Cosa dobbiamo aspettarci dal weekend di Formula 1 sul circuito di Budapest
di Federico Principi
Non sembra il caso di
ritornare sull'episodio della definitiva scomparsa di Jules Bianchi, del quale
abbiamo approfonditamente parlato nell'articolo precedente. Il weekend dal 24
al 26 luglio vede finalmente riaccendersi i motori, o meglio le power unit: ad
attendere i camion delle scuderie ci sarà l’Hungaroring, che molto sembrano
gradire i diretti interessati, ovvero chi in pista poi ci va sul serio. Meno
invece chi accende il televisore: il circuito notoriamente accostato a
Montecarlo offre possibilità di sorpasso vicine allo zero, e neanche un'elevata
probabilità di Safety Car che, per colpa dei guard-rail a bordo pista, viene invece
ripetutamente sollecitata nel Principato.
Un "kartodromo", come è
stato definito quasi all'unanimità, il circuito di Budapest non lascia un
attimo di respiro. Il solo rettilineo di partenza, seppur non eccessivamente
lungo, e forse quello successivo al primo tornante, ancora più breve,
potrebbero rappresentare gli unici punti dove i piloti possono per un istante
staccare la spina, magari effettuando proprio in questi casi comunicazioni via
radio dai box. Il resto del tracciato è una sequenza di curve, in molti casi
anche piuttosto lunghe ma decisamente più lente se paragonate con quelle
maestose dell'ultimo Gran Premio, quello di Silverstone. Unica (forse)
possibilità di sorpasso nel primo tornante dopo il rettilineo dei box, dove,
ovviamente, è consentito l'uso dell'ala mobile. Sebastian Vettel, nonostante
proprio in Ungheria non abbia mai vinto, ha decisamente più esperienza ed
elementi di noi per analizzare il tracciato più dettagliatamente.
Sopra, Sebastian Vettel ci introduce curva per curva ai segreti
per affrontare un giro di pista sull'Hungaroring nel migliore dei modi.
Sotto, “on board” con Nico Rosberg per vivere la pole position dello
scorso anno.
La lentezza e la
sinuosità della pista e le dimensioni piuttosto ristrette della carreggiata del
tracciato non hanno tuttavia impedito agli appassionati di emozionarsi in due
recenti edizioni del Gran Premio. In entrambi i casi è stata però forse la
pioggia a rendere il tutto più eccitante. Parliamo del 2011, con Jenson Button,
vero e proprio mago nelle corse con situazioni meteorologiche incerte,
trionfatore di fronte all'allora invincibile Vettel con la Red Bull. Ma
soprattutto della magnifica gara dello scorso anno, la migliore in assoluto del
calendario 2014. Sfruttando la Safety Car e un Vergne frappostosi tra sé e le
Mercedes, Fernando Alonso riuscirà a scavare un bel gap e tenere dietro
Hamilton e Rosberg per tutta la gara, azzardando uno stint finale con più di 30
giri con gomme gialle soft, decadute fino ai cerchioni negli ultimi
quattro-cinque passaggi. Ricciardo, con una quindicina di giri in meno sugli
pneumatici soft ed un telaio Red Bull migliore, riuscirà ad una manciata di
tornate dal termine a sopravanzare sia Hamilton che Alonso, entrambi con un
passo inferiore di almeno due secondi al giro. Avesse resistito qualche metro
in più l'inglese della Mercedes, Alonso avrebbe completato l'impresa della
carriera: vincere un GP con la lentissima F14 T.
"On board" con Ricciardo che, nettamente più veloce di entrambi, passa
con grande decisione Hamilton prima ed Alonso poi.
Quali sono quindi le
prerogative del successo in questo ormai obsoleto circuito? Trazione, alto
carico aerodinamico: gli ingredienti per la ricetta perfetta dal punto di vista
meccanico sono proprio questi. Uscire forte e rapidamente da curve lente ed
avere ottima guidabilità sia in inserimento che in percorrenza grazie proprio
al giusto carico aerodinamico. A tutto questo si aggiunge un elemento
fondamentale: mi trasformo per pochi secondi in meteorologo, annunciando che il
clima continentale di Budapest porterà un caldo infernale, già previsto da
tutti gli addetti ai lavori. Che si traduce in un maggior degrado sulle
coperture (Pirelli porterà soft e medie) e minor difficoltà di portare gli pneumatici
in temperatura, rischiando anzi di "bruciarli". Importante sarà quindi gestire
il consumo delle gomme, qualità che nella stagione 2015 non è stata
eccessivamente richiesta ai piloti per via di soluzioni più dure scelte dalla
Pirelli nella nuova stagione.
