Continua il nostro viaggio alla scoperta dei giovani prospetti dello sport. Ci siamo fermati nella Corea del Sud, con la lente d'ingrandimento puntata su Hyeon Chung.
Dopo aver conquistato il mercato internazionale, l’Asia sta divenendo pian piano un continente emergente anche da un punto di vista tennistico. Non è un caso che proprio negli ultimi anni si assista all’ascesa di diversi talenti asiatici, giacchéil boom economico di diversi paesi asiatici ha permesso alle famiglie di sostenere le spese di uno sport discretamente costoso come il tennis. Dunque, in ordine di “crescita economica” si è partiti con Nishikori che ha scalato in modo vertiginoso la classifica ATP in pochi anni, si è passati ad alcune meteore cinesi come Zhang e Wu, passando per discreti giocatori come l’indiano Devvarman fino ad arrivare ad un vero e proprio astro nascente, un potenziale top ten, come il sud coreano Hyeon Chung.
di Luca Garruba
Dopo aver conquistato il mercato internazionale, l’Asia sta divenendo pian piano un continente emergente anche da un punto di vista tennistico. Non è un caso che proprio negli ultimi anni si assista all’ascesa di diversi talenti asiatici, giacchéil boom economico di diversi paesi asiatici ha permesso alle famiglie di sostenere le spese di uno sport discretamente costoso come il tennis. Dunque, in ordine di “crescita economica” si è partiti con Nishikori che ha scalato in modo vertiginoso la classifica ATP in pochi anni, si è passati ad alcune meteore cinesi come Zhang e Wu, passando per discreti giocatori come l’indiano Devvarman fino ad arrivare ad un vero e proprio astro nascente, un potenziale top ten, come il sud coreano Hyeon Chung.
Il coreano,
classe 1996, è venuto, per la prima volta, alla ribalta quando nel 2013 sfidò
il nostro Gianluigi Quinzi nella finale Wimbledon Juniores, perdendo dopo aver
battuto un paio di campioni in erba come Coric e Kyrgios, di cui molto presto
si sarebbe sentito parlare.
Highlights della finale Wimbledon Junior, persa contro Gianluigi Quinzi.
Per molti
quella finale rappresentò per Chung il suo breaktroughyear
che lo ha portato, nel 2014, a vincere tre futures e il challenger di Bangkok,
oltre ad un serie di vittorie, che gli hanno permesso di scalare la classifica
ATP fino al 55esimo posto dal 541esimo occupato nel 2013.
Nel giro
di un solo anno il suo tennis è migliorato a livelli esponenziali, soprattutto
da un punto di vista mentale, aspetto dove ha avuto un fondamentale ruolo Nick
Bollettieri,che lo accolse nella sua accademia a soli 12 anni dopo essersi
messo in mostra all’Eddie Herr e all’Orange Bowl.
Alcuni scambi del giovanissimo Chung durante il torneo Orange Bowl del 2011.
Da un
punto di vista strettamente tecnico, Chung presenta complessivamente un gioco
molto solido da fondo campo costruito su un diritto che nasce da un movimento
molto veloce e breve che gli permette di mascherare la direzione del proprio
colpo, con un buon timing sulla palla. Presenta, altresì, una impugnatura
insolita per il suo rovescio bimane che, comunque, è talmente efficace da esser
considerato il suo miglior colpo. L’impressione che ha fornito è quella di una
solidità sia tecnica che mentale inusuale per la sua età. La crescita avuta da
quando perse da Quinzi è stata impressionante, la tenuta sulla diagonale di
rovescio ottima e addirittura a tratti si sono visti scampoli di finezza, come
alcune volte nel gioco a rete con volèee con preziosismi degni di un veterano.
L’aspetto
sul quale deve ancora lavorare, ma dove già si sono registrati eccezionali
miglioramenti,tuttavia, è il servizio, per il quale necessita di una maggiore
rotazione del busto, e anche se la prima ha una velocità e una pesantezza
accettabili, la seconda rimane ancora troppo “timida” anche se risulta efficace
sui campi più veloci, grazie alla sua velocità generale e di movimento dei
piedi.La sua altezza, di 1.83, non gli permette di servire ace molto potenti,
tuttavia, può sicuramente sfruttarla in modo migliore attraverso il
potenziamento del servizio slice.
Trascinato,
dunque,dal suo preciso rovescio bimane, Chung ha mostrato notevoli progressi in
questo 2015. Dopo esser stato eliminato al terzo turno di qualificazione degli
Australian Open per mano di un altro giovane emergente, lo svedese Elias Ymer,
il tennista coreano ha continuato la sua crescita nei futures e nei challenger,
portandosi a casa nei primi mesi del 2015 due futures e diverse semifinali in
alcuni challenger asiatici. Si è presentato, dunque, all’appuntamento dell’ATP
1000 di Miami eliminando al primo turno un veterano come lo spagnolo Granollers,
arrendendosi al turno successivo al campione ceco Berdych, a cui ha dato filo
da torcere soprattutto nel secondo set dove il ceco si è trovato addirittura
sotto di un break.
