La sbornia ungherese è già smaltita: a Spa è doppietta Mercedes.
Non manca però lo spettacolo: ecco tutti gli spunti offerti dalla gara belga. Compresa l’esplosione dello pneumatico di Vettel…
di Federico Principi
Quando poche settimane
fa abbiamo iniziato il nostro percorso sulla Formula 1, il capo mi ha chiesto
di dare un nome alla rubrica di analisi post-gara. Non ho trovato una sigla
migliore (e per altro neanche troppo originale) di “A motori spenti”. Ecco,
d’ora in poi sappiate che nel blog potrete trovare le mie pallosissime (ma mi
auguro azzeccate ed accurate) disquisizioni sul Gran Premio appena trascorso
proprio sotto quella dicitura: “A motori spenti”.
A motori spenti nel
calcio, cioè con le gambe rinfrescate dalla doccia post-partita, molto (troppo)
spesso si accendono le polemiche. Consuetudine fortunatamente limitata nella
quantità in uno sport decisamente più borghese come l’automobilismo, e
sicuramente più moderata nei modi e nei toni. La faccia di Vettel nelle
interviste a fine corsa era tuttavia fin troppo indicativa dello stato d’animo
che un pilota può avere dopo lo scoppio di uno pneumatico a due giri dalla
fine, che gli ha pregiudicato un podio meritato e costruito con una tenacia
sensazionale.
Supremazia tecnologica tedesca
Era lo slogan di un
famoso spot pubblicitario, lontano dai tempi della dittatura Mercedes in
Formula 1 e Volkswagen nei rally. Si pensava con un certo fondamento che la
pista di Spa fosse una delle migliori in assoluto per Hamilton e Rosberg: una
vettura veloce sia nel dritto, grazie al propulsore, sia nei lunghi curvoni
delle Ardenne, amatissimi da piloti ed appassionati, grazie all’efficienza del
telaio e al carico aerodinamico oltre che ad una nuova ala posteriore. La più
facile e sicura doppietta dell’anno, forse: quando la Ferrari non era stata
competitiva, a Silverstone, ci aveva pensato la Williams ad infilare i due
piloti davanti nei primi giri. Nonostante una partenza di Rosberg simile a
quelle che facevo io nelle prime due guide con mio padre quando avevo
diciassette anni, nessuno ha mai messo in realtà in discussione la doppietta
argentata.
La partenza dal minuto 20:33.
Alle spalle dei due
carri armati, un plotone di motorizzati Mercedes ha invaso la Q3. Di
conseguenza, ovviamente, hanno disturbato la gara delle più guidabili ma meno
potenti Ferrari e Red Bull, e il sospetto è che a Monza questo potere derivante
dai cavalli si amplificherà ulteriormente. Red Bull ha infatti compensato la
straordinaria agilità nel settore centrale, derivante dal sempiterno telaio
Newey, con un abbassamento del profilo dell’ala posteriore che ha decisamente
aumentato la competitività anche nei tratti più veloci della pista, molto
lunghi e fondamentali per i sorpassi. Tutto ciò ha permesso a Daniel Ricciardo
di essere l’unico nelle prime quattro file dello schieramento (per tempi in
qualifica, anche se poi Grosjean sarà penalizzato per la sostituzione del
cambio) a non montare un motore con la stella a tre punte. A Monza però avranno
tutti lo stesso assetto, col minimo carico possibile, e di conseguenza la
potenza dei propulsori Mercedes potrebbe sbaragliare la concorrenza. Motore Mercedes
che i più informati sostengono che in Red Bull avranno nella prossima stagione.
Ci sarà da tremare…
Trova l’intruso: è Nico
Hulkenberg l’unico Mercedes out dai primi 8 al sabato. Addirittura eliminato in
Q2 con l’undicesimo tempo, una sorpresa enorme vista l’altissima competitività
che la Force India ha mostrato fin dalle prove libere e che ha poi confermato
con Sergio Perez. Forse i problemi alla power unit avuti dal tedesco nel giro
di formazione potrebbero essere riconducibili direttamente alla qualifica? Il
calo di potenza durante la ricognizione è stato intermittente, non è da
escludere che l’ultimo giro della Q2 sia stato parzialmente condizionato da
lievi inefficienze meccaniche.
