Il
big match di sabato sera si preannuncia una gara decisiva per il
campionato delle due squadre. Spunti d'interesse e riflessioni sulle scelte degli allenatori.
di
AER
Nel
menù offerto dalla tredicesima giornata della Serie A il piatto forte
è la sfida dello Juventus Stadium. Nonostante le differenze
nell'attuale fase di sviluppo dei due progetti tecnici, le analogie
sono evidenti: entrambi i percorsi sono stati fortemente influenzati
dal rinnovamento – parziale o generale – intrapreso durante la scorsa
estate e le prestazioni sono state altalenanti ed eterogenee. C'è
molta curiosità intorno alle scelte dei due allenatori, che in questo
preciso momento sembrano essere i fattori principali ai quali sono legati
indissolubilmente obiettivi futuri e reali possibilità.
Stabilità
e difesa
Il
Milan arriva a questa partita forte di una serie importante di
risultati positivi, in apparente forte contraddizione con le enormi
difficoltà riscontrate nella prima parte della stagione. Il primo
obiettivo per cercare di cambiare rotta è stato quello di
stabilizzare il più possibile la formazione titolare, sia dal punto
di vista tattico – introducendo un 4-3-3 interpretato molto
linearmente – sia dal punto di vista della scelta degli uomini. Il nodo cruciale da sciogliere, per definire il progetto di Mihajlovic,
era quello del tipo di giocatore da
schierare davanti alla difesa, al centro del centrocampo a 3. L'idea
originaria del tecnico serbo era quella di avere in quella posizione
un calciatore abile ad organizzare velocemente e con precisione le
transizioni offensive: Montolivo è sempre stato il più adatto a
ricoprire quel ruolo, nel ventaglio delle possibilità, in base alle
esigenze di gioco e i suoi miglioramenti nell'assimilare i movimenti
difensivi richiesti dal tecnico lo hanno indiscutibilmente portato ad
essere il vero punto fermo del centrocampo.
Particolarmente
vantaggiose per gli equilibri di squadra sono state la crescita del
rendimento di Romagnoli e l'inserimento di Kucka, due giocatori molto
adatti ad interpretare il sistema difensivo introdotto da Mihajlovic.
Il giovane difensore italiano ha innalzato sensibilmente il livello
delle proprie prestazioni nelle ultime partite mentre lo slovacco –
all'interno del processo di consolidamento della formazione titolare
– si è dimostrato il più “svelto” a capire il tipo di lavoro
richiesto per il ruolo di interno, avvantaggiandosi anche della
carenza di reali alternative valide, e smentendo la valutazione che il
calcio italiano aveva fatto di lui cioè quella di un giocatore
principalmente offensivo.
Lavorare
tanto su poco
In
questo periodo Mihajlovic
ha lavorato molto sulla capacità
della squadra di focalizzare il proprio gioco su pochi ma precisi e
ben definiti principi, portandoli quasi all'estremo. Ci stiamo
avvicinando sempre di più a vedere una perfetta replica della
Sampdoria dello scorso anno, come già ampiamente previsto da noi
dopo il derby.
Il
Milan lascia spesso il controllo del pallone agli avversari, anche
quando si trova ad affrontare squadre che non fanno del possesso palla una caratteristica
principale: densità al limite dell'area, controllo degli spazi e
difesa bassa sono i cardini della fase di non possesso. Per
bilanciare questo atteggiamento è stato rispolverato Cerci, che
garantisce sempre un appoggio e una linea di passaggio profonda e
verticale nelle transizioni. In
questa ricerca continua - ma non spietata - della verticalità, Bacca per
caratteristiche fisiche e tecniche sembra muoversi nella sua comfort
zone e la qualità dei rifornimenti diventa il termometro della
pericolosità offensiva del Milan.
Apologia
e critiche sbagliate
Prima
di intraprendere una breve analisi sulla situazione attuale della
Juventus trovo necessario cercare di razionalizzare ed inquadrare le
critiche, più o meno dirette, che stanno investendo Allegri, il suo
lavoro e le sue scelte. Per una valutazione complessiva eseguita in
modo lucido ed intelligente è fondamentale individuare la giusta
direzione dell'analisi critica. Improvvisamente il punto di forza
della Juventus della scorsa stagione cioè la capacità di andare
oltre la semplicistica struttura di gioco si è trasformata
formalmente in una mancanza di struttura di gioco vera e propria agli
occhi miopi di chi non riesce ad approfondire la situazione. Allegri,
nella scorsa stagione, era riuscito a costruire un'organizzazione
difensiva d'élite nel panorama calcistico europeo e sta cercando di
rielaborare - a causa di un profondo rinnovamento del materiale
tecnico – un'organizzazione difensiva altrettanto
credibile ed efficace. Considerare Allegri uno dei migliori
allenatori nella cura della fase difensiva non è una tesi così
difficile da dimostrare e se il suo principale strumento è la
ricerca di quella versatilità e quella elasticità strutturale, a
livello di moduli e formazioni, allora mettere in dubbio questo
significa criticare i principi di gioco stessi che hanno portato la Juventus
ai traguardi della passata stagione.
Il
vero problema della Juventus è nella qualità delle scelte
individuali in fase di possesso palla. Quell'invito più volte
ripetuto da Allegri di “cercare le cose semplici” è una
soluzione del problema giusta ma troppo parziale perché a questo
atteggiamento va accompagnato un adeguato sistema che permetta di
rendere efficaci e vantaggiose “le cose semplici”. Questo sistema
comprende principalmente un'attenzione altrettanto accurata
dell'organizzazione della fase offensiva e della manovra in generale.
Possibilità
Abbiamo già discusso della volontà da parte del Milan di continuare a rafforzare i principi identificativi del proprio gioco e alla luce di questo l'unica variabile da cui dipende il tipo di partita che ci aspetta è data da come la Juventus deciderà di opporsi ai rossoneri. Non è difficile immaginare una Juventus disposta con una linea difensiva relativamente bassa per togliere lo spazio attaccabile in profondità dagli attaccanti del Milan, non è però nemmeno da escludere un pressing selettivo eseguito in una zona di campo più alta che presuppone una linea difensiva meno statica. La chiave di una buona prestazione per la Juventus sarà soprattutto la capacità di minimizzare le distanze tra i reparti e sarà fondamentale la posizione dei centrocampisti per attuare delle efficaci marcature preventive.
Il Milan soffre più del normale le palle perse in uscita ed è un fattore da non sottovalutare visto che un gioco così verticale e immediato fa impennare il coefficiente di difficoltà dell'uscita del pallone. Inoltre questa situazione offre una duplice lettura perché migliorare l'uscita del pallone comporta anche un miglioramento delle transizioni offensive e quindi della pericolosità offensiva, non a caso ha aiutato nelle ultime partite avere due appoggi esterni (Bonaventura e Cerci): è relativamente più semplice verticalizzare sull'esterno piuttosto che centralmente.
Forse non sarà un test attendibile per valutare il miglioramento delle scelte individuali della Juventus in fase di possesso palla ma inesorabilmente la risalita dei bianconeri passa per questo passaggio di crescita. Farà prima Allegri ad organizzare una manovra offensiva fatta di cose semplici ma efficaci oppure faranno prima i calciatori ad elevare la qualità delle scelte oppure la Juventus continuerà ad essere ostaggio delle sue stesse grandi potenzialità? Avremo tempo e modo di capirlo. Intanto buon Juventus-Milan.
Articolo a cura di AER
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