I
continui esborsi economici del presidente Enrico Preziosi per coprire
le innumerevoli perdite accumulate nel corso degli ultimi anni hanno
portato all’inevitabile ricerca di un finanziatore che potesse dare
stabilità e rilanciare le ambizioni del club più antico della
storia del calcio italiano.
di Loris Mandelli
Bilancio
in profondo rosso
Il
patron Enrico Preziosi ha dovuto fronteggiare in questi ultimi anni
una situazione di costante e crescente indebitamento del bilancio
interno del Genoa Cricket and Football Club. Nel 2013 i tentativi di
colmare il passivo furono sostanzialmente due: il conferimento del
ramo commerciale legato allo sfruttamento del marchio nella
controllata Genoa Image Srl (sostanzialmente uno spin-off dalla
società di calcio ad una newco di proprietà dello stessa Genoa Cfc)
e l’adesione al regime del consolidato fiscale di Fingiochi S.p.A.
(holding controllata direttamente da Preziosi). Da questa doppia
operazione il club riuscì ad ottenere introiti straordinari per
circa 43mln di € (27,5mln dalla prima operazione e 15,3 dalla
seconda). Risultato: gli accorgimenti avevano garantito il
raggiungimento del pareggio interno.
Il presidente rossoblu Enrico Preziosi, alla guida del Genoa Cfc dal 2003. |
Nel
2014 il trend non è però cambiato e, anzi, a peggiorare sono state
soprattutto le voci relative ai ricavi, con un fatturato sceso di ben
15mln di € rispetto al 2013. Tra le voci positive il bilancio mette
in risalto le entrate derivanti dai diritti tv (36,3mln di €),
dallo stadio (4,6), dagli sponsor (4,5) e dal merchandising (1,1),
mentre in grosso calo figurano le plusvalenze da cessione: nel
2013/14 ammontavano a 35,6 i milioni di surplus generati dal mercato,
nel 2014/15 tale valore si è ridotto a 13,2mln di € (tra di esse
figurano i movimenti in uscita di Stefano Sturaro che ha fruttato
5,4mln, Daniel Tozser 2,4mln, Alberto Gilardino e Francesco Lodi
1,4mln di €). Nonostante la progressiva riduzione dei costi della
produzione (da 128,5 a 102,8mln di €), degli ingaggi (da 55 a
47,6mln di €) e degli ammortamenti dei cartellini (da 32,8 a
24,7mln), per mantenere la stabilità economica il presidente Enrico
Preziosi è stato costretto ad effettuare un ulteriore versamento di
5mln di € per coprire le perdite, unito alla conversione in
capitale sociale di 12,4mln derivanti da una rinuncia della
restituzione di un finanziamento da parte della Fingiochi. Gli
interventi correttivi di breve termine non hanno portato ad esiti
migliorativi nel medio termine e così, in data 31 dicembre 2014, si
è ripresentata una nuova situazione di emergenza: secondo l’art.
2447 del Codice Civile, infatti, il Genoa possedeva un capitale
sociale al di sotto del limite legale. Il necessario aumento della
quota è stato così intrapreso immediatamente dal patron Preziosi,
il quale ha diluito i versamenti in due tranche da 4mln di € divisi
tra gennaio e maggio 2015, importi destinati al solo scopo di
chiudere le perdite accumulate. Tuttavia, le scarse garanzie ed il
protrarsi dell’incertezza finanziaria in capo alla società (debiti
verso il Fisco per 47mln di €, verso banche o altri istituti di
credito per circa 68mln) hanno portato i Grifoni
all’esclusione dalla Europa League 2015/16, competizione alla quale
si erano qualificati di diritto giungendo al 6° posto nella Serie A
2014/15. Le plusvalenze realizzate nell’ultimo mercato estivo hanno
permesso ai rossoblu di uscire dall’emergenza, ma il permanere
della situazione di instabilità ha indotto il presidente ad iniziare
la ricerca di nuovi soci al fine di poter immettere nuova liquidità.
