giovedì 14 maggio 2015

Prospettiva Berlino


di AER

La Juventus si guadagna la finale di Berlino. È passata la squadra che aveva più fame, più voglia, la squadra più ordinata in fase di non possesso, la squadra che ha saputo soffrire e che ha fatto gol sempre nei momenti giusti, demoralizzando gli avversari: tutte caratteristiche che, al di là dei paragoni tra Conte e Allegri, hanno contraddistinto la Juventus degli ultimi 5 anni. Vedere tutto questo applicato al Bernabeu, in una semifinale di Champions, è la conseguenza di un processo lungo e difficile: ogni momento di ogni partita di questi 5 anni è stato importante per questa crescita enorme a livello di risultati.
Cerchiamo in questo pezzo di analizzare le due semifinali concentrandoci sui tanti aspetti positivi sia collettivi che individuali e sui difetti che potrebbero ripetersi ed essere fatali.





Le scelte giuste di Allegri

Massimiliano Allegri sorprende. La sua preparazione alla gara dimostra un'ottima conoscenza del calcio europeo. Sorprende la scelta di Sturaro titolare all'andata che, invece, si dimostra perfettamente funzionale al suo progetto tattico e che sicuramente avrebbe riproposto in caso di non recupero di Pogba. Allegri capisce la pericolosità del Real Madrid nella zona esterna del campo e trasforma il centrocampo a rombo, che continua a mantenere in fase di possesso, in una linea a 4 omogenea in fase di non possesso: Vidal si abbassa al fianco di Pirlo con le due mezzali che si allargano, Marchisio a destra e Sturaro/Pogba a sinistra.


Rombo di centrocampo in fase di possesso all'andata. Da notare la posizione di Tevez che si smarca e crea dei triangoli in modo da avere più opzioni di passaggio.

Linea compatta a 4 in fase di non possesso. Vidal retrocede, Marchisio e Sturaro si allargano.


La principale differenza tra andata e ritorno di questo accorgimento è la differenza di caratteristiche di Pogba e Sturaro. Il giovane italiano interpreta il ruolo con tanta corsa verticale e tanto dinamismo, tanti raddoppi e tanto pressing ma soprattutto riuscendo a mantenere benissimo la posizione. L'altrettanto giovane francese, invece, interpreta il ruolo in modo più “posizionale” e meno dinamico, attua un controllo della zona più fisico che dinamico e diventa un punto di riferimento importante per far respirare la squadra e per riorganizzare le linee di difesa e centrocampo.


Rombo al ritorno in fase di possesso palla.


Linea di centrocampo a 4 in fase di non possesso. Linee di difesa e centrocampo molto strette, attaccanti dietro la linea del pallone. Da qui si nota il tipo di partita impostato da Allegri.


Naturalmente Pogba scivola sull'esterno meno efficacemente di Sturaro e infatti Carvajal gioca sensibilmente meglio rispetto all'andata ma la grande prestazione di Evra e la bruttissima prova di Bale bilanceranno la situazione sulla fascia sinistra della Juventus.
L'alternanza tra Sturaro e Pogba è stata una necessità che si è trasformata, alla luce delle due partite, in un fattore fondamentale. Nella partita d'andata è stata perfetto Sturaro, per quel tipo di lavoro richiesto dal tecnico, infatti bisognava pressare più alto e stare attenti agli inserimenti alle spalle di Carvajal e raddoppiare su Bale che poteva prendere in velocità la difesa juventina. Nella partita di ritorno, invece, è stato fondamentale Pogba per controllare la zona e per avviare immediatamente qualche transizione veloce, senza dimenticare il peso specifico superiore di Pogba e la personalità richiesta per giocare una partita del genere in un contesto ambientale molto difficile.

Anche la scelta del 3-5-2 nei due finali è sembrata molto appropriata per contrastare i tanti cross che la manovra offensiva del Real Madrid produceva.


Per i finali Allegri sceglie il 3-5-2 per controllare i tanti cross e i lanci lunghi in area.


Barzagli, Bonucci e Chiellini sono stati molto attenti nelle situazioni di cross nonostante un paio di occasioni clamorose sprecate da Bale.

L'unico appunto che mi sento di fare ad Allegri è quello di non aver inserito prima Pereyra, un'arma tattica devastante che poteva contribuire ad alleggerire la pressione degli avversari nel finale.



