venerdì 31 luglio 2015

La vera sorpresa

La Lazio probabilmente ha messo a segno il colpo dell'estate. Alla scoperta di Ricardo Kishna.

di Emanuele Mongiardo








Qualche tempo fa Dennis Bergkamp, allenatore delle giovanili dell’Ajax, denunciava alla stampa l’eccessivo carattere apollineo dei propri calciatori: giocatori “positivisti”, di buona tecnica ed intelligenza, prodotti in serie ma incapaci di prendere una decisione al di fuori del proprio imprinting mentale e tattico. Troppi Siem de Jong e pochi Zlatan Ibrahimovic potremmo dire esemplificando. Ricardo Kishna, neo acquisto della Lazio, è la mina vagante che ha ribaltato questa concezione nelle ultime due stagioni dei Lancieri e si candida seriamente al ruolo di vera sorpresa della prossima Serie A.

Così come Claudio Cantelmo, protagonista in Vergini delle rocce di D’Annunzio, si reca nell’ex Regno delle due Sicilie per cercare la nobildonna con la quale generare il nuovo condottiero di un’Italia borghese e mediocre, qualunque genitore olandese desideroso di avere un figlio calciatore, magari di livello, dovrebbe cercare il proprio partner in Suriname. Devono aver pensato questo i genitori di Seedorf e Davids, avrà ragionato in quest’ottica anche Brenda Kishna, madre di Ricardo, quando ha deciso di sposare Dennie, responsabile della sicurezza per la G4s Security Services, principale ente a livello internazionale per il controllo sulla sicurezza del lavoro e dei servizi, attività indispensabile in un luogo cardine dell’Unione Europea quale è l’Aia. Quella di Ricardo non è quindi la vicenda del ragazzino squattrinato cresciuto in un quartiere dove l’unico pallone è conteso da un centinaio di coetanei. E’ invece la storia di un qualsiasi giovanotto della classe media, per cui non aspettiamoci t-shirt inneggianti sobborghi malfamati nelle sue esultanze (quanto ci mancherai Carlitos!). Si tratta comunque di un ragazzo atipico, che ripudia PlayStation e videogames per dedicare tutto il proprio tempo libero al calcio, magari con l’amico fraterno Nathan Ake, oggi al Chelsea, col quale affronta per circa nove anni la trafila delle giovanili dell’ADO Den Haag.                                               

Qui ai tempi dell’ADO Den Haag. Ah, dimenticavamo, l’ha portato in Italia Mino Raiola, che per quanto possa essere dannoso al calcio come la quasi totalità dei procuratori, spesso tratta merce di finissima qualità.

La svolta della sua carriera avviene un venerdì 13, nel maggio 2011, quando a sedici anni firma il suo primo contratto con l’Ajax. Anche questo, in linea con la sua figura iconoclasta nell’ambiente degli aiaci, rappresenta una sorta di rovesciamento della cabala: è infatti reduce da un doppio infortunio al ginocchio patito con le nazionali giovanili, ma proprio nel giorno simbolo della sfortuna scrive il proprio nome in una delle migliori fucine di talenti europee.

Qui al momento della firma sul suo primo contratto da professionista. Presenti accanto a lui anche il padre, la madre e la sorellina, il cui volto è tatuato sul braccio destro di Ricardo.

Il 2013/2014 è l’anno: convocato inizialmente dal Jong Ajax, la selezione under 19, de Boer lo aggrega subito agli allenamenti prima squadra, con la quale esordisce in un’amichevole l’undici gennaio, a Trebisonda, contro il Trabzonspor. Viene schierato a destra questa volta e forse ciò, unito alla voglia di strafare tipica degli esordienti, influisce sul suo stile di gioco: a tratti si perde in eccessivi orpelli, preferendo il colpo ad effetto piuttosto che la giocata concreta. Tuttavia, tra doppi passi ubriacanti, cambi di passo e colpi di tacco, risulta essere il migliore dei suoi, nonostante il tiro decisivo fallito alla lotteria dei rigori (Joaquin 2?). Intanto a febbraio arriva il debutto con l’under 19, in un pesante 4 a 0 subito fuori casa dall’Emmen, mentre segna il suo primo gol nella vittoria casalinga per 4 a 1 contro il Venlo. Fossi in Pioli studierei minuziosamente questa partita, potrebbe dare un quadro tattico completo del giocatore. Agisce da centravanti, sciorinando una prestazione superba: viene incontro per ricevere il pallone, sforna assist per i movimenti dei compagni, protegge bene palla per poi liberare il tiro e denota grande intelligenza nei movimenti nello spazio. L’azione del 2 a 1, al 51’, ne è un esempio perfetto: si posiziona tra i due centrali avversari e, non appena il compagno sulla fascia riceve palla, si muove perfettamente ad elastico, fingendo di proporre un appoggio facile per poi tagliare come una saetta alle spalle della difesa.  

01:30, Kishna riceve palla, si incunea tra due uomini e serve un preciso filtrante sulla corsa al compagno, dal quale nasce un pericoloso cross dal fondo: controllo di palla, potenza e visione in una sola azione. A 03:22 invece il movimento ad elastico con perfetto taglio alle spalle della difesa.

