La
sessione invernale di calciomercato è stata meno interessante del previsto.
Dietro ai boom mediatici si sono insediate delle operazioni poco pubblicizzate,
ma che potrebbero avere impatti rilevanti per i destini di Chievo e Sassuolo.
di Nicola Santolini
di Nicola Santolini
C'era
da aspettarsi che, in una sessione comunemente chiamata "mercato di
riparazione", le operazioni sarebbero state circoscritte a piccoli
ritocchi o a particolari irripetibili occasioni. In una Premier League guidata
dal miracolo Leicester le due squadre di Manchester, dopo aver speso (maluccio)
cifre astronomiche sono rimaste a guardare, visto anche il fatto che entrambe
avranno una nuova guida tecnica per la prossima stagione. Analogo discorso si
può fare per il Chelsea, al momento in mano a Hiddink in attesa di quella che a
giugno potrebbe essere una vera e propria rifondazione dopo l'enorme vuoto
lasciato dallo Special One. Anche le protagoniste della Liga si sono state
sostanzialmente immobili sul mercato, visto anche il blocco (poi sospeso) ai
movimenti delle due squadre di Madrid e che il Barça è recentemente rientrato
da una situazione piuttosto simile. Per quanto riguarda PSG e Bayern, che
stanno dominando senza affanni le rispettive leghe, anche in questo caso ci
sono stati solo piccoli aggiustamenti.
La
Serie A
In
un contesto simile, nonostante le ormai consolidate difficoltà di bilancio, la
Serie A ha visto un discreto numero di movimenti di rilievo: curiosamente le
due squadre in lotta per il titolo, Juventus e Napoli, seguendo la linea delle
altre big europee, si sono limitate a operazioni di contorno o comunque a lungo
termine, mentre i maggiori movimenti sono arrivati da squadre che ambiscono
all'Europa: l'Inter, non senza difficoltà, è riuscita ad acquistare l'ormai
promesso sposo Eder; la Fiorentina ha lasciato andare lo scontento Rossi e ha
inserito due profili interessanti, anche se per motivi diversi, ovvero lo
smarrito Zarate e il giovane Tello, che desta parecchia curiosità.
Anche il Milan
avrebbe voluto registrare qualche operazione, ma è rimasto imbrigliato nelle
difficoltà di sfoltimento della rosa (anche a causa del dietrofront di
Luiz Adriano). Il Torino ha accolto a braccia aperte il figliol prodigo
Immobile, mai troppo a suo agio all'estero e pronto a sostituire l'epurato Quagliarella.
Per ultima la Roma, dopo aver iniziato la sua rivoluzione col cambio di guida
tecnica e aver monetizzato con Iturbe e Gervinho, ha continuato l'opera
acquistando l'affidabile Perotti e il talento più incompiuto degli
ultimi anni del calcio italiano, El Shaarawy. Ma se queste operazioni di
mercato hanno catalizzato a lungo l'attenzione di media, addetti ai lavori e
tifosi, ce ne sono altre che avranno un impatto ugualmente rilevante su alcune
realtà del nostro campionato, seppur con minore dispendio economico e risonanza
mediatica.
El Shaarawy e Perotti metteranno il turbo alla Roma verso il terzo posto?
Il
doloroso addio di Paloschi
Un
caso è quello di Alberto Paloschi, uno degli esempi più calzanti del “bomber di
provincia” presenti in Serie A. La storia di Paloschi è piuttosto nota, e dopo
gli inizi da predestinato erede di Inzaghi e il gol contro il Siena 10 secondi dopo il debutto, Alberto aveva trovato la sua dimensione al
Chievo. Dopo aver iniziato come spalla del quasi leggendario Pellissier, con il
passare delle stagioni ne ha raccolto l'eredità diventando centravanti e uomo
simbolo dei clivensi. Alberto a Verona era diventato uno degli attaccanti più
affidabili della lega, che senza particolari exploit (13 il personal best di gol in un campionato), garantivano
sempre i gol necessari alle salvezze solitamente piuttosto solide del Chievo (e
particolari gioie ai suoi fantallenatori).
Il meglio di Paloschi in questa prima parte di stagione.
