martedì 1 settembre 2015

Sliding Doors

Quella volta che Maxi Lopez fu chiuso in albergo ed accostato a tre squadre in cinque giorni.

di Massimiliano Chirico






Immaginate di essere rinchiusi all'interno della vostra abitazione.
Un incipit che vuole essere una sfida, mentre scrivo mi viene facile pensare all'ambientazione del videogame Silent Hill 4: The Room, dove il protagonista si sveglia sigillato all'interno della sua fatiscente casa, con la porta bloccata da lucchetti e catene, perso com'è nelle paturnie mentali che si rovesciano sulla sua vita quotidiana. Smorzando i toni, immaginate davvero di essere all'interno del vostro appartamento (senza pareti diroccate questa volta) e di poter disporre di tutti i comfort che esso offre: c'è la piscina, la palestra, una bella Playstation con un televisore enorme, la percettibile sensazione di stare bene e di poterci vivere a lungo, chiuso all'interno.
L'unico piccolissimo problema è che, appunto, da questo appartamento non si può uscire.


Chissà se, nel gennaio del 2012, il biondo centravanti Maximilian Gastòn Lopez, ai più noto come Maxi Lopez, ci ha giocato a Silent Hill mentre aspettava l'evolversi di una complicata trattativa che lo vedeva coinvolto all'interno di una stanza dell'Hotel NH in piazza della Repubblica. I giornali ci sono andati a nozze con la storia della Playstation, ogni articolo che riportava l'evolversi del trasferimento citava che Lopez trascorreva i suoi giorni a giocare alla Play. Un affare che, in maniera paradossale, lo vedeva coinvolto in prima persona ed ai margini allo stesso tempo, in balìa dell'evolversi di molteplici altre situazioni, ostaggio delle scelte di colleghi e dirigenti. Cinque giorni in una stanza di albergo ad aspettare lo squillo di un telefono, una parola di conforto, magari un semplice via libera.

Ma proviamo a ricomporre la situazione.

Siamo nella stagione calcistica 2011/2012 e Maxi Lopez è uno degli attaccanti a disposizione di Vincenzo Montella, tecnico del Catania. Lopez fa parte della nutrita filiera argentina che compone la colonna vertebrale della squadra, quel filo diretto Catania – Buenos Aires che ha fatto le fortune di Pietro Lo Monaco, il DS della società, e della squadra etnea stessa. La squadra naviga nella metà alta della classifica quando siamo nel mese di Gennaio, La Galina De Oro (soprannome di Lopez dovuto alla sua bionda chioma ed alla sua fama di prolifico centravanti) è il punto di riferimento dell'attacco della squadra: su di lui piovono i palloni che Lodi addomestica a centrocampo, Barrientos e Papu Gomez iinfilzano le difese avversarie per favorire i suoi inserimenti, le sue caviglie sono l'oggetto del desiderio delle difese avversarie ed in un crescendo di elogi che davvero sembrano stimolare nei lettori l'immagine di quel glorioso centravanti che un po tutti si aspettano, il Milan decide di piombare su di lui.

E, visto così, presentato a questo modo, avverto di aver offerto al lettore l'icona di un giocatore fortissimo, determinante e capace di far pendere l'ago della bilancia a favore dei suoi colori, nelle mire di un club come il Milan che sta lottando contro la Juventus di Antonio Conte per assicurarsi il vertice della classifica.
Ma in realtà è giusto ridimensionare il tutto.


Maxi Lopez, nato a Buenos Aires nell'aprile dell'84, è un onesto terminale offensivo che al termine della sua parte di carriera trascorsa a Catania metterà a segnò 23 reti in circa settanta presenze.
Un bottino giusto per un giocatore esploso nella ricca filiera del River Plate ed approdato giovanissimo al Barcellona, campione d'Europa con i blaugrana indossando le vesti del perfetto comprimario prima di rivalutarsi come giramondo giocando per Maiorca, FK Mosca e Gremio.
La love story tra il Catania e l'Argentina lo porterà all'ombra dell'Etna giusto in tempo per mettere a segno i gol di cui sopra e per posizionarsi alla base di una trattativa che si dipanerà in lungo ed in largo. Mentre raccolgo informazioni su Lopez ho avuto modo di chiedere in giro, ad amici e presunti intenditori di calcio (e presunti amici), il loro punto di vista su Maxi Lopez & l'albergo, che sa tanto di telenovelas argentina: mi stupisce il fatto che molti non conoscano questa storia, di come sia potuto passare sotto traccia tutto pur non essendo chissà quale dramma calcistico.


Tornando a noi.