DUELLO MERCEDES-FERRARI
Non c'è in realtà
praticamente mai stato un vero e proprio duello tra le case costruttrici che
stanno guidando il plotone di vetture. Le uniche eccezioni nelle quali i ferraristi
hanno seriamente minacciato la leadership di Hamilton e Rosberg sono
rappresentate dagli esotici Gran Premi di Malesia e Bahrain. Nel primo caso
Vettel ha addirittura vinto, nel secondo Raikkonen avrebbe potuto
plausibilmente ripetere l'impresa montando le soft uno o due giri prima
nell'ultimo stint. C'è un comune denominatore tra queste due gare: il caldo.
Proprio quello che ci si aspetta nel prossimo weekend ungherese, e che la
Ferrari attendeva con ansia da mesi. Se c'è quindi un appuntamento nel quale le
Rosse possono realmente puntare il dito contro i più quotati rivali, questo è
proprio quello di Budapest. Analizziamo quindi quali aspetti possono favorire
l'uno o l'altro team nella ricerca della vittoria di tappa.
Pro Mercedes:
-
Trazione
e carico aerodinamico: Quello che stavamo dicendo prima. Non c'è un settore
guidato di qualsiasi pista dove le frecce d'argento non siano le più veloci.
Perfino nell'unico Gran Premio perso, in Malesia, la Ferrari era più
performante solo nei tratti più veloci, pagando però un distacco vicino al
mezzo secondo al giro nel settore centrale, più misto. A conferma di ciò, Toto
Wolff sembrava sinceramente preoccupato prima della gara di Silverstone per la
scarsità di curve medio-lente, con minore velocità di percorrenza e maggiore
necessità di carico e stabilità del retrotreno per uscire rapidamente in
trazione. Per concludere il discorso, escludendo la scellerata strategia con il
secondo assurdo cambio gomme di Hamilton, la Mercedes a Montecarlo avrebbe
fatto doppietta in gara oltre che in qualifica. E quelli di Monaco sono i
risultati più attendibili per valutare le aspettative dell'Ungheria.
- "Extrapower" e qualifica: Da mesi ormai si parla del "bottoncino magico" che tutti i
piloti motorizzati Mercedes, e quindi anche in Williams, Lotus e Force India,
possono utilizzare per ricavare una potenza extra dalla propria power unit.
Che, con queste nuove complesse strutture ibride, garantisce un vantaggio
considerevole, stimato nell'ordine di due-tre decimi al giro. I rischi
collegati all'affidabilità e alla durata dei propulsori, che da regolamento non
possono superare le quattro unità utilizzabili per l'intero arco stagionale,
hanno fatto sì tuttavia che l'impiego dell' "extrapower" fosse limitato ad un
numero di giri, per tutto il weekend, che si aggirava intorno ai sei. Compresi
quelli da qualifica, ci mancherebbe. Voci che circolano insistentemente, che
non possono tuttavia stabilire con certezza la quantità e le modalità d'uso
esatte. Le stesse voci che attribuirebbero un notevole salto in avanti a
partire dal GP del Canada, quando tutti i Mercedes hanno montato la seconda
power unit: modifiche fatte passare come miglioramenti di affidabilità, e
quindi senza l'utilizzo dei famosi gettoni, avrebbero permesso ai motorizzati
dalla casa di Stoccarda di utilizzare la potenza extra per un arco di tempo
molto maggiore nel corso delle gare. Favorendo notevolmente la crescita dei
team citati in precedenza, ed ampliando il gap di Hamilton e Rosberg sulla
Ferrari. Ovviamente tutto ciò garantisce un'ancora maggiore possibilità, vicina
al 100%, che la Mercedes realizzi la pole position, fondamentale sullo stretto
e tortuoso circuito di Budapest.
-
Pneumatici
Pirelli 2015: Il gran caldo della Malesia, seppur ormai datato marzo e con
qualche mese di sviluppo sulle vetture in seguito, ha decisamente messo in
crisi le gomme montate dai due leader del campionato, entrambi con gravi
problemi di "degrado termico". La Pirelli, tuttavia, ha quest'anno provveduto alla
costruzione di pneumatici posteriori con un compound decisamente più duro per
sopperire alla fortissima coppia motrice di motori turbo al secondo anno di
sviluppo, e quindi decisamente progrediti rispetto alla passata stagione. Il
risultato è che si sono viste tantissime gare con una sola sosta, talvolta
superflua non fosse per il regolamento che obbliga a montare entrambe le
mescole. Questa soluzione potrà favorire la Mercedes in Ungheria nel gestire il
consumo degli pneumatici su una pista decisamente calda: le frecce d'argento
sono straordinarie nella loro capacità di mandare in temperature la gomme con
una velocità eccezionale, rischiando tuttavia di "cucinarle" a fine vita in
anticipo rispetto alla Ferrari.
