Monroe a Milwaukee: un affare? Analisi tattica del suo inserimento nel sistema di Kidd
di Alberto Ambrosio
In collaborazione con Nba Pick&Pop Culture
Non
è più l'Nba che conoscevamo. Greg Monroe, uno dei migliori 5 Free
Agent disponibili questa stagione, rifiuta piazze come New York e Los
Angeles per accasarsi a Milwaukee: small market con un bacino di
tifosi estremamente ridotto. Perchè?
Come
dichiarato dal suo agente del giocatore, sia i Lakers che i Knicks
offrivano al ragazzo il massimo salariale, indipendentemente dalla
durata del contratto. Ha optato per Milwaukee solo ed esclusivamente
in seguito all’interesse e ammirazione nei confronti di un progetto
iniziato oramai due stagioni fa con il draft 2013 dove si andò a
prendere un giovane (e sconosciuto) greco di nome Giannis. Oggi senza
quella particolare scelta probabilmente Monroe non avrebbe firmato
per i Bucks, chissà se Kidd avrebbe accettato proprio Milwaukee come
seconda panchina della sua carriera. Ma questa è un’altra storia:
oggi vediamo come e perché Monroe dovrebbe fornire un importante
boost all’attacco della franchigia del Wisconsin senza incidere più
di tanto sull’efficienza difensiva della squadra.
Partiamo
dalle basi: come dovrebbe cambiare il sistema offensivo di Jason Kidd
in seguito all’arrivo di Greg Monroe? Kendall Marshall, che conosce
l’attacco di Milwaukee come quasi nessuno, ci dà un piccolo ma
fondamentale indizio:
Si, sarà un vero problema. Ma un "bel" problema per Jason Kidd. |
I
Milwaukee Bucks sono la venticinquesima squadra per tiri tentati
spalle a canestro segnando appena 0.79 punti per possesso
(quart'ultimi) e perdendo palla in quasi 18 possessi su 100. Beh,
come avrete capito da soli, Monroe servirà a tappare proprio questo
buco con le sue incredibili capacità fisiche e tecniche dal post
basso.
Ma
c’è un vero, enorme problema: lo storico tallone d’Achille dei
Bucks targati Kidd (o Antetokounmpo, fate voi) sono le spaziature.
Monroe con il suo discreto jumper non farà altro che amplificare le
carenze balistiche della squadra, consentendo alla difesa avversaria
di aiutare in area con più facilità e rendendo dunque estremamente
complicata la conclusione al ferro. L’area sarà estremamente
intasata e due giocatori come Carter Williams e Antetokounmpo ne
soffriranno enormemente, perlomeno ad inizio stagione.
Perché
se è vero che potenzialmente i Bucks potrebbero avere in campo 2-3
tiratori attorno a Monroe, bisogna parlare di come le scelte
difensive in voga nella nba stiano influenzando quelle offensive. Al
giorno d’oggi il principale focus offensivo (per varie ragioni) è
rivolto verso gli esterni: sono loro, in 29 squadre su 30 i veri
protagonisti dell’attacco, sono loro a dettare i ritmi e i tempi di
gioco. E le difese, conseguentemente a questo trend, hanno deciso di
optare soluzioni tattiche alternative a quelle convenzionali,
sganciando il difensore dal lungo per contenere la penetrazione
dell’esterno. Ed ecco qui la vera importanza di un 5 con un jumper
accettabile, ecco che ritorna l’importanza di quell’area grigia
considerata da molti il nemico numero 1 dell’efficienza offensiva.
Al giorno d’oggi avere un lungo capace di punire gli aiuti della
difesa è essenziale nell’economia di un attacco.
Ah
sia chiaro, con “punire” non si intende solamente attraverso il
jumper, perchè giocatori come DeAndre Jordan e Dwight Howard
puniscono gli aiuti anche senza avere un tiro decente: non appena il
loro uomo li molla, loro hanno la possibilità di prendergli il tempo
e saltargli in testa.