Silverstone, Spa,
Suzuka: trittico terribile per la Ferrari, almeno secondo Arrivabene. Tracciati
piuttosto simili, con i lunghi curvoni che tanto piacciono in Red Bull, con
l’aggiunta delle gomme hard in Inghilterra che da sempre la Rossa ha grossi
problemi a mandare in temperatura, che deve avere un range molto ristretto. A
giudicare dalle prestazioni sul circuito britannico la vera antagonista della
Mercedes in Belgio avrebbe dovuto essere la Williams, anch’essa ovviamente
equipaggiata Mercedes. Tremendamente deludenti invece sia le prestazioni in
qualifica, sia il passo alla domenica, sempre dietro a Force India e Lotus: con
l’aggiunta del comico episodio capitato a Bottas, di cui parleremo più avanti,
il brutto avvio del finlandese e la perenne mancanza di ritmo di Massa, il
weekend di Sir Frank è stato terribilmente agitato. Molti danno la Williams
favorita a Monza, per via del bassissimo carico della FW37: le velocità di
punta più alte in Belgio le ha registrate la Force India, chissà quanto incide
il muso con le narici in questi rilevamenti. E chissà se in Italia la Williams
tornerà ad essere la vettura più veloce.
Un kit esplosivo
Simili a quelli dei
kamikaze, pronti ad esplodere da un momento all’altro: così i treni di gomme
portati dalla Pirelli in Belgio. Esattamente il motivo per cui abbiamo parlato
in precedenza di un Vettel scuro in volto: avrebbe volentieri scambiato il
proprio incidente con quello avuto da Rosberg nelle libere. Il pilota della
Mercedes aveva riportato un taglio nello pneumatico che aveva iniziato a
sfilacciarne la carcassa e a perdere aria sin dall’uscita del Raidillon, prima
di cedere violentemente poco prima del veloce curvone Blanchimont. Vettel ha
invece assistito all’improvvisa e sicuramente non preannunciata esplosione della
stessa gomma, posteriore destra, ma nel momento clou della gara. E sempre
all’uscita del Raidillon.
Sopra l’esplosione capitata a Rosberg. Si vede già dal Kemmel come la
gomma stia perdendo aria e si stia lentamente sfilacciando fino a scoppiare
prima del Blanchimont.
Sotto, l’esplosione di Vettel in gara.
La polemica
innescatasi, accennata nella nostra introduzione, ha surriscaldato il
post-gara: Sebastian non ha avuto alcuna remora nell’indicazione dei tecnici
Pirelli come unici responsabili dell’infortunio, precisando che qualora
l’esplosione si fosse verificata 200 metri in anticipo Seb avrebbe avuto grosse
conseguenze a minare la propria incolumità. Ponzio Pilato Hembery si è
affrettato ad incolpare invece i tecnici Ferrari per aver permesso una
strategia (gli unici in gara) con una sola sosta, con lo pneumatico medio
costretto a 28 giri di lavoro. Smascherato da Sky, durante la gara aveva invece
detto che «i problemi non saranno di
usura, ma di decadimento della prestazione». Decadimento della prestazione
che altro non è che la traduzione del termine “degrado”, concetto differente
dall’”usura” fisica di uno pneumatico. È avvenuto l’esatto contrario, col
vecchio volpone Paul prontissimo a cambiare radicalmente idea dopo la gara.
Hembery ha inoltre
tirato fuori un vecchio documento che attestava l’intenzione di Pirelli di
porre un limite all’uso di un treno di gomme nell’ordine del 30% della gara per
le mescole più morbide e del 50% per le più dure, non approvato e
conseguentemente non sottoscritto dalle squadre. Percentuale superata in Belgio
da Vettel con le medie. L’ingegnere Adami aveva ripetutamente chiesto a Seb
informazioni riguardo lo stato degli pneumatici: «Tyres are ok» la risposta, proprio quella che voleva sentire.
Anche se Grosjean stava riducendo il gap in maniera consistente, con la stessa
mescola però più giovane di 7 giri, la strategia di Vettel pareva corretta e
supportata dai dati: «Siamo la Ferrari,
non faremmo mai una strategia che mette a rischio la salute del pilota. Avevamo
dei dati confortanti». Parole di Arrivabene. Scelta favorita anche da un paio
di passaggi sotto Virtual Safety Car (a proposito, ne parleremo
dettagliatamente nelle pagelle), nei quali si è notevolmente ridotto il
degrado, dal rischio pioggia paventato per la parte finale di gara e
dall’abbassamento della temperatura dell’aria nella seconda metà della corsa:
tutto sembrava dare ragione alla Ferrari, che più volte ha dimostrato maggiore
capacità di contenere il consumo gomme rispetto a tutti gli altri. In Malesia
in particolare…
Rosberg si è schierato
con Vettel nelle perplessità sull’affidabilità degli pneumatici Pirelli, Toto
Wolff ha invece sollevato incredulità parlando di detriti in pista.
