sabato 13 febbraio 2016

A fari spenti

La sessione invernale di calciomercato è stata meno interessante del previsto. Dietro ai boom mediatici si sono insediate delle operazioni poco pubblicizzate, ma che potrebbero avere impatti rilevanti per i destini di Chievo e Sassuolo.

di Nicola Santolini






C'era da aspettarsi che, in una sessione comunemente chiamata "mercato di riparazione", le operazioni sarebbero state circoscritte a piccoli ritocchi o a particolari irripetibili occasioni. In una Premier League guidata dal miracolo Leicester le due squadre di Manchester, dopo aver speso (maluccio) cifre astronomiche sono rimaste a guardare, visto anche il fatto che entrambe avranno una nuova guida tecnica per la prossima stagione. Analogo discorso si può fare per il Chelsea, al momento in mano a Hiddink in attesa di quella che a giugno potrebbe essere una vera e propria rifondazione dopo l'enorme vuoto lasciato dallo Special One. Anche le protagoniste della Liga si sono state sostanzialmente immobili sul mercato, visto anche il blocco (poi sospeso) ai movimenti delle due squadre di Madrid e che il Barça è recentemente rientrato da una situazione piuttosto simile. Per quanto riguarda PSG e Bayern, che stanno dominando senza affanni le rispettive leghe, anche in questo caso ci sono stati solo piccoli aggiustamenti.


La Serie A
In un contesto simile, nonostante le ormai consolidate difficoltà di bilancio, la Serie A ha visto un discreto numero di movimenti di rilievo: curiosamente le due squadre in lotta per il titolo, Juventus e Napoli, seguendo la linea delle altre big europee, si sono limitate a operazioni di contorno o comunque a lungo termine, mentre i maggiori movimenti sono arrivati da squadre che ambiscono all'Europa: l'Inter, non senza difficoltà, è riuscita ad acquistare l'ormai promesso sposo Eder; la Fiorentina ha lasciato andare lo scontento Rossi e ha inserito due profili interessanti, anche se per motivi diversi, ovvero lo smarrito Zarate e il giovane Tello, che desta parecchia curiosità.


Anche il Milan avrebbe voluto registrare qualche operazione, ma è rimasto imbrigliato nelle difficoltà  di sfoltimento della rosa (anche a causa del dietrofront di Luiz Adriano). Il Torino ha accolto a braccia aperte il figliol prodigo Immobile, mai troppo a suo agio all'estero e pronto a sostituire l'epurato Quagliarella. Per ultima la Roma, dopo aver iniziato la sua rivoluzione col cambio di guida tecnica e aver monetizzato con Iturbe e Gervinho, ha continuato l'opera acquistando l'affidabile Perotti e il talento più incompiuto degli ultimi anni del calcio italiano, El Shaarawy. Ma se queste operazioni di mercato hanno catalizzato a lungo l'attenzione di media, addetti ai lavori e tifosi, ce ne sono altre che avranno un impatto ugualmente rilevante su alcune realtà del nostro campionato, seppur con minore dispendio economico e risonanza mediatica.

El Shaarawy e Perotti metteranno il turbo alla Roma verso il terzo posto?


Il doloroso addio di Paloschi
Un caso è quello di Alberto Paloschi, uno degli esempi più calzanti del “bomber di provincia” presenti in Serie A. La storia di Paloschi è piuttosto nota, e dopo gli inizi da predestinato erede di Inzaghi e il gol contro il Siena 10 secondi dopo il debutto, Alberto aveva trovato la sua dimensione al Chievo. Dopo aver iniziato come spalla del quasi leggendario Pellissier, con il passare delle stagioni ne ha raccolto l'eredità diventando centravanti e uomo simbolo dei clivensi. Alberto a Verona era diventato uno degli attaccanti più affidabili della lega, che senza particolari exploit (13 il personal best di gol in un campionato), garantivano sempre i gol necessari alle salvezze solitamente piuttosto solide del Chievo (e particolari gioie ai suoi fantallenatori).


Il meglio di Paloschi in questa prima parte di stagione.

