Cosa ci ha insegnato Germania-Ucraina sugli equilibri del girone C
di Emanuele Mongiardo
Dopo un inizio di Europei estremamente equilibrato in ogni
partita, Germania-Ucraina sembrava essere la prima gara in cui il risultato
avrebbe rispecchiato il delta tecnico tra le due squadra. Invece l’esito è
stato incerto fino agli ultimi minuti di recupero, quando Schweinsteiger ha
finalizzato il contropiede tedesco per il due a zero finale, sancendo la prima
vittoria con più di un gol di scarto dell’intera competizione. La prestazione
di domenica sera rende ancora più inscalfibile la leadership della Germania nel
girone C e alimenta al tempo stesso le speranze di qualificazione dell’Ucraina
che ha dimostrato di possedere individualità di valore aldilà dei più
reclamizzati Konoplyanka e Yarmolenko.
Loew, costretto a rinunciare ad Hummels per via di un
infortunio al tendine del ginocchio, si affida per dieci undicesimi al blocco
mondiale, nella prima competizione ufficiale dal 2004 senza capitan Lahm.
Davanti a Neuer la coppia centrale è composta da Mustafi e Boateng. A destra
Howedes sembra essere una certezza nelle gerarchie della squadra, mentre a
sinistra prende posto Hector. Kroos e Khedira costituiscono la coppia di
mediani alle spalle del trio di mezzepunte Muller-Ozil-Draxler. Davanti a loro
agisce Gotze nel ruolo di punta centrale.
Anche Fomenko opta per il 4-2-3-1 e si affida ad elementi
delle principali società ucraine, per cui manda in campo cinque giocatori dello
Shaktar, tre della Dinamo Kiev e tre del Dnipro, se si considera tale anche il
sivigliano Konoplyanka. Il portiere titolare è Pyatov; davanti a lui agiscono
Kacheridi e Rakitskyi, coadiuvati a destra da Fedetskyi e a sinistra dal
capitano Shevchuk. In mediana Stepanenko e Sydorchuk hanno il compito di
garantire equilibrio e supporto alla manovra; davanti a loro si muove il trio
Yarmolenko-Kovalenko-Konoplyanka, nella cui inventiva sono riposte le speranze
ucraine. Zozulya è l’unica punta.
Dominio del campo e
fluidità
Già dai primi minuti è facile prevedere l’inerzia della
partita: Germania col dominio territoriale e del pallone, Ucraina più
attendista nell’attesa di poter sfruttare prima o poi l’estro dei propri
trequartisti. Loew fa salire i propri terzini e li costringe a calpestare la linea laterale
per controllare il campo in ampiezza. A supporto della coppia centrale
Boateng-Mustafi giungono i due mediani, entrambi con un set di movimenti
diversi anche per assecondare caratteristiche individuali differenti. Kroos
tende a posizionarsi in diagonale esterna rispetto a Mustafi, offrendo sempre
lo scarico facile al centrale del Bayern; delle volta rientra anche tra i
centrali, sia in mezzo ai due che a lato dell’ex sampdoriano, dettando il
passaggio alla difesa a 3 in fase di impostazione. Anche Khedira in alcuni
tratti della partita adotta lo stesso atteggiamento del centrocampista del Real
Madrid, differenziandosi leggermente per le zone di ricezione bassa, in cui
oltre a posizionarsi più esterno rispetto al proprio difensore di riferimento
prova anche a muoversi centralmente: davanti a Kroos quando quest’ultimo si
posiziona tra i centrali di difesa, o più semplicemente disponendosi in
verticale rispetto a Mustafi in situazioni di 2-2-5-1 (o 4-2-3-1 se preferite).