Aggiungendo, e questa suona quasi come una presa in giro, che in Mercedes
avevano messo in conto i rischi e per questo motivo si sono sentiti in dovere
di impostare una strategia su due soste. Parlare a posteriori è facilissimo,
specie dopo una comodissima doppietta vissuta sull’amaca. Soprattutto perché
uno pneumatico usurato dovrebbe dare segnali ben visibili da ingegneri e pilota
prima di esplodere: Vettel stava invece contenendo la rimonta di Grosjean,
uscendo addirittura più forte dalle prime curve La Source e Eau Rouge.
Sfruttando il suo manico di qualità, nonché una vettura più bilanciata rispetto
alla Lotus. Ed anche gomme ancora performanti, altroché.
Minuto 1.38:25. Marc Gené: «Vettel fa benissimo Eau Rouge».
“Onde statiche”:
materiale per i fisici che ci seguono. Un fenomeno normale, ma che a Spa
avrebbe avuto dimensioni esagerate e con effetti decisamente incontrollabili.
Dopo l’esplosione del venerdì in Mercedes avrebbero cambiato qualcosa del fondo
della vettura, riconducendo le cause dell’evento a qualche anomalia di
progettazione, facilmente correggibile. Quella delle onde statiche è invece
un’ipotesi ulteriore: la deformazione degli pneumatici nei curvoni veloci è un
fatto decisamente usuale e per nulla preoccupante, ma molti si sono chiesti se
il fenomeno non abbia preso una piega eccessiva durante il weekend belga,
arrivando ovviamente alla conclusione che i treni di gomme Pirelli non fossero
sufficientemente adeguati ai parametri di sicurezza.
La ruota sparita
Sono abbastanza
giovane, ma abbastanza vecchio per ricordare (dai primissimi anni in cui
seguivo la Formula 1) il famoso episodio della “ruota sparita”. Eddie Irvine,
Nürburgring 1999: l’irlandese si giocava il titolo con Hakkinen, ma in un
famoso pit stop subì un interminabile ed incolpevole ritardo. La posteriore
destra era scomparsa. Non fu in realtà quello il turning point decisivo della gara, né tantomeno quello del
campionato che l’irlandese perse per colpa dell’ennesima partenza alla moviola di
Schumacher, a Suzuka.
Minuto 10:17: inizia il pit stop di Irvine. Nonché lo sdegno dei
meccanici che presto si accorgono che qualcuno (con ogni probabilità l’addetto
alla posteriore destra) non ha provveduto a portare la ruota.
A un certo punto della
diretta, dopo la prima tranche di pit
stop, è apparso un replay abbastanza inquietante della sosta di Bottas, da ambo
i lati della vettura. Il momento di titubanza di commentatori e appassionati si
è concluso nell’istante in cui è stato scoperto che al finlandese avevano
montato tre soft ed una media, la posteriore destra, per un clamoroso errore di
un meccanico rimasto lì a guardare a distanza con la ruota in mano. La stessa
posteriore destra che arrivò con un diverso fuso orario nella famosa sosta di
Eddie Irvine.
Quel meccanico là davanti cosa guarda? Ecco tutto il “caso Bottas”,
fino al “drive through”.
Quali erano stati gli
pneumatici esplosi a Rosberg e Vettel? I posteriori destri, naturalmente. La
scelta Williams era stata consapevole per limitare il degrado in quel
particolare lato della macchina? Manovra da Campionato Endurance, o da
Motomondiale, ma che in Formula 1 è decisamente vietata. La mossa degli uomini
Williams era stata tuttavia tanto sbadata e assolutamente casuale quanto
inconsapevolmente intelligente, andando (per errore) a proteggere il lato più
debole della vettura. Per questo motivo, nonostante abbiano poi scontato una
penalità, hanno lasciato in pista Bottas con quel treno “misto” di gomme: i
tempi non erano per niente male. Simile discorso si potrebbe fare per
rinforzare l’anteriore sinistra nel Gran Premio della Cina, la più sollecitata
in assoluto sulla pista di Shanghai: ma ciò non impedirebbe a Charlie Whiting
di comminare un drive through come
nel caso di Bottas. Ingegneri, fate il vostro gioco.