Una bella storia: Paloschi aveva trovato spazio e rendimento (oltre al grande affetto del pubblico) grazie al Chievo, che dal canto suo poteva contare su un centravanti che portava gol preziosi per la salvezza, cosa non scontata. Proprio per questo la notizia della sua cessione ha colto molti alla sprovvista, e il fatto che nonostante le diverse offerte interne Alberto abbia preferito quella dello Swansea fa pensare che, oltre che per motivi economici e professionali (l'esperienza in Premier è sempre affascinante e a volte porta anche bene, sì, sto pensando a Pellé), la decisione sia arrivata anche per il forte sentimento che lo lega alla maglia gialloblu e che gli avrebbe fatto vestire malvolentieri un'altra casacca della Serie A. Dal punto di vista del Chievo, di fronte a un'offerta di circa dieci milioni di euro, non si poteva fare altro che cedere. In questi casi poi il problema diventa sostituire il partente, specialmente proprio nel mercato di gennaio.

Dovremmo partire col presupposto che il Chievo è come da tradizione un squadra abbastanza solida e in questa stagione gioca con un 4-3-1-2 in cui Birsa sulla trequarti è il fulcro del gioco, con la coppia d'attacco che vedeva Paloschi impegnato come riferimento più centrale e Meggiorini maggiormente libero di svariare intorno. Da sottolineare la stagione dell'attaccante scuola Inter che, prima dell'infortunio, è stato a tratti la miglior seconda punta del campionato per rendimento, con 4 gol e 5 assist in 16 presenze: unite al consueto movimento senza palla, l'aggressività e il grintoso sacrificio hanno forse rappresentato l'arma in più del Chievo di quest'anno oltre alla stagione particolarmente ispirata di Birsa.


Il magnifico assist di Meggiorini per Paloschi, contro la Lazio.

Al momento della cessione di Paloschi il reparto offensivo clivense comprendeva, oltre al citato Meggiorini (preferibile però come seconda punta), Mpoku, Pellissier e Inglese. Il naturalizzato belga è un giocatore più adatto a giocare sull'esterno o eventualmente adattabile come seconda punta, quindi di fatto un'alternativa - con caratteristiche molto diverse - a Meggiorini e Birsa. È forse più a suo agio se affiancato allo sloveno sulla trequarti ma ha comunque mostrato un rendimento molto sotto le attese e ha trovato poco spazio anche a causa della rottura di uno zigomo in un scontro con Melo. Pellissier è certamente stato un valido centravanti, ma l'età non gli consente di contribuire per più di qualche spezzone.

In rosa però c'è un ragazzo che, dopo due stagioni in prestito a Carpi, ad agosto sembrava pronto a ripartire, salvo poi rimanere proprio per fare da riserva a Paloschi. Si tratta di Roberto Inglese, classe '91, che a inizio stagione lasciava diverse perplessità visti i numeri non esaltanti (8 gol in due stagioni in B con il Carpi). Volendolo confrontare con Paloschi, entrambe sono prime punte ma con caratteristiche sostanzialmente diverse. Alberto è più rapido, e per quanto visto finora, più intelligente e rapace in area di rigore, oltre che più abile a finalizzare e ad attaccare la profondità. Inglese ha un fisico più strutturato e più forte, ma cede per quanto riguarda velocità e mobilità, mentre risulta paragonabile nella capacità di venire incontro e difendere palla. Anche se più alto, non mi sentirei di definirlo più abile di Paloschi nel colpo di testa, fondamentale in cui l'ex Milan ha davvero poco da invidiare se non qualche centimetro ad alcuni colleghi. Una qualità che invece Inglese ha lasciato intravedere in cui di certo il suo predecessore non eccelleva è il tiro da fuori.


La bomba di Inglese da fuori area contro l'Udinese.

In ogni caso Inglese, partito a inizio stagione alla pari di Pellissier come prima alternativa a Paloschi, ha guadagnato sempre più spazio, e al momento della cessione del compagno poteva già vantare 3 gol in 16 presenze, circa la metà da titolare: non malissimo come prima esperienza in Serie A.

