Re Marcel Hirscher è sul trono di campione del mondo da quattro anni consecutivi. Qualcuno riuscirà a spodestarlo?
di Gianluca Pizzutelli
La nuova stagione di Coppa
del Mondo è iniziata da appena una gara, eppure non si può scacciare quella
sensazione di consapevolezza che andrà a finire come negli ultimi 4 anni. Con
un uomo solo al comando, austriaco, agile, forte, tenace: Marcel Hirscher. Il
suo dominio compie una parabola che ancora non ha visto il suo punto
discendente, quindi neanche il suo apice. Non sappiamo dove possa arrivare
Hirscher, sappiamo solo che ha già stabilito il record di Coppe del Mondo
generali consecutive vinte, il più solido e duraturo dominio sportivo mai visto
nella storia dello sci alpino maschile (nel femminile una signorina di nome
Annemarie Moser-Proll ne ha vinte ben cinque consecutive). Si trova ad una sola
Coppa del Mondo dal diventare, col lussemburghese Marc Girardelli, il più
vincente di sempre. In termini di singole vittorie in Coppa del Mondo la strada
da compiere è ancora lunga: l’anno scorso è entrato nel club esclusivo degli sciatori
che hanno superato le 30 vittorie in Coppa, 8 membri, di cui lui è l’ottavo ed
ultimo entrato. Se scalare posizioni nell’immediato dovrebbe essere alla sua
portata, poiché Bode Miller è a quota 33 e Raich 36, mentre Hirscher si attesta
a 31, sarà molto difficile raggiungere il podio, dove c’è il nostro Alberto
Tomba terzo con 50 vittorie, Hermann Maier a 56, e l’irraggiungibile
Ingemar Stenmark a ottantasei.
Marcel potenzialmente ha le
carte in regola per fare della propria carriera un lungo e florido impero. Un
regime totalitario perfetto dove atleti e pubblico non possono non adorare la
sua persona. Ogni inizio stagione ha lo stesso sapore delle elezioni politiche
del regime. C’è speranza che qualcosa cambi,ma alla fine al potere resta sempre
la stessa persona, più salda, più consapevole. Guy Fawkes cercasi.
Gli eroi di Telemark
1942, Rjukan, cittadina del
distretto di Telemark. Questa è la regione dove i pionieri dello sci si
sfidavano nelle primissime gare: il vincitore era colui il quale faceva cadere
meno birra dal boccale che i concorrenti dovevano tenere in mano lungo una
ripida discesa. Nel ’42, come il resto della Norvegia, era occupata dai
nazisti, che avevano trovato a Rjukan una risorsa insperata. Una fabbrica
situata in un luogo impervio che produceva acqua pesante, ingrediente
indispensabile per produrre una bomba atomica. Le forze alleate, in allarme, stavano
addestrando clandestinamente in Inghilterra, dove si trovava anche il governo
norvegese in esilio, i giovani volenterosi che si univano alla resistenza,
mentre l’altra parte dei norvegesi si mostrò collaborazionista con i tedeschi. Gli
inglesi intrapresero un attacco dall’alto alla fabbrica nel tentativo di distruggerla
ed impedire ad Hitler di disporre di armi atomiche. L’attacco fu totalmente
fallimentare, non arrivarono nemmeno a Rjukan, abbattuti dalla contraerea
nazista. Allora Knut Haukelid, norvegese nato in America ma militante del
movimento di resistenza Norvegese, ed un manipolo di sabotatori entrarono nella
fabbrica, distrussero le scorte e danneggiarono i macchinari. Due anni dopo i
tedeschi continuano a resistere e produrre nonostante i bombardamenti (sempre
vani) degli alleati. Knut e i suoi furono di nuovo costretti ad intervenire per
bloccare il carico di acqua pesante diretto in Germania, insieme al resto della
fabbrica che stava per essere smontata e trasferita. Un traghetto avrebbe
trasportato il tutto attraversando il lago Tinnsjon, e lasciato il carico su un
treno diretto in un luogo segreto in Germania, dove l’impianto sarebbe stato
riassemblato. Knut ed un suo fido compagno riuscirono a far saltare in aria il
traghetto ed il carico sprofondò nel lago: Hitler non potè ribaltare le sorti
della guerra dopo le pesanti sconfitte sul fronte Orientale e la storia si
sviluppò come la conosciamo oggi.