Da
quella zona di campo Zaza Pachulia nella stagione appena conclusa ha
segnato all’incirca un tiro su due, vero motivo per cui è stato
sempre preferito ad Henson: quest’ultimo infatti intasava le linee
di penetrazione e non aveva né un gioco in post solido né un jumper
affidabile. Un ibrido che deve ancora capire cosa vuole diventare da
grande non può essere il titolare in una squadra da playoffs. Dalla
stessa zona Henson non ha mai fatto un canestro in tutta la stagione
mentre dal post realizza appena 0,71 punti per possesso, meno di
quanti non ne faccia Tristan Thompson, non certo uno specialista
spalle a canestro.
Quindi
nella Nba di oggi, un lungo senza un jumper affidabile è molto
pericoloso per gli equilibri di un attacco, però vista e considerata
la base tecnica estremamente povera, l’aggiunta di un centro come
Monroe non può che incrementare l’efficienza offensiva della
squadra. Come? Vediamolo assieme.
Anzitutto
bisogna dire che il contesto tattico di Detroit degli ultimi anni ha
impedito a Monroe di operare con libertà attorno al canestro: la
mancanza di veri tiratori e l’affollamento all’interno dell’area
ha negato al lungo della Louisiana di esprimere al meglio le sue
capacità offensive, ancora probabilmente da esplorare pienamente.
Essere costretto a giocare da 4 di fianco ad Andre Drummond e Josh
Smith non è propriamente il massimo per chi ha bisogno di ampi spazi
per rendere al meglio sfruttando il lavoro dei suoi compagni sul
perimetro.
Abbiamo
elencato le sue debolezze offensive, però dov’è che il lungo
della Louisiana rende al meglio? Le sue straordinarie qualità di
giocatore in post basso, sia come passatore che come realizzatore,
hanno permesso a Greg Monroe di realizzare 415 punti da questa
situazione offensiva con un’efficacia realizzativa di quasi 0.9
punti per possesso, dati simili a quelli di Demarcus Cousins, Pau
Gasol e Vucevic. Numeri che presi da soli valgono poco, proviamo a
vedere attraverso il prossimo grafico come le qualità offensive di
Greg Monroe potrebbero andare a risolvere i problemi in attacco dei
Milwaukee Bucks
I numeri sono eloquenti e difficilmente fraintendibili: è evidente come i punti di forza di Greg Monroe corrispondano alle debolezze dei Bucks, è proprio quando l’attacco va in crisi e non riesce a trovare soluzioni produttive che Greg Monroe dà il suo meglio, dominando il post basso e l'isolamento. Questo consentirà quindi di avere molte più alternative, di poter sfruttare anche attacchi non propriamente da manuale dell’estetica, senza dover chiedere a giocatori inesperti di attaccare 1vs1, e senza così far crollare i punti per possesso della squadra. La discreta capacità di giocare il pick and roll di Monroe dovrà essere però supportata da un miglioramento balistico di Carter Williams, perlomeno dalla media distanza dove l’ex rookie dell’anno non è mai riuscito a trovare la continuità necessaria per costringere gli avversari a marcarlo come un esterno "normale".
Affidandosi
a Greg Monroe si dovrà modificare gli equilibri offensivi della
squadra: il centro non sarà più un giocatore che punisce
esclusivamente gli aiuti attraverso il jumper dalla media, ma offrirà
giocate in post, consentendo ai suoi compagni di giocare senza palla
nella speranza che questi riescano a migliorarsi rispetto alla scorsa
stagione.
Quindi
si, questo sarà un vero problema per Kidd: dovrà ribilanciare i
pesi offensivi, dovrà modellare nuovamente il sistema offensivo
della squadra per portare, fin dai primi secondi dell’azione, il
lungo in post basso evitando di farlo giocare troppo spesso sul lato
debole e coinvolgendolo continuativamente nell’azione, in attesa
dei suoi miglioramenti nel tiro dalla media distanza. Il post alto
iniziale che molto spesso veniva chiamato per Pachulia ad inizio
azione potrà essere replicato, variando però notevolmente i
movimenti successivi: dopo aver consegnato la palla, Monroe dovrà
immediatamente rollare a canestro per attirare su di sé la difesa, e
non aprirsi come era solito fare Pachulia.
