di Michele Serra
Se la NFL si aspettava uno spettacolo grandioso per celebrare come
si deve il 50esimo Super Bowl, probabilmente il più grande evento sportivo al
mondo per seguito e fonte di introiti, sarà rimasta delusa. Non che servano 50
punti da una parte e dall’altra per rendere una partita emozionante, anzi, ma
quello di domenica è stato una delle finali meno divertenti di sempre: tanta
difesa ma anche altrettanti errori, e ad esserne
uscita vincente è Denver, colei che ha saputo contenere al meglio l’attacco
avversario sfruttandone le disattenzioni. Questi Broncos sono molto diversi
dalla macchina da punti che è stata però asfaltata in finale dai Seahawks due
anni fa, e l’attenzione alla fase difensiva (affidata ad un grande interprete
come Wade Phillips) è stata premiata come nella migliore tradizione del “offense sells tickets, defense wins games”,
mentre Peyton Manning diventa il QB più vecchio a laurearsi campione NFL.
Peyton Manning, prossimo a diventare quarantenne.
Il primo drive, conclusosi con un field goal di McManus, ha visto un
Manning decisamente in forma, anche grazie ad una difesa di Carolina
particolarmente blanda che ha permesso anche guadagni di 18, 22 e 12 yard. Se
Manning calerà decisamente di intensità già a partire dai drive successivi, la
partita di Newton è stata molto complicata già dall’inizio, vuoi per la
tensione - benché il numero 1 dei Panthers non sia nuovo a giocarsi una finale,
avendo vinto il titolo collegiale ad Auburn - vuoi, soprattutto, per l’ottimo
lavoro effettuato dalla difesa (il primo drive si conclude con un punt e lo
stesso vale per quello seguente di Denver). Il match inizia a prendere la piega
dei “padroni di casa” nel drive successivo, quando Von Miller brucia il LT Mike
Remmers per il sack che porta anche Newton a perdere palla, raccolta
prontamente in endzone dal tackle Malik Jackson: 10-0 Broncos. Non sarà la
prima volta che il numero 58 di Denver si rende protagonista: con 2.5 sack è
diventato il primo giocatore nella storia dei Broncos a mettere a segno più di
un sack in un Super Bowl.
La difesa di Carolina però non rimane a guardare e, dopo aver visto
l’attacco terminare un’altra azione con un punt, sale in cattedra, grazie ad un
sack di Luke Kuechly, insieme a Kony Ealy il miglior giocatore di Carolina: il
numero 59 degli ospiti colpisce Manning con un A-gap blitz, ovvero portato
nella parte centrale della linea, quella tra il centro e le due guardie. La
stessa situazione si era vista anche nella primissima azione della partita, con
la differenza che lì era stato bravo CJ Anderson a bloccare l’offensiva del
reparto guidato da Sean McDermott. Scosso probabilmente dalla reazione della
difesa, anche l’attacco entra in campo con un piglio diverso, e confeziona un
drive che termina con il TD di Jonathan Stewart. Corey Brown riceve due palloni
per 33 yard e Greg Olsen trova uno dei rari sbocchi della partita ricevendo per
19 yard.
Il resto del quarto vede un altro field goal di Denver, due palle
perse, una per parte, e tanti errori in generale. Questa volta è Mike Tolbert,
RB di Carolina, a non proteggere bene il pallone, finendo per perderlo dopo un
contatto con Danny Trevathan; ma grazie ad una grande giocata del DE Kony Ealy,
è di nuovo la squadra di Ron Rivera a riprendersi il pallone. Ancora un A-gap
bitz, questa volta mascherato, con Ealy che invece scala in coverage leggendo
bene gli occhi di Manning e anticipando il lancio diretto a Emmanuel Sanders.
Dopo altri due drive con punt, l’ultimo possesso del primo tempo è per
Carolina, ma il sack di DeMarcus Ware manda a monte ogni tentativo di cambiare
il punteggio, spendendo le squadre all’intervallo lungo sul punteggio di 10-7
per Denver. Partita molto combattuta, difese ermetiche e attacchi sterili a dir
poco, incarnati dalle prove fin qui decisamente opache dei due QB (spoiler
alert: le cose non cambieranno nel secondo tempo).
Gli highlights dei primi due quarti.
Il primo drive del secondo tempo vede protagonista ancora Carolina,
che parte come meglio non potrebbe grazie ad una ricezione da 45 yard di Ted
Ginn, che poco dopo si ripete con una presa da 14 yard. In questo drive c’è
spazio anche per un drop, probabilmente decisivo, di Jericho Cotchery, veterano
ex Jets e Steelers che si lascia sfuggire la palla dalle mani a poche yard
dalla endzone. Sfuma così l’occasione di portarsi a ridosso del TD, e a farne
le spese è il kicker Graham Gano, che sbaglia un calcio dalle 44.