L’intervento
di Victor Paolo Dana
Intorno
alla metà di ottobre arriva la vera e propria svolta. Enrico
Preziosi, da lungo tempo a caccia di acquirenti per il Genoa Cfc, si
rivolge esplicitamente a Victor Pablo Dana per affidargli la ricerca
di nuovi potenziali finanziatori. Un incontro non certo casuale
quello tra i due dato che il banchiere italiano residente a Dubai era
giunto nel nostro paese per valutare nuove opportunità di business,
soprattutto quelle strettamente collegate all’ambito calcistico.
Dana, infatti, non è nuovo nel settore visto che fu uno dei più
influenti sostenitori di Bee Taechaubol nella trattativa per
l’acquisto della minoranza del Milan, culminata con un’improvvisa
uscita di scena dello stesso finanziere (escluso da Silvio Berlusconi
e dal broker thailandese a causa di un tweet infelice rivolto ai
tifosi dell’Inter).
Il manager e banchiere Victor Pablo Dana immortalato con il broker thailandese Bee Taechaubol. |
Tornando
alla questione rossoblu, in prima battuta Dana avrebbe presentato
alla società un fondo americano rappresentato da Carmine Villani,
personaggio noto per aver tentato di salvare il Parma nell’aprile
scorso attraverso il fondo Gem (Global Emerging Market). L’interesse
di quest’ultimo è ricaduto proprio sul Genoa dato che si tratta di
un club bisognoso di capitali freschi per poter intraprendere un
processo di risanamento interno. Non a caso, la strategia dei fondi
d’investimento è quella di acquistare aziende in difficoltà di
liquidità ed entrare con una percentuale importante nelle quote
azionarie al fine di ristrutturare, valorizzare ed infine rivendere
il tutto con l’obiettivo primario del mero guadagno. Cedere la
proprietà ad un fondo, d’altro canto, presupporrebbe l’uscita di
scena definitiva dell’attuale presidente Enrico Preziosi, una
ipotesi di difficile attuazione dato che lo stesso proprietario
vorrebbe rafforzare la società e non abbandonarla ad individui che
si preoccupano soltanto di ottenere un immediato profitto al di là
dei riscontri sportivi.
L’interesse
di Giovanni Calabrò
Quando
la trattativa tra Preziosi e Villani sembrava in fase di studio, un
volto non proprio nuovo irrompe prepotentemente sulla scena. Trattasi
di Giovanni Calabrò, 45enne laureato in legge all’Università del
Mediterraneo di Reggio Calabria nonché proprietario dal 1993 della
Calfin International, società che si occupa di investimenti
finanziari ed opera soprattutto nel venture capitalism (costituzione
di fondi di investimento con l’intento di avviare o far crescere
attività in settori di potenziale sviluppo). Già a luglio
l’imprenditore intraprese i primi contatti con il presidente Enrico
Preziosi, nel finale del mese di ottobre invece l’interesse si è
fatto sempre più crescente. Stando a quanto indicato sul profilo
Linkedin, la holding di proprietà di Calabrò vanterebbe un
patrimonio netto di più di 5mld di € unito ad innumerevoli
proprietà collocate tra Dubai ed Abu Dhabi nonché rapporti
influenti per lo sfruttamento di pozzi petroliferi e miniere di gas
in Russia. Rassicurazioni economiche incoraggianti se non fosse per
il lato amaro della medaglia, la condanna inflitta nel 2006 a 6 anni
e 4 mesi di reclusione (3 condonati) per il fallimento della Algol
products (azienda che l’imprenditore avrebbe tentato di acquisire
attraverso l’appoggio di un finto sceicco, Mario Saeed) unita
all’impossibilità di poter intraprendere attività commerciali per
i futuri 10 anni. La sentenza d’appello in merito sarà il prossimo
dicembre. Sempre nel 2006, inoltre, Giovanni Calabrò fu coinvolto
nella scalata ad RCS condotta da Stefano Ricucci. In tale operazione
il ruolo dell’imprenditore fu fondamentalmente quello di accollarsi
i debiti dell’immobiliarista per rivendere in futuro le quote ed
accaparrarsi le plusvalenze.