Le buone prestazioni gli valgono le prime convocazioni ufficiali tra i grandi, che gli impediscono di disputare la UEFA Youth League. Anche qui l’esordio non è dei più fortunati: subentra a Sigthorsson al 60’ nella sconfitta per 3 a 0 in casa contro il Salisburgo di Mr. Gegenpressing Roger Schmidt. Tre giorni dopo tuttavia riceve il battesimo dell’ Eredivisie, sostituendo Bojan al 46’ e segnando il suo primo gol per i lancieri nel roboante 4 a 0 sull’AZ Alkmaar. Se la prima rete in under 19 è un elogio della sua intelligenza nei movimenti, questo è invece un ferino sfoggio di potenza e velocità: punta il diretto marcatore all’altezza dei 30 metri, scatta lambendo il pallone con l’esterno, resiste al contrasto e scarica un sinistro violento che colpisce il secondo palo e si insacca. Timbra in totale otto presenze e il 18 maggio c’è anche lui a festeggiare il trentatreesimo titolo tra i canali di Amsterdam.

02:02, ecco l’azione del gol di Kishna. Notare l’evidente soddisfazione per la bravura del ragazzo sul volto di de Boer.

Dalla scorsa stagione entra in pianta stabile nella prima squadra, esordendo in Champions nel pareggio per 1 a 1 contro l’Apoel Nicosia. Firma anche una prestazione d’autore contro il PSG al Parco dei Principi, al cospetto degli ex Ibrahimovic e Maxwell, dove nonostante il passivo di 3 a 1 riesce comunque a distinguersi, saltando più volte Van der Wiel e servendo con un traversone perfetto Klaassen per il gol della bandiera, indice di una visione di gioco ben sopra la media. In Eredivisie non è così fortunato come l’anno precedente: l’Ajax chiude secondo con un distacco di diciassette punti dalla capolista, il PSV di quel fenomeno di Memphis Depay, che probabilmente quest'anno in Premier sposterà gli equilibri. In totale gioca 38 partite tra campionato e coppe, segnando 6 gol, non male per un attaccante esterno alla prima vera stagione da professionista.

Siamo di fronte ad un’ala alta un metro e ottantasette, di buona prestanza fisica. Anche in questo caso interpreta controcorrente il proprio ruolo: in un’epoca in cui, sulla scia di Robben, tutti gli esterni vengono schierati a piede invertito per rientrare e calciare, lui, mancino, predilige la propria fascia naturale. Atletismo e velocità gli permettono di guadagnare facilmente il fondo, mentre grazie alla tecnica è in grado di sfornare cross precisi al millimetro. Altra sua peculiarità è il dribbling: salta l’uomo sia sfruttando i piedi raffinati, sia bruciandolo sullo scatto, risultando a tratti immarcabile. A ciò bisogna aggiungere la sagacia tattica e la lucidità nella scelta della soluzione migliore, precipue di quasi tutti i prodotti del settore giovanile biancorosso: premia spesso il movimento del compagno con precise verticalizzazioni, così come sovente ama egli stesso tagliare alle spalle della difesa, sia centralmente, sia lateralmente. In questo senso sarà interessante scoprire quale abito tattico Pioli gli cucirà addosso: la Lazio è forse l’unica squadra in Serie A a sfruttare l’inventiva dei propri esterni. Potrebbe alternarsi nelle rotazioni sulla fascia con i vari Candreva, Anderson e Keita oppure cambiare ruolo. Gli allenatori italiani tendono ad accentrare gli esterni offensivi dotati di un buon tiro e di una buona tecnica (Palacio, Cerci ecc.). Pioli potrebbe ritrovarsi tra le mani un nuovo centravanti, oltretutto di stazza notevole; sarebbe da verificare l’apporto sul tabellino delle marcature, vista l'abitudine a giostrare sulla fascia e la saltuarietà con la quale agisce invece da prima punta. 

Non sappiamo cosa farà di lui lo staff tecnico laziale, probabilmente i fantallenatori lo trascureranno per accaparrarsi il presunto bomber di turno. Tuttavia, dati i soli quattro milioni sborsati per il cartellino, potrebbe essere il miglior acquisto del mercato italiano per rapporto qualità-prezzo. Certo, aldilà dell'aspetto calcistico bisogna considerare nella sua valutazione altre discriminanti, una su tutte il carattere. E' risaputo degli atteggiamenti arroganti che hanno deteriorato il suo rapporto con de Boer. Una situazione da separati in casa, che ha portato l'allenatore olandese ad auspicare la cessione del gioiellino. Ricardo ha palesato subito dinanzi ai media nostrani la propria insofferenza per il suo ex mentore e le sue gabbie tattiche. «Non vedo l'ora di provare la libertà che gli attaccanti hanno nel modo di giocare della Lazio. C'è molto più dinamismo rispetto a quanto ero abituato ultimamente con l'Ajax». Ma aldilà di ogni dubbio di natura caratteriale e psicologica, ne sono convinto quasi al cento per cento: la vera sorpresa della prossima Serie A si chiama Ricardo Kishna.


P.S. La storia è ciclica: così come ad Euro 2004 Sneijder, Robben e Van der Vaart ammaliarono un intero continente, l’anno prossimo in Francia probabilmente ci penseranno lui e Memphis ad estasiarci. E’ incredibile come la sola pianificazione permetta ad un Paese di 6 milioni di abitanti, in parte ricoperto dal mare, di sfornare fuoriclasse di questa caratura. Qualcuno con una cinquantina di milioni di cittadini in più dovrebbe prendere esempio.




Articolo a cura di Emanuele Mongiardo



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