martedì 15 marzo 2016

La volpe dal Sol Levante

Un meraviglioso gol di Okazaki spinge il Leicester verso l'ennesimo successo. Un ulteriore mattoncino a costruire un grande sogno, dopo una partita in realtà piuttosto complicata.

di Federico Principi








Quando pochi giorni fa il Newcastle ha annunciato l'arrivo di Benitez, molti tifosi del Leicester avranno pensato a quel vecchio adagio (indiano? cinese?) secondo cui l'allenatore appena seduto sulla nuova panchina conferisce automaticamente quell'entusiasmo-extra che diventa molto pericoloso per i suoi avversari, e che si affievolisce nel corso delle settimane. Anche se poi magari migliorano i meccanismi col trascorrere delle partite, come accaduto ad esempio alla Roma di Spalletti.

Il Leicester ha assistito nel weekend alla vittoria della sua più diretta inseguitrice (il Tottenham) sul campo dell'Aston Villa e al pareggio di un Manchester City (sempre meno minaccioso) a Norwich. Con una vittoria sul nuovo Newcastle di Benitez - penultimo in classifica ma non certo per colpa dell'allenatore spagnolo - le Foxes avrebbero contemporaneamente mantenuto i preziosissimi 5 punti di vantaggio sul Tottenham e scacciato i Citizens a -12, con una partita in più.


Blocchi mentali
Ranieri ha presentato, in pieno stile sarriano, la solita formazione ormai contenuta in qualche rosario delle chiese anglicane di Leicester. Schmeichel in porta, difesa a 4 con Simpson-Morgan-Huth-Fuchs da destra, centrocampo con Mahrez ala destra, Albrighton omologo a sinistra e Kanté-Drinkwater in mediana, Okazaki teoricamente un pochino alle spalle di Vardy ma in realtà sostanzialmente sulla stessa linea.

Un po' a sorpresa le grafiche televisive della Premier avevano costruito uno schieramento a specchio da parte del Newcastle, che la realtà dei fatti ha poi smentito. Ayoze Perez e Moussa Sissoko erano in realtà molto alti e sulla linea di Wijnaldum in entrambe le fasi, con Mitrovic unica punta e i due mediani Shelvey e Anita più bassi.

Fin dal calcio d'inizio è tutto abbastanza chiaro.

Il Leicester si è presentato al match nelle peggiori condizioni psicologiche possibili, sotto certi aspetti. Affrontare una squadra penultima in classifica avendo tutto da perdere, e con la concreta responsabilità di non dover fallire l'occasione per scacciare i rivali a debita distanza. Prima ancora che da ogni discorso tattico, il match contro il Newcastle ha matrici psicologiche di superiore importanza.

Nei primi minuti l'impostazione del Leicester era veramente difficoltosa e poco fluida. Nonostante il lavoro psicologico che senza dubbio Ranieri ha effettuato, i giocatori in maglia blu sono scesi in campo estremamente contratti. Col passare dei minuti, con l'aiuto sempre più frequente e determinante degli abbassamenti di Kanté, la costruzione bassa delle Foxes è diventata via via più semplificata e ha progressivamente arretrato il primo pressing del Newcastle.

Kanté comincia a prendere per mano il Leicester e le Foxes acquistano fiducia col passare dei minuti.

In questo pezzo Alfredo Giacobbe aveva magistralmente illustrato i punti cardine del 4-2-3-1 napoletano di Benitez, impossibile da replicare sotto la stessa forma (per motivi tecnici e ambientali) al Real Madrid. Il tecnico madrileno è arrivato da pochi giorni e non è chiaro cosa abbia già dato (poco) e cosa debba ancora dare alla sua nuova squadra. Il pressing passivo e di attesa, con difesa compatta alle spalle, è già una qualità che il suo primo Newcastle ha mostrato, ma l'impostazione dell'azione e l'uscita dal pressing del Leicester hanno raggiunto livelli drammatici nel primo tempo.

Se Benitez a Napoli era abituato ad iniziare l'azione dal basso attraverso l'abbassamento dei mediani e la salita di entrambi i terzini, il Newcastle non ha praticamente iniziato una singola azione in tutto il primo tempo del match di Leicester. I mediani rimanevano a volte alti e passivi e la quantità di lanci lunghi è stata esorbitante, anche in situazioni di (raro) comodo possesso. Spesso il Newcastle cercava anche le sponde dagli esterni oltre che da Mitrovic, e almeno l'abilità con i piedi del portiere Elliott è emersa in questo (sinceramente triste) contesto. Il più grande problema nasceva però dal fatto che sfidare il Leicester sulle palle alte, contro due centrali lenti ma fortissimi fisicamente come Huth e Morgan, diventava un'impresa.

Anche in una rara occasione in cui Shelvey si è abbassato per agevolare l'impostazione, il Newcastle è comunque ricorso all'ennesimo lancio lungo.