Le pagelle di Fuori dagli Schemi
Le avevamo introdotte
per la prima volta per l’Ungheria, le riproponiamo per Spa: severi, puntuali,
rigorosi, meritocratici. Con un pizzico di sana ironia che non travalica la
serietà delle analisi.
10 E LODE – al
CIRCUITO: Mi sono innamorato di Spa-Franchorchamps giocando ad un vecchio
videogame del 1997, il primo della mia vita. Nonostante la tenera età di 5 anni
avevo già intuito le difficoltà e il fascino che la pista delle Ardenne
propongono. Curve di tutti i tipi, dal tornantino di La Source, passando per la
violentissima decelerazione della nuova Bus Stop, attraverso le “S”
estremamente veloci e in continui cambiamenti di pendenza: salita verso Eau
Rouge, discesa alla lunga Rivage. Doppia velocissima chiamata Pouhon, fino al
punto che tuttora in un realistico simulatore di una sala giochi mi resta
decisamente antipatico: Blanchimont. “Curva” che Hamilton in qualifica ha
affrontato in pieno ad oltre 320 km/h, ma che in gara (con 100 kg di carburante
addosso) non è per nulla semplice da gestire, dovendo alzare il piede e
soprattutto badare con grande attenzione all’angolo di sterzata e allo
scorrimento della vettura. Per non perdere troppa velocità di punta,
fondamentale anche per i sorpassi alla Bus Stop. Un vero capolavoro di
progettazione, non si offenda Hermann Tilke.
La meravigliosa pole di Lewis.
LEWIS HAMILTON oltre ad aver compiuto un giro pressoché perfetto
(proprio questo qui sopra) ha aggiunto una performance inattaccabile la
domenica. Dopo aver sofferto in partenza praticamente in ogni occasione
precedente, l’inglese ha tratto giovamento dal cambio della procedura dello
start, reso ora interamente nelle mani del pilota senza aiuti elettronici.
Vittoria indiscutibile, eccezion fatta per la fase di Virtual Safety Car nella
quale Rosberg gli ha mangiato un secondo abbondante, e della qual circostanza
l’inglese si è stavolta giustamente lamentato. Ripristinando poi dopo la
ripartenza le gerarchie interne, senza discussioni.
Massimo dei voti anche
per la SPAVALDERIA DI VERSTAPPEN: «Ho un po’ abbassato il mio limite»
aveva detto il teenager della Toro Rosso dopo lo spaventoso incidente di
Montecarlo. Per fortuna… Max sembra aver perfino oltrepassato i confini
esplorati dall’aggressività di Perez e Maldonado, ma con una sicurezza e una
confidenza nei propri mezzi nettamente superiori, per arrivare a parlare perfino
di presunzione. L’attacco a Nasr all’esterno al Blanchimont è da folli,
soprattutto dopo aver visto 24 ore prima uno spaventoso incidente capitato a De
Jong in GP2 proprio per lo stesso motivo. Lo stesso Nasr poteva a più riprese
difendere la posizione in modo più deciso ed aggressivo, ma forse ha preferito
lasciare andare una vettura più veloce, evitando qualsiasi tipo di pericolo.
Senza timori reverenziali Verstappen si è lanciato anche in una crociata contro
il vecchio campione Raikkonen, ma ha sporto troppo il petto staccando lungo a
Les Combes e restituendo la posizione. Vettel stava compiendo un capolavoro con
una sola sosta, Verstappen ne ha compiuto un altro ma fermandosi per ben tre
volte.
Sopra, tutti gli highlights di Verstappen fin dalla partenza. Paurosi i
sorpassi su Alonso e Nasr, rispettivamente all’interno e all’esterno del Blanchimont.
Da brividi.
Sotto, l’incidente di De Jong che non ha per nulla spaventato
Verstappen, che ha ripetuto la stessa identica manovra su Nasr.
Chiudiamo col bacio
accademico anche per i CAVALLI MERCEDES:
due stagioni di monopolio motoristico, accentuate nei tracciati con lunghi
rettilinei. Per ulteriori approfondimenti vedere la prima parte dell’articolo.
