sabato 25 luglio 2015

Small market, big team

Monroe a Milwaukee: un affare? Analisi tattica del suo inserimento nel sistema di Kidd

di Alberto Ambrosio
In collaborazione con Nba Pick&Pop Culture





Non è più l'Nba che conoscevamo. Greg Monroe, uno dei migliori 5 Free Agent disponibili questa stagione, rifiuta piazze come New York e Los Angeles per accasarsi a Milwaukee: small market con un bacino di tifosi estremamente ridotto. Perchè?

Come dichiarato dal suo agente del giocatore, sia i Lakers che i Knicks offrivano al ragazzo il massimo salariale, indipendentemente dalla durata del contratto. Ha optato per Milwaukee solo ed esclusivamente in seguito all’interesse e ammirazione nei confronti di un progetto iniziato oramai due stagioni fa con il draft 2013 dove si andò a prendere un giovane (e sconosciuto) greco di nome Giannis. Oggi senza quella particolare scelta probabilmente Monroe non avrebbe firmato per i Bucks, chissà se Kidd avrebbe accettato proprio Milwaukee come seconda panchina della sua carriera. Ma questa è un’altra storia: oggi vediamo come e perché Monroe dovrebbe fornire un importante boost all’attacco della franchigia del Wisconsin senza incidere più di tanto sull’efficienza difensiva della squadra.

Partiamo dalle basi: come dovrebbe cambiare il sistema offensivo di Jason Kidd in seguito all’arrivo di Greg Monroe? Kendall Marshall, che conosce l’attacco di Milwaukee come quasi nessuno, ci dà un piccolo ma fondamentale indizio:

Si, sarà un vero problema. Ma un "bel" problema per Jason Kidd.

I Milwaukee Bucks sono la venticinquesima squadra per tiri tentati spalle a canestro segnando appena 0.79 punti per possesso (quart'ultimi) e perdendo palla in quasi 18 possessi su 100. Beh, come avrete capito da soli, Monroe servirà a tappare proprio questo buco con le sue incredibili capacità fisiche e tecniche dal post basso.

Ma c’è un vero, enorme problema: lo storico tallone d’Achille dei Bucks targati Kidd (o Antetokounmpo, fate voi) sono le spaziature. Monroe con il suo discreto jumper non farà altro che amplificare le carenze balistiche della squadra, consentendo alla difesa avversaria di aiutare in area con più facilità e rendendo dunque estremamente complicata la conclusione al ferro. L’area sarà estremamente intasata e due giocatori come Carter Williams e Antetokounmpo ne soffriranno enormemente, perlomeno ad inizio stagione.

Perché se è vero che potenzialmente i Bucks potrebbero avere in campo 2-3 tiratori attorno a Monroe, bisogna parlare di come le scelte difensive in voga nella nba stiano influenzando quelle offensive. Al giorno d’oggi il principale focus offensivo (per varie ragioni) è rivolto verso gli esterni: sono loro, in 29 squadre su 30 i veri protagonisti dell’attacco, sono loro a dettare i ritmi e i tempi di gioco. E le difese, conseguentemente a questo trend, hanno deciso di optare soluzioni tattiche alternative a quelle convenzionali, sganciando il difensore dal lungo per contenere la penetrazione dell’esterno. Ed ecco qui la vera importanza di un 5 con un jumper accettabile, ecco che ritorna l’importanza di quell’area grigia considerata da molti il nemico numero 1 dell’efficienza offensiva. Al giorno d’oggi avere un lungo capace di punire gli aiuti della difesa è essenziale nell’economia di un attacco.

Ah sia chiaro, con “punire” non si intende solamente attraverso il jumper, perchè giocatori come DeAndre Jordan e Dwight Howard puniscono gli aiuti anche senza avere un tiro decente: non appena il loro uomo li molla, loro hanno la possibilità di prendergli il tempo e saltargli in testa.


Da quella zona di campo Zaza Pachulia nella stagione appena conclusa ha segnato all’incirca un tiro su due, vero motivo per cui è stato sempre preferito ad Henson: quest’ultimo infatti intasava le linee di penetrazione e non aveva né un gioco in post solido né un jumper affidabile. Un ibrido che deve ancora capire cosa vuole diventare da grande non può essere il titolare in una squadra da playoffs. Dalla stessa zona Henson non ha mai fatto un canestro in tutta la stagione mentre dal post realizza appena 0,71 punti per possesso, meno di quanti non ne faccia Tristan Thompson, non certo uno specialista spalle a canestro.

Quindi nella Nba di oggi, un lungo senza un jumper affidabile è molto pericoloso per gli equilibri di un attacco, però vista e considerata la base tecnica estremamente povera, l’aggiunta di un centro come Monroe non può che incrementare l’efficienza offensiva della squadra. Come? Vediamolo assieme.

Anzitutto bisogna dire che il contesto tattico di Detroit degli ultimi anni ha impedito a Monroe di operare con libertà attorno al canestro: la mancanza di veri tiratori e l’affollamento all’interno dell’area ha negato al lungo della Louisiana di esprimere al meglio le sue capacità offensive, ancora probabilmente da esplorare pienamente. Essere costretto a giocare da 4 di fianco ad Andre Drummond e Josh Smith non è propriamente il massimo per chi ha bisogno di ampi spazi per rendere al meglio sfruttando il lavoro dei suoi compagni sul perimetro.