Il Milan, allenato da Massimiliano Allegri, è da poco piombato su Carlos Tevez: siamo nella finestra di mercato invernale ed i rossoneri cercano una punta che sappia muoversi al fianco di Ibrahimovic per sopperire alle lacune lasciate da uno spaesato Robinho, non più un abbonato al tabellino marcatori. Galliani scandaglia il mercato ed incappa nella nutrita rosa del Manchester City che ha bisogno di disfarsi di alcuni giocatori e che cerca di sganciare al miglior offerente il cartellino dell'Apache. Tevez ha ancora un anno e mezzo di contratto ed i Citizens che, dopo le valutazioni del caso, fissano il prezzo del giocatore intorno ai dieci – quindici milioni: gli inglesi sentono il bisogno di fare cassa e di disfarsi di un contratto oneroso come quello dell'argentino ma al tempo stesso non vogliono depauperare il valore della squadra con cessioni scellerate; il vecchio Adriano Galliani sa come pelare certe gatte e per questo prende tempo, provando ad ottenere il giocatore in prestito per rimandare una eventuale acquisto definitivo di sei mesi, nella speranza che nelle casse di Findomestic e del Milan si materializzino quei fondi che potrebbero permettergli di condurre una sessione di mercato quantomeno sufficiente.


Dall'altra parte però qualcuno negli uffici del City nicchia ed è qui che si inserisce un altro protagonista: il Milan batte cassa e mette sul mercato Alexandre Pato, attaccante brasiliano in fondo alle gerarchie di Allegri per via dei suoi continui guai fisici. Il Paris Saint Germain si fa avanti ed attraverso un timido sondaggio ottiene che il prezzo del cartellino dell'attaccante è fissato a 30 Mln. La situazione legata a Pato assume anche contorni glamour e piuttosto delicati se considerato che il giocatore è anche il compagno di Barbara Berlusconi, la figlia del presidente, ma a Parigi aleggia perlopiù il timore di prendere un giocatore che non fornisce garanzie sulla sua tenuta fisica e così, in maniera pressoché identica a quella che il Milan sta adottando per Tevez, si va avanti smuovendo leggermente le acque mentre, rilasciando interviste e dichiarazioni di interesse mentre il Diavolo mantiene i contatti con Tevez ed il suo entourage: spunta una foto di Adriano Galliani a cena con il giocatore ed il suo agente, Kia Joorabchian, e tutto ciò fa presagire che le due parti siano ai dettagli finali.
Ma Pato fa un passo indietro , condizionato forse dalla sua relazione sentimentale, decide di togliersi autonomamente dal mercato e di voler rimanere al Milan, al capezzale della sua attuale compagna.

L'affare assume tinte rose ed un po da dramma argentino: svaniti i soldi provenienti da Parigi, Galliani si ritrova costretto a forzare la mano col City facendo leva sulla necessità di liquidità degli inglesi e per questo telefona a Lo Monaco chiedendogli di Maxi Lopez.



Il legame è piuttosto semplice: Galliani vuole far capire al City che, a prescindere dalla trattativa legata a Tevez, lo strapotere che esercita nelle stanze del calciomercato gli permette già di avere sottomano uno degli attaccanti più in forma del campionato e ad un prezzo tutto sommato conveniente. A questo punto ci si aspetta che una boutique come quella catanese ci vada giù pesante col prezzo del ragazzo, chiunque al posto di Lo Monaco capirebbe di avere in mano un set di coltelli affilatissimi e dalla parte del manico ma invece nulla è come sembra.

Il giocatore si catapulta immediatamente a Milano su consiglio della dirigenza catanese, l'intesa è totale sia col ragazzo che con il Catania, che riceverà 1.5 Mln per il prestito. Arrivano le firme, gli incartamenti sono pronti per essere consegnati in Lega ma Galliani, vecchia volpe, cala l'asso: il 24 gennaio 2012 il dirigente rossonero chiede a Maxi Lopez di attendere l'evolversi della trattativa in un albergo a due passi da via Turati. L'affare si farà, assicura Galliani, se non adesso si farà a Luglio ma al momento è necessario che il City sappia che il Milan ha già una valida (?!) alternativa in mano per far si che il prezzo di Tevez si abbassi di qualche milione perché il vero argentino che anima i sogni rossoneri si allena dall'altra parte del Baltico!