Una
bella storia: Paloschi aveva trovato spazio e rendimento (oltre al grande
affetto del pubblico) grazie al Chievo, che dal canto suo poteva contare su un
centravanti che portava gol preziosi per la salvezza, cosa non scontata.
Proprio per questo la notizia della sua cessione ha colto molti alla
sprovvista, e il fatto che nonostante le diverse offerte interne Alberto abbia
preferito quella dello Swansea fa pensare che, oltre che per motivi economici e
professionali (l'esperienza in Premier è sempre affascinante e a volte porta
anche bene, sì, sto pensando a Pellé), la decisione sia arrivata anche per il
forte sentimento che lo lega alla maglia gialloblu e che gli avrebbe fatto
vestire malvolentieri un'altra casacca della Serie A. Dal punto di vista del
Chievo, di fronte a un'offerta di circa dieci milioni di euro, non si poteva
fare altro che cedere. In questi casi poi il problema diventa sostituire il
partente, specialmente proprio nel mercato di gennaio.
Dovremmo
partire col presupposto che il Chievo è come da tradizione un squadra
abbastanza solida e in questa stagione gioca con un 4-3-1-2 in cui Birsa sulla
trequarti è il fulcro del gioco, con la coppia d'attacco che vedeva Paloschi
impegnato come riferimento più centrale e Meggiorini maggiormente libero di
svariare intorno. Da sottolineare la stagione dell'attaccante scuola Inter che,
prima dell'infortunio, è stato a tratti la miglior seconda punta del campionato
per rendimento, con 4 gol e 5 assist in 16 presenze: unite al consueto
movimento senza palla, l'aggressività e il grintoso sacrificio hanno forse
rappresentato l'arma in più del Chievo di quest'anno oltre alla stagione
particolarmente ispirata di Birsa.
Il magnifico assist di Meggiorini per Paloschi, contro la Lazio.
Al
momento della cessione di Paloschi il reparto offensivo clivense comprendeva,
oltre al citato Meggiorini (preferibile però come seconda punta), Mpoku,
Pellissier e Inglese. Il naturalizzato belga è un giocatore più adatto a
giocare sull'esterno o eventualmente adattabile come seconda punta, quindi di
fatto un'alternativa - con caratteristiche molto diverse - a Meggiorini e
Birsa. È forse
più a suo agio se affiancato allo sloveno sulla trequarti ma ha comunque
mostrato un rendimento molto sotto le attese e ha trovato poco spazio anche a
causa della rottura di uno zigomo in un scontro con Melo. Pellissier è
certamente stato un valido centravanti, ma l'età non gli consente di
contribuire per più di qualche spezzone.
In
rosa però c'è un ragazzo che, dopo due stagioni in prestito a Carpi, ad agosto
sembrava pronto a ripartire, salvo poi rimanere proprio per fare da riserva a
Paloschi. Si tratta di Roberto Inglese, classe '91, che a inizio stagione
lasciava diverse perplessità visti i numeri non esaltanti (8 gol in due
stagioni in B con il Carpi). Volendolo confrontare con Paloschi, entrambe sono
prime punte ma con caratteristiche sostanzialmente diverse. Alberto è più
rapido, e per quanto visto finora, più intelligente e rapace in area di rigore,
oltre che più abile a finalizzare e ad attaccare la profondità. Inglese ha un
fisico più strutturato e più forte, ma cede per quanto riguarda velocità e
mobilità, mentre risulta paragonabile nella capacità di venire incontro e
difendere palla. Anche se più alto, non mi sentirei di definirlo più abile di
Paloschi nel colpo di testa, fondamentale in cui l'ex Milan ha davvero poco da
invidiare se non qualche centimetro ad alcuni colleghi. Una qualità che invece
Inglese ha lasciato intravedere in cui di certo il suo predecessore non
eccelleva è il tiro da fuori.
La bomba di Inglese da fuori area contro l'Udinese.
In
ogni caso Inglese, partito a inizio stagione alla pari di Pellissier come prima
alternativa a Paloschi, ha guadagnato sempre più spazio, e al momento della
cessione del compagno poteva già vantare 3 gol in 16 presenze, circa la metà da
titolare: non malissimo come prima esperienza in Serie A.