Il Leicester ha annusato l'incapacità del Newcastle di gestire il possesso basso e nel primo tempo, soprattutto quando il risultato era ancora inchiodato sullo 0-0, ha attaccato molto alto i primi portatori di palla del Newcastle accorciando il campo. Una situazione tattica facilitata dalla consapevolezza di avere un portiere come Schmeichel alle spalle, estremamente abile a leggere le situazioni di gioco ed eventualmente uscire fuori area, chiudendo la profondità lasciata scoperta dalla linea difensiva alta.


La completa assenza di impostazione dell'azione da parte del Newcastle ha consentito di lievitare il dato del possesso palla da parte del Leicester che verso il diciannovesimo minuto era già attestato al 62%. Nonostante questo, per trovare la via del gol le Foxes hanno avuto bisogno di un'azione un po' casuale e sulla quale hanno fatto valere la propria proverbiale abilità nelle palle aeree. Vardy sul secondo palo ha rimesso in mezzo un cross di Albrighton e Okazaki è stato un fulmine a coordinarsi in acrobazia per la spettacolare rovesciata vincente.


Gli stessi blocchi mentali che attanagliavano il Leicester nei primissimi minuti di gioco, e che sono riaffiorati nelle ultime tremebonde fasi della partita, il Newcastle li ha subiti in forma diversa e praticamente per tutto l'arco del match. I Magpies, pur sapendo che il Leicester è praticamente impenetrabile sulle palle alte, hanno insistito per tutto il primo tempo in un atteggiamento tattico francamente sconcertante, frutto dell'insicurezza accumulata lungo un frustrante campionato. Il tutto nonostante una risorsa tecnica e tattica straordinaria come Wijnaldum che - con i suoi movimenti in continua creazione di linee di passaggio in zone pericolose - andava sfruttato in ben altro modo per fare da apriscatole ad una difesa piuttosto lenta di gambe.


Calcio inglese D.O.C.
Il Leicester di Ranieri è il perfetto incontro tra i dettami classici del calcio inglese e di quello italiano. L'allenatore romano ha portato in Premier quella sana propensione alla ripartenza tanto cara alla nostra storia, esasperando il calcio verticale, diretto e fisico di Oltremanica.

In questo contesto si incastra perfettamente quello che è probabilmente il giocatore tatticamente più importante delle Foxes. Se la classe di Mahrez e i numeri e l'aggressività di Vardy si prendono più facilmente le copertine, Kanté è invece probabilmente il nome più presente sugli appunti tattici di chiunque segua un match del Leicester. Contro il Newcastle il mediano francese è stato il migliore in campo e ha tappato qualche crepa creata da una linea difensiva per una volta non sempre perfettamente reattiva negli scivolamenti e nelle uscite.

Kanté è stato probabilmente il primo a svegliare la squadra nei primi minuti, prendendo in mano la responsabilità dell'impostazione e rilassando progressivamente i suoi compagni. Nel calcio diretto e verticale del Leicester hanno inoltre un'importanza fondamentale le seconde palle, sia sulle sponde che su eventuali rimpalli. Kanté - soprattutto nel primo tempo quando aveva più forza fisica per accorciare in avanti - è venuto a prendersi praticamente ogni singola seconda palla in qualsiasi zona di campo, mostrando una lettura del gioco e una prontezza mentale impressionanti. 

Nel secondo tempo Kanté (come tutti i suoi compagni) ha arretrato il proprio raggio di azione, non per questo risultando meno determinante. In almeno un paio di transizioni difensive il francese ha chiuso la profondità lasciata scoperta dalle uscite dei suoi compagni, e che senza i suoi tempestivi interventi sarebbe stata sfruttata più produttivamente da un Newcastle molto più in palla nella ripresa.

Kanté (sopra) copre la profondità lasciata scoperta da Fuchs, attratto dall'uno-due dei giocatori del Newcastle. Sotto, invece, impedisce un'altra triangolazione ai Magpies con Huth che era uscito liberando molto campo potenzialmente pericoloso.

Benitez avrà invece di che lavorare per estirpare l'ossessiva ricerca delle palle lunghe alle sponde che il Newcastle ha palesato soprattutto nel primo tempo, per trasformare una squadra simil-Stoke City di Peter Crouch in una formazione dal possesso più ragionato e con quei tatticismi che da sempre monopolizzano i pensieri dell'allenatore madrileno. Anche se il tempo stringe e c'è da conquistare una salvezza in poche giornate.


Inversione dei ruoli
Il Newcastle dovrà rivedere qualcosa del suo secondo tempo contro il Leicester e ripartire da lì, con più fluidità e sicurezza. Anche le scelte di formazione, a posteriori, avrebbero potuto essere diverse alla luce dei cambi effettuati.