Lopez, ingenuamente forse, accetta tutto di buon grado accantonando così le voci di un suo probabile passaggio al Fulham: nei giorni trascorsi in albergo, che saranno cinque, dal 24 al 28 gennaio, Maxi Lopez riceverà anche una offerta proprio dal PSG che, nel tentativo di mettere pressione e di sbloccare l'affare Pato, si farà avanti per il giocatore argentino che in campo riflette comunque i problemi legati al suo trasferimento e nelle tre partite di gennaio non ha mai timbrato il cosiddetto cartellino. Ma nulla riuscirà a smuovere la Galina de Oro, la porta dell'NH Hotel si chiuderà alle sue spalle ed una trattativa che si dipana tra Italia, Francia ed Inghilterra lo terrà chiuso per quattro notti a farsi compagnia da solo.



<<È una storia irreale. Non ricordo un episodio simile da quando sono nel mondo del calcio. Spero riesca a realizzare il suo sogno>> dirà Vincenzo Montella in merito ma, in quel momento, molti si chiederanno dov'è lo stile Milan? Da dove arriva questa arroganza che sembra aver soppiantato l'eleganza del club più titolato ed ambito del Mondo? C'è davvero bisogno di uno sgarbo del genere per potersi assicurare la firma di un giocatore come Tevez che è gia ampiamente ai margini della sua squadra?


Queste domande se le pone anche Andrea d'Amico, agente di Maxi Lopez, che ad un certo punto della complicata trattativa (e forse schiacciato da una leggera pressione da parte del giocatore che comunque non ci teneva tantissimo a far la figura del fesso) ha impugnato in mano il contratto in essere col Catania e, di comune accordo con l'entourage siciliano, ha fissato la deadline: le 19 del 28 Gennaio è il termine ultimo per chiudere la trattativa altrimenti ognuno a casa sua.

<<Abbiamo salutato il dottor Galliani – ha spiegato D’Amico -, spero che sia stato importante per tutti. Adesso dobbiamo solo aspettare con fiducia un altro po’, e abbiamo sempre avuto fiducia nel Milan. La riflessione del Milan è anche per l’altro obiettivo, ma noi lo sapevamo dall’inizio>>.

Insomma è questo il momento in cui la trattativa si scardina e si risolve.

Il piccolo Catania riesce a far tremare il club di Via Turati e le richieste di Allegri ormai si fanno pressanti. Maxi Lopez, consapevole di essere la seconda scelta, passa infine al Milan per 1.5 mln di € nella finestra invernale di quella stagione che, alla fine, si rivelerà avara di gioie per il Milan: Antonio Conte ed i suoi affamati giocatori soffieranno nel finale di campionato lo scudetto ai rossoneri che si piazzeranno solo alle loro spalle. Proprio la Juventus, nella finestra di mercato successiva, si regalerà quel tanto agognato Carlitos Tevez che non arriverà mai alla corte dei rossoneri: il Manchester City incasserà ben 15 mln dalla cessione dell'argentino, liquidità arrivata nelle casse dei bianconeri proprio dalla vendita di Alessandro Matri ai rossoneri, in un turbinio di assegni e dichiarazioni da capogiro. Alexandre Pato, paradossalmente, andrà via dal Milan solo un anno dopo a 15 mln (la metà di quelli offerti dal PSG), accasandosi tra le fila del Corinthians.



Saranno sei mesi infernali quelli milanesi.

Lopez segnerà appena un gol in campionato e non verrà riscattato. Tornato a Catania darà il via ad un improbabile valzer di squadre italiane passando per la Samp ed il Chievo prima di accasarsi al Torino, suo club attuale. Salirà agli onori di cronaca più che altro per la diatriba con Mauro Icardi, l'attaccante argentino dell'Inter sposato ora con la sua ex moglie che tanto lo aveva sospinto verso Milano qualche anno fa ma de La Galina De Oro poche altre tracce, si parlerà poco e niente del talento ex River che per una settimana ha duellato a distanza con Tevez, ex Boca Juniors, in un derby di mercato tutto argentino dai toni più ridicoli che fiammeggianti.



Resterà la memoria di quell'albergo che qualche tempo dopo ha ospitato Ze Eduardo, in arrivo dal Santos e dipinto come un implacabile cannoniere, in attesa di firmare per il Genoa oppure Stevan Jovetic che, coi documenti già pronti anche lui, attendeva il via libera per trasferirsi all'Inter qualche settimana fa.

<<Pazzesco a ripensarci. Stavo per lasciare Catania accettando un trasferimento in Premier League quando si fece avanti il Milan. Ci tenevo a giocare in una big, così presi l'aereo. Non immaginavo di dover restare prigioniero in albergo per tanti giorni prima della firma. Nella mia carriera ho sempre conquistato tutto con fatica>>.


Articolo a cura di Massimiliano Chirico




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