Nella lontana terra dei
fiordi, in quanto ad azioni sovversive, ci sanno fare. Il manipolo di ragazzi
poi conosciuti come “gli eroi di Telemark”, insegna che se c’è qualcuno in
grado di intaccare un dominio come quello di Hirscher, probabilmente è un
gruppetto di ragazzi norvegesi. Innanzitutto il redivivo Aksel Lund Svindal, 2
volte campione del mondo generale, l’anno scorso fuori dai giochi per
riprendersi da un infortunio. Svindal rimane l’uomo di punta di questa
nazionale, il più vincente e l’unico ad avere la forma e l’esperienza per dare
fastidio al leader. Rispetto ad Hirscher può competere costantemente in 3
discipline (senza contare la combinata, che potrebbe essere terreno fertile per
entrambi), una in più dell’austriaco, anche se quest’ultimo ha dimostrato di
potersi andare a prendere punti preziosi anche in super-G. Tuttavia contare su
Svindal in slalom gigante è una scelta poco oculata, visto che la sua mole
imponente e la sua scarsa attitudine alla fluidità lo portano nelle zone basse
della classifica. Eppure nel 2007 fu anche in grado di vincere la Coppa di
specialità, anche se l’ultima vittoria in gigante risale al 2011. Solo se
tornerà ad essere dominante nelle discipline veloci avrà qualche possibilità di
arrivare a fine stagione con i giochi ancora aperti.
Svindal campione del mondo a Schladming 2013: quasi
goffo e impacciato, ma estremamente efficace.Strano come sia testimonial degli
orologi Longines in una campagna pubblicitaria incentrata sull’eleganza.
Durante l’infortunio del
bicampione del mondo, Kjetil Jansrud ha continuato a tenere alta la bandiera
della croce norvegese. Partito da comprimario, si è rivelato protagonista
assoluto, ma non ha mostrato la maturità e costanza necessaria per ambire
seriamente al titolo, spegnendosi sul finire della stagione anche a causa del
Mondiale di Vail, da cui è uscito con le ossa (metaforicamente) rotte. Kjetil è
stato sempre al vertice in discesa e super-G, ma proprio come Svindal, non
riesce ad ingranare la marcia giusta anche in slalom gigante dove incontra gli
stessi problemi del collega. Va anche detto che da qualche tempo è quasi
impossibile arrivare nelle prime posizioni contando prettamente su esperienza,
concentrazione e coraggio. Il livello dello slalom gigante si è innalzato ad
altezze vertiginose grazie alla battaglia costante tra Ligety ed Hirscher, che ha
imposto ad altri atleti di superare i propri limiti unicamente per mantenere i
distacchi entro il limite della decenza. E comunque è particolare come la
nazionale norvegese si trovi due sciatori dalle caratteristiche così simili,
entrambi pretendenti al titolo ed entrambi prigionieri dei propri limiti nelle
discipline tecniche, come ampiamente mostrato sul gigante del Rettenbach.
Una mano in questo senso
potrebbe darla il classe ’94 Henrik Kristoffersen, forse l’Hirscher del futuro.
Specializzato, a differenza dei suoi compagni, nelle discipline tecniche, ha
dato non poco filo da torcere in slalom mentre in gigante rincorre il duo di
testa come tutti gli altri, anche se piuttosto da vicino (sesto a Soelden,
l’anno scorso una vittoria a Meribèl). Kristoffersen costituisce il prototipo
dello sciatore moderno, dinamico, potente, in grado di sfruttare le proprie
lunghe leve. Quello che gli allenatori mostrano in video agli atleti come esempio.
Oltre a poter seguire le orme del grande leader per poi spodestarlo, verosimilmente
non quest’anno, può comunque rendergli la vita difficile togliendogli punti e, indirettamente,
favorendo i compagni di nazionale. La
Norvegia per ambire al titolo dovrà giocare di squadra e sperare in circostanze
contingenti. Knut insegna.
Kristoffersen, tra i pali stretti.
