martedì 1 marzo 2016

Sequel

Il match di ritorno tra Fiorentina e Napoli ha seguito per certi versi lo stesso spartito del San Paolo. Ne è nato un pareggio che non soddisfa nessuna delle due.

di Emanuele Mongiardo






Fiorentina-Napoli giunge forse nel momento più insidioso della stagione di entrambe le squadre. La Roma ad Empoli con la sesta vittoria consecutiva aveva scavalcato momentaneamente i viola al terzo posto in classifica, mentre la Juve, sconfiggendo l’Inter, aveva allungato a +4 sui partenopei: una sconfitta sarebbe stata compromettente per entrambe.

Sarri si affida ai soliti sospetti, con Reina tra i pali, Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam di fronte a lui, Allan, Jorginho, Hamsik a centrocampo e Callejon, Higuain, Insigne in avanti.


Dal canto suo Paulo Sousa disegna il classico 4-2-3-1 camaleontico: Tatarusanu in porta, Roncaglia preferito a Tomovic sulla destra, Gonzalo e Astori centrali e Marcos Alonso terzino sinistro. La coppia Vecino-Badelj presidia la mediana, mentre sulla trequarti vi sono perlomeno due sorprese: nel ruolo di trequartista centrale Ilicic si accomoda in panchina in favore del più dinamico Mati Fernandez, mentre Borja Valero viene dirottato sulla sinistra. Largo a destra agisce invece Tello; in avanti Kalinic riprende saldamente le redini dell’attacco gigliato.


E’ facile intuire come, al solito, la dislocazione degli uomini di Sousa sia mutevole: in fase offensiva Borja Valero stringe, assecondando oltre che la propria naturale inclinazione tecnico tattica anche le sovrapposizioni di Marcos Alonso, probabilmente il migliore in Italia assieme ad Alex Sandro nel coprire tutta la corsia.

Si parte a mille all’ora, con entrambe le compagini alla ricerca del pressing alto. Tra il 6' e il 7' nel giro di un minuto prende forma il risultato finale: prima Marcos Alonso su corner di Borja Valero sorprende la zona napoletana e insacca di testa; è lo stesso spagnolo poi, sul lancio di Koulibaly a svirgolare di sinistro servendo ad Higuain la palla del pareggio.

Dopo un inizio caotico le squadre provano a riassestarsi, pur senza rinunciare all'aggressività dei primi minuti. In fase di non possesso Sarri questa volta pone in secondo piano il 4-4-2 con Insigne di fianco ad Higuain ed Hamsik-Callejon sulle fasce. Preferisce adottare il più canonico 4-5-1, con i due esterni offensivi all’altezza del centrocampo per limitare le scorribande di Marcos Alonso da una parte e di Tello dall’altra; in particolare Insigne è costretto a limare la propria creatività per dedicarsi ad una copertura della fascia in stile gestione Benitez. La pressione sulla coppia Vecino-Badelj la portano a turno, a seconda del lato palla, i tre centrocampisti; in questo tipo di soluzione non è raro vedere Jorginho vertice alto del triangolo formato da lui e dalle mezzali                                  
Ecco forse un altro motivo che spinge Sarri a preferire il 4-5-1 al 4-4-2: la Fiorentina è solita formare un quadrilatero con ai vertici centrocampisti e trequartisti (in questo caso a Mati Fernandez si accompagna Borja Valero che rientra). Qui quando Hamsik va in pressione Insigne stringe e riesce ad intercettare la traccia per il cileno.

Se quello del Napoli è l’atteggiamento classico nella quasi totalità delle partite, Sousa invece ridisegna il proprio centrocampo in funzione dei movimenti di quello avversario, a tratti riprendendone alcuni principi base. Molte volte in questa stagione il Napoli riesce ad avere la meglio nella riconquista, sia alta che media, grazie alla pressione in blocco dei centrocampisti che rendono asimmetrica la disposizione in campo della squadra; la stessa soluzione viene spesso adottata in fase di possesso per favorire la creazione di più linee di passaggio per il portatore di palla. La Fiorentina accetta questo tipo di sistema ed anzi intende ripagare il Napoli con la stessa moneta, muovendo in sincronia mediani, trequartisti ed eventualmente Kalinic da un lato all’altro del campo nella pressione, in modo da costringere gli avversari ad una costante inferiorità numerica in fase di possesso. Anche con questo atteggiamento persiste l’ecletticità dei viola nello scambio di quelle che Adani in telecronaca definisce mezze posizioni.

