giovedì 12 febbraio 2015

La tua prospettiva è falsa. Perché è una prospettiva. (Jude Stefan)


Televisioni, giornali, appassionati di calcio. Tutti hanno abusato della parola “prospettiva” in questi giorni. Come ben sapete noi di Fuori Dagli Schemi non siamo amanti di questo tipo di polemiche e di dispute però parlare di prospettiva e di calcio nello stesso articolo era troppo intrigante, resistere è stato impossibile.





Prospettiva, percezione visiva, ciò che assicura la vista, ciò che fa vedere nel complesso. Tutto però ebbe iniziò dalle due dimensioni, 2d: Juventus e Roma. Si preannunciava un duello all'ultimo sangue ma, lasciatemelo dire, questo dualismo era la timida speranza di chi volevo un cambio sul trono della serie A e il puro sogno dei tifosi della Roma. Nella realtà, invece, c'è sempre stata la netta percezione che non ci fosse storia. Come quando, da adulti, vediamo i vecchi cartoni animati in 2d e capiamo immediatamente che nonostante tutto andrà a finire come già sappiamo: nessuna possibilità di redenzione per l'antagonista, il finale è già scritto. Pinocchio diventerà un bambino, Dumbo volerà usando le grandi orecchie, Wile Coyote non acchiapperà mai Beep Beep, la Juventus vincerà l'ennesimo scudetto.







Ecco che inizia il Rinascimento, le opere di Lorenzetti e Masaccio sono fondamentali per lo sviluppo della prospettiva, e nasce la terza dimensione, il 3d: la “d” di delusione per la Roma. La Champions finisce male, anzi malissimo, le avversarie di campionato diventano improvvisamente tostissime, ogni partita è una fatica disumana e il distacco con la Juventus in classifica si allunga.




Venuto a mancare il tanto atteso duello, iniziano a delinearsi altri protagonisti nella serie A, esponenti della pittura illusionistica che sfrutta la prospettiva per cercare di dare l'illusione allo spettatore di uno spazio tridimensionale (interessante) su una superficie piatta (monotonia della serie A). Ecco allora Empoli e Palermo. 







L'Empoli è infarcita di giovani debuttanti, pieni di voglia di mettersi in mostra e di sfondare. (Le motivazioni contano un poco in questo sport, eh...). I toscani, guidati da Sarri, giocano bene e mettono tutti in difficoltà: 4-3-1-2 ordinato, tanta corsa, tanto dinamismo, spettacolare applicazione difensiva, organizzazione offensiva degna di questo nome (difficile da trovare in serie A...). In questa squadra emerge la figura di Valdifiori. Lo guardi giocare e ti chiedi: “Dove è stato fino ad oggi? Perché non gioca in una grande squadra di serie A? Nelle serie minori ci sono tanti altri ragazzi forti come lui che vengono ignorati?”






Poi c'è il Palermo, portato per mano dalla classe di Vazquez e trascinato dall'energia di Dybala. Due talenti abbacinanti, tanto splendenti e meravigliosi in molte partite quanto capaci di sparire in altre lasciando la squadra spaesata e senza certezze.

Ci sarebbero pure Lazio e Sampdoria che per qualche tempo sembrano poter lottare per il terzo posto.






Se indaghiamo con attenzione, però, la prospettiva viene lentamente annientata. Ci sono squadre che sembrano cristallizzare i momenti delle partite in piccoli cubi di volume, come novelli cubisti, racchiudendo in questi cubi tutti i propri difetti.



Il Napoli segue una linea diversa da quella passata: basta gioco iperoffensivio, basta correre sempre in avanti, basta mettere due uomini di qualità in mezzo al campo, basta mettere due ali pure sugli esterni, basta mettere due terzini di spinta. Il Napoli degli ultimi mesi è un Napoli più solido in difesa e che vuole sfruttare il contropiede. “Si semplificano le forme e si riducono a pari volumi” : primo periodo del Cubismo.







La profonda crisi dell'Inter aveva destato molti sospetti. Mancini come Mazzarri? Il 4-2-3-1 di Mancini così bloccato e sterile assomiglia troppo al 3-5-2 di Mazzarri? A Mancini è bastato aggiungere un centrocampista in più e costringere la società a fare qualche colpo di mercato per aprire una strada nuova ma che resta sempre sconnessa, buia e incerta. Abbiamo visto l'Inter in molti modi diversi quest'anno, ad ogni partita sembrava una squadra completamente nuova. Seconda fase del Cubismo: “Si raffigura il soggetto guardandolo da diversi punti di vista. Le forme vengono scomposte e ricomposte sulla tela. Questo però rende i soggetti dei punti spesso quasi indecifrabili.”






Adesso descriverò il terzo periodo del Cubismo e sono sicuro che capirete immediatamente quale sia la squadra della serie A di riferimento. “Si semplificano le forme scomposte inserendo piani larghi e colorati. Spesso è adottata la tecnica del collage polimaterico cioè fatto con giornali, cartoni, tele cerate , carte da gioco. non c'è scopo narrativo: i soggetti , senza importanza, sono ripetuti numerose volte.”
Si, è proprio il Milan. Non c'è un progetto tecnico, il progetto tattico è debole, Inzaghi non ha ancora le competenze adeguate per gestire una situazione del genere e non è detto che le avrà. I giocatori, anche in questo mercato di Gennaio, sono stati scelti completamente a caso a meno che non ci siano disegni criptici e misteriosi nelle scelte della dirigenza rossonera. Serviva almeno un centrocampista di livello e sono arrivati: un'ala scontenta dalla Spagna che ha dato il meglio di se giocando da seconda punta a Torino l'anno scorso, un centravanti d'area (diciamo un realizzatore) che dovrebbe finalizzare il gioco inesistente del Milan, due difensori centrali, un terzino sinistro e un trequartista spagnolo. Se non è collage questo... Non si può dipendere dalle lune di Menez per quanto siano a volte magiche e assordanti.

                                          



Tutto questo discorso vi avrà fatto venire sicuramente il mal di testa ma non è finita qui. Tutto il vortice di questa prospettiva e di questi punti di vista ci trascina fino ad un'unica dimensione, un punto, un buco nero. Nero come Paul Pogba. Già, Pogba: il giocatore più inflazionato, più menzionato, più chiacchierato, più spettacolare, più d'impatto. E' il giocatore simbolo della squadra in cima alla classifica e la sua prospettiva futura è parecchio strana e umiliante per il nostro calcio: andare a guadagnare un grande contratto in una big europea, diventando un grande personaggio e migliorando come calciatore. 







Ce la potrà fare Paul, ha delle doti fisiche, tecniche e tattiche paranormali. Permettetemi, però, cari juventini e cari amanti di Pogba: Zidane era un'altra cosa!






Tutto questo divagare mi porta con la mente ad una sera di fine maggio del 2003. Quella sera, il 28 maggio 2003, il calcio italiano raggiunse l'apoteosi portando in finale due sue squadre. Come ha detto Best (raccontatoci da Buffa pochi giorni fa): “Il rumore delle reti di Old Trafford è meraviglioso”. Immaginate quelle reti al momenti dei rigori che decidono una finale di Champions...













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