L’imprenditore italiano Giovanni Calabrò, fondatore della Calfin International. |
Trattativa
rapida
Per
quanto riguarda il Genoa Cfc, l’interesse di Giovanni Calabrò ha
sorpreso un po’ tutto l’ambiente. Le intenzioni dell’imprenditore
sono apparse da subito decise ad evitare perdite di tempo, tanto che
nel giro di una settimana la possibile chiusura della trattativa si è
fatta sempre più concreta. Nodo da sciogliere quello relativo al
ruolo futuro di Enrico Preziosi, il quale non vuole perdere la
maggioranza del club. D’altro canto l’imprenditore calabrese
pretende (considerando l’esborso che andrà ad effettuare) di
ottenere la leadership del club. Un punto d’incontro può essere
senz’altro quello di una reciproca collaborazione, considerando che
Calabrò sarebbe nuovo nell’ambiente calcio ed avrebbe sicuramente
bisogno dell’esperienza di Preziosi. A tal proposito, un ottimo
lavoro di mediazione lo ha fatto l’amministratore delegato
Alessandro Zarbano, il quale ha fornito tutte le direttive ai
professionisti di Calabrò nella valutazione finanziaria e
patrimoniale della società e, soprattutto, ha convinto il nuovo
socio a tenere in considerazione la possibilità di una cooperazione
con Preziosi. In ogni caso, l’eccessiva fretta di chiudere
l’operazione (palesata anche dall’attuale presidente) sarebbe
legata alla imminente scadenza del 16 novembre relativa al pagamento
degli stipendi di luglio, agosto e settembre per tutti i
collaboratori tecnici ed i giocatori presenti in rosa. Nel caso di
mancato pagamento, infatti, la società incorrerebbe in grosse
sanzioni, cosa che al momento non farebbe assolutamente comodo sia
sportivamente (riduzione di punti in classifica) che a livello
mediatico (con conseguente perdita d’immagine e prestigio). Altro
problema da risolvere resta quello relativo alla Fondazione Genoa, la
quale detiene il 25% delle azioni societarie e che non vorrebbe
uscire totalmente dall’azionariato sociale.
L’annuncio:
sarà il rilancio dei Grifoni?
Il 29
ottobre l’annuncio ufficiale di Enrico Preziosi: “Giovanni
Calabrò entra nelle mie società”. Tutto ciò non lascia intendere
per l’esattezza in quali ed in che modo. Stando alle informazioni
raccolte, infatti, non solo il Genoa Cfc sarebbe coinvolto, ma una
parte della holding guidata dall’imprenditore avellinese verrebbe
ceduta al nuovo socio. Eloquente la dichiarazione del presidente in
merito a ciò: “importante rafforzamento patrimoniale del gruppo
Fingiochi”. Ricordando che in questo agglomerato di società
rientra anche la Giochi Preziosi al 29,32%, tutto ciò aumenta i
dubbi sul reale interesse di Calabrò verso i Grifoni, i quali
fanno parte della Fingiochi al 75% (il 25% restante, come detto
nell’articolo precedente, è di proprietà della Fondazione). Le
intenzioni di Enrico Preziosi, d’altra parte, sembrano essere
piuttosto chiare in merito alle sorti del Grifone: condividere
con Calfin International il tentativo di risanamento del Genoa e, al
tempo stesso, scindere la società di calcio dalla Fingiochi. La
trattativa si è chiusa con l’emissione di una lettera d’intenti
soggetta a usuali condizioni quali il buon esito delle attività di
diligence (analisi dei conti societari) e la definizione della
documentazione contrattuale. Lettera che in tarda serata del 4
novembre è stata firmata da entrambe le parti e che prevede
l’ingresso di Giovanni Calabrò al 50% nel Genoa Cfc per una quota
esattamente alla pari di quella di Enrico Preziosi, il quale rimane
presidente della società.
Giovanni Calabrò ed Enrico Preziosi alle prese con le consuete interviste dei media. |
La
nuova iniezione di capitali stimolerà sicuramente il mercato di
gennaio dei Grifoni per provare immediatamente ad alzare
un’asticella che, negli ultimi tre-quattro anni, è stata limitata
dalle grandi lacune finanziarie in seno alla società. D’altro
canto, gli investimenti dovranno essere fatti in maniera oculata al
fine di evitare di sperperare il tesoretto appena accumulato. Il
closing definitivo dell’operazione è invece previsto per la fine
dell’anno e, solo da quel momento, tutti gli aspetti economici
saranno più chiari.
Articolo a cura di Loris Mandelli
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