Situazione di 7 vs 5 sul versante destro del Napoli. Il successivo passaggio di Jorginho ad Hamsik è fuori misura, Tello, quasi sul centro sinistra, intercetta facilmente.

Per cui in fase difensiva si spazia dal più elementare 4-2-3-1 ad un 4-3-2-1 quando uno dei due mediani esce in pressione alta e si allinea al trequartista, mentre Borja Valero e Tello restano all’altezza del centrocampista più basso; vi è poi la variante del 4-4-2 in cui i trequartisti esterni affiancano Badelj-Vecino e Mati resta in prossimità di Kalinic, schieramento facilmente convertibile in un 4-5-1 in cui il cileno rientra da mezzala.                                                                                                                                                                                    
In generale, mentre gli ospiti dalla propria trequarti in giù preferiscono compattare la linea di centrocampo a ridosso della difesa, costringendo i viola a riciclare il possesso in orizzontale o a cercare il lancio sugli esterni, il centrocampo fiorentino mantiene due linee ad alta densità centrale, in modo da impedire il solito fraseggio corto dei centrocampisti  del Napoli. Questa scelta si riverbera nella differenza tra il numero di intercettazioni effettuate dalle due squadre: 22 a 7 per la Fiorentina (dati Squawka). E’ uno schieramento inoltre che presuppone coordinazione della retrovia col resto della squadra. In un paio di occasioni, al 21’ e al 35’, vi è una certa distanza tra difesa e centrocampo e le mezzali del Napoli, prima Allan poi Hamsik, riescono, durante la pressione alta dei toscani, ad inserirsi tra le linee alle spalle del proprio marcatore, ricevere palla ed agire fronte alla porta; in entrambi i casi però adottano soluzioni sbagliate (Allan serve Insigne in fuorigioco, mentre il filtrante di Hamsik per lo stesso Insigne viene intercettato da Gonzalo). Il Napoli prova a scardinare la cassaforte viola con gli accentramenti di Insigne che fornisce una nuova opzione di passaggio ai centrocampisti; ma il dispositivo difensivo avversario gli preclude qualsiasi soluzione che non sia il passaggio corto ad Higuain o al compagno più vicino.                                                                                                                                                                                
Detto dell’asserragliamento di centrocampo e difesa ospiti, la Fiorentina se la passa leggermente meglio grazie soprattutto agli uno contro uno di Tello, forse il migliore in campo. Lo spagnolo, oltre alla traversa centrata e a diverse incursioni sulla destra che mettono sulle spine anche Koulibaly, propizia il montante colpito da Kalinic: la dislocazione dei viola su più linee da centrocampo in su in fase di non possesso permette a Mati di schermare la verticalizzazione di Koulibaly; la palla giunge tra i piedi di Tello che innesca Kalinic. Il croato, a tu per tu con Reina e col fiato del difensore senegalese sul collo non riesce ad insaccare.

Il tentativo di verticalizzazione schermato da Mati Fernandez da cui nasce la traversa di Kalinic. In rosso le tre linee di centrocampo e attacco viola il fase di non possesso

Nel secondo tempo Sarri, così come all’andata, prova a venire a capo della questione alzando il baricentro ed aumentando la pressione.
Chiede inoltre ad Insigne e Callejon di supportare maggiormente Higuain, per cui in fase di possesso il 4-3-3 del Napoli è tendente al 4-3-2-1. Cresce l’aggressività dei centrocampisti campani, che cercano di isolare Badelj e Vecino dai propri riferimenti avanzati, in modo da creare superiorità numerica a centrocampo ed invertire il trend della partita.

Aggressione partenopea sul doble pivote della Fiorentina.

Sousa, come nella prima frazione, vuole ingabbiare geometricamente il Napoli. Durante il secondo tempo si accentua la tendenza viola a formare il solito quadrilatero tra centrocampo e trequarti, con Borja Valero e Mati Fernandez riferimenti verticali rispettivamente per Vecino e Badelj. Anche Bernardeschi quando rileverà l’ex fantasista di Sporting Lisbona e Villarreal interpreterà questo tipo di partita. L’accantonamento di Ilicic in favore di due giocatori più reattivi è indice di come Sousa volesse dall’inizio indirizzare la gara sui binari dell’intensità. Alla costruzione poligonale della Fiorentina prende parte anche Kalinic; il croato non si limita solo ai tagli in profondità e alle spaziature verso l’esterno, ma spesso rientra tra Borja Valero e l’altro trequartista in modo da fornire una nuova linea di passaggio ai centrocampisti. Ma la compattezza di difesa e centrocampo azzurri toglie fiato al palleggio centrale dei toscani.