Pro Ferrari:
-
Incidenza
della power unit: Non c'è dubbio che in un circuito lento e guidato
l'incidenza dei cavalli del propulsore sia decisamente inferiore. Se è vero che
il gap già esistente tra Ferrari e Mercedes si sia ulteriormente ampliato dopo
il GP del Canada, è altrettanto vero che il fattore maggiormente determinante
in un tracciato come quello dell'Hungaroring sia il telaio. L' "extrapower" Mercedes è quindi più facilmente contenibile in mezzo ai continui
destra-sinistra di Budapest, e per portare a casa la vittoria si può puntare su
altri fattori.
-
Caldo: Da
tempo si aspettava in Ferrari la possibilità di avere un fine settimana
tempestato da temperature torride. Il perché è presto spiegato: la SF15-T ha
cronici problemi di capacità di scaldare immediatamente gli pneumatici, in
particolar modo sulle gomme hard, aventi un range termico di funzionalità molto
ristretto, al di fuori del quale la vettura scivola e non ha il giusto grip.
Gomme hard (arancioni) che saranno tuttavia, e per fortuna di Vettel e
Raikkonen, assenti in Ungheria. I più informati attribuirebbero questa lentezza
nel portare in temperatura gli pneumatici all'utilizzo di una particolare
soluzione della sospensione anteriore (pull-rod) che solo la Ferrari ha
adottato. Il caldo torrido di Budapest potrà aiutare in questo senso a
sfruttare immediatamente il potenziale delle gomme, sfruttando una probabile
migliore capacità della Ferrari rispetto alla Mercedes nel contenere e gestire
il degrado. Se, come in Malesia, i Ferraristi riuscissero ad impostare la
strategia con una sosta in meno, la vittoria del Gran Premio di Ungheria
potrebbe non essere utopia.
-
Partenza:
È molto probabile, ed anzi sarebbe un gran successo se accadesse, che
Vettel e Raikkonen partano in seconda fila sullo schieramento. In Mercedes
hanno accusato qualche problema con la frizione nelle ultime gare: in
particolar modo Hamilton è praticamente sempre scattato con più difficoltà
rispetto al compagno, che tuttavia a Silverstone si è unito a Lewis nella
sciagurata partenza di entrambe le vetture tedesche, spianando la strada alle
Williams. In uno scenario idilliaco, Vettel (più probabilmente di Raikkonen,
troppo spesso inferiore in qualifica) potrebbe partire dalla terza posizione
sfruttando il lato pulito della pista, ed ovviamente (per caratteristiche del
tracciato) chi entra per primo alla prima curva ha ovvie grandi possibilità di
arrivare per primo anche sotto la bandiera a scacchi. All'Hungaroring si
dovrebbe sentire la differenza tra parte gommata e parte sporca, e la linea di
partenza è piuttosto lontana dalla prima staccata: chi dei due Mercedes si
qualificherà secondo sarà sotto tiro. E forse anche chi farà la pole…
Sopra, Hamilton scatta in pole al GP di Austria, ma le difficoltà
in partenza gli costano la vittoria a vantaggio di Rosberg.
Sotto, la lentezza della partenza delle Mercedes a Silverstone: "on board" si può notare per entrambi i piloti la difficoltà nel trovare lo stacco
frizione ottimale. Dall' "on board" di Bottas si può invece ammirare il
bruciante scatto delle Williams.
LE ALTRE
Chi approcciasse alla
Formula 1 da poco tempo e avesse visto soltanto il Gran Premio di Silverstone,
farebbe fatica a capire il perché a duellare con le Mercedes abbiamo ipotizzato
sarà la Ferrari anziché quella Williams che per 18 giri ha avuto entrambi i
piloti nelle prime due posizioni in Inghilterra. La conformazione dei due
tracciati è tuttavia radicalmente diversa, ed i valori in campo sono destinati
a mischiarsi. Dando un'occhiata anche ai risultati del recente GP di
Montecarlo, abbiamo ipotizzato una lista di Scuderie che si avvantaggeranno
dalla particolare conformazione del tracciato ungherese, ed un’altra di chi
invece sarà destinato a soffrire.
