domenica 6 settembre 2015

Ritornare con i piedi per terra

Dopo la sconfitta all'esordio c'è bisogno di un po' di chiarezza. Analisi tattica di Italia-Turchia.

di Alberto Ambrosio
in collaborazione con Pick&Pop Culture






"La difesa è organizzazione, comunicare, posizionamento, coerenza nelle idee. In difesa un secondo di ritardo nell’effettuare una singola scelta, una mancata comunicazione, un posizionamento errato costituiscono la differenza tra un’ottima e una pessima azione difensiva e una pessima."

È paradossale che queste enormi debolezze, intrinseche nella nazionale italiana, siano uscite allo scoperto proprio contro il re delle difese di squadra, l’allenatore capace di tenere sotto scacco la corazzata americana per più di un’occasione. Ieri l’Italia non ha perso perché Bargnani ha sbagliato un aiuto o perché Belinelli è rimasto su un blocco, ieri l’Italia ha perso perché l’organizzazione difensiva è mancata, e perché la nazionale turca è stata non solo incredibilmente solida ma anche e soprattutto astuta nel trovare e attaccare le debolezze difensive italiane. È vero, i rimbalzi offensivi (21) hanno facilitato il lavoro alla squadra di Ataman, però come è noto, le lacune a rimbalzo sono molto spesso figlie di errati posizionamenti difensivi e/o ritardi negli aiuti: a furia di rincorrere l’attacco avversario, ci si ritrova con piccoli accoppiati a lunghi sotto canestro e questo alla lunga paga. 


Turchia

Cosa ha funzionato

-La zona press della Turchia è stata il leitmotiv del primo tempo che non ha solo causato qualche palla persa ma ha soprattutto tolto il ritmo all’attacco italiano, costringendo gli azzurri a cominciare l’azione a 12-14 secondi, troppo poco tempo per combinare qualcosa di buono, specie se la palla non era in mano del playmaker. Nel secondo tempo la capacità di attaccare fin da subito la pressione turca ha permesso agli azzurri di trovare tiri ad alta percentuale e a costringere Ataman a ritirare questa soluzione difensiva per non scoprire ulteriormente la retroguardia.

-Pick and roll di Dixon e Guler. Le due guardie turche hanno seminato il panico nella difesa italiana, nel primo tempo buttandosi dentro non appena possibile trovando spesso ottime triple dagli angoli per i loro compagni di squadra, nel secondo tempo attraverso giochi a due con i lunghi riuscendo a trovare quasi sempre la linea di passaggio per servirli. È chiaro che ci sia stata un’importante complicità da parte della difesa italiana, però sarebbe estremamente ingiusto non omaggiare Bobby Dixon, Sinan Guler e Semih Erden per la qualità mostrata nei blocchi, negli scarichi e nei tempi di gioco. La loro capacità nell’andare a destra o a sinistra senza ridurre la loro pericolosità offensiva è ciò che la difesa italiana storicamente soffre di più, e loro hanno avuto l’enorme merito di sottolineare questa inadeguatezza e nel punirla ogni volta fosse possibile.



Cosa non ha funzionato

-Reazione ai tentativi di rimonta italiani. Non appena l’italia ha ottenuto parziali favorevoli la Turchia è sembrata arretrare dal punto di vista dell’intensità: questa ha infatti ridotto all’osso la circolazione di palla in attacco e ha subito troppo spesso Gallinari spalle a canestro, consentendogli sempre una ricezione troppo profonda o una comoda linea di penetrazione. La Turchia ha anche brevemente sofferto il diverso sistema difensivo adottato da Pianigiani sui pick and roll avversari nel secondo tempo (specie con il quintetto piccolo), cambiando sempre e comunque: questo ha portato a una temporanea confusione per gli uomini di Ataman che, non riuscendo più a creare vantaggio attraverso il pick and roll, si limitavano a cercare soluzioni individuali, forzando il più delle volte.