La
sensazione è che quindi a Verona si sia deciso di puntare su Inglese per il
ruolo di centravanti, almeno fino al termine della stagione. Nonostante tutto
la dirigenza clivense, tradizionalmente oculata, ha saggiamente preferito
cautelarsi approfittando di un'occasione di mercato (ovvero la situazione di
Floro Flores che aveva deciso di lasciare il Sassuolo) inserendosi all'ultimo e
strappandolo al Genoa che pensava di aver trovato il suo vice-Pavoletti. Come
detto si tratta di una scelta saggia: Floro Flores è un attaccante esperto e in
questa stagione, anche se impiegato solo a tratti e non sempre al centro
dell'attacco, ha segnato tre volte. In caso di difficoltà per Inglese potrebbe
rappresentare una preziosa alternativa, e vista la sua capacità di
destreggiarsi anche sulla fascia (ruolo molto spesso occupato in Emilia) e le
sue caratteristiche potrebbe tranquillamente anche giocargli accanto in una
posizione simile a quella occupata solitamente da Meggiorini, che dovrà
rimanere fuori ancora per un po'.
I
movimenti del Sassuolo, parte 1 (flashback, Defrel)
Parlando
di Floro Flores, il collegamento al Sassuolo risulta immediato. Anche in Emilia
sono stati registrati movimenti di mercato che, nonostante la scarsa attenzione
prestata, potrebbero portare a cambiamenti sostanziali. Partendo da lontano, lo
scorso anno il tridente Sansone-Zaza-Berardi è stato uno dei migliori della
Serie A: uno dei centravanti più aggressivi e abili a recuperare palla della
lega (oltre che ottimo finalizzatore), affiancato da due ali rapide, tecniche e
abilissime nei tagli, con talmente tanto lavoro alle spalle da conoscere le
giocate a memoria.
A
giugno era inevitabile perdere qualche pezzo, e a lasciare l'Emilia è stato
Zaza. Come detto si tratta di un centravanti moderno e con caratteristiche ben
precise: aggressività, corsa, velocità e capacità di dialogare con gli esterni.
Un giocatore difficile da sostituire, ma con l'attenzione e le disponibilità
economiche del Sassuolo non una missione impossibile. Dopo diverse trattative
la scelta era ricaduta su Defrel, attaccante rivelazione del deludente e
retrocesso Cesena, che all'esordio in Serie A aveva chiuso con 9 gol e una
stagione nel complesso piuttosto buona.
Un riassunto dell'ultima stagione di Defrel a Cesena.
Conoscendo il
giocatore, la notizia del suo passaggio al Sassuolo come erede di Zaza lasciava
diversi dubbi, essendo i due non solo diversi per caratteristiche, ma anche
adatti a due tipi di gioco differenti. Defrel è un giocatore la cui
collocazione tattica non è banale: a Cesena ha giocato prima e seconda punta, e
anche sulla fascia. Le sue qualità principali sono un'accelerazione davvero
bruciante, un passo notevole, un'ottima tecnica di base e nell'uno contro uno,
discrete doti di finalizzazione e un bel tiro dalla distanza. Da queste rapide
sintesi si potrebbe quindi facilmente delineare Zaza come un centravanti più
“classico”, mentre Defrel come un giocatore che si basa molto sulla propria
velocità e adatto a ricoprire più posizioni in attacco. Ma la differenza più
grande tra i due è un'altra: Zaza è un giocatore mordace, aggressivo (a volte
fin troppo) e mediamente costante e combattivo nell'arco di tutti i 90 minuti.
Defrel è invece un classico esempio di giocatore con mezzi atletici e tecnici
di primo livello ma dotato di scarsa concentrazione, e soprattutto discontinuo:
perché non si tratta di un attaccante che “non torna” o non è abile in fase
difensiva, ma di uno che nell'arco della partita (forse anche spinto
dall'emotività) alterna fasi in cui è completamente avulso dal gioco della
squadra (sia offensivo che difensivo) e si perde in giocate fini a se stesse o
serpentine complicate, ad altre in cui è sostanzialmente ovunque e a tratti
immarcabile.
Tipo qua.
