mercoledì 2 marzo 2016

Alien

Otto gol per descrivere un androide.

di Emanuele Mongiardo





Martedì contro la Juve Robben ha siglato l’ennesimo gol à la Robben: cavalcata orizzontale da destra verso sinistra e palla sul secondo palo a mezz’altezza. La stessa identica giocata da circa dieci anni: risultare immarcabile nonostante la prevedibilità del gesto è prerogativa di pochi fuoriclasse. Robben rientra in quella categoria di calciatori verso cui mi sento in dovere di dire grazie: vi sono state notti in cui qualcosa di superiore si è impossessato di lui, in cui ha seguito il richiamo di una missione charismatica ed ha deciso di abbacinare tutti noi con giocate inimmaginabili. Chi non ha sentito il bisogno di abbracciarlo, quasi commosso, dopo la partita dello scorso mondiale contro la Spagna? Chi non si è alzato in piedi ad applaudire dopo il gol a Manchester nel 2010? Qui ho provato a classificare gli otto gol che meglio ne racchiudono l’essenza.


8 – Robben vs Barcellona



                                       
Il 2012/13 è forse la stagione più difficile della carriera di Robben, non sempre titolare nelle gerarchie di Heynckes nonostante sarà lui a Wembley ad ammutolire il Borussia di Klopp e tutti gli hipster a loro seguito. Il primo maggio il Bayern si presenta al Camp Nou per il ritorno delle semifinali di Champions League. Dopo il 4 a 0 dell’Allianz Arena il Barcellona è svuotato di qualsiasi speranza; Messi rientrante da un infortunio si accomoda in panchina. Il nome sulla lapide blaugrana lo incide Robben a due minuti dall’inizio del secondo tempo: il Barcellona è sbilanciato in pressione alta sul centro destra, l’olandese attacca il lato debole. Alaba lo premia con un lancio in diagonale di cinquanta metri . Arjen può addirittura concedere un rimbalzo al pallone per poi addomesticarlo di petto. Punta Adriano con la solita andatura: spalle inarcate, braccia quasi aderenti al corpo, avambraccio sinistro largo, movimento frenetico del busto mentre conduce il pallone con l’esterno collo del sinistro. Tre tocchi, poi sterzata verso l’interno e gol a mezz’altezza sul secondo palo, il solito menu. Il segreto è in quell’istante tra la preparazione del tiro e il tiro stesso: Robben sposta il pallone per impedire al campo magnetico di Adriano di fagocitarlo, ma allo stesso tempo la sua velocità gli permette di effettuare un passo laterale intermedio e calciare quasi in concomitanza col ritorno di Song   


7 – Robben vs Newcastle







Questo gol siglato in Carling Cup nel novembre del 2004 è forse un dejà vu, un glitch causato da Matrix stesso, che ha proiettato nel nostro mondo immagini di un universo parallelo in cui Robben ha continuato ad arare la fascia sinistra e non ha mai giocato da esterno a piede invertito. Difatti l’olandese ha trascorso i primi anni di carriera sulla corsia mancina e questo gol è un saggio delle sue doti da “ala classica”: riceve palla largo sulla linea laterale all’altezza della mediana e può convergere verso il centro. Qualche metro fuori dall’area decide di accelerare per sfruttare lo spazio alle spalle del difensore: con uno scatto di circa dieci metri incenerisce il povero Titus Bramble e di piatto beffa Given sul secondo palo. Se non avesse deciso di cambiare fascia, magari oggi avremmo qualche nostalgico di Giggs e dei tornanti da cross dal fondo in meno



6 – Robben vs Schalke 04





Forse è il gol paradigma di Robben e della sua essenza. E’ stato tacciato di evanescenza nei momenti decisivi, ma è soltanto un luogo comune. Sembra invece esaltarsi quando si tratta di mortificare avversari ormai prossimi ad un risultato insperato (vedi Borussia Dortmund). Semifinale di Coppa di Germania, secondo tempo supplementare. Persiste lo zero a zero tra Schalke e Bayern quando Robben diventa uomo bionico e inizia a flirtare con la riga bianca della rimessa laterale: semina due avversari con uno scatto di trenta metri, calpesta rigorosamente la linea di bordo campo, sembra impossibilitato a poggiare i piedi al di fuori di essa, un po’ come un equilibrista costretto a camminare sulla corda tesa per restare in vita. Si ricongiunge con la sfera e con un balzo da freerunner evita la scivolata di Westermann. E’ quasi sul fondo, può solo rientrare sul sinistro, per il difensore è matematico. Ma la velocità d’esecuzione della sterzata elude la marcatura: la sua abilità nella torsione del busto rende impercettibile la linea di demarcazione tra corsa rettilinea e cambio di direzione obliquo, per cui vi è continuità nel movimento. A questo punto, al solito, Robben sposta il pallone in modo da guadagnare un altro metro di spazio per la conclusione grazie alla corsa laterale; il risultato, ça va sans dire, è una saetta sul secondo palo, imprendibile anche per Neuer