10 – a SEBASTIAN
VETTEL: Lo avevamo eccessivamente lodato nel nostro articolo recente? Lo
abbiamo addirittura gufato? In qualifica forse per la prima volta commette un
errore, in staccata alla Bus Stop, perdendo decimi preziosi. Un nono tempo che
diventa ottavo posto in griglia per la sostituzione del cambio di Grosejan, unica pecca
del weekend del tetra-campione del Mondo. Un’altra gara capolavoro: la partenza
eccezionale, il violento cambio di direzione verso La Source che lo proietta
qualche posizione in avanti, la capacità fuori dal comune di contenere il
consumo delle gomme soft prima e medie poi. Vettel sta facendo l’Alonso degli
scorsi anni, accendendo a massimo regime il cervello oltre che il motore. Nel
finale meriterebbe il podio, scacciando a distanza di sicurezza Grosjean
uscendo più forte sia da La Source che dal complesso Eau Rouge-Raidillon. Del
caos Pirelli potete trovare spiegazioni approfondite sopra.
ROMAIN GROSJEAN mancava sul podio da Austin 2013. Ci volevano la
power unit Mercedes, una vettura piuttosto scarica che (guarda caso) in Canada e
Austria aveva ottenuto le migliori performance. Ci volevano soprattutto un
ritmo martellante, la fortuna di rientrare per il secondo cambio gomme sotto la
Virtual Safety Car. Compensata però dalla scarogna di dover sostituire il
cambio e perdere così la seconda fila meritatamente conquistata con il tempo
della Q3. Romain aveva confidato di aver «parlato»
con l’entourage della Ferrari per spodestare Raikkonen, ma contatti veri
non ce ne sono stati. Pilota aggressivo e da sempre talentuoso, non sempre
costante, con l’esperienza ha smussato le spigolosità della sua guida senza
compromessi. Meritata la felicità del post-gara.
9 – a MAX
VERSTAPPEN: «Your ambition is more
than your talent», disse Casey Stoner infuriato nei confronti di un
Valentino Rossi che scivolando sull’asfalto viscido di Jerez, aveva tirato giù
anche l’australiano durante un tentativo di sorpasso. Decisamente esagerata, e
forse anche da gran presuntuoso, la citazione di Stoner andrebbe invece
ricordata e riportata a qualche personaggio che in passato (ma anche nel
presente) ha calcato le piste della Formula 1. Kamikaze Sato, lo stesso
Grosjean che tre anni fa fu squalificato per un Gran Premio dopo reiterati
speronamenti (ma dai quali ha poi tratto insegnamento anche grazie ad una psicologa), Pastor Maldonado.
Qualcuno ha provato a far rientrare in questa categoria anche Max Verstappen:
Felipe Massa, dopo Monaco, ha pesantemente apostrofato l’olandese e il suo
comportamento in pista, chissà quanto sinceramente e quanto invece a scopo
intimidatorio nei confronti di un minorenne. Il problema è che questo ragazzo
va veramente forte, e con una strategia a tre soste conclude la gara come
ultimo vagone del trenino con Perez-Massa-Raikkonen. Tutti con vetture più
performanti della sua, tutti partiti decisamente più avanti. Qualcuno sospetta
un investimento Ferrari su di lui entro un paio d’anni…
DANIEL RICCIARDO: è lui lo sbirro infiltrato per controllare da
vicino tutte le power unit Mercedes sullo schieramento di partenza. Annientato
il compagno in qualifica, stavolta l’australiano non ha problemi in partenza,
suo storico tallone d’Achille. Al momento del ritiro è in quinta posizione
davanti a Vettel: verosimilmente sarebbe stato quello il suo risultato finale
ma con Vettel davanti e Perez dietro. Sarebbe diventato quarto posto dopo il
problema alla gomma di Sebastian, chiudendo davanti a Kvyat che gli mangia
invece punti preziosi nella lotta interna, scavalcandolo.
Minuto 59:58: on board con Ricciardo che va in panne all’improvviso,
ritirandosi.
8 – a SERGIO
PEREZ: Fulminato il compagno in qualifica, uccellati Bottas e Rosberg in
partenza, arriva addirittura in cima alla classifica del primo intertempo del
primo giro che compare in alto a sinistra. Semplicemente aveva affiancato
Hamilton nel Kemmel, prima di essere rispedito in purgatorio dal Campione del
Mondo con una staccata che lascia poche discussioni. Le gomme sulla sua Force
India si degradano più velocemente delle Big Babol ma nonostante tutto riesce
ad attuare una strategia di due soste. Che lo penalizza nel finale, quando
Kvyat ha più ritmo e lo svernicia con pochi convenevoli.
