamo elogiato qualche riga sopra, si è resa perfettamente
inutile sulla vettura di Kimi Raikkonen. Per la terza volta una Rossa partiva
in prima fila in questa stagione, e per il finlandese si trattava di una prima
assoluta, favorito forse dalla scia di Vettel nell'ultimo giro della Q3. Ci si
aspettava che sarebbe schizzato come un proiettile, come aveva mostrato in
Ungheria dove dalla quinta posizione in griglia si era ritrovato davanti alle
Mercedes dopo la prima curva. Niente di tutto ciò.
Si è attivato l'anti-stallo
sulla Ferrari di Kimi, che solo dopo il transito di una decina di piloti è
riuscito a partire, finendo per chiudere inesorabilmente il trenino alla Prima
Variante. Emblematici i volti di Marchionne ed Arrivabene a fine gara,
categorici nell'attribuire interamente al pilota la responsabilità di quanto
avvenuto. Che rappresenta il nuovo record stagionale di posizioni perdute tra
griglia di partenza e primo passaggio sul traguardo: 12 vetture hanno sfilato
Raikkonen in questo intervallo di tempo, compromettendone le più che legittime
ambizioni da podio.
Come già detto negli
articoli precedenti, a partire dal Gran Premio del Belgio la procedura di
partenza è stata affidata esclusivamente alle mani del pilota. Quest'ultimo, in
poche parole, gestisce attraverso la leva manipolata con la mano sinistra il
punto di stacco frizione (bite point).
Ma, a partire da Spa, ha dovuto farlo prima dell'uscita dai box per schierarsi
in griglia: tradotto significa circa mezz'ora prima dello scatto del via. In
passato i valori di bite point erano
costantemente monitorati da pilota ed ingegnere in coabitazione fino a pochi
secondi prima della partenza, e settati con la più maniacale attenzione alla
temperatura del suolo e all'aderenza dell'asfalto. Maldonado, prima della gara
belga, era preoccupato: «A Spa sarà
diverso, perché usciremo dalla pit-lane trenta minuti prima del via, quindi con
temperature che potrebbero variare, e informazioni sul grip dell'asfalto
rilevate il giorno precedente. (...) A
volte basta un cambiamento della temperatura della frizione, come avvenuto nel
mio caso in Ungheria, per slittare troppo o scattare al ralenty».
Aggiungendo una sorta di profezia: «Uscendo
dai box non potremo più variare nulla, e questo mi fa temere che il punto di
stacco frizione possa spostarsi anche di parecchio; e fino al termine del primo
giro non si potrà cambiare nulla».
Analizzando
attentamente cosa è successo a Kimi Raikkonen, appare francamente difficile
attribuire colpe dirette al Campione del Mondo finlandese. L'on board mostra infatti come la frizione
di destra sia stata correttamente lasciata (in modo secco) dalla mano nel
giusto tempo. In quel momento il motore sembrava avere i giri giusti, a
giudicare dai led luminosi sul volante, che come ben sapete hanno ormai da anni
soppiantato le vecchie lancette meccaniche. Quindi, improvvisamente, entra
l'anti-stallo e la vettura rimane ferma per un paio di secondi. Uno scenario
inedito: solitamente chi rimane fermo allo start non riesce successivamente a
partire dopo qualche secondo, come nel caso di Kimi. Se avesse invece
rilasciato una quantità eccessiva di gas avremmo invece assistito ad un deciso pattinamento
delle ruote posteriori. Tradotto: sarebbe scattato molto lentamente, ma di
certo non si sarebbe piantato. L'ipotesi più accreditabile, confermata anche da
Marc Gené, è quindi quella di un malfunzionamento meccanico o elettronico, non
imputabile al pilota. Che ci riserviamo di assolvere, almeno in questo caso.
Tutta la procedura di partenza di Raikkonen. In particolare dal minuto
2:52 si nota l'on board: appena Raikkonen correttamente lascia la mano destra
dalla frizione, si attiva l'anti-stallo. Lo smanettamento successivo, che molti
hanno imputato al pilota come motivo della sua partenza ritardata, non è invece
altro che un tentativo di riavviare una procedura corretta attraverso il
volante.