5 - Robben vs Villarreal





Qui siamo di fronte al tipico gol da PES 2009, con l’ala a piede invertito capace di tagliare orizzontalmente le linee avversarie e scaricare sotto l’incrocio del secondo palo. In questa gemma vi è il concorso sia di Higuain che della sorte. Lassana Diarra cambia gioco verso destra su Robben, che con un perfetto controllo del corpo riesce contemporaneamente a stoppare ed orientare la conduzione di palla. A questo punto, dopo i canonici tre tocchi, è libero di incrociare lo sguardo del proprio marcatore, ma questa volte preferisce mantenere una certa distanza. Decide di sterzare quasi subito, c’è qualche metro tra lui e il vertice dell’area. Nel frattempo Higuain abbozza un movimento in profondità alle spalle del proprio difensore, che quindi è costretto ad abbassarsi per oscurarne la linea di passaggio: un potenziale ostacolo in meno nella gincana dell’olandese. Dopo la prima sterzata anche Marcos Senna prova a sbarrargli la strada ma sfortunatamente scivola. Arjen effettua un altro piccolo cambio di direzione alla propria sinistra, propedeutico alla preparazione della stilettata sotto l’incrocio del secondo palo. In tutti questi gol fotocopia è sbalorditivo l’atteggiamento da uomo bionico di Robben: guadagna potenza di pari passo con la propria avanzata, un accumulatore di energia cinetica da convertire poi nel tiro


4 - Robben vs Spagna



C’è il sigillo finale di Robben nella partita forse più iconica degli scorsi mondiali. Il tramonto della Roja inizia al 42’, quando David Silva, imbeccato da Iniesta, spreca davanti a Cillesen. Da lì in poi parte lo show oranje, con Arjen, Sneijder e van Persie in versione deluxe. Sul 4 a 1 la Spagna è sbilanciata in avanti, con la linea difensiva oltre la metà campo. Al 79’, dopo un recupero palla olandese, Sneijder individua un corridoio tra Sergio Ramos e Jordi Alba, ben oltre la linea mediana. Telepaticamente lo percepisce anche Robben che, quando il proprio gemello riceve palla, è già pronto per la ricezione. Wesley disegna un filtrante impossibile da intercettare per i difensori spagnoli, costringendoli al duello in velocità in campo aperto contro il compagno. Nonostante Sergio Ramos abbia un paio di metri di vantaggio, Robben lo surclassa e si avventa sul pallone.  Il controllo a seguire sembra fuori misura, ma l’indecisione di Casillas in uscita fa la differenza. L’olandese giunge in tempo sulla sfera ed effettua quasi una piroetta per rientrare, disorientando il portiere che rimane a terra; a questo punto Sergio Ramos ha preferito abbandonare il duello per difendere la linea di porta, mentre Casillas è in posizione inadeguata per murare l’avversario. Arjen inusualmente preferisce incrociare sul primo palo.

p.s. Oltre al gol, per chi non lo ricordasse, all’86’ c’è l’ennesimo contropiede olandese in cui Casillas respinge una conclusione ravvicinata di Wijnaldum. Piqué prova a spazzare ma la parabola del pallone discende al limite dell’area. Robben si avventa sul potenziale punto di caduta e quando la sfera raggiunge l’altezza adatta calcia in corsa, al volo di collo pieno sul primo palo: una conclusione da tiro al piattello neutralizzata da Casillas


3 - Robben vs Francia





C’è una certa malizia in questo gol, nella consapevolezza di sfruttare la statura atipica di Gregory Coupet. Robben entra nel secondo tempo, sul parziale di 1 a 0 per gli olandesi. Il suo ingresso sposta definitivamente l’ago della bilancia dalla parte degli oranje. Firma l’assist a van Persie nel contropiede del 2 a 0 e si occupa personalmente di timbrare il terzo gol. Sneijder riceve palla sulla trequarti e prima di controllare il pallone ha già visualizzato lo scatto di Robben alle spalle del terzino. Non ha bisogno neanche di alzare la testa dopo essersi girato: filtrante rasoterra tra Sagnol e Thuram col collo del piede, indice di una sensibilità riservata a pochi eletti. A questo punto il centrale francese copre l’interno, concedendo solo il fondo all’avversario. Ma con una velocità d’esecuzione impercettibile, Robben sposta il pallone di poco sulla propria sinistra, apparecchiando per la conclusione che supera in altezza Coupet e termina sotto la traversa sul primo palo. Mi piace pensare che nella sua mente Robben abbia invertito la prospettiva, in modo da immaginarsi fronte alla porta per poter scaricare, come al solito, sotto l’incrocio del secondo palo