Mr. Gigante
Esclusa qualche miracolosa
gara di onesti mestieranti come Weibrecht e Nyman e considerando la scarsa,
seppur significativa, frequenza di gare di Bode Miller, lo sci maschile stars and stripes ha un solo nome:
Ted Ligety, the man who invented a new way of
skiing. Un modo di sciare così efficace e particolare che gli ha fruttato
ben cinque titoli di campione del mondo di specialità ed il significativo
soprannome di Mr. Gigante. L’americano parte da una base di appoggio piuttosto
larga, che gli conferisce grande centralità. Il busto è alto e leggermente
chiuso in avanti, di modo da poter adattarsi velocemente alle accelerazioni
durante la curva. Questo assetto così stabile gli permette di ricercare
un’angolazione in curva al limite della fisica: “il terzo appoggio”, cioè la
mano che, oltre agli sci, poggia a terra, è la regola, e a volte sfiora il
suolo addirittura col bacino. Tuttavia l’esasperazione di questa caratteristica
non è (solo) per fare spettacolo, ma è funzionale alla rivoluzionaria
interpretazione che Ted dà della curva. Rispetto a molti atleti che in
situazioni difficili tendono a proiettare i piedi in curva ricercando linee
molto strette per non perdere quota nelle traiettorie, Ligety non rinuncia mai
a prendersi un grande spazio nella prima parte di curva ed a sfruttare tutta la
sciancratura dell’attrezzo carvando dall’inizio alla fine. In questo modo passa
visibilmente più lontano dai pali dei suoi colleghi, ma ad una velocità
maggiore e con più precisione nelle linee.
Mr.Gigante in
azione ai Mondiali di Vail 2015
Qualche anno fa, quando
furono cambiate le regole sulla struttura degli sci, a detta della FIS, per
questioni di sicurezza legate all’eccessiva velocità che gli atleti
raggiungevano in gigante, e non invece per tentare di salvaguardare gli
interessi delle case produttrici di sci che risentivano della crisi, Ligety fu
uno dei primi ad opporsi. Contemporaneamente, però, mostrò agli altri atleti
che era possibile continuare a sciare senza cambiare troppo tecnica. Come
Prometeo che regalò il fuoco agli uomini secondo la tragedia perduta di
Eschilo, Ted indicò la via da seguire. Il discendente dei titani, simbolo
occidentale di ribellione, si oppose a Zeus, restituendo il fuoco alle sue
creature predilette. Infatti, fu lui a donare agli uomini l’intelligenza e la
memoria, buone qualità consegnategli da Atena. Così si attirò le ire di Zeus,
che vedeva gli uomini come una minaccia. A quel tempo i mortali erano ammessi
al cospetto degli dei e con loro banchettavano e trascorrevano momenti
conviviali. Un giorno fu portato un enorme bue e a Prometeo fu affidata la
divisione in due parti, una per Zeus ed una per gli uomini: prese tutti i pezzi
di carne più buona e li infilò nel pezzo di pelle più brutto dell’animale, mentre
le ossa e gli scarti furono avvolti in un lucente strato di grasso, cosicché il
dio, ingannato, scegliesse la seconda metà e lasciasse l’altra agli uomini. Così
accadde e Zeus, adirato,li punì sottraendo loro il fuoco. Prometeo si intrufolò
nell’Olimpo con l’aiuto di Atena e lo recuperò e lo riportò agli uomini. Il dio
decise di punire il titano una volta per tutte: lo fece incatenare, nudo, sulla
sommità di una montagna, esposto alle intemperie e con una colonna conficcata
nel corpo ad impedirgli i movimenti; di giorno un’aquila gli dilaniava il
ventre e gli divorava il fegato, di notte questo gli ricresceva affinché il
giorno dopo ricominciasse tutto.
Anche Ligety è decaduto dalla
sua condizione di titano a causa di una stagione altalenante, il cui unico
acuto degno di nota è stata la vittoria ai Mondiali di Vail. La Coppa del Mondo
di gigante, però, è andata ad Hirscher e questo avvicendamento è sembrato un po’
un atto di lesa maestà. Come ampiamente dimostrato a Soelden, l’americano è
competitivo. Sicuramente è il candidato numero 1 alla Coppa di specialità, ma
non basterà per la Coppa generale, trofeo di cui ancora non si è mai potuto
fregiare. Ligety gareggia solitamente anche in slalom speciale, in super-G ed
in combinata. Nella gara secca può giocarsela con chiunque: nel 2006 vinse la
medaglia d’oro alle Olimpiadi di Torino in combinata, nel 2013 a Schladming
vinse sia supercombinata che super-G (oltre al gigante) e a Vail nel 2015
giunge terzo in combinata. Dovrà gareggiare per tutta la stagione su quei
livelli anche in queste specialità per spodestare l’austriaco. Non ci è mai
riuscito perché limitato da quel suo modo di sciare così particolare, visto che
i pali stretti dello slalom speciale imbrigliano le sue abilità e nelle porte
distanti del supergigante non riesce sempre a far emergere le sue doti da
velocista. Sarà necessario issarsi allo step successivo per sovvertire le
gerarchie.