Chi ci guadagna:
-
Red Bull-Renault:
Dopo mesi di assoluta sofferenza, le lattine pluri-campioni del Mondo
potranno finalmente puntare realmente al podio. Senza dimenticare che proprio
loro trionfarono 12 mesi fa a Budapest, quest’anno a Monaco hanno concluso
entrambe davanti alla Ferrari di Raikkonen tanto in qualifica quanto in gara.
L'apporto di Adrian Newey è venuto leggermente scemando, probabilmente per
ragioni personali, e gli stessi finanziamenti del boss Mateschitz non sarebbero
più, secondo alcune voci, così ingenti dopo quattro anni di assoluto successo.
Nonostante ciò il telaio Red Bull resta ancora un prodotto di riferimento,
particolarmente efficiente su questi tracciati guidati per via del suo carico
aerodinamico. La scarsità di potenza del maltrattato e ripetutamente umiliato
propulsore Renault dovrebbe avere molta meno influenza su questo tipo di pista.
-
Toro
Rosso-Renault: La sorella minore della Red Bull, che quest'anno si è anche
permessa di schiaffeggiare in alcuni casi la più prestigiosa casa madre,
potrebbe essa stessa avere i medesimi tipi di vantaggi dal Gran Premio di
Ungheria. Sainz e Verstappen si sono mostrati molto ottimisti sulla bontà del
loro stesso telaio, e lo stesso discorso della power unit Renault fatto per la
Red Bull vale anche per la ex Minardi. A ciò si aggiunge la competitività più
volte mostrata in qualifica, che come già detto in Ungheria dovrebbe avere
valenza doppia.
-
Force
India-Mercedes: Un inizio complicatissimo di stagione, zero test invernali,
vettura non troppo più competitiva della McLaren nella prima gara di Melbourne,
con Perez a lungo in battaglia con Button. Lo sviluppo della Force India è
invece molto cresciuto durante il campionato, in concomitanza con la vittoria
di Hülkenberg alla 24 ore di Le Mans che lo ha palesemente galvanizzato. A
Silverstone la vettura di Vijay Mallya ha proposto un'innovazione tecnica che
potrebbe aprire nuove frontiere nel mondo della Formula 1: il muso con le
narici. Due fori sulla punta del musetto, con evidente obiettivo di incanalare
i flussi d'aria nella maniera a loro avviso migliore. Lo sviluppo ha avuto
esiti molto positivi in Inghilterra su una vettura già competitiva, a Budapest
verificheremo la funzionalità anche su un circuito più lento. Per ora ci basta
scorrere i risultati del GP di Monaco e vedere Perez settimo in qualifica e
settimo in gara, abbastanza affinché il team indiano possa essere ottimista per
il prossimo weekend.
-
McLaren-Honda:
Indovinate dove la lentissima McLaren ha ottenuto il proprio miglior
risultato stagionale? A Montecarlo ovviamente. I problemi della vettura che in
passato faceva incetta di Mondiali non sembrano in ogni caso essere
riconducibili al solo nuovo propulsore Honda: lo schema progettistico proposto
dai giapponesi è molto avanzato, ed alcuni ritengono che abbia un potenziale
perfino superiore al Mercedes, senza tuttavia riuscire a trovare la giusta
chiave per la sua funzionalità. Resta il fatto che da tre anni ormai il telaio
McLaren non sembra comunque più all'altezza dei migliori. Nonostante ciò,
l'assoluta carenza di cavalli Honda può facilmente essere compensata in
Ungheria, e la McLaren, anche sull'onda lunga del punto conquistato da Alonso a
Silverstone, può puntare ai primi dieci posti sotto la bandiera a scacchi.
Chi ci perde:
-
Williams-Mercedes:
Dovrebbe essere un'eccezione. Il Gran Premio di Ungheria rappresenta una
delle poche tappe del Mondiale, insieme a Monaco e Singapore, in cui la bianca
sponsorizzata Martini avrà delle difficoltà. Il bassissimo carico aerodinamico
della vettura rende le Williams impossibili da superare (chiedere a Vettel in
Bahrain e Austria), ma al tempo stesso le rende instabili sul misto e
maggiormente soggette al degrado gomme. Fattore, quest'ultimo, sul quale ha
provato a giocare la Mercedes a Silverstone, anticipando la prima sosta. I
risultati di Montecarlo sono stati disastrosi, e lo stesso GP di Budapest dello
scorso anno vide Massa e Bottas staccati rispettivamente di 24 e 36 secondi dai
quattro leader (con tre vetture diverse) Ricciardo, Alonso, Hamilton e Rosberg.