Le prestazioni individuali




Il protagonista dei tabellini è senza dubbio Alvaro Morata, l'ex dal dente avvelenato. Grandioso nella partita d'andata e utilissimo al ritorno. Allegri lo ha preferito a Llorente facendo indubbiamente la scelta giusta. Lo spagnolo ha sfiancato la difesa avversaria lavorando sui centrali e dimostrando una continuità d'intensità che gli è spesso mancata in serie A. Oltre ai gol fondamentali si è mosso tanto, con e soprattutto senza pallone, ha dato spesso uno sbocco interessante alla manovra e tatticamente ha lavorato molto bene.




Il lavoro che Allegri ha chiesto a Vidal è stato di grande responsabilità. Il cileno doveva scalare sulla linea di Pirlo in fase di non possesso ma soprattutto doveva leggere bene le situazioni di gioco alzandosi con i tempi giusti gestendo la linea di pressing all'andata e intasando la zona centrale al ritorno. Non a caso risulta tra quelli con più km percorsi nelle due gare. Forse ci si poteva aspettare qualcosa in più in fase offensiva, sfruttando gli spazi tra le linee ma non è un trequartista e si è visto.




Tra i migliori in entrambe le partite c'è sicuramente Evra. Non ha più l'esplosività fisica che lo caratterizzava a Manchester e nel secondo tempo di Madrid esclude quasi completamente la spinta offensiva dalle sue opzioni tattiche ma fa un grandissimo lavoro difensivo, un lavoro di profonda concentrazione e intelligenza tattica. Il Real Madrid attacca soprattutto e meglio sulla fascia sinistra con Marcelo e il francese è costretto a stringere al centro sui traversoni spessissimo sbagliando quasi niente. Nelle sue partite troviamo tre o quattro diagonali difensive di altissimo livello, accademiche, da rivedere e far vedere.


I difetti e le difficoltà

Il principale difetto della Juventus è la copertura dell'ampiezza che Allegri ha mascherato con il 4-4-2 in fase di non possesso. Gli esterni improvvisati sono comunque delle mezzali e faticano molto a scivolare sull'esterno sempre in modo efficace.
Inoltre la Juventus, con questo accorgimento, è costretta a difendere molto, sbilanciandosi, sul lato forte lasciando tanto spazio sul lato debole che può essere sfruttato dagli avversari se riescono a cambiare gioco con velocità e con efficacia (azione costruita dal Real all'andata e conclusa con il salvataggio di Sturaro).




Quando il Real riesce a cambiare il lato di gioco con passaggi veloci e precisi la Juventus va in difficoltà a causa della copertura dell'ampiezza molto sensibile all'attitudine delle due mezzali a scivolare sull'esterno. Inoltre la scelta di mantenere più uomini vicino alla palla lascia spazio sul lato debole agli avversari.

La Juventus, inoltre, incontra molte difficoltà quando i suoi centrali devono difendere contro un attaccante bravo a lavorare staccandosi dalla marcatura per arretrare e ricevere tra le linee o per attaccare la profondità nello spazio tra il centrale e il terzino.


Movimento di Benzema che si stacca dalla marcatura e attacca la profondità ricevendo il lancio di Marcelo.



Benzema si abbassa tra le linee per ricevere il pallone, creando spazi per gli inserimenti o per le combinazioni centrali nello stretto.


Situazione, questa, quasi inedita per il calcio italiano povero di grandi attaccanti di movimento, attaccanti moderni. Benzema, nonostante le precarie condizioni fisiche, ha messo molto in difficoltà la Juventus che ha controllato molto meglio Hernandez successivamente, attaccante con più attitudine a muoversi all'interno dell'area di rigore.



La Juventus ha dimostrato un gioco di squadra raffinato e ben sviluppato. Ha dimostrato di essere squadra e di giocare da tale. Ha dimostrato di voler arrivare a Berlino più dell'avversario Quel "sogno contro l'ossessione" predicato da Mourinho nella semifinale del 2010 è diventato "il sogno della Juventus contro l'abitudine, quasi contro la svogliatezza, del Real Madrid". C'è qualche piccola similitudine con la cavalcata dell'Atletico dell'anno scorso, i tifosi della Juventus si augurano un finale diverso.

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