di AER
La Juventus si guadagna la finale di
Berlino. È passata la squadra che aveva più fame, più voglia, la
squadra più ordinata in fase di non possesso, la squadra che ha
saputo soffrire e che ha fatto gol sempre nei momenti giusti,
demoralizzando gli avversari: tutte caratteristiche che, al di là
dei paragoni tra Conte e Allegri, hanno contraddistinto la Juventus
degli ultimi 5 anni. Vedere tutto questo applicato al Bernabeu, in
una semifinale di Champions, è la conseguenza di un processo lungo e difficile: ogni momento di ogni partita di questi 5 anni è stato importante per questa crescita enorme a livello di risultati.
Cerchiamo in questo pezzo di analizzare
le due semifinali concentrandoci sui tanti aspetti positivi sia
collettivi che individuali e sui difetti che potrebbero ripetersi ed
essere fatali.
Le scelte giuste di Allegri
Massimiliano Allegri sorprende. La sua
preparazione alla gara dimostra un'ottima conoscenza del calcio
europeo. Sorprende la scelta di Sturaro titolare all'andata che,
invece, si dimostra perfettamente funzionale al suo progetto tattico
e che sicuramente avrebbe riproposto in caso di non recupero di
Pogba. Allegri capisce la pericolosità del Real Madrid nella zona
esterna del campo e trasforma il centrocampo a rombo, che continua a
mantenere in fase di possesso, in una linea a 4 omogenea in fase di
non possesso: Vidal si abbassa al fianco di Pirlo con le due mezzali
che si allargano, Marchisio a destra e Sturaro/Pogba a sinistra.
Rombo di centrocampo in fase di possesso all'andata. Da notare la posizione di Tevez che si smarca e crea dei triangoli in modo da avere più opzioni di passaggio. |
Linea compatta a 4 in fase di non possesso. Vidal retrocede, Marchisio e Sturaro si allargano. |
La principale differenza tra andata e
ritorno di questo accorgimento è la differenza di caratteristiche di
Pogba e Sturaro. Il giovane italiano interpreta il ruolo con tanta
corsa verticale e tanto dinamismo, tanti raddoppi e tanto pressing ma
soprattutto riuscendo a mantenere benissimo la posizione.
L'altrettanto giovane francese, invece, interpreta il ruolo in modo
più “posizionale” e meno dinamico, attua un controllo della zona
più fisico che dinamico e diventa un punto di riferimento importante
per far respirare la squadra e per riorganizzare le linee di difesa e
centrocampo.
Rombo al ritorno in fase di possesso palla. |
Linea di centrocampo a 4 in fase di non possesso. Linee di difesa e centrocampo molto strette, attaccanti dietro la linea del pallone. Da qui si nota il tipo di partita impostato da Allegri. |
Naturalmente Pogba scivola sull'esterno
meno efficacemente di Sturaro e infatti Carvajal gioca sensibilmente
meglio rispetto all'andata ma la grande prestazione di Evra e la
bruttissima prova di Bale bilanceranno la situazione sulla fascia
sinistra della Juventus.
L'alternanza tra Sturaro e Pogba è
stata una necessità che si è trasformata, alla luce delle due
partite, in un fattore fondamentale. Nella partita d'andata è stata
perfetto Sturaro, per quel tipo di lavoro richiesto dal tecnico,
infatti bisognava pressare più alto e stare attenti agli inserimenti
alle spalle di Carvajal e raddoppiare su Bale che poteva prendere in
velocità la difesa juventina. Nella partita di ritorno, invece, è
stato fondamentale Pogba per controllare la zona e per avviare
immediatamente qualche transizione veloce, senza dimenticare il peso
specifico superiore di Pogba e la personalità richiesta per giocare
una partita del genere in un contesto ambientale molto difficile.
Anche la scelta del 3-5-2 nei due
finali è sembrata molto appropriata per contrastare i tanti cross
che la manovra offensiva del Real Madrid produceva.
Per i finali Allegri sceglie il 3-5-2 per controllare i tanti cross e i lanci lunghi in area. |
Barzagli, Bonucci e Chiellini sono
stati molto attenti nelle situazioni di cross nonostante un paio di
occasioni clamorose sprecate da Bale.
L'unico appunto che mi sento di fare ad
Allegri è quello di non aver inserito prima Pereyra, un'arma tattica
devastante che poteva contribuire ad alleggerire la pressione degli
avversari nel finale.