La sensazione è che quindi a Verona si sia deciso di puntare su Inglese per il ruolo di centravanti, almeno fino al termine della stagione. Nonostante tutto la dirigenza clivense, tradizionalmente oculata, ha saggiamente preferito cautelarsi approfittando di un'occasione di mercato (ovvero la situazione di Floro Flores che aveva deciso di lasciare il Sassuolo) inserendosi all'ultimo e strappandolo al Genoa che pensava di aver trovato il suo vice-Pavoletti. Come detto si tratta di una scelta saggia: Floro Flores è un attaccante esperto e in questa stagione, anche se impiegato solo a tratti e non sempre al centro dell'attacco, ha segnato tre volte. In caso di difficoltà per Inglese potrebbe rappresentare una preziosa alternativa, e vista la sua capacità di destreggiarsi anche sulla fascia (ruolo molto spesso occupato in Emilia) e le sue caratteristiche potrebbe tranquillamente anche giocargli accanto in una posizione simile a quella occupata solitamente da Meggiorini, che dovrà rimanere fuori ancora per un po'.


I movimenti del Sassuolo, parte 1 (flashback, Defrel)
Parlando di Floro Flores, il collegamento al Sassuolo risulta immediato. Anche in Emilia sono stati registrati movimenti di mercato che, nonostante la scarsa attenzione prestata, potrebbero portare a cambiamenti sostanziali. Partendo da lontano, lo scorso anno il tridente Sansone-Zaza-Berardi è stato uno dei migliori della Serie A: uno dei centravanti più aggressivi e abili a recuperare palla della lega (oltre che ottimo finalizzatore), affiancato da due ali rapide, tecniche e abilissime nei tagli, con talmente tanto lavoro alle spalle da conoscere le giocate a memoria.

A giugno era inevitabile perdere qualche pezzo, e a lasciare l'Emilia è stato Zaza. Come detto si tratta di un centravanti moderno e con caratteristiche ben precise: aggressività, corsa, velocità e capacità di dialogare con gli esterni. Un giocatore difficile da sostituire, ma con l'attenzione e le disponibilità economiche del Sassuolo non una missione impossibile. Dopo diverse trattative la scelta era ricaduta su Defrel, attaccante rivelazione del deludente e retrocesso Cesena, che all'esordio in Serie A aveva chiuso con 9 gol e una stagione nel complesso piuttosto buona.

Un riassunto dell'ultima stagione di Defrel a Cesena.

Conoscendo il giocatore, la notizia del suo passaggio al Sassuolo come erede di Zaza lasciava diversi dubbi, essendo i due non solo diversi per caratteristiche, ma anche adatti a due tipi di gioco differenti. Defrel è un giocatore la cui collocazione tattica non è banale: a Cesena ha giocato prima e seconda punta, e anche sulla fascia. Le sue qualità principali sono un'accelerazione davvero bruciante, un passo notevole, un'ottima tecnica di base e nell'uno contro uno, discrete doti di finalizzazione e un bel tiro dalla distanza. Da queste rapide sintesi si potrebbe quindi facilmente delineare Zaza come un centravanti più “classico”, mentre Defrel come un giocatore che si basa molto sulla propria velocità e adatto a ricoprire più posizioni in attacco. Ma la differenza più grande tra i due è un'altra: Zaza è un giocatore mordace, aggressivo (a volte fin troppo) e mediamente costante e combattivo nell'arco di tutti i 90 minuti. Defrel è invece un classico esempio di giocatore con mezzi atletici e tecnici di primo livello ma dotato di scarsa concentrazione, e soprattutto discontinuo: perché non si tratta di un attaccante che “non torna” o non è abile in fase difensiva, ma di uno che nell'arco della partita (forse anche spinto dall'emotività) alterna fasi in cui è completamente avulso dal gioco della squadra (sia offensivo che difensivo) e si perde in giocate fini a se stesse o serpentine complicate, ad altre in cui è sostanzialmente ovunque e a tratti immarcabile.


Tipo qua.

