venerdì 20 novembre 2015

Vista su Juventus-Milan

Il big match di sabato sera si preannuncia una gara decisiva per il campionato delle due squadre. Spunti d'interesse e riflessioni sulle scelte degli allenatori.

di AER






Nel menù offerto dalla tredicesima giornata della Serie A il piatto forte è la sfida dello Juventus Stadium. Nonostante le differenze nell'attuale fase di sviluppo dei due progetti tecnici, le analogie sono evidenti: entrambi i percorsi sono stati fortemente influenzati dal rinnovamento – parziale o generale – intrapreso durante la scorsa estate e le prestazioni sono state altalenanti ed eterogenee. C'è molta curiosità intorno alle scelte dei due allenatori, che in questo preciso momento sembrano essere i fattori principali ai quali sono legati indissolubilmente obiettivi futuri e reali possibilità.


Stabilità e difesa

Il Milan arriva a questa partita forte di una serie importante di risultati positivi, in apparente forte contraddizione con le enormi difficoltà riscontrate nella prima parte della stagione. Il primo obiettivo per cercare di cambiare rotta è stato quello di stabilizzare il più possibile la formazione titolare, sia dal punto di vista tattico – introducendo un 4-3-3 interpretato molto linearmente – sia dal punto di vista della scelta degli uomini. Il nodo cruciale da sciogliere, per definire il progetto di Mihajlovic, era quello del tipo di giocatore da schierare davanti alla difesa, al centro del centrocampo a 3. L'idea originaria del tecnico serbo era quella di avere in quella posizione un calciatore abile ad organizzare velocemente e con precisione le transizioni offensive: Montolivo è sempre stato il più adatto a ricoprire quel ruolo, nel ventaglio delle possibilità, in base alle esigenze di gioco e i suoi miglioramenti nell'assimilare i movimenti difensivi richiesti dal tecnico lo hanno indiscutibilmente portato ad essere il vero punto fermo del centrocampo.

Particolarmente vantaggiose per gli equilibri di squadra sono state la crescita del rendimento di Romagnoli e l'inserimento di Kucka, due giocatori molto adatti ad interpretare il sistema difensivo introdotto da Mihajlovic. Il giovane difensore italiano ha innalzato sensibilmente il livello delle proprie prestazioni nelle ultime partite mentre lo slovacco – all'interno del processo di consolidamento della formazione titolare – si è dimostrato il più “svelto” a capire il tipo di lavoro richiesto per il ruolo di interno, avvantaggiandosi anche della carenza di reali alternative valide, e smentendo la valutazione che il calcio italiano aveva fatto di lui cioè quella di un giocatore principalmente offensivo.


Lavorare tanto su poco

In questo periodo Mihajlovic ha lavorato molto sulla capacità della squadra di focalizzare il proprio gioco su pochi ma precisi e ben definiti principi, portandoli quasi all'estremo. Ci stiamo avvicinando sempre di più a vedere una perfetta replica della Sampdoria dello scorso anno, come già ampiamente previsto da noi dopo il derby.


Il Milan lascia spesso il controllo del pallone agli avversari, anche quando si trova ad affrontare squadre che non fanno del possesso palla una caratteristica principale: densità al limite dell'area, controllo degli spazi e difesa bassa sono i cardini della fase di non possesso. Per bilanciare questo atteggiamento è stato rispolverato Cerci, che garantisce sempre un appoggio e una linea di passaggio profonda e verticale nelle transizioni. In questa ricerca continua - ma non spietata - della verticalità, Bacca per caratteristiche fisiche e tecniche sembra muoversi nella sua comfort zone e la qualità dei rifornimenti diventa il termometro della pericolosità offensiva del Milan. 


Apologia e critiche sbagliate

Prima di intraprendere una breve analisi sulla situazione attuale della Juventus trovo necessario cercare di razionalizzare ed inquadrare le critiche, più o meno dirette, che stanno investendo Allegri, il suo lavoro e le sue scelte. Per una valutazione complessiva eseguita in modo lucido ed intelligente è fondamentale individuare la giusta direzione dell'analisi critica. Improvvisamente il punto di forza della Juventus della scorsa stagione cioè la capacità di andare oltre la semplicistica struttura di gioco si è trasformata formalmente in una mancanza di struttura di gioco vera e propria agli occhi miopi di chi non riesce ad approfondire la situazione. Allegri, nella scorsa stagione, era riuscito a costruire un'organizzazione difensiva d'élite nel panorama calcistico europeo e sta cercando di rielaborare - a causa di un profondo rinnovamento del materiale tecnico – un'organizzazione difensiva altrettanto credibile ed efficace. Considerare Allegri uno dei migliori allenatori nella cura della fase difensiva non è una tesi così difficile da dimostrare e se il suo principale strumento è la ricerca di quella versatilità e quella elasticità strutturale, a livello di moduli e formazioni, allora mettere in dubbio questo significa criticare i principi di gioco stessi che hanno portato la Juventus ai traguardi della passata stagione.

Il vero problema della Juventus è nella qualità delle scelte individuali in fase di possesso palla. Quell'invito più volte ripetuto da Allegri di “cercare le cose semplici” è una soluzione del problema giusta ma troppo parziale perché a questo atteggiamento va accompagnato un adeguato sistema che permetta di rendere efficaci e vantaggiose “le cose semplici”. Questo sistema comprende principalmente un'attenzione altrettanto accurata dell'organizzazione della fase offensiva e della manovra in generale.


Possibilità

Abbiamo già discusso della volontà da parte del Milan di continuare a rafforzare i principi identificativi del proprio gioco e alla luce di questo l'unica variabile da cui dipende il tipo di partita che ci aspetta è data da come la Juventus deciderà di opporsi ai rossoneri. Non è difficile immaginare una Juventus disposta con una linea difensiva relativamente bassa per togliere lo spazio attaccabile in profondità dagli attaccanti del Milan, non è però nemmeno da escludere un pressing selettivo eseguito in una zona di campo più alta che presuppone una linea difensiva meno statica. La chiave di una buona prestazione per la Juventus sarà soprattutto la capacità di minimizzare le distanze tra i reparti e sarà fondamentale la posizione dei centrocampisti per attuare delle efficaci marcature preventive.

Il Milan soffre più del normale le palle perse in uscita ed è un fattore da non sottovalutare visto che un gioco così verticale e immediato fa impennare il coefficiente di difficoltà dell'uscita del pallone. Inoltre questa situazione offre una duplice lettura perché migliorare l'uscita del pallone comporta anche un miglioramento delle transizioni offensive e quindi della pericolosità offensiva, non a caso ha aiutato nelle ultime partite avere due appoggi esterni (Bonaventura e Cerci): è relativamente più semplice verticalizzare sull'esterno piuttosto che centralmente.

Forse non sarà un test attendibile per valutare il miglioramento delle scelte individuali della Juventus in fase di possesso palla ma inesorabilmente la risalita dei bianconeri passa per questo passaggio di crescita. Farà prima Allegri ad organizzare una manovra offensiva fatta di cose semplici ma efficaci oppure faranno prima i calciatori ad elevare la qualità delle scelte oppure la Juventus continuerà ad essere ostaggio delle sue stesse grandi potenzialità? Avremo tempo e modo di capirlo. Intanto buon Juventus-Milan.


Articolo a cura di AER


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