giovedì 16 giugno 2016

Dominio e speranze


Cosa ci ha insegnato Germania-Ucraina sugli equilibri del girone C


di Emanuele Mongiardo




Dopo un inizio di Europei estremamente equilibrato in ogni partita, Germania-Ucraina sembrava essere la prima gara in cui il risultato avrebbe rispecchiato il delta tecnico tra le due squadra. Invece l’esito è stato incerto fino agli ultimi minuti di recupero, quando Schweinsteiger ha finalizzato il contropiede tedesco per il due a zero finale, sancendo la prima vittoria con più di un gol di scarto dell’intera competizione. La prestazione di domenica sera rende ancora più inscalfibile la leadership della Germania nel girone C e alimenta al tempo stesso le speranze di qualificazione dell’Ucraina che ha dimostrato di possedere individualità di valore aldilà dei più reclamizzati Konoplyanka e Yarmolenko.

Loew, costretto a rinunciare ad Hummels per via di un infortunio al tendine del ginocchio, si affida per dieci undicesimi al blocco mondiale, nella prima competizione ufficiale dal 2004 senza capitan Lahm. Davanti a Neuer la coppia centrale è composta da Mustafi e Boateng. A destra Howedes sembra essere una certezza nelle gerarchie della squadra, mentre a sinistra prende posto Hector. Kroos e Khedira costituiscono la coppia di mediani alle spalle del trio di mezzepunte Muller-Ozil-Draxler. Davanti a loro agisce Gotze nel ruolo di punta centrale.

Anche Fomenko opta per il 4-2-3-1 e si affida ad elementi delle principali società ucraine, per cui manda in campo cinque giocatori dello Shaktar, tre della Dinamo Kiev e tre del Dnipro, se si considera tale anche il sivigliano Konoplyanka. Il portiere titolare è Pyatov; davanti a lui agiscono Kacheridi e Rakitskyi, coadiuvati a destra da Fedetskyi e a sinistra dal capitano Shevchuk. In mediana Stepanenko e Sydorchuk hanno il compito di garantire equilibrio e supporto alla manovra; davanti a loro si muove il trio Yarmolenko-Kovalenko-Konoplyanka, nella cui inventiva sono riposte le speranze ucraine. Zozulya è l’unica punta.



Dominio del campo e fluidità

Già dai primi minuti è facile prevedere l’inerzia della partita: Germania col dominio territoriale e del pallone, Ucraina più attendista nell’attesa di poter sfruttare prima o poi l’estro dei propri trequartisti. Loew fa salire i propri terzini e li costringe a calpestare la linea laterale per controllare il campo in ampiezza. A supporto della coppia centrale Boateng-Mustafi giungono i due mediani, entrambi con un set di movimenti diversi anche per assecondare caratteristiche individuali differenti. Kroos tende a posizionarsi in diagonale esterna rispetto a Mustafi, offrendo sempre lo scarico facile al centrale del Bayern; delle volta rientra anche tra i centrali, sia in mezzo ai due che a lato dell’ex sampdoriano, dettando il passaggio alla difesa a 3 in fase di impostazione. Anche Khedira in alcuni tratti della partita adotta lo stesso atteggiamento del centrocampista del Real Madrid, differenziandosi leggermente per le zone di ricezione bassa, in cui oltre a posizionarsi più esterno rispetto al proprio difensore di riferimento prova anche a muoversi centralmente: davanti a Kroos quando quest’ultimo si posiziona tra i centrali di difesa, o più semplicemente disponendosi in verticale rispetto a Mustafi in situazioni di 2-2-5-1 (o 4-2-3-1 se preferite). Quando tutti e due i mediani decidono di muoversi in diagonale rispetto a Boateng e Mustafi, uno dei trequartisti, solitamente Ozil, può rientrare a centrocampo e facilitare la costruzione. Questo movimento determina il passaggio momentaneo della squadra al 2-3-4-1



L’Ucraina inizialmente prova ad ostacolare la costruzione con un 4-4-2 in fase difensiva, con Kovalenko di fianco a Zozulya. Il compito dei due è pressare Kroos e Khedira. I loro movimenti, così come quelli della linea di centrocampo, sono determinati dalla posizione della sfera. A seconda del lato palla uno dei due va in pressione sul proprio uomo di riferimento, mentre l’altro copre il centro. L’obiettivo di Fomenko è la protezione della zona centrale, per cui accetta di lasciare libertà ad uno dei due esterni. In particolare è fondamentale la coordinazione e la velocità negli scivolamenti dei quattro di centrocampo: devono fronteggiare tre mezzepunte e due esterni, perciò sono sempre in inferiorità numerica. In generale l’Ucraina riesce nel suo obiettivo di evitare lo sfondamento centrale grazie anche alla compattezza delle linee di difesa e centrocampo.