I
Bucks beneficeranno dell’arrivo di Greg Monroe anche a rimbalzo
dove hanno sofferto per tutta la stagione visto l’utilizzo
prolungato di quintetti con 4 esterni e rimbalzisti poco continui
(Ilyasova e Pachulia). Milwaukee ha un record di 22 vittorie e 9
sconfitte (71%) quando ha catturato più rimbalzi degli avversari: né
Pachulia né Henson sono infatti centri capaci di catturare più di
10 rimbalzi a partita con continuità e la mancanza di un’ala di
peso al loro fianco ha spesso esposto la squadra di Jason Kidd alla
forza sotto canestro dei lunghi avversari consentendo loro di
dominare a rimbalzo.
La
vera motivazione per cui c’è stato dello scetticismo per l’arrivo
di Greg Monroe a Detroit è stata in larga parte dovuta ai problemi
difensivi che caratterizzano il lungo, e inserire un giocatore di
questo tipo all’interno di un sistema già estremamente collaudato
ed efficiente potrebbe essere pericoloso.
Qui
si nota perfettamente il motivo per cui Monroe non ha un’ottima
efficienza difensiva: non è una questione di mobilità; il suo vero
problema è la mancanza di coordinate difensive chiare. Gli errori
commessi in questo video sono dovuti a carenze tattiche: Monroe
doveva fare due cose in questa situazione di pick and roll, contenere
la penetrazione e, al massimo, mandare l’avversario verso il lato
debole dove la difesa riesce a portare gli aiuti con più facilità e
senza il rischio di esporsi eccessivamente sul perimetro. Qui è
dunque evidente la mancanza di un sistema difensivo chiaro e di
un’attitudine comune alla difesa di squadra, perché buchi del
genere non sono perdonabili in determinati contesti: in quel di
Milwaukee si vedono molto raramente errori simili da parte dei lunghi
in quanto questi sono allenati ad effettuare determinati movimenti
coordinati con i propri compagni.
Guardate
qui come ogni movimento dell’attacco porti a continui movimenti da
parte di ogni singolo difensore, il quale ha ben presente la
posizione del suo diretto marcatore, degli altri avversari e
conseguentemente dei suoi compagni di squadra. È evidente la
differenza tra due sistemi difensivi e tra movimenti che da una parte
sono praticamente automatici, dall’altra sono scoordinati. Il
roster in mano a Jason Kidd non ha difensori strepitosi, eppure è la
seconda miglior difesa della lega: il sistema incide più dei singoli
giocatori.
Ecco
perché Monroe non sarà un peso eccessivo per la difesa di
Milwaukee. Che poi, diciamocela tutta: ad oggi i lunghi difensivi
sono certamente fondamentali e richiesti, ma non svolgono più un
ruolo centrale nell'economia di una difesa nba. I Charlotte Hornets
hanno basato le loro vittorie di due anni fa su uno straordinario
sistema difensivo nonostante Al Jefferson fosse il centro titolare;
Cleveland quest’anno ha dominato i playoffs (anche) grazie ad una
difesa asfissiante, nonostante Mozgov non abbia né mobilità
laterale, né esplosività; i Bucks stessi hanno la seconda migliore
difesa nba (punti subiti per cento possessi) nonostante Pachulia non
sia il tradizionale lungo difensivo.
La
difesa parte prima di tutto dalla chiarezza di un sistema, dalle
scelte che con il tempo diventano automatiche e dalla capacità degli
esterni di contenere il più possibile le penetrazioni: ad oggi un
esterno con grandi attitudini difensive è più importante di un
lungo difensivo, come le recenti finali Nba ci hanno ampiamente
dimostrato.
Articolo a cura di Alberto Ambrosio
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