L'Italia

Cosa ha funzionato

-La reazione italiana. Il rientro nel secondo quarto è dettato più dalla voglia di restare in partita che da soluzioni tattiche alternative; L’Italia ha infatti continuato a subire le uscite dai blocchi dei tiratori turchi o le soluzioni in pick and roll di Guler e Dixon ma grazie ai viaggi in lunetta di Danilo Gallinari e le (poche) fiammate di Bargnani il vantaggio turco si è ridotto fino alla singola cifra. Nel terzo quarto la zona press turca ha smesso di funzionare permettendo all’attacco italiano di trovare maggiore fluidità, ma è in difesa dove è cambiata la storia: Gallinari viene finalmente utilizzato da numero 5 e la contagiosa aggressività di Gentile permette all’Italia di rientrare grazie a cambi sistematici su ogni blocco di cambiare su ogni blocco e di subire molto meno sul pick and roll avversario.

Cosa non ha funzionato

-Scelte difensive. La partita è finita da qualche ora e nel cuore della notte sono ancora qui, a pormi tante, troppe domande sulla difesa italiana: perché la scelta di passare sempre sotto il blocco sul pick and roll? Perché non cambiare sui blocchi fin da subito sfruttando la capacità dei giocatori italiani a marcare diversi ruoli? Perché non si è provata un po’ di zona quando gli esterni turchi battevano gli italiani con eccessiva facilità? Perché la difesa azzurra ha aggredito così tanto i pick and roll turchi? Perché l’area era sempre vuota?
Sono state molte le scelte difensive sbagliate, rimediate solamente in parte da un Pianigiani alla ricerca disperata di una soluzione difensiva valida: il quintetto piccolo è stata una buona idea adottata dallo staff tecnico azzurro per aumentare l’intensità difensiva della squadra, il problema è che non appena è rientrato Bargnani in campo l’Italia è tornata a subire i pick and roll avversari. È quindi colpa del Mago?

-No, per nulla. Il problema è un’organizzazione difensiva che manca, che si basa sulla speranza, e non sulla certezza che il proprio compagno di squadra aiuti in recupero; e un sistema con delle fondamenta così poco stabili è molto probabile che alla prima difficoltà crolli completamente. Oggi l’Italia si è trovata di fronte un reparto esterni con un altro passo, capace di attaccare l’avversario e creare un vantaggio con soli due palleggi, e questa rapidità d’esecuzione ha messo in crisi la “capacità decisionale” della difesa italiana e le comunicazioni tra i vari compagni, aspetto fondamentale che caratterizza ogni buona difesa. Non solo le scelte di Pianigiani sono state sbagliate, ma l’assenza di comunicazione ha portato ad errori ancora più gravi, rendendo estremamente palesi tutte le lacune difensive dei nostri lunghi: Bargnani è stato esposto a una quantità esagerata di 1vs1 sul perimetro in seguito a pick and roll difesi come peggio non si poteva dagli esterni di turno. 


In questa situazione si vede chiaramente la totale confusione dei tre giocatori coinvolti nel pick and roll: Melli non effettua lo show, Datome rimane nel mezzo e Cinciarini aiuta troppo tardi. È quindi inutile effettuare la caccia alle streghe incolpando qualcuno, i problemi italiani nascono proprio da questa situazione difensiva, da una estrema confusione tattica che rende pressoché inutile ogni ulteriore sforzo difensivo.

-L’attacco italiano. Le soluzioni offensive sono oramai limitate a qualche blocco sulla palla e una quantità eccessiva di isolamenti, e se è vero che alcune di queste soluzioni oggi hanno funzionato discretamente, bisogna dire che l’inesperienza di certi giocatori turchi e le carenti doti atletiche di altri hanno permesso alla selezione azzurra di trovare canestri semplici senza costruire praticamente nulla: i canestri di Gentile, Gallinari e Belinelli per il 90 % sono frutto di eccellenti doti individuali e non di una buona circolazione di palla. Quanto potrà durare questo? Non appena l’attacco italiano riuscirà a generare buoni tiri con continuità questa nazionale sarà pressoché impossibile da contrastare, e allora la domanda sorge spontanea: perché nella preparazione estiva le uniche soluzioni offensive provate dall’italia sono state un pick and roll centrale e un horns con un esterno in post alto per prendere il blocco del lungo?


Articolo a cura di Alberto Ambrosio



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