Una volta risalito il campo fino alla propria trequarti le soluzioni per i tedeschi sono due: allargare il gioco sfruttando il posizionamento di Howedes ed Hector, oppure innescare in verticale le mezzepunte, sempre molto vicine tra di loro per provare a combinare. Proprio la necessità di sfruttare la capacità associativa di Muller, Ozil e Draxler evidenzia un pregio della disposizione diagonale dei mediani. Jerome Boateng negli anni con Guardiola è diventato uno dei migliori playmaker difensivi al mondo, in grado di giocare con precisione sia sul corto che sul lungo. Il movimento di Khedira gli apre lo spazio per verticalizzare direttamente sui trequartisti senza passare per la mediana.



Sempre un altro compito del centrale di origine ghanese è il cambio gioco, fondamentale affinato ulteriormente al Bayern soprattutto in quest’ultima stagione grazie alla presenza di due riferimenti esterni fissi. La differenza principale tra gli esterni del club e quelli della nazionale è la loro funzione all’interno del sistema, figlia della tecnica individuale. Ovviamente Howedes ed Hector non sono Douglas Costa e Robben, ma hanno il compito di allargare il campo e fornire l’opzione in più in fase di possesso. Inoltre lo schieramento dell’Ucraina, col quattro 4 VS 5 a centrocampo in favore dei campioni del mondo asseconda l’indole di Boateng ed accresce l’importanza dei due esterni.

Nel progressivo avvicinamento alla porta della Germania è interessante notare gli interscambi continui tra trequartisti, esterni e Khedira. Il centrocampista della Juventus accompagna l’azione fino alle sue fasi conclusive. Detto della sua tendenza a diversificare la ricezione rispetto a Kroos nella prima costruzione, non è raro vederlo occupare già dall’inizio della manovra un posto sulla trequarti, magari invitando Ozil a giocare da mediano in coppia con Kroos. Per quel che riguarda gli uomini di fascia, le caratteristiche incidono sulle scelte. Howedes è un centrale difensivo adattato, ma nonostante ciò garantisce presenza costante sulla corsia, arrivando anche al cross. Tuttavia non ha quella rapidità nei movimenti che gli permette di saltare l’uomo né, senza la palla, di non concedere punti di riferimento agli avversari: a sinistra non è raro invece vedere Hector scambiare la posizione con Draxler, in un’occasione addirittura il giocatore dell’Amburgo sfiora anche il gol nell’area piccola.

Le mezzepunte, non hanno mai una posizione fissa e la loro vicinanza, come detto, favorisce il dialogo. Ai tre trequartisti di partenza va aggiunto Gotze, che da copione non agisce da punta classica ma viene incontro a giocare, entrando anch’egli nelle rotazioni continue in fase offensiva e muovendosi perlopiù sul centrosinistra. Motivo per il quale forse manca un riferimento verticale al fraseggio corto tra gli uomini di fantasia dei tedeschi che parecchie volte hanno dovuto appoggiare sugli esterni o ritornare dai centrocampisti riciclando il possesso, situazione comunque ideale per una squadra paziente come la Germania che possiede risorse alternative come cross e tiri dalla distanza.