E proprio per questo motivo, riflettendo sull'integrazione di Defrel all'interno del Sassuolo e del suo gioco, mi sono sorti diversi dubbi. A meno che Di Francesco non intendesse cambiarlo radicalmente puntando molto di più sul contropiede, in cui Greg risulta davvero micidiale; cosa che però mi sembrava davvero illogica visto quanto bene funzionasse la macchina che aveva costruito e soprattutto quanta fatica era stata fatta per rodarla. I dubbi iniziali non hanno tardato molto a concretizzarsi: Defrel è fin da subito apparso spaesato nella posizione di centravanti e nelle combinazioni con Sansone e Berardi/Politano, e Di Francesco ha iniziato a preferirgli prima Floro Flores, poi Floccari (che ad agosto sembrava in partenza) e perfino Falcinelli, partito come ultimo nelle gerarchie d'attacco del Sassuolo. Tutti e tre sono infatti giocatori molto più riconducibili a Zaza, se non per caratteristiche specifiche, almeno perché prime punte di ruolo.
                                
È curioso come, anche se con un minutaggio nettamente inferiore al francese, al momento della sua cessione il miglior marcatore del Sassuolo fosse proprio Floccari con 4 reti, complice anche l'annata nera di Berardi. E anche durante il periodo del mercato, con Floro Flores e Floccari poco utilizzati poiché con le valige in mano, il centravanti titolare è stato a conti fatti Falcinelli (uno che ad agosto sembrava prossimo a un'altra stagione in prestito in Serie B).


In questa occasione Falcinelli è molto bravo a intuire dove sarebbe arrivato il pallone.


I movimenti del Sassuolo, parte 2 (Trotta)
Alla fine Floro Flores e Floccari sono stati effettivamente ceduti, e il Sassuolo (con la collaborazione della Juventus) ha riveduto i suoi piani acquistando un giovane attaccante con caratteristiche molto più simili a quelle che aveva Zaza. Si tratta di Marcello Trotta, attaccante dell'Under 21, con diverse esperienze all'estero nonostante la giovane età (classe '92). Reduce da una stagione e mezza piuttosto buone ma non eccezionali ad Avellino (15 gol in 39 presenze con exploit importanti ai playoff), Trotta ha una struttura fisica molto simile allo stesso Zaza (in rete diverse fonti forniscono valori di altezza e peso praticamente identici). Quanto a grinta, abilità sia sul venire incontro che sull'andare in profondità, e sopratutto alle abilità realizzative, è sempre difficile sapere cosa aspettarsi da un ragazzo che passa di categoria ma che di fatto in cadetteria era uno dei migliori attaccanti in circolazione.


Le migliori giocate di Trotta in questa stagione tra Avellino e Under 21.

Ad oggi sembra che l'unica cosa che si possa affermare con certezza è che il Sassuolo abbia probabilmente effettuato una scelta di mercato sbagliata a livello tecnico e che adesso - con l'acquisto di Trotta - sia ritornato sui propri passi. Va anche detto che il Sassuolo è molto attento ai giovani e che il suo acquisto può rientrare in questa ottica, ma portare Trotta a gennaio in Emilia (liberandogli spazio cedendo Floccari e Floro Flores) sia probabilmente segno di una certa volontà di farci affidamento fin da subito, tenendo presente che Falcinelli quando impiegato non ha fatto male e ha dimostrato di poter stare in Serie A (anche se nelle sue prestazioni si è fatto apprezzare più per il “lavoro sporco” e le sportellate coi centrali avversari piuttosto che per giocate offensive significative).

In tutto ciò Defrel non è stato assolutamente accantonato (almeno per ora), ed anzi è stato provato come ala sinistra nel tridente schierato contro il Palermo, andando anche a segno, dopo diversi mesi di astinenza. C'è quindi la possibilità che Defrel diventi un'importante alternativa sulle fasce in grado di scalzare occasionalmente Sansone o sostituire Berardi quando infortunato o squalificato (e le occasioni in entrambi i casi non mancano...), una situazione che anche in ottica futura potrebbe tornare utile (visto che probabilmente a giugno anche Berardi andrà a Torino). In alcune circostanze potrebbe essere ancora utilizzato come riferimento centrale, ma mister Di Francesco in quella posizione continuerà probabilmente ad alternare Trotta e Falcinelli per non dover alterare i meccanismi che ha con così tanta cura costruito, nel corso degli anni.


Articolo a cura di Nicola Santolini

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