Come e perchè Aaron Cresswell è diventato il miglior terzino d'Inghilterra
di Emanuele Mongiardo
La mia affinità elettiva nei confronti di Aaron Cresswell si è elevata dal mero stadio tecnico tattico a quello umano/affettivo durante gli ultimi test pre Euro 2016. Hodgson, parole sue, ha sfruttato le amichevoli con Germania e Olanda come accumulatore di esperienza per giovani in rampa di lancio o comunque per giocatori non abituati a palcoscenici internazionali. Ecco spiegata la presenza di Drinkwater in luogo di Carrick nonché la mancata convocazione di Leighton Baines, sicuramente il miglior terzino sinistro inglese del post Ashley Cole per rendimento e caratteristiche. L’assenza durante la prima parte di stagione del capitano dell’Everton per via di un’operazione alla caviglia ha creato una situazione di stallo nelle gerarchie di Hodgson per quel che riguarda il ruolo di terzino sinistro, costringendo la nazionale inglese ad un’incertezza comunque meno soffocante di quella che attanaglia Antonio Conte con gli azzurri: se nel caso dell’Italia la crisi nasce per difetto, col solo Antonelli titolare nel proprio club tra i papabili, l’indecisione di Roy deriva invece da una certa sovrabbondanza nello slot di laterale difensivo sinistro: Rose, Bertrand, Gibbs e Cresswell, senza contare gli infortunati Shaw e Gomez. Come detto, Hodgson ha preferito tastare ulteriori possibilità, come testimoniano le convocazioni di Danny Rose e Ryan Bertrand. A questo punto va in atto il paradosso che ha trasformato il mio apprezzamento per Aaron Cresswell quasi in compassione: Bertrand non può raggiungere la nazionale per via di un acciaccio; Roy vorrebbe convocare Gibbs che però è negli Stati Uniti col permesso dell’Arsenal. Ci sarebbe Cresswell, forse il miglior terzino per rendimento della Premier in una delle squadre rivelazione del 2015-16. Invece no, l’ex tecnico dell’Inter preferisce puntare su Rose sia contro i tedeschi che contro gli olandesi.
Spulciando su Internet vi sono vari reclami, di tifosi hammers e non, per quel che riguarda la presenza del nativo di Liverpool in nazionale. Nel sottobosco di Google è possibile risalire a decine di articoli, un numero tale da far quasi concorrenza ai plebisciti pro Cassano online durante la seconda gestione Lippi. E se anche l’Inghilterra, come l’Italia, partorisce biennalmente orde di aspiranti CT, in questo caso l’opinione popolare non sembra così lontana dalla verità. Quella stessa verità secondo la quale la FA avrebbe usato Hodgson per rattoppare il mancato ingaggio del più oneroso Redknapp sulla panchina dei tre leoni, causando tutt’oggi il malcontento dell’opinione pubblica (p.s., secondo il buon Harry, Cresswell è il miglior terzino d’Inghilterra). Si ha come il sentore che, tra le mani di un condottiero più deciso dell’impacciato Roy, la nazionale potrebbe esplodere definitivamente, grazie anche alla miglior nidiata di talenti degli ultimi anni.