Quando tutti e due i mediani decidono di muoversi in diagonale rispetto a
Boateng e Mustafi, uno dei trequartisti, solitamente Ozil, può rientrare a
centrocampo e facilitare la costruzione. Questo movimento determina il
passaggio momentaneo della squadra al 2-3-4-1
L’Ucraina inizialmente prova ad ostacolare la costruzione
con un 4-4-2 in fase difensiva, con Kovalenko di fianco a Zozulya. Il compito
dei due è pressare Kroos e Khedira. I loro movimenti, così come quelli della
linea di centrocampo, sono determinati dalla posizione della sfera. A seconda del
lato palla uno dei due va in pressione sul proprio uomo di riferimento, mentre
l’altro copre il centro. L’obiettivo di Fomenko è la protezione della zona
centrale, per cui accetta di lasciare libertà ad uno dei due esterni. In
particolare è fondamentale la coordinazione e la velocità negli scivolamenti
dei quattro di centrocampo: devono fronteggiare tre mezzepunte e due esterni,
perciò sono sempre in inferiorità numerica. In generale l’Ucraina riesce nel
suo obiettivo di evitare lo sfondamento centrale grazie anche alla compattezza
delle linee di difesa e centrocampo.
Una volta risalito il campo fino alla propria trequarti le
soluzioni per i tedeschi sono due: allargare il gioco sfruttando il
posizionamento di Howedes ed Hector, oppure innescare in verticale le
mezzepunte, sempre molto vicine tra di loro per provare a combinare. Proprio la
necessità di sfruttare la capacità associativa di Muller, Ozil e Draxler
evidenzia un pregio della disposizione diagonale dei mediani. Jerome Boateng
negli anni con Guardiola è diventato uno dei migliori playmaker difensivi al
mondo, in grado di giocare con precisione sia sul corto che sul lungo. Il
movimento di Khedira gli apre lo spazio per verticalizzare direttamente sui
trequartisti senza passare per la mediana.
Sempre un altro compito
del centrale di origine ghanese è il cambio gioco, fondamentale affinato ulteriormente
al Bayern soprattutto in quest’ultima stagione grazie alla presenza di due
riferimenti esterni fissi. La differenza principale tra gli esterni del club e
quelli della nazionale è la loro funzione all’interno del sistema, figlia della
tecnica individuale. Ovviamente Howedes ed Hector non sono Douglas Costa e
Robben, ma hanno il compito di allargare il campo e fornire l’opzione in più in
fase di possesso. Inoltre lo schieramento dell’Ucraina, col quattro 4 VS 5 a
centrocampo in favore dei campioni del mondo asseconda l’indole di Boateng ed
accresce l’importanza dei due esterni.
Nel progressivo avvicinamento alla porta della Germania è
interessante notare gli interscambi continui tra trequartisti, esterni e
Khedira. Il centrocampista della Juventus accompagna l’azione fino alle sue
fasi conclusive. Detto della sua tendenza a diversificare la ricezione rispetto
a Kroos nella prima costruzione, non è raro vederlo occupare già dall’inizio
della manovra un posto sulla trequarti, magari invitando Ozil a giocare da
mediano in coppia con Kroos. Per quel che riguarda gli uomini di fascia, le
caratteristiche incidono sulle scelte. Howedes è un centrale difensivo
adattato, ma nonostante ciò garantisce presenza costante sulla corsia,
arrivando anche al cross. Tuttavia non ha quella rapidità nei movimenti che gli
permette di saltare l’uomo né, senza la palla, di non concedere punti di
riferimento agli avversari: a sinistra non è raro invece vedere Hector
scambiare la posizione con Draxler, in un’occasione addirittura il giocatore
dell’Amburgo sfiora anche il gol nell’area piccola.
Le mezzepunte, non hanno mai una posizione fissa e la loro
vicinanza, come detto, favorisce il dialogo. Ai tre trequartisti di partenza va
aggiunto Gotze, che da copione non agisce da punta classica ma viene incontro a
giocare, entrando anch’egli nelle rotazioni continue in fase offensiva e
muovendosi perlopiù sul centrosinistra. Motivo per il quale forse manca un
riferimento verticale al fraseggio corto tra gli uomini di fantasia dei
tedeschi che parecchie volte hanno dovuto appoggiare sugli esterni o ritornare
dai centrocampisti riciclando il possesso, situazione comunque ideale per una
squadra paziente come la Germania che possiede risorse alternative come cross e
tiri dalla distanza.