I miglioramenti aerodinamici effettuati nei test dopo il Gran Premio di Austria
sono stati considerevoli e si sono visti a Silverstone, dove le Williams hanno
staccato le Ferrari in qualifica e in gara sull'asciutto, tenendo dietro (pur
essendo però più lente) le Mercedes fino alla prima sosta. La lentezza e la
difficoltà di guidabilità sulla pioggia inglese hanno però mostrato con grande
evidenza che il telaio Williams non è ancora in grado di battagliare ad armi
pari con i top team quanto a carico aerodinamico.
-
Lotus-Mercedes:
Ad inizio stagione la Lotus è
andata a punti con Grosjean in Cina, Bahrain e Spagna. La prima battuta di
arresto e un calo delle prestazioni si sono visti al Gran Premio di Montecarlo,
e a partire dal Canada i Lotus hanno fatto un bel salto in avanti così come
tutti i motorizzati Mercedes. Le piste dove la vettura ed entrambi i piloti
sono sembrati particolarmente competitivi sono state proprio quelle di Montreal
e Spielberg, tracciati veloci dove la power unit fa la differenza. Per poi fare
un leggero passo indietro di nuovo a Silverstone, dove più che alla potenza dei
cavalli si bada maggiormente all'efficienza aerodinamica nei curvoni veloci. Il
sospetto è che proprio il GP di Ungheria sarà quello dove le Lotus,
particolarmente efficienti in termini di velocità di punta, avranno più
difficoltà a gestire i rivali, per poi tornare prepotentemente nei piani più
alti a Spa e Monza.
-
Sauber-Ferrari:
Partita fortissimo, la Sauber si era imposta come quarta forza al GP di
esordio in Australia, con Ericsson nono e Nasr addirittura quinto, prima di
arretrare progressivamente nello schieramento. Il problema del team di Monisha
Kaltenborn è la scarsissima (se non nulla) disponibilità finanziaria: in Sauber
si sono visti sfilare via via quasi tutti gli avversari, ad eccezione di
McLaren e Marussia, per assenza di un progetto di sviluppo della vettura. Facendo
un raffronto con il GP di Montecarlo troviamo Nasr nono davanti a vetture più
competitive, ma il risultato è parzialmente falsato: Sainz (decimo) era partito
dalla pit lane, Hulkenberg e Grosjean (undicesimo e dodicesimo) incidentati,
con il primo penalizzato per il contatto con Alonso. Non potendo in Ungheria
contare più di tanto neanche sulla superiorità della power unit Ferrari
rispetto a Red Bull, McLaren e Toro Rosso, gli svizzeri dovranno per forza di
cose inventarsi qualcosa che difficilmente potrà loro riuscire.
-
Marussia-Ferrari:
Chiamatela Marussia o Manor, come volete, purtroppo è una vettura di altra
categoria. Nonostante i nuovi sponsor e qualche miglioria tecnica giunti a
Silverstone, un po' come a Le Mans potremmo paragonarla ad una P2 che corre
contestualmente alle P1. Troppo spesso le GP2 sono perfino andate più forte di
quella che lo scorso anno era la vettura di Jules Bianchi, e che porta ancora
lo stesso propulsore Ferrari 095/3 del 2014. Ecco, forse solo per quel motivo,
per celebrare il ricordo del suo ex giovane pilota caduto mentre correva, potrebbe
finire sotto i riflettori dell'opinione pubblica. Ma non certo per meriti
sportivi.
Abbiamo evitato di menzionare
i singoli piloti, purtroppo ormai ridotti ad entità secondarie rispetto alla
competitività delle rispettive monoposto. Potremmo parlare dell'appassionante
duello di guida e di personalità tra Hamilton e Rosberg: a Budapest due anni fa
l'inglese ha battuto nettamente sia in qualifica che in gara il figlio di Keke.
Lo scorso anno inoltre, pur partendo dalla pit lane per un problema meccanico
in qualifica, il bi-campione del Mondo è comunque riuscito (anche se favorito
dalla Safety Car) a terminare terzo, tenendo giù dal podio un Rosberg che in
ogni caso ha dovuto lottare con il malfunzionamento del proprio impianto
frenante, e forse dovuto modificare la ripartizione nel corso della gara
perdendo un po' di feeling. Ma c'è da giurare (e ci auguriamo non solo da
sperare) che anche questa domenica la lotta per la vittoria non sarà ristretta
semplicemente ai due piloti della casa di Stoccarda.
Nessun commento:
Posta un commento