lunedì 12 ottobre 2015

Piano Bee o piano B?

Le motivazioni che hanno spinto il presidente del Milan Silvio Berlusconi a ricercare nuovi azionisti e le difficoltà incontrate nella trattativa con Bee Taechaubol, operazione ancora costellata da numerosi punti interrogativi e dall’esito indecifrabile.

di Loris Mandelli









Le motivazioni della cessione

Alla base della trattativa di cessione troviamo la decisione presa da Silvio Berlusconi in accordo con la figlia Marina (presidente di Fininvest, la holding che controlla l’AC Milan) di ricercare nuovi partner finanziari per sopperire alle difficoltà palesate dalla propria società a livello economico. Infatti, negli ultimi anni l’obiettivo del pareggio di bilancio (fondamentale anche per quanto riguarda le direttive UEFA sul fair play finanziario) non è stato possibile per il Milan a causa di una gestione poco accorta delle risorse interne ed alla quale ha fatto seguito un andamento negativo in termini di risultati sul campo. 


Il primo fattore è riconducibile in particolare alla lunga serie di acquisti a parametro zero di calciatori con ingaggi troppo onerosi e all’integrale stanziamento degli oneri spettanti per la durata residua dei contratti relativi al personale tecnico esonerato nel corso del 2014 (questi ultimi ammontanti a 7,5 milioni di euro). Il secondo è ovviamente legato agli insuccessi calcistici degli ultimi 3 anni: zero trofei conquistati (l’ultimo la Supercoppa 2011/12) e, soprattutto, un pessimo trend in Serie A (8° nel 2013/14, 10° nel 2014/15) che ha portato il club a non disputare le coppe europee per il secondo anno consecutivo (la partecipazione alla Champions League aveva generato proventi per circa 35mln di € nel 2013/14). Quest’ultimo punto genera a sua volta un calo del brand a livello internazionale, con pesanti ripercussioni in termini di ricavi derivanti dal merchandising. La perdita finale di 91,8mln di € registrata nel bilancio 2014 ha segnato il punto di svolta, dato che la holding Fininvest non è un pozzo senza fine e non può certo permettersi di ricoprire perdite simili anche in futuro avendo sotto il proprio controllo società dai core business differenti e di rilevante entità. Le intenzioni di Silvio Berlusconi per ovviare a tale situazione sono drastiche e non ricadono sulla “semplice” ricerca di nuovi partner commerciali, ma optano per una forte entrata di liquidità che possa permettere al club di competere contro le altre potenze europee sia dal punto di vista economico che calcistico. Si arriva facilmente alla conclusione che l’acquisto di una quota societaria da parte di un imprenditore straniero sia l’unica pista realmente percorribile dal Milan nella realizzazione di tale obiettivo.


Le cordate: Cina VS Thailandia

I segnali distensivi in merito alla cessione di una quota dell’AC Milan hanno prodotto il forte interesse di due cordate asiatiche: una capeggiata da Richard Lee, l’altra da Bee Taechaubol.


Il leader della cordata cinese Richard Lee (a sinistra) ed il capo della cordata thailandese Bee Taechaubol (a destra).
L’obiettivo del presidente rossonero è quindi riuscito: attirare pesci grossi con grandi disponibilità finanziarie. Non a caso, dietro alla cordata dell’uomo d’affari di Hong Kong si celano quattro colossi cinesi e una società thailandese. Secondo quanto riferito all’agenzia di stampa Xinhua dal vice-presidente della Camera di Commercio italo-cinese, Fu Yixiang, in tale unione sarebbero presenti le società Wahaha di Zong Quinghou (colosso asiatico delle bevande), Wanda Group di Wang Jianlin (che di recente ha acquistato Infront, advisor di Serie A e Figc), Huawei (colosso delle telecomunicazioni e già sponsor del Milan) ed Alibaba di Jack Ma (azienda leader al mondo nell’e-commerce). Esse ripianerebbero la quota richiesta di acquisizione attraverso un consorzio, mentre la restante cifra sarà raccolta tramite crowfunding (finanziamento collettivo). Per quanto riguarda quella capeggiata dal thailandese, le alleanze strette sono anch’esse di notevole entità e provengono in parte dagli Emirati Arabi ed in parte dalla Cina. La prima porta il nome di Ads Securities, società di brockeraggio finanziario guidata da Mahmood Ebraheem Al Mahmood (protagonista in passato di investimenti per conto dello sceicco Al Mansour, proprietario del Manchester City) che vanta clienti importanti come banche ed istituzioni finanziarie collocate in Europa, Asia e Medio Oriente. La seconda è con la China Citic Bank, banca controllata dalla Citic (China International Trust and Investment Corporation) e sotto controllo diretto del governo cinese. A loro volta sono diversi gli obiettivi delle due entità facenti capo al broker thailandese: la Ads punta fortemente sul guadagno finanziario derivante dalla collocazione del Milan in Borsa; la Citic ed il governo cinese ambiscono invece ad acquisire un brand conosciuto e di notevole valore nel mondo calcistico (considerato tra le prime 10 al mondo) per diffonderne il know how in patria allo scopo di far accrescere l’appeal di tale sport all’interno della popolazione. Da tale aumento di interesse, la Cina stessa potrebbe, nel lungo termine, poi candidarsi per ospitare il Mondiale di calcio del 2026.