Kroos uber alles

Il possesso continuato ha evidenziato ancora una volta l’intelligenza e il talento di Toni Kroos, per distacco mvp del match e miglior centrocampista della prima giornata di Euro 2016, forse anche più di Iniesta. L’influsso del centrocampista del Real si è esteso lungo tutta la superficie dello Stade Pierre Mauroy di Lille, toccando picchi celestiali in occasione del lancio in profondità a Khedira (unico vero inserimento alle spalle della difesa in tutta la prestazione della Germania, dovuto comunque a un’ uscita di Rakistkyi dalla propria zona di competenza) e dell’assist a Mustafi. Nella costruzione bassa la prima opzione per i difensori è sempre lui. Pretende il pallone e indirizza il possesso. Lo accompagna in ogni sua fase, in difesa, a centrocampo e a ridosso dell’area avversaria. Quando la squadra sbilancia uomini e possesso sul lato sinistro del campo non disdegna neanche la ricezione esterna, proponendosi come appoggio ai propri uomini di fascia quasi come fosse un terzino.



Puntualmente, oltre alla solita autorità nell’amministrazione della palla, non fa mancare il suo apporto neanche nella finalizzazione, sfruttando spesso il tiro da fuori. Quando giunge al limite dell’area, come detto, la Germania ha difficoltà a penetrare palla al piede per via dell’occupazione centrale degli ucraini, perciò rigioca il pallone sull’esterno confidando nei cross. Per rendersi più pericolosi, al momento del traversone i tedeschi portano più uomini possibile in area, per sopperire alla mancanza di veri e propri arieti. L’Ucraina giocoforza è costretta anch’essa a disporre più uomini in area, lasciando scoperta la zona compresa tra i sedici e i venti metri. Di questa libertà possono approfittare soprattutto i mediani con conclusioni dalla distanza: considerando solo i tiri in porta Kroos ne effettua due da fuori area al termine della partita, Khedira uno, tutti disinnescati da Pyatov.







Inibizione del talento

L’Ucraina dal canto suo punta molto sulle individualità per provare a ribaltare i pronostici. In fase offensiva il 4-2-3-1 diventa 4-1-3-2, con Kovalenko di fianco a Zozulya in attacco e Sydorchuk che si alza sulla linea dei trequartisti. Quest’ultimo è stato probabilmente il migliore della sua squadra, muovendosi sempre in avanti e cercando di supportare la fase offensiva nella zona del pallone, oltre a deliziare la platea con una serie di tunnel su Hector e Mustafi. L’inizio azione è affidati ai piedi di Rakistkyi, piacevole sopresa in questo inizio di Europeo, in cui si è dimostrato uno dei migliori difensori nell’impostazione dal basso. Contemporaneamente a sinistra Shevchuk segue l’azione, cogliendo quasi sempre impreparati i terzini tedeschi sul lato debole. Ci si attendeva molto da Yarmolenko e Konoplyanka, la cui prestazione offensiva ha però risentito del carico di lavoro difensivo assegnatogli dall’allenatore. In situazioni di possesso consolidato cercano di stringere verso il centro, in modo da formare la linea a tre assieme a Sydorchuk alle spalle dei due attaccanti; nelle transizioni offensive provano a sfruttare l’uno contro uno per rientrare sul piede forte, ma i terzini avversari sono sempre bravi a negare il lato interno e a costringerli a cercare il fondo.

Situazione di possesso consolidato: Rakitsky imposta dal basso. Sydorchuk si alza e Stepanenko resta in mediana. Entrambi i terzini avanzano fino a centrocampo permettendo alle ali di accentrarsi (qui Yarmolenko e Sydorchuk scambiano la posizione). Kovalenko più avanti rispetto ai trequartisti. Di fianco a lui, fuori inquadratura, c’è Zozulya

In fase di non possesso agiscono sempre molto bassi, mantenendo costante  la compattezza con la difesa. Neanche il passaggio in alcuni tratti della partita al centrocampo a 3 sgrava i due dai loro compiti senza palla: verso la fine del primo tempo, nel momento di maggior fiducia, Fomenko prova ad accentuare il pressing alzando Zozulya sui centrali di difesa e accoppiando Sydorchuk a Kovalenko nella pressione sui mediani tedeschi. Serve a poco però, perché la Germania aggira quasi sempre agevolmente i tentativi di recupero palla avversari, anche grazie alla posizione di Konoplyanka e Yarmolenko, troppo bassi anche nel passaggio al 4-5-1.

Notare la posizione di Hector che costringe Yarmolenko a rimanere basso



Unica volta in cui una delle due ali ucraine (Yarmolenko) alza il pressing e aiuta Sydorchuk nella pressione su Kroos che perde palla

Chiaramente la risalita del campo per i due è più difficile e difatti l’Ucraina, con i propri fuoriclasse non nelle migliori condizioni, non è riuscita a proporre una controffensiva organizzata.