DANIIL KVYAT come già detto prima ha sorpassato Ricciardo nella
classifica mondiale. Non è certo questa la fattispecie che mina la pulizia
della fedina penale di un australiano non sempre concentrato durante l’arco
della stagione. Kvyat ha tuttavia mostrato una sfrontatezza e un’abilità fuori
dal comune per un ragazzo della sua età su un tracciato come quello di Spa,
vero e proprio sudoku della Formula 1. Dove l’esperienza dovrebbe invece
giocare un ruolo chiave. I sorpassi nel finale hanno divertito il pubblico e il
pilota russo, palesando una confidenza in se stesso e nella vettura che nella
prima parte di stagione latitava considerevolmente.
7 – a KIMI
RAIKKONEN: Ci si aspettava un team radio pieno di “bip” quando la SF15-T ha
deciso di abbandonare il finlandese in Q2. Quattro volte vincitore nelle
Ardenne, con un’altra gara in mano buttata nel 2008, dopo la fantastica
prestazione a Budapest e il rinnovo di contratto alla vigilia Kimi era
piuttosto carico. Partire dalla sedicesima piazzola era decisamente fuori dai
piani del finlandese e degli ingegneri, che per toglierlo dal traffico hanno
deciso di aggiungere una sosta rispetto al compagno Vettel, equiparandolo a
tutti i rivali e permettendogli di sfruttare fino in fondo il proprio ritmo
gara. Alla fine si accoda a gente come Massa e perfino Perez, che nel primo
giro aveva addirittura seriamente minacciato Hamilton…
Il problema avuto da Kimi in qualifica: bruttissimo il rumore
proveniente dalla vettura.
Era raggiante in volto
ai microfoni CARLOS SAINZ dopo la
qualifica: «Non era nei nostri piani
ottimistici entrare in Q3». Battuto di nuovo Verstappen nonché Hulkenberg dotato
di una cavalleria di altre categorie, e perfino il pilota della sorella
maggiore, Kvyat. Un giro perfetto punito da qualche astro che vuole davvero
male allo spagnolino, appiedato per il terzo Gran Premio consecutivo da
problemi tecnici. Per quanto Verstappen si stia dimostrando coriaceo ma anche di
qualità, la differenza tra i due in termini di punti non rende giustizia al
talento di entrambi. Diverso, Max più aggressivo e sfrontato e Carlos più
costante e più abile nel set-up, ma ugualmente efficace e potenzialmente da
campioni.
6 – a MARCUS
ERICSSON: Non sappiamo se per meriti propri o crisi di identità del
compagno di squadra, che ha comunque sofferto con i freni durante tutta la
gara, ma i cronometri continuano a piazzare il suo nome sopra quello di Nasr in
tutte le occasioni che contano. Sarà un errore del software? Lo svedese
ringrazia e si porta a casa un altro punto, fondamentale per tenere a debita
distanza la McLaren nel Mondiale Costruttori
ROBERTO MERHI vince ancora nella categoria GT, portandosi in
vantaggio sul compagno Stevens per 6-4: soffre ancora in qualifica ma il passo
gara sembra su livelli comunque troppo elevati per l’inglese. Forse la
contemporanea partecipazione alla Formula Renault 3.5 favorisce lo spagnolo
nell’abitudine al ritmo nel weekend di gara? Non è dato sapere. Per ora continuiamo
a gustarci questo appassionante duello intestino alla malandata Manor Marussia.
5 – ai PILOTI
McLAREN: Dopo la qualifica Button sostiene di aver compiuto uno dei
migliori giri della sua vita, ma nonostante tutto (e c’era da aspettarselo) il
taglio della Q1 è ancora un ostacolo insormontabile, per lo meno sulle piste
veloci, a dispetto dei tre gettoni spesi da Honda. Fernando Alonso becca mezzo
secondo in qualifica, ma in gara scatta meglio e almeno si aggiudica la competizione interna. Ah, dimenticavo: insieme hanno totalizzato 105 posizioni di penalità
in griglia. Inutile rimarcare che questo è un nuovo record, vale la pena invece
soffermarsi sull’assurdità del regolamento sul cambio delle power unit.