I problemi offensivi continuano da una parte e dall’altra, con
Newton che si fa intercettare da TJ Ward, salvo poi vedere un altro sack ai
danni di Manning, ancora Ealy protagonista, mandare in fumo il lavoro fatto
dalla difesa. La partita però è ancora viva; pur con tutti gli errori e le
palle perse commesse dall’attacco dei Panthers, quello dei Broncos tiene in
vita gli avversari, non riuscendo mai a capitalizzare sulle palle recuperate,
cosa che a Carolina è riuscita benissimo in tutta la stagione. Interessante
notare come Carolina sia stato il miglior attacco della regular season a 31.3
punti di media, ma molto di questo si deve ad una eccellente difesa, sesta
totale, capace di produrre palle perse come nessun altra - prima in graduatoria
con 39.
In questo caso, però, l’attacco di Carolina (che pur con l’MVP in
carica manca di playmaker) si è trovato di fronte una difesa capace di tenere a
bada bocche da fuoco come Pittsburgh (16 punti nei playoff, 26.4 di media in
stagione regolare), New England (18-29.1) e, appunto, Carolina (10-31.3). Nel
resto della partita i campioni della NFC segneranno solamente altri 3 punti,
subendo un’altra meta da Denver, per mano di CJ Anderson, autore di 90 yard su
23 portate. È evidente come la mancanza di target per Newton si sia rivelata
fatale, nonostante la buona stagione dei vari Ted Ginn e Corey Brown, che ha
finito la partita con 4 ricezione per 90 yard: il rientro di Kelvin Benjamin
aiuterà tanto, ma probabilmente non è abbastanza. Sicuramente al Super Bowl si
è sentita la mancanza di Greg Olsen, il target preferito di Newton e autore di
sole 41 yard su 4 ricezioni, mentre nelle due partite precedenti le sue
statistiche dicevano “12-190-1”. La difesa di Denver ha preferito farsi battere
dai vari Corey Brown e Ted Ginn pensando a togliere dal gioco la valvola di
sicurezza di Newton, togliendo all’ex TE di Chicago le tracce intermedie di
campo dove è più efficace.
Gli highlights del terzo quarto (sopra) e dell'ultimo quarto (sotto).
Il merito della vittoria, però, va ascritto soprattutto al front seven
di Denver, che ha reso complicatissima la giornata a Newton e alla sua o-line,
costantemente sotto pressione. A fine serata saranno 7 i sack messi a segno, di
cui 4.5 dalla coppia Von Miller (2.5 e titolo di MVP) e DeMarcus Ware (2), che
hanno totalmente annientato Mike Remmers e Michael Oher, rispettivamente RT e
LT, decisamente inadeguati. Vista la bassa qualità media dei ricevitori di
Carolina, Wade Phillips ha spesso adottato un approccio molto aggressivo nella
tasca, con frequenti blitz contando nell’abilità della sua ottima secondaria di
tenere a bada il modesto reparto ricevitori degli ospiti: quando Miller e Ware
hanno messo pressione a Newton, 16 azioni, lo yardaggio totale di Carolina è
-33, con una sola giocata positiva.
Le migliori giocate difensive dei Broncos che hanno deciso il match.
Il resto lo hanno fatto i vari Derek Wolfe (ottima stagione per lui) e Malik Jackson, capaci di avere la meglio contro la linea interna di Carolina
- il veterano Ryan Kalil e le sorprendenti guardie Trai Turner e Andrew Norwell
- che aveva ancorato il secondo miglior attacco su corsa della NFL in stagione
regolare con 2282 yard oltre a varie stats decisamente positive. Tra queste
quelle riguardanti il “power success” - percentuale di corse su terzo o quarto
down con due o meno yard da correre che hanno portato alla chiusura dello stesso
o ad una meta - o il “second level rank”, che misura il numero di yard corse al
secondo livello, tutte graduatorie in cui Carolina è in top 10. Newton è stato
il miglior runner dei suoi con 45 yard, la maggior parte delle quali frutto di
scramble dovuti alla pressione difensiva.
Si è fatto un gran parlare di quanto nell’ultima
decade la squadra con la divisa chiara al Super Bowl abbia quasi sempre
prevalso, o di come l’MVP in carica poi quasi mai vinca l’atto finale (Newton
era stato premiato il giorno prima come MVP e Miglior Giocatore Offensivo). La
verità è che ha la meglio la squadra più forte, quella che prepara un miglior
piano partita. Anche questa volta è stato così.
Articolo a cura di Michele Serra
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