Le pagelle di Fuori Dagli Schemi
Appuntamento ormai
fisso. Sempre estremamente obiettivi, senza paura di essere eccessivamente critici.
10 E LODE - a LEWIS HAMILTON: Lo avevamo tanto (e giustamente)
criticato in Ungheria ed eccolo che risponde con due gare capolavoro. La
prestazione di Monza è ancor più impreziosita dal fatto che in qualifica, con
motore nuovo ma depotenziato per motivi di affidabilità (dopo i fatti capitati
a Rosberg), resiste nonostante tutto con autorità all'assalto delle due Ferrari.
Non crediamo, certamente, che sia colpevole nell'ambito della polemica per la
pressione degli pneumatici. Il suo, ovvero distanziare Vettel di 25 secondi, lo
fa egregiamente, senza alcun problema o minima sbavatura.
"Non è stato un giro perfetto" dirà Lewis dopo la qualifica.
Effettivamente dall'on board si può notare come entri leggermente lungo
all'ingresso della Roggia e come sia invece un pochino abbottonato in uscita
dalla Ascari.
Sono stati eccezionali,
con pochi precedenti storici, i PROGRESSI
FERRARI DEL 2015: la riduzione del gap con i più quotati rivali è stata
mostruosa, e con le nuove power unit evolute a Maranello minacciano seriamente
perfino la superiorità motoristica di Stoccarda. In alcuni aspetti, come lo
scatto in partenza e la gestione delle gomme, in Ferrari sono già in vantaggio
su Mercedes. Lo scorso anno a Maranello puntarono molto sull'affidabilità della
power unit e sull'efficienza aerodinamica, sacrificando il lavoro di Luca
Marmorini sulla consistenza prestazionale del motore, con dimensioni troppo
ridotte. Nonostante tutto, il telaio Ferrari non si impose sulla concorrenza,
mettendo in risalto invece in maniera preoccupante la mancanza di cavalli del
motore soprattutto in fase di accelerazione. Gli scarichi sono stati modificati
in modo da raccogliere quel calore necessario per il miglior funzionamento
possibile della MGU-H. Propulsore che si rivelò sì il più affidabile del
campionato, ma proprio a Monza toccò il minimo stagionale: velocità basse e la
rottura della parte elettrica per Fernando Alonso. Con il decisivo cambio di
rotta sulla power unit (ingrandita e di conseguenza più efficiente) e l'ingente
lavoro sulle sospensioni posteriori, la nuova SF15-T è tornata ad essere la
seconda forza del Mondiale. Che nel 2016 potrebbe essere preda realistica della
Ferrari.
Desolante abbandono di Alonso a Monza nella scorsa stagione, visto
dalle tribune.
10 - a SEBASTIAN VETTEL: Non sta sbagliando una gara il tedesco che
anni fa, soprattutto nella stagione del suo primo titolo mondiale, veniva
additato come pilota veloce ma sporadicamente deconcentrato. Patisce per soli
54 millesimi il confronto in qualifica con Kimi: il finlandese è stato
probabilmente aiutato dalla scia di Vettel, per una strana decisione della
Ferrari che in entrambi i tentativi della Q3 ha mandato in pista Seb davanti e
Raikkonen alle spalle, ad una distanza sufficiente per sentire la scia in tutti
e 4 i principali rettilinei. Decisione forse motivabile dal fatto che gli
uomini di Arrivabene volevano spingere anche il finlandese, solitamente più
lento di Vettel in qualifica, davanti alla Mercedes zoppa di Rosberg. Minaccia
Hamilton alla Prima Variante per poi conservare senza problemi quello che ha
definito come il secondo posto più bello della sua carriera. Nell'inseguimento
che deve fronteggiare negli ultimi giri, stavolta a rompersi è la vettura che
gli è alle spalle.
Stranamente Vettel non ha migliorato nella Q3 il tempo della Q2.
Nell'economia del risultato finale non sarebbe in ogni caso cambiato nulla.
La PASSIONE DEL PUBBLICO DI MONZA si è riversata in massa, come
sempre, sul rettilineo principale per assistere rumorosamente alla cerimonia
nell'ormai celebre podio sospeso. Quel formicaio interminabile sovrastato dal
gigante drappo con il Cavallino è un inno al più spontaneo e genuino amore per
i motori e per la Ferrari. Inconcepibile che tutto questo possa scomparire.