Ted Ligety impegnato in super-G sul suolo italiano, in Val Gardena sulla Saslong.
Tradizione rivoluzionaria
Alexis Pinturault nasce nel
1991 in Savoia, terra francese. I francesi, storicamente, sono un popolo poco
avvezzo alla continuità politico-istituzionale. Tanto che la rivoluzione
francese del 1789, è chiamata anche prima rivoluzione, per distinguerla dalle
altre due del XIX secolo: la rivoluzione di luglio del 1830, che rovesciò Carlo
X e la dinastia borbonica per sostituirlo con Luigi Filippo; la terza
rivoluzione è quella del 1848 che causerà l’abdicazione di Luigi Filippo
attraverso l’insurrezione dei parigini che prendono il controllo della città.
Tre grandi rivoluzioni in meno di 60 anni è una buon ritmo. Alexis, invece,
vive la sua carriera senza strappi e discontinuità ma come un incessante e
regolare progredire. A 18 anni, nel 2009 vince l’oro in slalom gigante ai
Mondiali juniores di Garmisch. Nel 2010 centra il primo podio in Coppa Europa e
vince il titolo nazionale sempre in gigante. Nel 2011 si aggiudica la prima
vittoria nel circuito continentale, un altro oro in gigante ai Mondiali di
juniores di Crans-Montana, il primo podio in Coppa del Mondo (un secondo posto,
indovinate in quale specialità?) e la Coppa Europa generale, in virtù di cinque
vittorie totali e 10 podi. A dispetto della massiccia presenza dello slalom
gigante nelle istantanee della sua prima parte di carriera, Pinturault è uno
sciatore polivalente come pochi se ne vedono in giro, considerando che l’unica
disciplina in cui non ha ancora vinto in Coppa del Mondo è la discesa libera.
La federazione francese lo tratta come se fosse un gioiellino e ne ha ben
donde, del resto alle Olimpiadi di Sochi 2014 e agli ultimi Mondiali di Vail si
è preso anche due bronzi.
La seconda
manche della vittoria a Kranjska Gora.
Alexis è uno sciatore
moderno, che sfrutta bene l’attrezzo e che cerca di arrotondare le linee quando
può. Ha una sciata aggressiva ma più fluida di alcuni altri colleghi. L’agilità
è il suo punto di forza, unita all’indipendenza degli arti inferiori che gli
permette di adattarsi a qualunque situazione. Ma dal video emerge la sua
debolezza: la mancanza di solidità. Sembra sempre che da un momento all’altro
possa succedere qualcosa. Un’impressione che può derivare dal fatto che si sta
spingendo al limite, ma manca quella sensazione di onnipotenza che trasmettono
alcuni grandi campioni. Nonostante questo non esiste un sciatore al momento che
possa vantare la sua ecletticità. Sia nel 2015 che nel 2014 ha chiuso la
stagione al terzo posto in classifica generale, dietro a Hirscher e ad un
norvegese (prima Svindal poi Jansrud). Ha le carte in regola per farcela e se si guarda alla Coppa del Mondo generale, non si può non
fare i conti con lui.
Pinturault impegnato sulla Gran Risa, l'Università dello slalom gigante.
Marcel Hirscher ha senza
dubbio tanti competitors nelle singole discipline, ma se ce n’è uno reale per
la Coppa del Mondo generale tra questi, bisognerà ripassare a febbraio per
trovarlo, quando tutti avremo le idee un po’ più chiare ed i ribelli avranno
scelto il rivoluzionario che proverà a rovesciare Re Marcel il grande.
Articolo a cura di Gianluca Pizzutelli
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