Qui col suo movimento incontro anche Kalinic si aggrega al rettangolo di centrocampo. Sulla verticalizzazione di Vecino prova a giocarla di prima su Borja Valero, ma il passaggio non è preciso e il Napoli  può intercettare.

Ovviamente dopo aver dettato i ritmi per lunga parte del match anche la Fiorentina ha bisogno di rifiatare. E’ questo il motivo che porta in alcuni casi a sfaldare il diretto contatto tra difesa e centrocampo/attacco. Il blocco medio del Napoli ha vita facile nel recupero palla e dalle conseguenti transizioni nascono le migliori occasioni per gli azzurri. Come al 12’, quando a seguito di un calcio d’angolo la disposizione del Napoli costringe i padroni di casa dapprima al possesso orizzontale e poi a tornare dai difensori; ma centrocampisti ed attaccanti non sono rientrati in tempo, mentre le coperture preventive di Insigne e Callejon negano a Gonzalo l’appoggio sugli altri due difensori. A questo punto il centrale argentino prova a verticalizzare, ma per Koulibaly è facile leggere il passaggio ed intercettare. Quindi Hamsik sventaglia per Callejon che supera Astori e conclude sul secondo palo: Tatarusanu è abile a sventare la conclusione dello spagnolo così come la successiva ribattuta di Higuain.


Gonzalo prepara la verticalizzazione nella speranza di servire qualche compagno. In mezzo è terra di nessuno, da qui nasce la doppia occasione per il Napoli.

Le due squadre riescono a neutralizzarsi, è difficile costruire occasioni nitide: difatti, su entrambi i fronti, più che di palle gol sarebbe giusto parlare di presupposti per creare pericoli, eccezion fatta per la doppia occasione Callejon-Higuain e per le traverse viola nel primo tempo. Anche le costanti sovrapposizioni, sia per Napoli che per Fiorentina, non fruttano granché. Il bilancio secondo Squawka recita 16 cross a 15 per i partenopei, un numero considerevole di tentativi mai realmente convertiti in minaccia: solo 2 traversoni riusciti per il Napoli, 4 per la Fiorentina.

Potrebbe sembrare un pareggio scialbo, ma Fiorentina Napoli è stata la partita più intensa del campionato, grazie soprattutto al pressing esercitato dalle due squadre sul primo possesso avversario. E al netto di errori tecnici fisiologici a questi ritmi, bisogna rendere merito agli allenatori di non aver sacrificato una certa accuratezza tattica sull’altare dell’impeto e della velocità. Chiunque abbia visto Manchester United-Arsenal sa a cosa mi riferisco. Fiorentina-Napoli conferma l’alto grado di competenza e competitività anche degli allenatori. Forse il pareggio è il risultato meno utile per entrambe, ma probabilmente è il giusto verdetto nel confronto globale tra le due squadre: se nei titolari il Napoli ha maggiore qualità, d’altro canto gli uomini di Sousa nell’arco del campionato hanno rappresentato il più intricato dilemma tattico per Sarri, soprattutto grazie al ritmo e all’atteggiamento propositivo, sia in fase di non possesso con la pressione alta, sia in fase di possesso con interscambi continui tra trequarti e centrocampo e palleggio mai fine a se stesso.

La Fiorentina ora è quarta, ma già venerdì avrà l’occasione per riscattarsi nel big match contro la Roma. Il Napoli dista tre lunghezze dalla Juve, uno scarto giustificato dai soli cinque punti guadagnati nei quattro scontri “ai piani alti” contro bianconeri, viola, Milan e Lazio; sarà importante sfruttare le prossime partite contro squadre della parte destra della classifica. In ogni caso, aldilà del risultato, si tratta di due squadre in cui forse davvero si può pianificare un processo di crescita, magari anche migliorando la qualità media (già elevata) durante il calcio mercato.


Articolo a cura di Emanuele Mongiardo

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