Sono certo che, in caso di mancata convocazione, Aaron la prenderà con filosofia, forse nella sua vita calcistica ha subito delusioni peggiori. Come nel 2004, quando a quindici anni il Liverpool gli annuncia di averlo estromesso dalle proprie giovanili perché ritenuto inadeguato fisicamente. «A Liverpool ero nello stesso gruppo di Martin Kelly. Sentirsi dire di dover abbandonare la squadra mi ha spezzato il cuore». Aveva iniziato da centrocampista centrale, ma proprio durante l’anno dell’esclusione si era trasferito sulla corsia mancina come terzino. E’ da lì che è ripartito, per conquistare il proprio posto nel mondo del calcio. Decide di guadare il Mersey e mettere il fiume tra sé e il proprio passato. Entra nelle giovanili del Tranmere Rovers, con cui esordisce in prima squadra nel novembre del 2008 in League One. Colleziona 70 presenze in tre stagioni, condite da 5 gol e 5 assist. Le buone prestazioni con la maglia dei Rovers gli valgono l’interesse dell’Ipswich Town, club di metà classifica in Championship, l’anticamera della Premier League. L’offerta è impossibile da declinare, così si trasferisce nel sud della Gran Bretagna. Si impone da subito come titolare: è irrinunciabile, solo sei gare di campionato saltate in tre stagioni. Ciò che salta all’occhio è la facilità di calcio nei cross, sulle palle da fermo e in generale nei passaggi, sia alti che rasoterra, da cui deriva una certa predisposizione all’assist: nel 2013-14 ne serve addirittura 14.
Cresswell ha raggiunto l’obiettivo minimo, la permanenza tra i professionisti. E’ il miglior terzino della Serie B inglese, la Premier non era così vicina dai tempi delle giovanili del Liverpool, nonostante ad Ipswich ottenga solo un nono posto come miglior piazzamento. Così nell’estate del 2014, mentre Candreva e Darmian regalano a Baines una delle serate peggiori della sua carriera, il West Ham ingaggia Cresswell per poco meno di cinque milioni di euro, di cui un 20% va a rimpinguare le casse del Tranmere Rovers, retrocesso in League Two e destinato per la stagione successiva alla National League. Anche in Premier Aaron si impone, non salta neanche un minuto, è inossidabile: Sam Allardyce, suo primo allenatore ad Upton Park, lo ribattezza Mr. Dependable, “Mr. Affidabilità”. A novembre arriva anche il primo gol, frutto di una taglio interno senza palla con cui soprende la difesa del Newcastle.
E questo Aaron non lo ha dimenticato: per ottenere il massimo ha dovuto prima rinunciarvi, una sorta di negazione di se stessi per giungere alla propria affermazione. Ha dovuto disimparare ciò che aveva imparato e forse si tratta ancora di una ferita marchiata a fuoco sulla pelle, come dimostrano le sue parole di biasimo a tratti nonniste nei confronti dei più giovani. «A Tranmere facevamo di tutto. Ai tempi delle giovanili pulivo corridoi, scarpe e spazzavo a terra. Se qualcuno della prima squadra mi chiedeva di fare qualcosa io la facevo. Pulire le scarpe ai giocatori più grandi aiuta a mantenere i piedi per terra. Molti club inglesi hanno speso soldi per comprare ragazzi da oltremanica e non penso che i giovani delle squadre di Premier puliscano le proprie scarpe. Io tutt’oggi me le pulisco da solo […] negli anni ho imparato che l’esperienza si acquisisce con le partite. Ad Ipswich in tre stagioni ne ho giocate circa centocinquanta. Ad alcuni ragazzi di oggi quello che manca è proprio l’esperienza».
Anche sotto la guida di Slaven Bilic Cresswell si conferma giocatore imprescindibile. E’ come se in Italia Archimede Morleo (e resto del parere che a livello di piede lo sia) fosse diventato un terzino sinistro da nazionale (sono quasi convinto che Bruno Martella l’anno prossima possa aspirare a tale scalata). Non c’è l’epica della classe operaia che aleggia intorno a Jamie Vardy, ma la risalita di Cresswell è la rivincita di un certo tipo di interpretazione del ruolo, fatta di piedi buoni e intelligenza nei movimenti e nella gestione della palla, contro il modello di terzino ipercinetico e poco razionale tipico del calcio inglese. L’esplosione di Cresswell, se vogliamo, è un ulteriore sintomo della crisi del football d’oltremanica.