VALTTERI BOTTAS aveva per una volta stupito anche i più scettici,
facendo segnare il primo tempo degli umani in qualifica. La locomotiva di un
trenino racchiuso in una manciata di centesimi dietro Lewis e Nico. Scatta
male, scalzando l’immobile Rosberg ma facendosi risucchiare da Perez e un
Ricciardo che non ti aspetti sui blocchi di partenza. Quando viene attaccato
dal tedesco della Mercedes, Valtteri dimostra poca intelligenza: tentando una
difesa strenua e perfino un impossibile controsorpasso a La Source, il
finlandese si fa infilare anche da Vettel. Che doveva essere il suo compagno di
squadra l’anno prossimo… La delusione c’è. Totalmente incolpevole, ovviamente,
nell’episodio del pit stop con le due mescole montate, ottiene il minimo
sindacale piazzandosi nono davanti alle due lente Sauber.
Dal minuto 22:27 il duello Rosberg-Bottas. Il finlandese finisce per
essere scavalcato anche da Vettel.
4 – a FELIPE MASSA:
Semplicemente non ha il passo. Si fa battere da un motore Renault al sabato
e la domenica non è mai competitivo. Conclude dietro gli scarichi di un Perez
velocissimo in termini di prestazione ma altrettanto rapido nel bruciare gli
pneumatici, ma sotto la bandiera a scacchi vede nitidamente gli sponsor sulla
livrea rossa di Kimi Raikkonen che era partito dieci posizioni più indietro. Un
vero disastro, comparato a quello che aveva invece fatto vedere sulla pista di
Silverstone, piuttosto simile, dove in caso di gara totalmente asciutta avrebbe
persino dovuto vincere. Se però al suo box ci fosse gente con competenza ed
intelligenza su valori medi.
3 – ai GETTONI
HONDA: Quando la Honda ha annunciato il proprio ritorno in Formula 1
accanto ad un marchio ricco e prestigioso come McLaren, era abbastanza
automatico collegare le immagini di Button e Alonso con quelle di Prost e
Senna, che hanno scritto pagine di storia, senza per forza equipararne talento
e capacità di guida. La McLaren ci ha giocato ovviamente a livello di
marketing, accostando Fernando alla storica vettura del 1988. Quella delle 15
vittorie su 16 Gran Premi, per intenderci, percentuale perfino superiore alle
Mercedes attuali. Non sappiamo quanto effetto boomerang abbia invece scatenato
questo matrimonio in pompa magna: un po’ come quelli sfarzosi delle case reali,
i riflettori sono sempre pronti a fotografarne successivamente ogni singolo
istante. Nessuno aveva probabilmente notato invece quanto il più recente
passato di Honda in Formula 1, come costruttore integrale, fosse stato
decisamente fallimentare: ad una stagione 2006 di buon livello, con la
rocambolesca vittoria dello stesso Button in Ungheria, seguiranno altre due
annate mediocri. Il ritorno con le nuove power unit, di una complessità disarmante,
a livello di risultati è stato ancora più traumatico. In molti, come vi avevamo
già specificato, pensano che lo schema proposto da Honda sia talmente avanzato
da essere perfino più competitivo potenzialmente di quello Mercedes. Nonostante
questo, Alonso ha più volte mostrato scetticismo sulla competenza dei
giapponesi: anche se lo spagnolo non è nuovo e nemmeno disabituato a continue
lamentele. Honda portava un’evoluzione della power unit che prevedeva l’impiego
di ulteriori tre gettoni, ma contemporanea penalizzazione: Alonso e Button sono
all’ottavo motore termico. Honda aveva ottenuto una deroga di un’ulteriore
power unit utilizzabile in stagione, cinque contro le quattro degli altri
costruttori. Con i tre gettoni, in Giappone hanno modificato camere di
combustione, condotti di aspirazione e disegno degli scarichi. Ma il gap non si
è minimamente ridotto.
2 – alle
PRESTAZIONI DELLA WILLIAMS: Dov’è finita la Williams, dragster
insuperabile? Velocità di punta più alta da oltre un anno a questa parte,
minaccia costante perfino per la Mercedes su piste veloci? Il sospetto che gli
uomini di Sir Frank abbiano caricato un pochino l’aerodinamica, forti della
potenza del motore Mercedes, c’è. Force India e perfino Lotus apparivano
decisamente più rapide in fondo al Kemmel e la bianca inglese è riuscita a fare
a malapena il solletico a Red Bull e Ferrari. Un tentativo di migliorare
l’efficienza sui tratti guidati che ha ucciso quello che invece era il vero
punto di forza della FW37, compromettendone la competitività a Spa. Seconda
forza lo scorso anno a Monza, da tempo si indicava perfino come principale
favorita in Italia in questa stagione: andrà rivisto sicuramente qualcosa.
