mercoledì 9 settembre 2015

Onda azzurra

Abbiamo gioito, abbiamo sofferto. Ci hanno fatto battere il cuore. Ma quali sono state le chiavi della vittoria azzurra? Analisi tattica di Italia-Spagna.


di Alberto Ambrosio
in collaborazione con Pick&Pop Culture







L’Italia è questa, non c’è nulla da fare: quando siamo messi alle corde, spalle al muro, quando siamo nettamente sfavoriti e quando nulla sembra girare per il verso giusto ecco che emerge il vero carattere italiano, l’orgoglio di indossare la maglia azzurra e la cattiveria agonistica nel giocare ogni pallone come se fosse il più importante della propria vita. Le nazionali italiane raramente hanno ottenuto grandi successi da “favoriti” e la pressione messa addosso a questa squadra (grazie Petrucci) non ha fatto altro che aumentare le già elevatissime ambizioni per questo Europeo di Basket.

Oggi si è finalmente rivista l’Italia che dominò la fase iniziale di Eurobasket 2013, un’Italia concreta, cattiva in difesa e cinica in attacco, oggi si è rivisto quel Cusin, l’uomo simbolo dell’Italia che lotta e che non molla mai, che può essere più basso, più lento, più scarso e più brutto del suo avversario ma non ci sarà un canestro semplice che questo prenderà perché il suo agonismo è qualcosa che va ben oltre la “semplice” pallacanestro, oggi si è rivisto quell’Aradori, cattivo al punto giusto per azzannare la partita nei momenti decisivi, oggi si è rivisto quel Gentile meno leader offensivo ma decisamente più concentrato sulla partita, oggi si è rivisto però soprattutto Marco Belinelli, l’uomo su cui ci siamo poggiati 2 anni fa e che mancava troppo ad un’Italia incapace di giocare in rapidità. Oggi Marco Belinelli ha probabilmente capito che era tempo di cambiare marcia e di iniziare a giocare questi Europei come lui sa: l’atteggiamento svogliato e rinunciatario delle prime due partite era solo un ricordo, nel secondo tempo è entrato in campo con gli occhi giusti per azzannare definitivamente la partita.

Spagna

Cosa non ha funzionato

Difesa in aiuto insufficiente
Diciamolo, la Spagna non ha fatto una brutta partita né dal punto di vista tecnico, né dal punto di vista tattico: trovare qualcosa che non ha funzionato in questa partita è difficile, anche perché buona parte di quei 105 punti realizzati dall’attacco italiano sono stati frutto di giocate estemporanee degli straordinari solisti italiani, con Belinelli mattatore assoluto. Un arbitraggio estremamente fiscale (e inopportuno) poi ha reso ancora più incerto il flusso della gara. C’è da dire però che 105 punti restano troppi, e i soliti problemi difensivi della nazionale spagnola sono emersi anche oggi: lenti in aiuto e incerti sulla difesa del pick and roll italiano, soprattutto quando la mobilità di Cusin ha messo in crisi i lunghi spagnoli.



Pick and roll centrale poco sfruttato
Questo è probabilmente la più grande critica che si può fare alla nazionale Spagnola: l’Italia ha più volte dimostrato in queste partite di soffrire il pick and roll avversario, accusando diversi problemi di comunicazione e di mobilità dei lunghi italiani. Oggi la selezione spagnola però ha attaccato troppo poco in questa situazione, accontentandosi di soluzioni statiche e isolamenti dei vari campioni, trovando parecchia difficoltà nel costruire tiri ad alta percentuale con continuità contro la difesa italiana già schierata. Senza un Gasol stellare e gli evidenti problemi in transizione italiani questa partita poteva finire molto prima…

Cosa ha funzionato

Transizione offensiva
La transizione offensiva della spagna rimane l’arma preferita per gli uomini di Scariolo, e anche oggi, nonostante i tentativi italiani di mantenere un ritmo basso e di prediligere il ritorno in difesa piuttosto che lottare su ogni pallone a rimbalzo offensivo, la Spagna ha dato lezioni a tutta Europa su come gestire un contropiede e come si creano punti semplici anche quando l’attacco non funziona a dovere. La Spagna sfrutta questo aspetto del gioco non solo per creare punti semplici senza che la difesa abbia tempo di schierarsi, ma anche per sfruttare determinati mismatch che vengono a crearsi in situazione di transizione secondaria, come dimostrato proprio oggi quando spesso e volentieri i lunghi spagnoli si sono trovati spalle a canestro contro degli esterni italiani.


 Italia

Cosa ha funzionato

Circolazione della palla e decisioni veloci
Oggi si è finalmente vista l’Italia che abbiamo tanto desiderato in questi giorni: l’attacco era sempre stato eccessivamente fermo, statico, con isolamenti continui e sterili pick and roll che portavano ad altri isolamenti. Oggi questo è avvenuto solo in parte: è vero che buona parte dei 105 punti sono stati frutto di giocate individuali, ma è altresì vero che gli uomini di Simone Pianigiani hanno cominciato a trovarsi rapidamente, senza palleggiare necessariamente per 4-5 secondi sul posto. Le decisioni rapide hanno permesso all’Italia di creare e mantenere il vantaggio sulla difesa fino a trovare un ottimo tiro: non è necessario avere un playbook infinito per realizzare buoni attacchi, la cosa fondamentale è la rapidità nelle scelte e la decisione nell’attaccare il proprio marcatore. Oggi questo si è visto a sprazzi, dimostrando quanto questa squadra possa diventare pressoché immarcabile qualora dovesse trovare ritmo e sicurezza in attacco.

Difesa dei lunghi
Cusin e Bargnani oggi sono stati encomiabili, solo la loro straordinaria applicazione difensiva ha evitato una gara da 50 punti di Pau Gasol: un arbitraggio rivedibile ha macchiato il loro score con 5 falli di dubbia esistenza, ma l’impegno, la concentrazione e la competenza con cui hanno marcato il lungo iberico sono stati estremamente validi. Un sorprendente Bargnani si è dimostrato rapido e reattivo anche negli aiuti di 2-3 metri, dominando il primo quarto tanto in attacco quanto in difesa. Si è visto invece come proprio la mancanza di concentrazione nel finale abbia permesso alla Spagna di rientrare in partita attraverso un semplice pick and Roll centrale in cui le carenza di comunicazione si sono nuovamente palesate. Ci sarà ancora da lavorare, chissà domani come sarà gestito Dennis Schroeder in questo particolare tecnico.


Cosa non ha funzionato

Transizione difensiva
In transizione difensiva l’Italia ha pagato più di una volta, purtroppo i problemi di comunicazione si riflettono, oltre che sugli aiuti quando la difesa è schierata, anche sulle transizioni: nel giro di pochissimi secondi si devono stabilire le marcature e le incertezze che oggi si sono viste hanno portato diversi punti facili agli uomini di Scariolo, permettendo loro così di rientrare facilmente in partita nonostante attacchi sotto la media.




Da qui deve quindi partire un nuovo europeo per la nazionale italiana, oggi con la Germania sarà fondamentale confermarsi perché il gioco tedesco dovrebbe mettere maggiormente sotto esame gli enormi limiti difensivi italiani: una vittoria convincente oggi vorrebbe dire essere quasi completamente ritrovati, potendo puntare veramente in alto. Una cosa è certa, il talento nella squadra azzurra non manca e se a questo si aggiunge la cattiveria agonistica e la concentrazione vista ieri sera contro la Spagna, nessuna partita sarà impossibile da vincere.


Articolo a cura di Alberto Ambrosio



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