Altro unicum della partita dell’Ucraina: qui la squadra di Fomenko mostra il proprio potenziale piano offensive: ancora Rakitskyi ad impostare. Zozulya si muove in profondità e costringe la difesa a seguirlo, allungando la distanza col centrocampo. Nello spazio tra le due linee si infila Kovalenko che riceve e può duettare con Konoplyanka vicino a lui. Dopodichè apre su Shevchuk, ma il passaggio viene intercettato



Di necessità virtù

Le migliori occasioni sono nate anche da errori della Germania, come il rinvio di testa impreciso di Boateng nell’occasione che ha poi portato allo stesso salvataggio del centrale del Bayern. In fase difensiva comunque i tedeschi hanno dimostrato di possedere delle lacune, soprattutto nelle catene laterali.

In questo caso si crea un buco sulla catena sinistra. Shevchuk scatta alle spalle di Muller ed ha tutta la corsia libera perché Howedes è preoccupato della presenza di Kovalenko e Konoplyanka (fuori inquadratura) nella sua zona di competenza. Il lancio di Rakitskyi, al solito, è millimetrico e Shevchuk può arrivare a crossare indisturbato

I problemi sono strutturali, come il rischio di farsi prendere alle spalle dei difensori centrali sia in profondità che lateralmente. Una situazione ricorrente anche sui calci d’angolo, in cui la zona tedesca ha sofferto la presenza costante di un giocatore ucraino sul secondo palo alle spalle del blocco centrale.

A Loew non resta che difendere in avanti e in questo senso conta molto sul pressing alto, in modo tale da recuperare istantaneamente il pallone o da costringere gli avversari a lanci imprecisi. I tedeschi adottano un 4-4-2 in fase di non possesso che ha il pregio di schermare tutti gli avversari. In particolare decisivo diventa Gotze, primo protagonista della fase difensiva: pressa sempre il portatore di palla in modo da schermare anche il passaggio in orizzontale. Accanto a lui si muove Ozil che va sull’uomo più vicino. Per il resto, sfruttando anche il modulo ucraino, gli accoppiamenti sono abbastanza prevedibili: Muller e Draxler sui terzini, Hector ed Howedes sulle ali. Kroos e Khedira prendono in consegna i mediani avversari e li seguono quando si abbassano per ricevere palla, ragion per cui spesso il 4-4-2 tedesco diventa 4-1-3-2.

Gotze va in pressione sul portiere e contemporaneamente taglia fuori Rakistkyi. Ozil va su Kacheridi. Khedira si alza su Stepanenko



Prospettive qualificazione

L’Ucraina ha pagato l'atteggiamento eccessivamente rispettevole nei confronti di un avversario di caratura superiore, sacrificando i propri uomini migliori. A livello di singoli forse è superiore alla Polonia e il derby di Martedì sarà il match decisivo per il secondo posto nel girone C. Yarmolenko e Konoplyanka non dovranno sacrificarsi così tanto in fase di ripiego e potranno sfruttare la loro abilità nell’uno contro uno, mentre Kovalenko e Sydorchuk avranno più possibilità di muoversi e ricevere tra le linee. Aldilà di intrecci storico-culturali, anche da un punto di visto prettamente tecnico-tattico Ucraina-Polonia è uno scontro da non perdere.


Dopo le prova titubanti della Francia e la vittoria per forza d’inerzia della Spagna, la Germania sembra essere la favorita vera dell’Europeo. E’ da verificare se riuscirà a migliorare il proprio rendimento offensivo per vie centrali, magari trovando un’alternativa a Gotze che non sia per forza l’inserimento di Mario Gomez (Schurrle?). I difetti comunque non mancano, come le disattenzioni nella copertura dello spazio alle spalle della difesa e delle catene laterali che lasciano ben sperare anche noi italiani: in un ipotetico quarto di finale El Shaarawy e Candreva potrebbero risultare decisivi, così come i movimenti di Eder in riferimento a Pellè e gli inserimenti senza palla delle mezzali.


Articolo a cura di Emanuele Mongiardo

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