La differenza tra Cresswell ed il resto dei suoi colleghi intesi come terzini, sia di destra che di sinistra, emerge innanzitutto a livello muscolare: pur condividendone approssimativamente l’altezza non possiede né i quadricipiti di Clyne né la tracotanza garantita dalla larghezza del torace di Danny Rose. Si tratta di un terzino alto un metro e settanta per 67 chili di peso. Ovviamente il gap fisico si riverbera anche a livello di esplosività e corsa: non ha la capacità di scattare da fermo e lasciare sul posto il diretto marcatore, così come in allungo probabilmente non reggerebbe il confronto spalla a spalla con un avversario più aitante. Un altro aspetto deficitario proprio a causa della struttura fisica è la protezione del pallone: pur facendo perno sul proprio bacino l’aura protettiva di Cresswell sulla sfera non sembra così insormontabile. Ma come diceva Word in una canzone di Fabri Fibra ai tempi di UdM, la natura aggiusta i conti con la tecnica, ed è questo il paradosso che rende un giocatore non esattamente da Premier League il miglior terzino della NBA del calcio.
Sono convinto che se Guardiola a Manchester fosse costretto ad ingaggiare solo giocatori nati in terra d’Albione, uno dei primi acquisti sarebbe Aaron Cresswell. D’altronde, volendo scovare qualche parallelismo, si tratta di un calciatore che, seppur in giovane età, ha intrapreso un percorso con direzione uguale e verso opposto a quello di Lahm durante parte della gestione del tecnico catalano: centrocampista mutato in terzino l’inglese, terzino trasferito in mediana il tedesco. Soprattutto Cresswell si adatterebbe al ruolo di falso terzino. Sia chiaro, il movimento a rientrare verso il centro in fase di possesso non è un’opzione così esplorata nel contesto di gioco del West Ham. Tuttavia una serie di movimenti e scelte nelle giocate lasciano intendere che Cresswell sia limitato dal sistema di gioco elementare e alle volte approssimativo degli hammers e probabilmente sarebbe adatto ad un contesto di possesso palla e gioco posizionale. Non ama sostare sulla fascia, preferisce muoversi nella parte sinistra del campo sia in verticale che in orizzontale, a seconda di dove può essere più utile alla squadra e sempre in riferimento ai compagni, soprattutto quando si tratta di rapportarsi alla posizione di Lanzini e Payet.
Il francese in particolare, com’è giusto che sia, è il catalizzatore della manovra e per caratteristiche ama spaziare e ricevere palla anche molto defilato per poi rientrare e smistare assist o tentare la conclusione. Uno dei temi più ricorrenti per quel che riguarda la squadra di Bilic è proprio la ricezione sulla fascia dell’ex trequartista del Marsiglia. Se avviene nella propria trequarti, ovviamente Cresswell si muove verso il centro per fornire un’opzione di passaggio al compagno. Quando invece questo tipo di sviluppo si manifesta a ridosso dell’area avversaria diventa automatica la sovrapposizione sia esterna che interna del terzino.
E’ comunque una situazione di gioco non sfruttata a dovere da Bilic, che concede ampia autonomia ai propri uomini in fase offensiva: e come detto, Payet ama rientrare per calciare o per cercare l’assist sul lato opposto, piuttosto che premiare la sovrapposizione del compagno.
Pennellare un cross col minor spazio possibile
Altro tratto peculiare del carattere associativo di Cresswell è il gioco in verticale, anche con palloni filtranti. Ciò che lo contraddistingue è una visione di gioco sopra la media per il ruolo. E’ quasi sempre il primo uomo di riferimento durante la costruzione bassa. In questo senso è una scelta quasi obbligata: nessuno dei centrali a disposizione, Ogbonna, Reid, Collins o Tomkins, dispone di piedi e letture all’altezza. Per questo Adrian preferisce appoggiarsi sul proprio terzino sinistro.