Kroos uber alles
Il possesso continuato ha evidenziato ancora una volta
l’intelligenza e il talento di Toni Kroos, per distacco mvp del match e miglior
centrocampista della prima giornata di Euro 2016, forse anche più di Iniesta.
L’influsso del centrocampista del Real si è esteso lungo tutta la superficie
dello Stade Pierre Mauroy di Lille, toccando picchi celestiali in occasione del
lancio in profondità a Khedira (unico vero inserimento alle spalle della difesa
in tutta la prestazione della Germania, dovuto comunque a un’ uscita di
Rakistkyi dalla propria zona di competenza) e dell’assist a Mustafi. Nella
costruzione bassa la prima opzione per i difensori è sempre lui. Pretende il
pallone e indirizza il possesso. Lo accompagna in ogni sua fase, in difesa, a
centrocampo e a ridosso dell’area avversaria. Quando la squadra sbilancia
uomini e possesso sul lato sinistro del campo non disdegna neanche la ricezione
esterna, proponendosi come appoggio ai propri uomini di fascia quasi come fosse
un terzino.
Puntualmente, oltre alla solita autorità
nell’amministrazione della palla, non fa mancare il suo apporto neanche nella
finalizzazione, sfruttando spesso il tiro da fuori. Quando giunge al limite
dell’area, come detto, la Germania ha difficoltà a penetrare palla al piede per
via dell’occupazione centrale degli ucraini, perciò rigioca il pallone
sull’esterno confidando nei cross. Per rendersi più pericolosi, al momento del
traversone i tedeschi portano più uomini possibile in area, per sopperire alla
mancanza di veri e propri arieti. L’Ucraina giocoforza è costretta anch’essa a
disporre più uomini in area, lasciando scoperta la zona compresa tra i sedici e
i venti metri. Di questa libertà possono approfittare soprattutto i mediani con
conclusioni dalla distanza: considerando solo i tiri in porta Kroos ne effettua
due da fuori area al termine della partita, Khedira uno, tutti disinnescati da
Pyatov.
Inibizione del
talento
L’Ucraina dal canto suo punta molto sulle individualità per
provare a ribaltare i pronostici. In fase offensiva il 4-2-3-1 diventa 4-1-3-2,
con Kovalenko di fianco a Zozulya in attacco e Sydorchuk che si alza sulla
linea dei trequartisti. Quest’ultimo è stato probabilmente il migliore della
sua squadra, muovendosi sempre in avanti e cercando di supportare la fase
offensiva nella zona del pallone, oltre a deliziare la platea con una serie di
tunnel su Hector e Mustafi. L’inizio azione è affidati ai piedi di Rakistkyi,
piacevole sopresa in questo inizio di Europeo, in cui si è dimostrato uno dei
migliori difensori nell’impostazione dal basso. Contemporaneamente a sinistra
Shevchuk segue l’azione, cogliendo quasi sempre impreparati i terzini tedeschi
sul lato debole. Ci si attendeva molto da Yarmolenko e Konoplyanka, la cui
prestazione offensiva ha però risentito del carico di lavoro difensivo
assegnatogli dall’allenatore. In situazioni di possesso consolidato cercano di
stringere verso il centro, in modo da formare la linea a tre assieme a
Sydorchuk alle spalle dei due attaccanti; nelle transizioni offensive provano a
sfruttare l’uno contro uno per rientrare sul piede forte, ma i terzini
avversari sono sempre bravi a negare il lato interno e a costringerli a cercare
il fondo.
In fase di non
possesso agiscono sempre molto bassi, mantenendo costante la compattezza con la difesa. Neanche il
passaggio in alcuni tratti della partita al centrocampo a 3 sgrava i due dai
loro compiti senza palla: verso la fine del primo tempo, nel momento di maggior
fiducia, Fomenko prova ad accentuare il pressing alzando Zozulya sui centrali
di difesa e accoppiando Sydorchuk a Kovalenko nella pressione sui mediani
tedeschi. Serve a poco però, perché la Germania aggira quasi sempre agevolmente
i tentativi di recupero palla avversari, anche grazie alla posizione di
Konoplyanka e Yarmolenko, troppo bassi anche nel passaggio al 4-5-1.