2 – Robben vs Fiorentina





Qui la capacità di mortificare avversari prossimi ad un risultato insperato tocca lo zenit. Il 2009/10 è forse la stagione migliore di Robben: l’uomo di cristallo non regge più, il Real Madrid lo scarica al Bayern Monaco. Ma con van Gaal ed il suo 4-2-4 Arjen entra definitivamente nell’olimpo del calcio mondiale, risultando addirittura onnipotente in alcuni frangenti. Il pericolante impianto difensivo costringe i bavaresi ad una costante apnea, specie in Europa, dove conquistano gli ottavi solo all’ultima giornata della fase a gironi in casa della Juventus. E anche durante ottavi di finale, contro la Fiorentina, ai tedeschi non resta che aggrapparsi al proprio numero 10. Dopo il 2 a 1 patito in Baviera, i viola mettono alle corde il Bayern al Franchi. Al 63’ Jovetic ha appena siglato il 3 a 1, smorzando le velleità bavaresi dopo il gol di van Bommel. I toscani ormai vedono il traguardo, sostanzialmente hanno concesso un unico tiro (quello del gol) ed ogni contropiede mette in forte imbarazzo van Buyten e Badstuber. Passa un minuto, giusto il tempo di tornare a centrocampo. Robben riceve a destra, davanti a lui c’è Vargas; non lo punta, preferisce rientrare da subito per cercare nuove prospettive. E’ spontaneo in queste situazioni chiedersi quando il cervello del calciatore elabori la possibilità di ignorare i compagni e creare dal nulla un gol. Considerando la trance agonistica del Robben 2009/10, è lecito pensare che, subito dopo il gol di Jovetic, Arjen abbia già pianificato quella conclusione come unica soluzione per rimettere la testa avanti. Quando Cristiano Zanetti prova flebilmente ad ostacolarlo, lo salta procedendo ancora in orizzontale. Ragionando secondo una concezione spazio-temporale comune, probabilmente decide di calciare in questo momento: è rientrato centralmente, ha guadagnato spazio sufficiente per costruire il tiro. La disinvoltura con cui Robben procede dall’esterno verso l’interno, col solito passo da uomo bionico e accumulatore di energia cinetica, illude sul reale coefficiente di difficoltà del gesto. Quel tiro sotto l’incrocio sembra lo sbocco naturale dell’azione, ma si tratta pur sempre di una conclusione da quasi trenta metri. Non c’è la poetica del gol alla Del Piero, Robben conferma anche con il tiro la sua apparente natura di androide: la gamba resta rigida al momento del rilascio, è un calcio di collo pieno diretto all’incrocio, un colpo di pistola laser senza parabola, rettilineo e mortifero.


1 – Robben vs Manchester United



E’ singolare come il suo miglior gol non sia il solito tiro all’incrocio post serpentina orizzontale. E se la bellezza è un concetto relativo, la difficoltà nell’esecuzione del gesto è un parametro più oggettivo e questo sicuramente rende la rete ad Old Trafford speciale nel novero delle gemme firmate Arjen Robben. Dopo aver eliminato la Fiorentina, il Bayern pesca il Manchester United. E’ il primo anno post Cristiano Ronaldo per gli inglesi; Ferguson non ha rivoluzionato la rosa, sostanzialmente l’unico neo acquisto è Antonio Valencia. Nonostante la cessione di CR7 i Red devils godono di una solidità tattica e soprattutto mentale in cui l’arma in più è il miglior Rooney di sempre. I tedeschi sorprendentemente vincono 2 a 1 la partita d’andata all’Allianz Arena, in cui il numero dieci inglese è costretto ad uscire con le stampelle per una distorsione alla caviglia. Ferguson riesce comunque a recuperare il suo uomo migliore per la gara di ritorno. Il primo tempo di Manchester è un incubo per i bavaresi: Rooney strabilia con una prestazione a tutto campo, Nani vive una delle serate migliori della sua carriera. Verso la fine dei primi 45 minuti il risultato è di 3 a 0 per i padroni di casa, ma al 43’ il gol di Olic rinfonde vita nei tedeschi. Il secondo tempo scorre, il Bayern attacca senza troppa convinzione nonostante l’espulsione di Rafael da Silva. Ad un quarto d’ora dal termine Vidic devia in calcio d’angolo un tiro di Robben. Le torri salgono, vi sono undici uomini in area. Arjen si apposta sul centro destra, in prossimità del semicerchio dell’area di rigore. E’ totalmente smarcato. Ribery lo nota e scodella verso di lui; il lancio non è preciso sui piedi del compagno. Robben ha già intuito la traiettoria della parabola e inizia a coordinarsi con piccoli passetti laterali. L’unico avversario che sembra aver compreso le reale finalità dello schema è Carrick, che si lancia in una corsa disperata verso l’olandese. Ma quando tenta di intervenire è troppo tardi: la torsione del busto è perfetta, così come il movimento della gamba. Robben taglia il pallone d’esterno collo, è impossibile non spararla in curva con questa conclusione. Ma l’impatto con la sfera è talmente perfetto da insaccarsi quasi rasoterra sul secondo palo. 3 a 2: il Bayern ancora una volta l’ha spuntata quando Arjen ha deciso di vincere la partita


A 32 anni Robben continua ad essere determinante per le sorti di quella che forse, ad oggi, è la squadra più forte al mondo. Sarà un peccato non poterlo ammirare nuovamente in Oranje agli Europei in Francia. Ma chi lo ama, ha la consapevolezza di dover godere al massimo di ogni singola prestazione. Purtroppo, un giorno, anche l’uomo bionico potrebbe arrugginirsi; ma fino ad allora sarà un piacere restare estasiati da uno dei più forti giocatori della nostra epoca.

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