Spettacolo sensazionale.
9 - alla PARTENZA DEI PILOTI McLAREN: «Ho fatto una buona partenza, mi sono divertito. Poi in sostanza si è
trattato di aspettare che gli altri ci passassero». Grande tristezza
leggere queste dichiarazioni da un campione come Jenson Button. Che poi
all'incirca sarebbero le stesse per Fernando Alonso, dopo che nel primo
passaggio sul traguardo i due erano rispettivamente decimo e dodicesimo. Della
già citata mappatura Race Start sembrerebbe esserne in possesso anche il team
di Woking, che difatti non è nuovo a brucianti scatti di entrambi i piloti in
questa stagione. Per poi vedersi ridimensionare fino ad una lotta reciproca
valida per il trofeo della casa, serrata fino al malinconico abbandono di
Alonso.
DANIEL RICCIARDO era il compagno di Vettel lo scorso anno e ne
frenò altamente le ambizioni per motivi di cui abbiamo già parlato. Arrivava in
Brianza con la certezza, grazie alla penalizzazione-monstre di 25 posizioni in
griglia, di partire ultimo. Terminare ottavo, primo tra i Renault, davanti alla
power unit Ferrari di Ericsson (e anche a quella di Nasr, rientrato ai box nel
primo giro) è uno splendido risultato se paragonato alle clamorose difficoltà,
già previste alla vigilia e poi effettivamente riscontrate in pista, del motore
francese. Confermando la gara capolavoro dello scorso anno.
8 - a KIMI RAIKKONEN: Dei problemi in partenza abbiamo già
approfonditamente dibattuto in precedenza. Dal 2013 Kimi non partiva in prima
fila e ha incredibilmente perso una grossa chance. Più veloce di Vettel in
tutte le sessioni di qualifica, la sua gara si trasforma in un'ascesa al Monte
Ventoso nella quale il quinto posto rappresenta, a quel punto, il massimo
risultato possibile. Ci ha spesso messo del suo per cacciarsi nei guai, ma con
questa sono tre gare consecutive con problemi meccanici dei quali è incolpevole.
Interessante comparazione Hamilton-Raikkonen dei rispettivi giri veloci
in Q3.
SERGIO PEREZ ha preso il sopravvento in casa Force India: prima rifilando
6 decimi in qualifica al dirimpettaio Hülkenberg, poi scattando ancora come un
fulmine dopo la bella partenza del Belgio in cui aveva perfino osato togliere
lo scettro a Lewis, che con aria di disprezzo aveva però ripristinato lo status
quo. Era lecito aspettarsi qualcosa in più da una Force India che ha stabilito
le vette più alte di velocità di punta, sfiorando i 360 km/h. Alla fine Perez
raccoglie un sesto posto, ultimo a pieni giri, di fronte a Hülkenberg, di
nuovo. Allungando a +3 sul tedesco e contribuendo al rafforzamento della quinta
posizione della Force India, che scavalca la Lotus nel Costruttori.
7 - a NICO ROSBERG: Dalle prove libere 3 si è subito capito che non
sarebbe stato il weekend di Nico Rosberg, costretto a rimontare una power unit
vecchia di 5 gare (per colpa di problemi di affidabilità della nuova) su un
circuito come Monza che esige invece la massima brillantezza dal propulsore. Rosberg
cerca di compensare questa perdita di cavalli con alcune scelte aerodinamiche
più scariche rispetto a quelle del compagno-rivale, ma era ovvio che le
prestazioni sarebbero state condizionate. A tutto ciò si aggiunge la sfortuna
di incontrare frontalmente la sagoma rossa di Kimi Raikkonen, completamente
immobile in partenza: finire dietro le Williams al primo giro è una condanna,
risolvibile solo con l'undercut perfettamente riuscito al pit stop, grazie al
quale le supera entrambe. Nonostante l'elettrocardiogramma della seconda power
unit si stia avvicinando alle ultime battute, Nico compie una splendida
progressione su Vettel: difficile stabilire se sarebbe riuscito a compiere il
sorpasso, ma il ritmo e l'abnegazione meritavano il podio.
Rosberg che cuoce il motore alla Roggia.