Il Leicester nella ripresa è andato ancora un po' in confusione nell'uscita della palla, soffrendo la pressione più alta dei Magpies che dovevano forzatamente aggredire i primi portatori di palla delle Foxes per recuperare il risultato.

Il Newcastle nella ripresa alza il pressing e si aiuta con la linea laterale per braccare Mahrez, rendendo impossibile l'uscita palla a terra del Leicester.

Probabilmente catechizzati a dovere nell'intervallo, gli uomini di Benitez hanno riveduto e corretto i meccanismi del loro primo tempo e sono passati attraverso fasi di possesso più lunghe, con più coraggio. Anche il primo cambio del tecnico del Newcastle ha facilitato la circolazione del pallone: Benitez ha tolto un mediano (Anita) per inserire un esterno destro molto veloce (Townsend), spostando Perez alle spalle di Mitrovic e arretrando Wijnaldum sulla linea mediana di Shelvey. La qualità dell'olandese è stata determinante per migliorare il possesso, e anche lo stesso Shelvey si è preso maggiori responsabilità in impostazione. Come diretta conseguenza il Leicester - un po' perché le energie fisiche non sono inesauribili, un po' perché pressare alto stava diventando complicato con un Newcastle più efficace nell'uscita della palla - è progressivamente arretrato.

Qui l'uomo più avanzato (cerchiato) è Vardy, esattamente sulla linea di centrocampo. Una situazione piuttosto frequente nel secondo tempo.

Come nel secondo tempo contro il Watford, Ranieri è successivamente passato al triplo trequartista sostituendo Okazaki. La differenza sostanziale sta nel fatto che contro la squadra dei Pozzo il Leicester doveva ancora guadagnarsi il vantaggio, contro il Newcastle la preoccupazione principale era quella di difenderlo. Ranieri al minuto 64 ha inserito l'ala mancina Schlupp, spostando Albrighton a destra e Mahrez alle spalle di Vardy. Il tutto nonostante Okazaki sia generalmente più efficace del talentuoso marocchino in fase di non possesso a schermare l'impostazione centrale avversaria, ma il match-winner giapponese non era più reattivo come al solito. L'idea del tecnico italiano era allora probabilmente quella di migliorare le fasi di possesso che si stavano progressivamente accorciando, consolidandolo con un giocatore (Mahrez, appunto) estremamente abile tecnicamente e che, anche quando gioca sull'esterno, ama ricevere il pallone tra le linee. Il marocchino avrebbe dovuto essere uno sfogo centrale sicuro all'impostazione delle Foxes, ma l'ansia per il vantaggio di misura e per la progressiva aggressione del Newcastle non ha permesso tutto questo.

Ranieri ha quindi ridisegnato il suo 4-4-2 al minuto 75 con l'ingresso della boa Ulloa al posto di Albrighton, spostando di nuovo Mahrez a destra. Conscio che negli ultimi minuti sarebbe stato difficile uscire palla a terra, il tecnico romano ha efficacemente inserito la classica punta dell'ultimo quarto d'ora pronta a raccogliere i lanci lunghi e distribuire le proprie sponde verso gli esterni o verso Vardy, che ama invece venire molto incontro sui lanci o (se ha la possibilità) attaccare la profondità palla a terra in contropiede.

Per una volta però il Leicester si è dimostrato vulnerabile in situazioni di difesa bassa, e soltanto la scarsa convinzione nei propri mezzi (maturata nel corso della stagione) dei giocatori del Newcastle e qualche tempestivo ripiegamento hanno permesso alle Foxes di conservare il pesantissimo risultato.

L'ingresso di Townsend ha moltiplicato le azioni pericolose nate dalla catena di destra del Newcastle. In questo caso è Mahrez ad essere in ritardo in copertura su Moussa Sissoko, sul lato debole. Soltanto un intervento miracoloso (e dubbio dal punto di vista regolamentare) dei centrali impedirà ai Magpies di pareggiare.

Il Leicester non ha sicuramente giocato la migliore partita della stagione. In questo senso pesa sicuramente il fatto di avere una squadra composta da giocatori digiuni da vittorie di titoli nazionali (ad eccezione di Huth, che giocò comunque 23 partite complessivamente in due campionati vinti con il Chelsea) e con lo stesso allenatore che si trova in una situazione probabilmente inedita, già scottato da quel famigerato Roma-Sampdoria di ormai sei anni fa. Il percorso tattico è stato efficacemente compiuto lungo la pre-season fino a proseguire a stagione inoltrata: ora si tratta esclusivamente di isolare la mente dai giocatori da un possibile risultato probabilmente irripetibile, trasformando la pressione in energia positiva. Fondamentale per cogliere quello che si sta profilando come uno dei più clamorosi risultati della storia dello sport.


Articolo a cura di Federico Principi


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