In
quell’occasione si è notata la poca forza fisica del giovane coreano oltre ad
un tennis ancora un po’ grezzo che, tuttavia, già mostrava pochissimi errori
non forzati considerata la giovanissima età del ragazzo.
Il
proseguimento dell’anno nel circuito challenger e futures gli permette di
avanzare in classifica e di entrare nel tabellone di Wimbledon senza passare
dalle qualificazioni. Purtroppo per il coreano, la strada a Wimbledon finisce
subito al primo turno con la sconfitta inflitta, al quinto set, dal francese
Herbert (ormai storico compagno di doppio di Mahut).
L’erba,
dunque, non sembra essere la superficie preferita di Chung che ha mostrato di
trovarsi molto più a suo agio sul cemento. Ne sono prova i risultati raggiunti
in questi ultimi mesi su tale superficie: oltre ad aver sconfitto tennisti di
medio livello come Paire, Dodig, Bedene o Ward, ha fornito eccellenti
prestazioni agli US Open contro Wawrinka portando tutti e tre i set disputati
al tie-break e costringendo lo svizzero spesso a recuperare un break di
svantaggio.
Highlights del match contro Wawrinka, dell'ultimo US Open.
Inoltre,
dopo la vittoria al challenger di Kaohsiung, ha superato due turni all’ATP 250
di Shenzhen, dove nei quarti di finale ha dato filo da torcere al campione 2014
degli US Open Marin Cilic. Durante il match Chung ha dimostrato di possedere
maggiore resistenza e potenza fisica rispetto al passato. Ciò che lo
contraddistingue, e che si trova in tutti i tennisti asiatici, è una importante
forza mentale e la capacità di non perdere mai la concentrazione, anche nei
potenziali momenti di maggiore smarrimento.
Fasi finali del tie-break disputato quest'anno a Shenzen contro Cilic.
A
differenza degli altri giovani emergenti, lascia poco spazio all’esuberanza, a
finezze o a preziosismi concentrandosi esclusivamente su colpi efficaci ed in
grado di portarlo il prima possibile al traguardo. E’ un
giocatore che predilige il gioco da fondo e, tatticamente, tende a far muovere
l’avversario sulla linea di fondo e ad aprirsi il campo per poi affondare con
un vincente, la maggior parte delle volte di rovescio.
Chiarificatrici
sono le parole del tennista italiano Thomas Fabbiano, oggi n. 170 del mondo, che
dopo aver battuto il giovane coreano nel Challenger di Kaohsiung del 2014 (2-6
7-6 5-1 rit.) afferma: <<Quando
scambiavamo da fondo mi sembrava di giocare alla Playstation, era
impressionante. Ha migliorato molto il servizio rispetto e ha gambe
incredibili. Poi è un bravissimo ragazzo, molto concentrato sulla propria
carriera>>.
Certamente,
un giocatore come il coreano non può che far bene al tennis attuale, ancora in
cerca di veri e proprio futuri top ten, dopo tante promesse non mantenute. La
classifica dei top ten, infatti, fatica a svecchiarsi e sono ancora numerosi i
trentenni che non intendono abdicare. Ciò che sembra mancare ai giovani
emergenti, per competere con i “vecchietti” del circuito, sembra essere un
pizzico in più di personalità e di sacrificio. Sotto questo punto di vista,
Chung sembra essere una sorta di homo
novus, dato che la sua condotta sia in campo che fuori e il suo spirito di
sacrificio lo portano spesso anche ad affrontare tornei minori in luoghi
sperduti del mondo pur di acquisire esperienza e punti ATP. Chung incarna
appieno lo spirito coreano, quello che ha permesso al Paese di crescere
enormemente dal punto di vista economico a partire dagli anni settanta,
nonostante tante avversità.
Non a
caso l’idolo del giovane coreano è un certo Novak Djokovic, con il quale
condivide una grande attitudine mentale alla partita e un grande spirito
combattivo, oltre che un difetto di vista, che non gli impedisce tuttavia di
migliorare e di togliersi già diverse importanti soddisfazioni.
Infine,
il suo tennis solido ed efficace che lascia poco spazio al semplice spettacolo
gli permettono di tenersi lontano dai riflettori e, dunque, di evitare la
pressione mediatica a cui sono già sottoposti Kyrgios, Coric e Thiem.
Dunque,
se le aspettative verranno confermate, c’è da scommettere che nel giro di poco
tempo la terra natale di ChungHyeon potrà entrare a far parte della grande
famiglia del tennis mondiale.
Articolo a cura di Luca Garruba
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