6 - a FELIPE MASSA: Un Gran Premio che un paio di mesi fa avrebbe
promesso scintille in casa Williams, si trasforma in una corsa assolutamente
ignava. I bianchi si ripropongono per lo meno come terza forza del Mondiale, ma
il gap da Ferrari e Mercedes è decisamente dilatato. La lotta interna tra Massa
e Bottas sta diventando una costante della Formula 1 recente e le prestazioni
del brasiliano lo hanno proiettato in testa a questa ristretta competizione per
6 punti. Gli pneumatici dell'ex ferrarista, montati con diversi giri di anticipo
rispetto al compagno, degradano velocemente negli ultimi passaggi, e con il
ritiro di Rosberg la lotta intestina assume una connotazione più ampia, da
podio. Massa non avrebbe mai e poi mai lasciato passare Bottas, perdendosi
l'opportunità di salire sul podio in capo a quella gente che ancora lo ama.
Stavolta è WILL STEVENS a vincere la coppa GT,
sconfiggendo il compagno Merhi sia in qualifica che in gara. Il bilancio è
ancora favorevole allo spagnolo per 6 a 5. Continuiamo a seguire gara dopo gara
il duello tra i due piloti della Marussia, che nella prossima stagione potrebbe
arricchirsi del propulsore Mercedes. Ma che per ora rimane una vettura di
un'altra categoria: in negativo, purtroppo.
5 - a VALTTERI BOTTAS: Fondamentalmente la gran parte di quello che
andava detto lo trovate sopra, nella pagella di Massa. Da aggiungere la
constatazione che questo pilota era stato incredibilmente contattato dalla
Ferrari. Forse sarebbe meglio dire "frettolosamente", per non
escludere possibili progressi futuri nella sua carriera. Al momento sembra
decisamente incostante, e neanche eccessivamente competitivo nei momenti di
forma. Fin anche ad apparire impacciato nel corpo a corpo finale con Massa al
quale, pur essendo più veloce, non riesce concretamente a sferrare un attacco
deciso.
Tre giri finali on board con Bottas alla disperata caccia di Massa.
Godeteveli.
4 - a NICO HÜLKENBERG: Il mio pupillo, eh lo so. Ma non si vive di
solo Le Mans, o di sole voci di mercato Ferrari per mostrare le proprie
abilità. La costanza che il box gli dovrebbe richiedere, per la lotta al quinto
posto nel Mondiale Costruttori, è certamente un'altra. Dopo una manciata di
prestazioni estive capolavoro, Nico è caduto in una fase di profonda
involuzione, coincidente (non mi sembra un caso) con il rinnovo del contratto
di Kimi Raikkonen. Per buona parte della gara subisce la costante minaccia di
Marcus Ericsson: un pilota più debole di lui, una vettura meno performante
della sua sia in fatto di telaio che di potenza del motore. L'onta del
doppiaggio è solo la ciliegina sulla torta di un weekend da buttare: Vijay
Mallya pretenderà ben altro da Hülkenberg a partire da Singapore.
3 - a FELIPE NASR: Ci risiamo. Il campionato 2015 era iniziato con
questo nuovo pilota, «tagliato per la
Formula 1» secondo i più esperti, quarto nel Mondiale 2013 di GP2 e
immediatamente abbracciato dall'orbita del team Williams. La sponsorizzazione
"Banco do Brasil" gli vale un volante nel tutt'altro che benestante
team Sauber, ma le qualità (oltre che la valigia piena di soldi) sembrano
esserci. Il Gran Premio di Monza, dodicesimo nel calendario, lo vede soccombere
invece per la settima volta in qualifica al compagno Ericsson, e rovinare la
propria gara in un contatto al via con Grosjean che, almeno secondo la versione
del francese, sarebbe stato causato proprio dal brasiliano: «È stata una mossa troppo ottimistica da
parte di Nasr, che mi ha colpito». Il cambio di rotta lo avevamo invocato fin dall'Ungheria, ma di risultati tangibili ancora non se ne vedono.
ROBERTO MERHI ha attentato alla gara e all'incolumità fisica di
Kimi Raikkonen, con un'entrata ai box che avrà fatto venire i brividi perfino
alla carrozzeria della SF15-T del finlandese. Che forse ha rallentato un
pizzico in anticipo, ma molto probabilmente Merhi in quel momento stava
pensando alla sua grid girl prima del via. E ha infatti perso il confronto con
Stevens per tutto il weekend.