FELIPE NASR è da tempo ormai sul banco degli imputati. Nuove
lamentele, stavolta riguardanti lo sbilanciamento dell’impianto frenante,
confermato tuttavia dal team ma solo a partire dai primi giri della gara fino
alla fine. In qualifica aveva già beccato quattro decimi da Ericsson, che per
antonomasia molti considerano il pilota pagante per eccellenza. Per non dire
“scarso”. Urgono prestazioni convincenti e punti per scacciare un eventuale
ritorno della McLaren nel Mondiale Costruttori.
1 – a NICO
ROSBERG: Stiamo scendendo negli inferi delle nostre valutazioni e troviamo
il belloccio biondone, prossimo papà. Che continua ancora a sostenere ai
microfoni di essere piuttosto vicino nelle prestazioni a Lewis, dimostrando un
fegato di prima qualità. La realtà è che si prende un altro mezzo secondo in
qualifica e fa una partenza da neopatentato, rischiando lo stallo come i
principianti. La sua rimonta al secondo posto, considerando la superiorità
generale della vettura accentuata enormemente su questo tracciato, è più
prevedibile di un passaggio in orizzontale di Poulsen. Si avvicina a Hamilton
solo in regime di Virtual Safety Car: forse è a quel frangente che si riferisce
quando afferma di essere vicino alle prestazioni di Hamilton. Il Mondiale,
giustamente, si allontana.
Collegato alla scarsità
delle prestazioni di Rosberg è ovviamente il REGOLAMENTO DELLA VIRTUAL SAFETY CAR: i piloti dovrebbero
rispettare un ormai famoso delta time,
ma le differenze sono notevoli. Nico il furbetto ha ridotto di più di un
secondo il gap da Hamilton, entrambe le Mercedes si sono allontanate di oltre
due secondi da Vettel. Distacchi pesantissimi, confrontati alla lotta sui
decimi e perfino sui centesimi a cui si assiste regolarmente nella moderna
Formula 1. Viene il sospetto che la Virtual Safety Car sia perfino meno
meritocratica della Safety canonica. O forse per l’ennesima volta la Formula 1
deve imparare da altre categorie dell’automobilismo. Come avevamo già detto nel
nostro pezzo sulla morte di Bianchi, si potrebbe prendere spunto dalle “slow zones” di Le Mans, dove solo in
quel particolare punto si attiva un limitatore. O magari dalla GP2, dove invece
lo stesso limitatore di 80 km/h si attiva in tutto il tracciato. Con qualche
perplessità, sollevata ad esempio dal pilota della Ferrari Academy, Raffaele
Marciello: se una vettura è a 300 km/h avrà bisogno di un paio di secondi per
scendere sugli 80, chi si trova già in curva sarà invece svantaggiato. In ogni
caso appaiono soluzioni più chiare e sicuramente migliori dell’attuale
regolamento in Formula 1.
0 – a PAUL
HEMBERY: Per la coerenza. Troppo facile dichiarare nel post-gara ad un
giornalista di Autosprint che «nel caso
di Vettel si è assistito ad un problema di usura». Potete trovare in alto
invece le dichiarazioni durante la gara, rilasciate a Sky, sollecitato sulla
possibilità che Vettel potesse fare una sola sosta: «I problemi non saranno di usura, ma di decadimento della prestazione».
Due evidenti possibilità: o in Pirelli sono effettivamente confusi e cercano
innanzitutto di proteggere l’immagine e successivamente di tentare di scoprire
se e cosa non abbia funzionato, o quello di Hembery è un patetico tentativo di
avvocatura del diavolo. O forse non lo sapremo mai.
Voto
minimo anche per il BOX WILLIAMS:
non bastavano i clamorosi pasticci al GP di Inghilterra che sono costati la preziosa
doppia leadership conquistata in partenza. L’immagine di Bottas su tre soft e
una media è decisamente comica, imbarazzante per un team che fino a poche
settimane fa puntava deciso alla seconda posizione del Mondiale Costruttori. Chissà
che non ce li ritroveremo a Monza con una doppietta…
Articolo a cura di Federico Principi