La decisione

Dopo un periodo di lotta serrata tra le due cordate, la notizia della presenza di Citic (e quindi del governo cinese, ndr) ha praticamente annullato le chance di vittoria della cordata di Richard Lee: poco credibile il fatto che il magnate possa ostacolare gli interessi del suo stesso governo. La scelta è quindi ricaduta su Bee Taechaubol, una decisione dettata in pratica dall’uscita del primo investitore rispetto ad una presa di posizione reale del presidente Berlusconi. Quest’ultimo ha sin da subito precisato di non voler cedere la quota di maggioranza della società, della quale vuole mantenerne la guida per valutare le reali intenzioni del nuovo azionista e prendere tempo sulla possibilità di cederla in futuro a titolo definitivo. 

Il broker thailandese Bee Taechaubol.
Ad inizio giugno (dopo numerosi incontri) i due protagonisti hanno ufficializzato l’avvio della trattativa che prevede il passaggio del 48% dell’AC Milan da Fininvest al gruppo comandato da Mr. Bee. Tale percentuale è stata monetariamente quantificata in 480mln di €, una valutazione decisamente gonfiata rispetto a quanto sostenuto dai maggiori esperti in materia che, nonostante ciò, non ha fatto venir meno l’interesse del thailandese (per esempio, la valutazione è di molto superiore a quella del Bayern Monaco, società che chiude il bilancio in attivo da 22 anni di fila e fattura il doppio dei rossoneri vantando inoltre la proprietà di uno stadio nuovo e sempre pieno). 


Le lungaggini

Da quell’accordo verbale di inizio giugno i tifosi attendono con ansia il momento del fatidico versamento dell’ingente somma, visto come la possibilità di un cambiamento positivo e di crescita per il futuro della squadra milanese. In data 31 luglio, infatti, l’incontro ad Arcore tra Bee e Berlusconi ha portato sì alla firma di un accordo preliminare tra le parti (in pratica l’ufficialità vera e propria dell’operazione), ma il broker thailandese non versò nemmeno una parte della quota richiesta. 

La firma dell’accordo preliminare tra Silvio Berlusconi e Bee Taechaubol.

Dopo alcuni ulteriori incontri, al 30 di settembre Bee Taechaubol non è riuscito nuovamente a mettere sul piatto tutti i 480mln richiesti, ma soltanto un terzo dell’ammontare. Il perché va ricercato soprattutto nella crisi cinese che ha frenato di molto le ambizioni iniziali del broker il quale, a causa di ciò, difficilmente riuscirà a convincere le compagnie che rappresenta (Ads Securities e in particolar modo Citic, ndr) a versare in un solo colpo la cifra richiesta sulla base del complicato business plan annunciato. Tale piano prevede infatti ricavi commerciali per 380mln di € entro due anni (contro gli 80mln attuali) ed un raddoppio della valutazione della società (già gonfiata ad 1mld di € in sede di trattativa). Proprio per queste complicazioni, Bee Taechaubol sta cercando di raccogliere nuovi capitali attraverso la ricerca di altri finanziatori, procedura complicata che necessita ulteriore tempo. Tutta la situazione, poco chiara e di difficile interpretazione, ha provocato l’inevitabile perplessità dei piccoli azionisti dell’AC Milan e di ogni singolo tifoso. Il closing è quindi ora rimandato per fine novembre, ultimo termine concesso a Mr. Bee per concludere una trattativa che rischia seriamente di trasformarsi in un clamoroso buco nell’acqua.


Le contromosse del presidente

Nel frattempo Silvio Berlusconi non è rimasto con le mani in mano. Durante i mesi del mercato estivo, infatti, il presidente rossonero ha messo sul piatto circa 100mln di € per rifondare la squadra. Tale finanziamento (chiaramente in pieno accordo con la holding Fininvest) è servito in parte a mascherare l’operazione societaria (tenendo lontane, per quanto possibile, le opinioni dei giornalisti) e dall’altra a dare una risposta tangibile al pessimo trend degli ultimi anni. Un gesto estremo al fine di ribaltare una situazione difficoltosa in termini di risultati e che, nell’ipotesi di un mancato arrivo del broker thailandese, possa rilanciare il club sulla scena nazionale. La motivazione di base è chiaramente quella che per ingaggiare giocatori validi bisogna spendere tanto. Una decisione che ha però peggiorato la situazione, dato che i problemi non dipendono soltanto dalla rosa di giocatori presente in organico, ma sono più che altro da ricercare a livello dirigenziale. Ed è qui che il presidente deve ristabilire l’assetto, anche a costo di licenziamenti illustri. Una scelta sicuramente difficile, ma inevitabile per poter salvare le sorti del club.

Barbara Berlusconi, il presidente Silvio Berlusconi e l’amministratore delegato Adriano Galliani.


In sintesi

La trattativa con Mr. Bee Taechaubol tarda a chiudersi e l’ottimismo intorno all’operazione rischia letteralmente di scemare. Per il presidente Silvio Berlusconi resta da capire in breve tempo se il possibile nuovo ingresso all’interno dell’AC Milan possa dare in futuro un’effettiva e reale continuità al club al di là di una mera entrata monetaria di dubbia provenienza e di difficile attuazione. Altrimenti tanto vale rinforzare la propria posizione di leader della squadra milanese (della quale è alla guida dal 1986 e che, sotto la sua gestione, ha conquistato 28 trofei) nella quale, però, non potrà limitarsi a “cacciare il grano” (volgarmente parlando) come avvenuto quest’estate, ma dovrà necessariamente intraprendere un processo di rifondazione che deve assolutamente partire dai piani alti della struttura societaria.


Articolo a cura di Loris Mandelli


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