Le prestazioni individuali
Il protagonista dei tabellini è senza
dubbio Alvaro Morata, l'ex dal dente avvelenato. Grandioso nella
partita d'andata e utilissimo al ritorno. Allegri lo ha preferito a
Llorente facendo indubbiamente la scelta giusta. Lo spagnolo ha
sfiancato la difesa avversaria lavorando sui centrali e dimostrando
una continuità d'intensità che gli è spesso mancata in serie A.
Oltre ai gol fondamentali si è mosso tanto, con e soprattutto senza
pallone, ha dato spesso uno sbocco interessante alla manovra e
tatticamente ha lavorato molto bene.
Il lavoro che Allegri ha chiesto a
Vidal è stato di grande responsabilità. Il cileno doveva scalare
sulla linea di Pirlo in fase di non possesso ma soprattutto doveva
leggere bene le situazioni di gioco alzandosi con i tempi giusti
gestendo la linea di pressing all'andata e intasando la zona centrale
al ritorno. Non a caso risulta tra quelli con più km percorsi nelle
due gare. Forse ci si poteva aspettare qualcosa in più in fase
offensiva, sfruttando gli spazi tra le linee ma non è un
trequartista e si è visto.
Tra i migliori in entrambe le partite
c'è sicuramente Evra. Non ha più l'esplosività fisica che lo
caratterizzava a Manchester e nel secondo tempo di Madrid esclude
quasi completamente la spinta offensiva dalle sue opzioni tattiche ma
fa un grandissimo lavoro difensivo, un lavoro di profonda
concentrazione e intelligenza tattica. Il Real Madrid attacca
soprattutto e meglio sulla fascia sinistra con Marcelo e il francese
è costretto a stringere al centro sui traversoni spessissimo
sbagliando quasi niente. Nelle sue partite troviamo tre o quattro diagonali difensive di altissimo livello, accademiche, da rivedere e far vedere.
I difetti e le difficoltà
Il principale difetto della Juventus è
la copertura dell'ampiezza che Allegri ha mascherato con il 4-4-2 in
fase di non possesso. Gli esterni improvvisati sono comunque delle
mezzali e faticano molto a scivolare sull'esterno sempre in modo
efficace.
Inoltre la Juventus, con questo
accorgimento, è costretta a difendere molto, sbilanciandosi, sul lato
forte lasciando tanto spazio sul lato debole che può essere
sfruttato dagli avversari se riescono a cambiare gioco con velocità
e con efficacia (azione costruita dal Real all'andata e conclusa con
il salvataggio di Sturaro).
Quando il Real riesce a cambiare il lato di gioco con passaggi veloci e precisi la Juventus va in difficoltà a causa della copertura dell'ampiezza molto sensibile all'attitudine delle due mezzali a scivolare sull'esterno. Inoltre la scelta di mantenere più uomini vicino alla palla lascia spazio sul lato debole agli avversari.
La Juventus, inoltre, incontra molte
difficoltà quando i suoi centrali devono difendere contro un
attaccante bravo a lavorare staccandosi dalla marcatura per arretrare
e ricevere tra le linee o per attaccare la profondità nello spazio
tra il centrale e il terzino.
Movimento di Benzema che si stacca dalla marcatura e attacca la profondità ricevendo il lancio di Marcelo. |
Benzema si abbassa tra le linee per ricevere il pallone, creando spazi per gli inserimenti o per le combinazioni centrali nello stretto. |
Situazione, questa, quasi inedita per
il calcio italiano povero di grandi attaccanti di movimento,
attaccanti moderni. Benzema, nonostante le precarie condizioni
fisiche, ha messo molto in difficoltà la Juventus che ha controllato
molto meglio Hernandez successivamente, attaccante con più
attitudine a muoversi all'interno dell'area di rigore.
La Juventus ha dimostrato un gioco di
squadra raffinato e ben sviluppato. Ha dimostrato di essere squadra e
di giocare da tale. Ha dimostrato di voler arrivare a Berlino più
dell'avversario Quel "sogno contro l'ossessione" predicato da Mourinho nella semifinale del 2010 è
diventato "il sogno della Juventus contro l'abitudine, quasi contro la svogliatezza, del Real Madrid". C'è qualche piccola similitudine con la cavalcata
dell'Atletico dell'anno scorso, i tifosi della Juventus si augurano
un finale diverso.
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