Unica volta in cui una delle due ali
ucraine (Yarmolenko) alza il pressing e aiuta Sydorchuk nella pressione su
Kroos che perde palla
Chiaramente la risalita del campo per i due è più difficile
e difatti l’Ucraina, con i propri fuoriclasse non nelle migliori condizioni,
non è riuscita a proporre una controffensiva organizzata.
Altro unicum della partita
dell’Ucraina: qui la squadra di Fomenko mostra il proprio potenziale piano
offensive: ancora Rakitskyi ad impostare. Zozulya si muove in profondità e
costringe la difesa a seguirlo, allungando la distanza col centrocampo. Nello
spazio tra le due linee si infila Kovalenko che riceve e può duettare con
Konoplyanka vicino a lui. Dopodichè apre su Shevchuk, ma il passaggio viene
intercettato
Di necessità virtù
Le migliori occasioni sono nate anche da errori della
Germania, come il rinvio di testa impreciso di Boateng nell’occasione che ha
poi portato allo stesso salvataggio del centrale del Bayern. In fase difensiva
comunque i tedeschi hanno dimostrato di possedere delle lacune, soprattutto
nelle catene laterali.
I problemi sono strutturali, come il rischio di farsi
prendere alle spalle dei difensori centrali sia in profondità che lateralmente.
Una situazione ricorrente anche sui calci d’angolo, in cui la zona tedesca ha
sofferto la presenza costante di un giocatore ucraino sul secondo palo alle
spalle del blocco centrale.
A Loew non resta che difendere in avanti e in questo senso
conta molto sul pressing alto, in modo tale da recuperare istantaneamente il
pallone o da costringere gli avversari a lanci imprecisi. I tedeschi adottano
un 4-4-2 in fase di non possesso che ha il pregio di schermare tutti gli
avversari. In particolare decisivo diventa Gotze, primo protagonista della fase
difensiva: pressa sempre il portatore di palla in modo da schermare anche il
passaggio in orizzontale. Accanto a lui si muove Ozil che va sull’uomo più
vicino. Per il resto, sfruttando anche il modulo ucraino, gli accoppiamenti
sono abbastanza prevedibili: Muller e Draxler sui terzini, Hector ed Howedes
sulle ali. Kroos e Khedira prendono in consegna i mediani avversari e li
seguono quando si abbassano per ricevere palla, ragion per cui spesso il 4-4-2
tedesco diventa 4-1-3-2.
Prospettive
qualificazione
L’Ucraina ha pagato l'atteggiamento eccessivamente rispettevole nei confronti di un avversario
di caratura superiore, sacrificando i propri uomini migliori. A livello di
singoli forse è superiore alla Polonia e il derby di Martedì sarà il
match decisivo per il secondo posto nel girone C. Yarmolenko e Konoplyanka non
dovranno sacrificarsi così tanto in fase di ripiego e potranno sfruttare la
loro abilità nell’uno contro uno, mentre Kovalenko e Sydorchuk avranno più
possibilità di muoversi e ricevere tra le linee. Aldilà di intrecci storico-culturali,
anche da un punto di visto prettamente tecnico-tattico Ucraina-Polonia è uno
scontro da non perdere.
Dopo le prova titubanti della Francia e la vittoria per
forza d’inerzia della Spagna, la Germania sembra essere la favorita vera
dell’Europeo. E’ da verificare se riuscirà a migliorare il proprio rendimento
offensivo per vie centrali, magari trovando un’alternativa a Gotze che non sia
per forza l’inserimento di Mario Gomez (Schurrle?). I difetti comunque non
mancano, come le disattenzioni nella copertura dello spazio alle spalle della
difesa e delle catene laterali che lasciano ben sperare anche noi italiani: in
un ipotetico quarto di finale El Shaarawy e Candreva potrebbero risultare
decisivi, così come i movimenti di Eder in riferimento a Pellè e gli
inserimenti senza palla delle mezzali.
Articolo a cura di Emanuele Mongiardo
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