Il piede caldo potrebbe essere anche un’arma sui calci piazzati, difatti il dato dei 14 assist firmati due stagioni fa è “falsato” dal fatto che punizioni e angoli fossero appannaggio del terzino di Liverpool. A Londra, purtroppo per lui, da quest’anno c’è Dimitri Payet ad occuparsi delle palle da fermo; ciononostante l’anno scorso Aaron ha avuto modo di dimostrare la propria abilità contro lo Stoke City, castigando Begovic con un interno sinistro a giro sul secondo palo.
A 27 anni Cresswell è nel pieno della propria carriera: anche quest’anno si è riconfermato Mr. Dependable, saltando solo il match di dicembre contro il Southampton. Sembra stia bene a Londra, ha firmato un prolungamento del contratto per altri 5 anni e si appresta a confrontarsi con l’Europa la prossima stagione. Pare che la scorsa estate abbia addirittura rifiutato offerte da parte di Manchester United e Chelsea. Ma per quanto possa essere gratificante affermarsi in Premier League dopo anni di gavetta e sacrifici, Boleyn Ground, e dalla prossima stagione il nuovo Stadio Olimpico, sembrano restrittivi per uno dei migliori calciatori inglesi del momento. Il Guardian qualche giorno fa riportava l’interesse del Liverpool per il suo ex canterano. Sarebbe la chiusura definitiva del cerchio oltre che un ulteriore upgrade per la sua carriera. Mi piace comunque ipotizzare che Guardiola già lo apprezzi ed intenda portarlo con sé all’Etihad Stadium. Potrebbe diventare il nuovo Lahm, o potrebbe agire da falso centrale difensivo alla Alaba, data l’abilità a verticalizzare e a muoversi in avanti; meglio ancora, se Guardiola volesse improntare i Citizens sul modello del Bayern sarebbe una perfetta macchina da cross.
Il 2016 probabilmente verrà catalogato come l’anno delle rivincite: mentre quella di Jamie Vardy è una favola innanzitutto di riscatto sociale, quella di Cresswell è una stupenda storia di redenzione calcistica. Tra i 26 preconvocati di Hodgson non figurano né Cresswell né Baines, gli unici terzini di sinistra chiamati in causa sono Bertrand e Rose. Una scelta che, in coerenza con lo spirito della Premier, sembra premiare velocità e aitanza. Se nel caso di Rose si tratta di una scelta comprensibile, alla luce dell’ottima stagione del difensore del Tottenham, quella di Bertrand non è una convocazione altrettanto meritata, specie se l’Inghilterra dovesse avere problemi nella costruzione bassa.
Le sliding doors non sono mancate nella carriera di Cresswell. Lui è stato bravo ad aprire quelle necessarie per riprendersi un posto tra i grandi. Chissà cosa sarebbe successo se non lo avessero scartato a quindici anni: magari a Basilea lo scorso 18 maggio ci sarebbe stato lui al posto di Moreno e avrebbe costretto Coke e Mariano ad una partita più difensiva. O forse avrebbe commesso gli stessi errori del collega spagnolo, beccandosi il doppio degli insulti.
Nei giorni scorsi sui tabloid è apparsa un’altra potenziale sliding door: si parlava di un interesse di Guardiola per il terzino del West Ham; di riflesso, sono apparse anche notizie riguardanti un ritocco dell’ingaggio. Certo, se Cresswell approdasse alla corte di un allenatore in grado di massimizzare il potenziale dei propri giocatori, potrebbe diventare senza discussioni il miglior terzino d’Inghilterra oltre che uno dei migliori d’Europa. A quel punto credo che Roy avrebbe dei rimorsi e concederebbe subito un’opportunità ad Aaron. Ma per ora si tratta di fantacalcio; in ogni caso si prospetta una stagione di ulteriore crescita grazie all’ingresso in Europa League, preliminari permettendo. Di certo Slaven Bilic non ha dubbi sull’uomo a cui affidare la propria corsia mancina.
Articolo a cura di Emanuele Mongiardo
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