Abbiamo elencato le sue debolezze offensive, però dov’è che il lungo della Louisiana rende al meglio? Le sue straordinarie qualità di giocatore in post basso, sia come passatore che come realizzatore, hanno permesso a Greg Monroe di realizzare 415 punti da questa situazione offensiva con un’efficacia realizzativa di quasi 0.9 punti per possesso, dati simili a quelli di Demarcus Cousins, Pau Gasol e Vucevic. Numeri che presi da soli valgono poco, proviamo a vedere attraverso il prossimo grafico come le qualità offensive di Greg Monroe potrebbero andare a risolvere i problemi in attacco dei Milwaukee Bucks


I numeri sono eloquenti e difficilmente fraintendibili: è evidente come i punti di forza di Greg Monroe corrispondano alle debolezze dei Bucks, è proprio quando l’attacco va in crisi e non riesce a trovare soluzioni produttive che Greg Monroe dà il suo meglio, dominando il post basso e l'isolamento. Questo consentirà quindi di avere molte più alternative, di poter sfruttare anche attacchi non propriamente da manuale dell’estetica, senza dover chiedere a giocatori inesperti di attaccare 1vs1, e senza così far crollare i punti per possesso della squadra. La discreta capacità di giocare il pick and roll di Monroe dovrà essere però supportata da un miglioramento balistico di Carter Williams, perlomeno dalla media distanza dove l’ex rookie dell’anno non è mai riuscito a trovare la continuità necessaria per costringere gli avversari a marcarlo come un esterno "normale".

Affidandosi a Greg Monroe si dovrà modificare gli equilibri offensivi della squadra: il centro non sarà più un giocatore che punisce esclusivamente gli aiuti attraverso il jumper dalla media, ma offrirà giocate in post, consentendo ai suoi compagni di giocare senza palla nella speranza che questi riescano a migliorarsi rispetto alla scorsa stagione.

Quindi si, questo sarà un vero problema per Kidd: dovrà ribilanciare i pesi offensivi, dovrà modellare nuovamente il sistema offensivo della squadra per portare, fin dai primi secondi dell’azione, il lungo in post basso evitando di farlo giocare troppo spesso sul lato debole e coinvolgendolo continuativamente nell’azione, in attesa dei suoi miglioramenti nel tiro dalla media distanza. Il post alto iniziale che molto spesso veniva chiamato per Pachulia ad inizio azione potrà essere replicato, variando però notevolmente i movimenti successivi: dopo aver consegnato la palla, Monroe dovrà immediatamente rollare a canestro per attirare su di sé la difesa, e non aprirsi come era solito fare Pachulia.

I Bucks beneficeranno dell’arrivo di Greg Monroe anche a rimbalzo dove hanno sofferto per tutta la stagione visto l’utilizzo prolungato di quintetti con 4 esterni e rimbalzisti poco continui (Ilyasova e Pachulia). Milwaukee ha un record di 22 vittorie e 9 sconfitte (71%) quando ha catturato più rimbalzi degli avversari: né Pachulia né Henson sono infatti centri capaci di catturare più di 10 rimbalzi a partita con continuità e la mancanza di un’ala di peso al loro fianco ha spesso esposto la squadra di Jason Kidd alla forza sotto canestro dei lunghi avversari consentendo loro di dominare a rimbalzo.

La vera motivazione per cui c’è stato dello scetticismo per l’arrivo di Greg Monroe a Detroit è stata in larga parte dovuta ai problemi difensivi che caratterizzano il lungo, e inserire un giocatore di questo tipo all’interno di un sistema già estremamente collaudato ed efficiente potrebbe essere pericoloso.

Qui si nota perfettamente il motivo per cui Monroe non ha un’ottima efficienza difensiva: non è una questione di mobilità; il suo vero problema è la mancanza di coordinate difensive chiare. Gli errori commessi in questo video sono dovuti a carenze tattiche: Monroe doveva fare due cose in questa situazione di pick and roll, contenere la penetrazione e, al massimo, mandare l’avversario verso il lato debole dove la difesa riesce a portare gli aiuti con più facilità e senza il rischio di esporsi eccessivamente sul perimetro. Qui è dunque evidente la mancanza di un sistema difensivo chiaro e di un’attitudine comune alla difesa di squadra, perché buchi del genere non sono perdonabili in determinati contesti: in quel di Milwaukee si vedono molto raramente errori simili da parte dei lunghi in quanto questi sono allenati ad effettuare determinati movimenti coordinati con i propri compagni.

Guardate qui come ogni movimento dell’attacco porti a continui movimenti da parte di ogni singolo difensore, il quale ha ben presente la posizione del suo diretto marcatore, degli altri avversari e conseguentemente dei suoi compagni di squadra. È evidente la differenza tra due sistemi difensivi e tra movimenti che da una parte sono praticamente automatici, dall’altra sono scoordinati. Il roster in mano a Jason Kidd non ha difensori strepitosi, eppure è la seconda miglior difesa della lega: il sistema incide più dei singoli giocatori.


Ecco perché Monroe non sarà un peso eccessivo per la difesa di Milwaukee. Che poi, diciamocela tutta: ad oggi i lunghi difensivi sono certamente fondamentali e richiesti, ma non svolgono più un ruolo centrale nell'economia di una difesa nba. I Charlotte Hornets hanno basato le loro vittorie di due anni fa su uno straordinario sistema difensivo nonostante Al Jefferson fosse il centro titolare; Cleveland quest’anno ha dominato i playoffs (anche) grazie ad una difesa asfissiante, nonostante Mozgov non abbia né mobilità laterale, né esplosività; i Bucks stessi hanno la seconda migliore difesa nba (punti subiti per cento possessi) nonostante Pachulia non sia il tradizionale lungo difensivo.

La difesa parte prima di tutto dalla chiarezza di un sistema, dalle scelte che con il tempo diventano automatiche e dalla capacità degli esterni di contenere il più possibile le penetrazioni: ad oggi un esterno con grandi attitudini difensive è più importante di un lungo difensivo, come le recenti finali Nba ci hanno ampiamente dimostrato.


Articolo a cura di Alberto Ambrosio

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