Che inchiodata...
2 - a RENAULT: Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
Dai primi anni Novanta, dopo la parentesi turbo negli anni Ottanta priva di
titoli mondiali, il motore Renault (attraverso Williams, Benetton, Red Bull e
come costruttore del team di Alonso e Briatore) è stato il più vincente in
Formula 1. La svolta ibrida del 2014 ha ucciso le ambizioni della casa francese,
messa costantemente alla gogna da tutto l'ambiente Red Bull con anche una
piccola dose di ingratitudine. Sbagliare progetto per due anni consecutivi è
però troppo grave. E il pubblico abbandono delle lattine austriache a quello
che una volta fu il terribile motore turbo di Prost e Arnoux ha spinto i
francesi a non portare alcun sviluppo sull'unità motrice, tenendosi in tasca
tutti i 12 gettoni. Pare che in Francia, adducendo banali scuse di problemi di
affidabilità, non vogliano in realtà compiere sviluppi per non dare
informazioni a Red Bull per il prossimo anno, o in alternativa a Mercedes e
Ferrari che sono candidate per spingere la vettura 2016 di Newey. Magari però
si tratta del classico marito che fa il dispetto alla moglie, visto che forse
Renault stessa avrebbe bisogno di riscontri in pista delle proprie evoluzioni,
in vista di un 2016 come costruttore per intero. Come ai tempi di Alonso, o se
preferite di Prost: che potrebbe incredibilmente candidarsi per un ruolo
esecutivo nel prossimo team nascente.
1 - ai FISCHI A HAMILTON: Il pubblico italiano, di stampo
calcistico, ne trapianta direttamente nelle piste tutte le caratteristiche
tipiche del tifo. La passione smodata, di cui avevamo parlato sopra, fa da
contraltare ai fischi che tutti gli avversari più pericolosi hanno dovuto
subire. Sin dai tempi di Senna, fino ad arrivare al Vettel vestito di Red Bull:
sul podio nel 2015 non è stato risparmiato neanche Hamilton. L'inglese, ormai
navigato uomo immagine, ha glissato con molta eleganza, inversamente
proporzionale a quella del suo look: forse i fischi erano rivolti alla sua
improbabile nuova capigliatura bionda, chi lo sa...
0 - a BERNIE ECCLESTONE: Anche solo pensare, nei più remoti angoli
delle sinapsi del cervello, di cancellare un Gran Premio come Monza,
meriterebbe un'urgente visita psichiatrica. Al di là di tutto, è chiaro che
Ecclestone faccia il suo gioco, senza sconti: soldi sul piatto ce ne sono e non
è del tutto incomprensibile la scelta di tirare il prezzo. Ma noi dalla nostra
prospettiva lo possiamo solamente vedere, giustamente, come il nemico: «Bernie crazy. Formula 1 senza Monza non
esiste». Questo era Niki Lauda, che per una volta ha detto una cosa giusta.
Clamoroso ed
altrettanto inspiegabile il comportamento del BOX DELLA TORO ROSSO durante la Q1: mandare in pista Verstappen a
20 secondi dalla bandiera a scacchi che significato poteva avere? Forse
effettuare un semplice giro di collaudo, simile a quello di installazione che
si compie nelle prove libere. Qualcuno si era incredibilmente dimenticato di
saldare il cofano motore, completamente divelto alla prima accelerazione in
uscita dalla Prima Variante. Si è visto tutto il motore Renault: peccato,
sarebbe stato meglio osservare da vicino il Mercedes per copiarne qualche
soluzione vincente.
Verstappen che perde completamente il cofano motore.
La FIA, come Paul Hembery a
Spa, ha mostrato grossi problemi di coerenza: alzando la voce con decisione e
penalizzando drasticamente Evans e Canamasas in GP2, senza ripetere le stesse
procedure con i piloti Mercedes. Un po' come nelle classiche scene di vita
quotidiana, quando il carabiniere smette di scrivere la multa perché si accorge
che l'auto in sosta vietata è quella del sindaco. Alcuni animali sono più
uguali degli altri.
Articolo a cura di Federico Principi
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