E
proprio per questo motivo, riflettendo sull'integrazione di Defrel all'interno
del Sassuolo e del suo gioco, mi sono sorti diversi dubbi. A meno che Di
Francesco non intendesse cambiarlo radicalmente puntando molto di più sul
contropiede, in cui Greg risulta davvero micidiale; cosa che però mi sembrava
davvero illogica visto quanto bene funzionasse la macchina che aveva costruito
e soprattutto quanta fatica era stata fatta per rodarla. I dubbi iniziali non
hanno tardato molto a concretizzarsi: Defrel è fin da subito apparso spaesato
nella posizione di centravanti e nelle combinazioni con Sansone e
Berardi/Politano, e Di Francesco ha iniziato a preferirgli prima Floro Flores,
poi Floccari (che ad agosto sembrava in partenza) e perfino Falcinelli, partito
come ultimo nelle gerarchie d'attacco del Sassuolo. Tutti e tre sono infatti
giocatori molto più riconducibili a Zaza, se non per caratteristiche
specifiche, almeno perché prime punte di ruolo.
È curioso
come, anche se con un minutaggio nettamente inferiore al francese, al momento
della sua cessione il miglior marcatore del Sassuolo fosse proprio Floccari con
4 reti, complice anche l'annata nera di Berardi. E anche durante il periodo del
mercato, con Floro Flores e Floccari poco utilizzati poiché con le valige in
mano, il centravanti titolare è stato a conti fatti Falcinelli (uno che ad
agosto sembrava prossimo a un'altra stagione in prestito in Serie B).
In questa occasione Falcinelli è molto bravo a intuire dove sarebbe arrivato il pallone.
I
movimenti del Sassuolo, parte 2 (Trotta)
Alla
fine Floro Flores e Floccari sono stati effettivamente ceduti, e il Sassuolo
(con la collaborazione della Juventus) ha riveduto i suoi piani acquistando un
giovane attaccante con caratteristiche molto più simili a quelle che aveva
Zaza. Si tratta di Marcello Trotta, attaccante dell'Under 21, con diverse
esperienze all'estero nonostante la giovane età (classe '92). Reduce da una
stagione e mezza piuttosto buone ma non eccezionali ad Avellino (15 gol in 39
presenze con exploit importanti ai playoff), Trotta ha una struttura fisica
molto simile allo stesso Zaza (in rete diverse fonti forniscono valori di
altezza e peso praticamente identici). Quanto a grinta, abilità sia sul venire
incontro che sull'andare in profondità, e sopratutto alle abilità realizzative,
è sempre difficile sapere cosa aspettarsi da un ragazzo che passa di categoria
ma che di fatto in cadetteria era uno dei migliori attaccanti in circolazione.
Le migliori giocate di Trotta in questa stagione tra Avellino e Under 21.
Ad
oggi sembra che l'unica cosa che si possa affermare con certezza è che il Sassuolo abbia probabilmente effettuato una scelta di mercato sbagliata a livello tecnico e
che adesso - con l'acquisto di Trotta - sia ritornato sui propri passi. Va anche
detto che il Sassuolo è molto attento ai giovani e che il suo acquisto può
rientrare in questa ottica, ma portare Trotta a gennaio in Emilia (liberandogli
spazio cedendo Floccari e Floro Flores) sia probabilmente segno di una certa
volontà di farci affidamento fin da subito, tenendo presente che Falcinelli
quando impiegato non ha fatto male e ha dimostrato di poter stare in Serie A
(anche se nelle sue prestazioni si è fatto apprezzare più per il “lavoro
sporco” e le sportellate coi centrali avversari piuttosto che per giocate
offensive significative).
In tutto ciò Defrel non è stato assolutamente
accantonato (almeno per ora), ed anzi è stato provato come ala sinistra nel
tridente schierato contro il Palermo, andando anche a segno, dopo diversi mesi
di astinenza. C'è quindi la possibilità che Defrel diventi un'importante
alternativa sulle fasce in grado di scalzare occasionalmente Sansone o
sostituire Berardi quando infortunato o squalificato (e le occasioni in
entrambi i casi non mancano...), una situazione che anche in ottica futura
potrebbe tornare utile (visto che probabilmente a giugno anche Berardi andrà a
Torino). In alcune circostanze potrebbe essere ancora utilizzato come
riferimento centrale, ma mister
Di Francesco in quella posizione continuerà probabilmente ad alternare Trotta e
Falcinelli per non dover alterare i meccanismi che ha con così tanta cura
costruito, nel corso degli anni.
Articolo a cura di Nicola Santolini
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